Già da tempo gli esegeti hanno visto nei fatti dell’Esodo ebraico dall’Egitto dei fenomeni naturali, probabilmente più gravi dell’ordinario. Questi esegeti hanno ritenuto che quei fatti sarebbero stati visti dalla fede degli ebrei come particolari interventi di Dio.

   Che dire? Se da una parte ci sono coloro che negano i fatti miracolosi e spiegano tutto secondo le leggi della natura, c’è il rischio che dall’altra parte ci sia l’estremo opposto: coloro che per credulità (ben diversa dalla fede) accettano tutto letteralmente. Se i primi sono ciechi, i secondi rischiano di essere visionari. Abbiamo già visto come tutta la creazione sia un miracolo perenne. Dio è il creatore di tutto. Perché mai Dio non dovrebbe servirsi della sua stessa creazione per compiere miracoli?

   Quando nel deserto gli ebrei si lamentarono perché non avevano carne da mangiare, Dio provvide loro quaglie in abbondanza. Fu un miracolo. Ma come immagina la persona comune questo miracolo? Forse che le quaglie apparvero per incanto dal nulla? Ma no. La Bibbia dice: “Un vento si levò, per ordine del Signore, e portò delle quaglie dalla parte del mare e le fece cadere presso l’accampamento” (Nm 11:31). Le quaglie qui menzionate sono evidentemente le quaglie comuni (Coturnix coturnix), che in primavera si spostano dal centro dell’Africa verso nord, raggiungono l’Egitto in marzo e in seguito attraversano l’Arabia e la Palestina, per riprendere il viaggio di ritorno all’inizio dell’inverno. Queste quaglie migrano in grandi stormi. Nella loro migrazione queste quaglie passano dalla zona in cui si trovavano gli ebrei in primavera. Si noti che la prima volta che erano cadute le quaglie, la Bibbia parla proprio di primavera: “Il quindicesimo giorno del secondo mese dopo la loro partenza dal paese d’Egitto” (Es 16:1); si tratta del 15 di Iyàr, tra aprile e maggio. È proprio il periodo in cui esse migrano verso nord. Cosa significa? Significa che le quaglie non apparvero per incanto dal nulla, ma già passavano di lì in grandi stormi. E “un vento si levò”. Significa allora che fu solo un caso? Nient’affatto. “Un vento si levò, per ordine del Signore”. Fu “per ordine del Signore” che questo vento non solo “si levò”, non solo “portò delle quaglie dalla parte del mare”, ma “le fece cadere presso l’accampamento”. Ecco il miracolo: Dio usa le forze della cosiddetta “natura”. Questa “natura” non è un sistema a sé stante che vive di leggi proprie: è creazione di Dio, sottoposta a Dio.

   Gli eventi di Esodo vanno quindi riletti in questa visuale. Gli occhiali neri da cieco che tutto negano sono ingannevoli, ma ingannano anche gli oculari giocattolo in cui i bambini vedono immagini da favola.

   La chiamata di Mosè da parte di Dio che gli parla dal roveto ardente avvenne in visione: “Mosè disse: ‘Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!’” (Es 3:3). Questa visione che la TNM chiama “fenomeno” era proprio una visione. La parola ebraica impiegata è מַּרְאֶה (marè), la stessa identica parola che si trova in Ez 1:1: “Io ebbi delle visioni [ebraico מַרְאֹות (maròt), qui al plurale] divine”. Qui TNM traduce “visioni” la stessa parola prima tradotta “fenomeno”.

   Fenomeno fu quello dei serpenti cambiati in verga per opera dei maghi egizi. Ancora oggi i prestigiatori egiziani premono un preciso punto del collo di un serpente rendendolo disteso e rigido come un bastone; gettato a terra riprende forma e movimento naturali; oppure scambiano verghe con serpenti e viceversa senza che gli spettatori se ne accorgano: “Il Signore disse a Mosè e ad Aaronne: ‘Quando il faraone vi parlerà e vi dirà: ‘Fate un prodigio!’, tu dirai ad Aaronne: ‘Prendi il tuo bastone, gettalo davanti al faraone’; esso diventerà un serpente’. Mosè e Aaronne andarono dunque dal faraone e fecero come il Signore aveva ordinato. Aaronne gettò il suo bastone davanti al faraone e davanti ai suoi servitori e quello diventò un serpente. Il faraone a sua volta chiamò i sapienti e gli incantatori; e i maghi d’Egitto fecero anch’essi la stessa cosa, con le loro arti occulte. Ognuno di essi gettò il suo bastone e i bastoni divennero serpenti; ma il bastone d’Aaronne inghiottì i loro bastoni. E il cuore del faraone si indurì: non diede ascolto a Mosè e ad Aaronne, come il Signore aveva detto”. – Es 7:8-13.

   La narrazione delle piaghe d’Egitto è raggruppata a tre a tre, a prescindere dalla decima e ultima. L’effetto delle piaghe è in continuo crescendo. In essa si rinviene un preciso schema:

Prima terna. Caratteristica: bastone.

  1. Acqua mutata in sangue. – 7:14-25.
  2. Rane. – 8:1-15.
  3. Zanzare. – 8:16-19.

Seconda terna. Caratteristica: nessun segno.

  1. Mosche velenose. – 8:20-28.
  2. Moria del bestiame. – 9:1-7.
  3. Ulcere. – 9:8-12.

Terza terna. Caratteristica: Mosè stende la mano.

  1. Grandine e fuoco. – 9:13-35.
  2. Cavallette. – 10:1-20.
  3. Tenebre. – 10:21-29.

   Nella prima terna viene usato il bastone: “Prendi in mano il bastone” (7:15); “Stendi la tua mano con il bastone” (8:5); “Stendi il tuo bastone”. – 8:16.

   Nella seconda terna si usano solo parole, senza segni.

   Nella terza terna Mosè stende la mano: “Stendi la tua mano verso il cielo” (9:22); “Stendi la tua mano sul paese” (10:12); “Stendi la tua mano verso il cielo”. – 10:21.

   Inoltre, c’è uno schema nello schema. Ciascuna terna ha una corrispondenza con le altre:

Prima terna. Caratteristica: bastone.

  1. Acqua mutata in sangue. – 7:14-25. (“Va’ dal faraone domani mattina”. – 7:15).
  2. Rane. – 8:1-15. (“Va’ dal faraone e digli”. – 8:1).
  3. Zanzare. – 8:16-19. (“Percuoti la polvere della terra”. – 8:16).

Seconda terna. Caratteristica: nessun segno.

  1. Mosche velenose. – 8:20-28. (“Àlzati di buon mattino e presèntati al faraone”. – 8:20).
  2. Moria del bestiame. – 9:1-7. (“Va’ dal faraone e digli”. – 9:1).
  3. Ulcere. – 9:8-12. (“Prendete delle manciate di fuliggine”. – 9:8).

Terza terna. Caratteristica: Mosè stende la mano.

  1. Grandine e fuoco. – 9:13-35. (“Àlzati di buon mattino, presentati al faraone”. – 9:13).
  2. Cavallette. – 10:1-20. (“Va’ dal faraone”. – 10:1).
  3. Tenebre. – 10:21-29. (“Vi siano tenebre nel paese d’Egitto”. – 9:21).

   Si noti lo schema nello schema: Mosè va dal faraone di mattina; Mosè annuncia solo la parola di Dio; non viene fatto alcun annuncio.

   La decima piaga è tutta speciale: è la definitiva che porterà la liberazione.

   Secondo Es 5:12 siamo alla fine del tempo delle messi (aprile-maggio): “Il popolo si sparse per tutto il paese d’Egitto, per raccogliere della stoppia da usare come paglia”. Questa stoppia è quella che rimane sul terreno dopo che le spighe sono state tagliate e viene rimossa prima dell’esondazione del Nilo. L’inondazione prodotta dal fiume Nilo è benefica, ma talvolta può trasformarsi in un fenomeno dannoso. Heinisch, in Exodus, pag. 81, riferisce che nel settembre 1913 si ebbe una moria di pesci provocata da una quantità inaudita di pulci d’acqua, e lo spettacolo era quello di una superficie di lana rossastra (tutto l’ossigeno dell’acqua fu consumato).

   Il flagello delle rane si inquadra bene dopo l’inondazione, verso ottobre: ogni anno si ripete perché sui terreni coperti dall’acqua uova e girini possono svilupparsi indisturbati. Se non venissero divorate dagli ibis giacerebbero morti e ammorberebbero l’aria: “Il paese puzzava”. – Es 8:14, TNM.

   Zanzare e mosconi (terza e quarta piaga) si adattano bene al periodo in cui il Nilo decresce. Che la polvere si trasformi in zanzare (“Percosse la polvere della terra e ne vennero delle zanzare”, Es 8:17) è un’espressione popolare sorta dalla credenza della gente. – Noth, Exodus, Londra 1962, pag. 74; F. Salvoni, La Creazione, Assisi 1942.

   La peste (quinta e sesta piaga) si ha di rado, ma quando avviene fa grande strage tra gli animali, soprattutto nel delta orientale del Nilo.

   La grandine (settima piaga) si verifica d’inverno, verso gennaio o i primi di febbraio; il bestiame infatti pascola all’aperto da gennaio ad aprile.

   L’invasione di cavallette (ottava piaga) è frequente in Egitto all’inizio della primavera. Che si tratti di un fenomeno naturale appare dal fatto che un vento dall’est (Arabia) le fa venire, mentre un vento dall’ovest le rovescia in mare: “Il vento orientale aveva portato le cavallette” (10:13), “Un vento contrario, un fortissimo vento di ponente, che portò via le cavallette e le precipitò nel mar Rosso” (10:19). In quella ottava piaga il fenomeno fu di proporzioni insolite.

   Le tenebre (nona piaga) richiamano le condizioni create dal vento caldo del deserto: il vento soffia in marzo-aprile da due a sei giorni consecutivi, apportando sabbia e polvere. La densità delle polveri crea oscurità simili a tenebre, “così fitte da potersi toccare” (10:21). La libertà di movimento è intralciata e la gente se ne sta tappata in casa: “Tutti i figli d’Israele avevano luce nelle loro abitazioni”. – 10:23.

   Si ebbe una convergenza di calamità naturali senza precedenti. Dio usa la sua stessa creazione. La fede ebraica seppe vedere in tutto ciò il segno dell’amore di Dio che liberava il suo popolo e lo portava in salvo: “Il Signore, il tuo Dio, ti ha portato come un uomo porta suo figlio, per tutto il cammino che avete fatto, finché siete arrivati in questo luogo” (Dt 1:31). I miracoli sono prima di tutto un incontro con l’amore di Dio. I miracoli rivelano che Dio è fedele alle promesse fatte ai padri: “Il Signore vi ama: il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha liberati dalla casa di schiavitù, dalla mano del faraone, re d’Egitto, perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri. Riconosci dunque che il Signore, il tuo Dio, è Dio: il Dio fedele, che mantiene il suo patto e la sua bontà fino alla millesima generazione verso quelli che lo amano e osservano i suoi comandamenti”. – Dt 7:8,9.

   Ma avvennero davvero le piaghe d’Egitto o no? Certo che sì. Ma non nel modo spettacolare proposto dalle pellicole cinematografiche. Ma ci fu l’intervento di Dio oppure no? Certo che sì. Dio usò la sua stessa creazione (la cosiddetta “natura”) e le forze in essa all’opera, convogliandole ai suoi fini.

   Occorre conoscere la mentalità ebraica per intendere bene questi racconti. Già lo schema (anzi: lo schema nello schema) con cui le piaghe sono presentate nella Scrittura ci indica il ripensamento della fede nel narrarle. Che si tratti di una presentazione della fede è indicato anche dalla varietà con cui le piaghe sono presentate altrove nella Bibbia. Esaminiamo Sl 78:43-52:

“Quando operò i suoi miracoli in Egitto

e i suoi prodigi nelle campagne di Zoan.

                Egli mutò i loro fiumi e i loro ruscelli in sangue,  [1ª piaga]

perché non vi potessero più bere.

               Mandò contro di loro mosche velenose a divorarli [4ª piaga]

                                      e rane a molestarli.                        [2ª piaga]

Diede il loro raccolto ai bruchi

                     e il frutto della loro fatica alle cavallette.      [8ª piaga]

                        Distrusse le loro vigne con la grandine         [7ª piaga]

e i loro sicomori con i grossi chicchi d’essa.

Abbandonò il loro bestiame alla grandine

e le loro greggi ai fulmini.

                   Scatenò su di loro il furore del suo sdegno,     [5ª piaga]

ira, indignazione e tribolazione,

una moltitudine di messaggeri di sventure.

Diede sfogo alla sua ira;

non preservò dalla morte la loro anima,

                    ma abbandonò la loro vita alla peste.    [?]

                     Percosse tutti i primogeniti d’Egitto,   [10ª piaga]

le primizie del vigore nelle tende di Cam;

ma fece partire il suo popolo come un gregge

e lo guidò attraverso il deserto come una mandria”.

   In questa ricostruzione mancano le piaghe terza, sesta e nona, ma si aggiunge la peste che colpisce gli uomini. Si noti anche la successione diversa. E ancora una volta si presenta uno schema (manca la terza di ogni terna):

  1. Acqua mutata in sangue. – 7:14-25.
  2. Rane. – 8:1-15.
  3. Zanzare. – 8:16-19.
  4. Mosche velenose. – 8:20-28.
  5. Moria del bestiame. – 9:1-7.
  6. Ulcere. – 9:8-12.
  7. Grandine e fuoco. – 9:13-35.
  8. Cavallette. – 10:1-20.
  9. Tenebre. – 10:21-29.
  10. Morte dei primogeniti.

E la nuova successione è la seguente:

N.

Piaga

Es

1

Acqua mutata in sangue

7:14-25

4

Mosche velenose

8:20-28

2

Rane

8:1-15

8

Cavallette

10:1-20

7

Grandine e fuoco

9:13-35

5

Ulcere

9:8-12

10

Morte dei primogeniti

12:29

Nel Sl 105:28-36 si tralasciano le piaghe quinta e sesta, e la successione delle altre è diversa:

Sl 105:

Piaga

N.*

28

“Mandò le tenebre”

9

29

“Cambiò le acque in sangue”

1

30

“La terra brulicò di rane”

2

31

“Vennero mosche velenose

4

31

e zanzare”

3

32

“Mandò loro grandine”

7

34

“Vennero cavallette”

8

36

“Poi colpì tutti i primogeniti”

10

* Secondo l’ordine in Esodo

 

N.

* Ordine in Es

1

Acqua mutata in sangue

2

Rane

3

Zanzare

4

Mosche velenose

5

Mortalità del bestiame

6

Ulcere

7

Grandine e fuoco

8

Cavallette

9

Tenebre

10

Morte dei primogeniti

(Piaghe mancanti nell’elenco di Sl 105:28-36)

Questi confronti dimostrano che i racconti sono presentati in forma artistica, da non prendersi alla lettera.