L’archeologia ha operato un’altra rivoluzione, simile alla copernicana. Fino al 19° secolo l’ebraico era ritenuto la lingua più antica parlata dall’umanità. Si credeva che il popolo di Dio esistesse sin dall’origine della civiltà e che le Scritture Ebraiche fossero il testo più antico e presentasse la vera storia dell’umanità. Ma quando Champollion nel 1822 riuscì a decifrare il primo testo geroglifico, nuovi mondi furono riesumati dalle sabbie orientali che ne ricoprivano le rovine. La Mesopotamia ci presenta (ad opera specialmente del console a Mossul Paul Emile Botta) i resti dei palazzi e le biblioteche dei più terribili conquistatori assiri, come Tiglat-Pileser, Sargon e Sennacherib. In seguito, altre nazioni (Regno Unito, Germania e Stati Uniti – la Russia restò assente) fecero a gara per scoprire i tesori dell’antica Mesopotamia. Importante per il nostro studio è il rinvenimento della biblioteca di Assurbanipal, con le sette tavole dell’Enuma Elish, poema cosmogonico, e le dodici tavole dell’Epopea di Gilgamesh, nella quale si trovò un racconto del Diluvio assai vicino a quello biblico. Accanto all’Assiria e alla Babilonia apparve l’antica civiltà sumera con le tavolette rinvenute a Lagash, a Ur e a Nippur, dove si trovarono due antichissimi codici di leggi: quelli di Lipit-Ishtar e Ur-Nammy, anteriori alla nota stele di Hammurabi, rinvenuta a Susa nel 1902, con un codice di leggi in molti punti affini a quelle bibliche.

   All’inizio del secolo scorso, il 20°, gli archeologi compirono scavi a Bogazköi, l’antica capitale degli ittiti, mettendo in luce oltre 20.000 tavolette da cui si riuscì a conoscere la potenza di un impero del tutto dimenticato, ad eccezione delle scarse notizie bibliche, che prima si ritenevano leggendarie. Nel 1925-1931 si riesumò l’antica civiltà arcaica di Nuzu, i cui reperti ci aiutano a meglio comprendere l’epoca patriarcale. Nella primavera del 1928 un contadino arabo di Rash Shamra (in Siria) ruppe il proprio aratro urtando contro una tomba. Gli scavi quindi compiuti nel 1929 disseppellirono l’antica Ugarit, città cosmopolita scomparsa verso la fine del 12° secolo a. E. V.. La biblioteca regale mise in luce una serie di poemi mitologici (Baal-Anat, Keret, Aqat) scritti in una lingua assai affine a quella biblica e riesumarono l’antica civiltà cananea che tanto fascino aveva esercitato sugli ebrei e contro la quale si appuntarono gli strali e gli anatèmi dei profeti biblici che ne biasimarono i riti naturalistici della fecondità, l’accoppiamento con gli animali e la prostituzione sacra: “Chi si accoppia con una bestia dovrà essere messo a morte” (Es 22:19); “Non ti accoppierai con nessuna bestia per contaminarti con essa; la donna non si prostituirà a una bestia: è una mostruosità”, “L’uomo che si accoppia con una bestia dovrà essere messo a morte; ucciderete anche la bestia”. – Lv 18:23;20:15.

   Nel 1933 A. Parrot iniziò i suoi scavi a Mari, luogo scoperto fortuitamente da alcuni beduini che, scavandovi una tomba per seppellire un loro morto, vi rinvennero una statua. Le molte spedizioni sul luogo portarono alla luce un insieme assai voluminoso di tavolette con interessanti notizie sul profetismo affine a quello biblico. Gettarono molta luce sull’epoca esilica e postesilica al tempo di Esdra e Neemia (5° secolo a. E. V.). Furono rinvenuti anche i papiri di Elefantina e una colonia militare giudaica, i cui soldati erano discendenti, a quel che pare, dai giudei fuggiti al momento della distruzione di Gerusalemme: “Tutto il popolo, piccoli e grandi, e i capitani della gente di guerra partirono e andarono in Egitto, perché avevano paura dei Caldei” (2Re 25:26). Si scoperse che lì essi praticavano un culto (che era stato deteriorato dai contatti con quello egizio) nel recinto di un tempio, là costruito in deroga all’unicità del luogo di culto promulgata in Dt 12:2-5: “Distruggerete interamente tutti i luoghi – sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verdeggiante – dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro statue, darete alle fiamme i loro idoli d’Astarte, abbatterete le immagini scolpite dei loro dèi e farete sparire il loro nome da quei luoghi. Non farete così riguardo al Signore Dio vostro; ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore, il vostro Dio, avrà scelto fra tutte le vostre tribù, per mettervi il suo nome; là andrete”.

   La stessa Palestina andò gradatamente rivelando i suoi scarsi ma importanti tesori. Verso il 1880 si ritrovò un’iscrizione dell’8° secolo a. E. V. fatta dagli operai incaricati di scavare il canale di Siloe per il rifornimento idrico di Gerusalemme, costruito al tempo di Ezechia: “Le azioni di Ezechia, tutte le sue prodezze, e la costruzione del serbatoio e dell’acquedotto per portare l’acqua in città, sono cose scritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda” (2Re 20:20); “Ezechia fu colui che turò la sorgente superiore delle acque di Ghion e le convogliò giù direttamente attraverso il lato occidentale della città di Davide”. – 2Cron 32:30.

   Nel 1928 si rinvennero a Meghiddo delle importanti costruzioni falsamente identificate all’inizio con le stalle di Salomone (che sono invece posteriori). Nel 1925 si trovarono a Lakish delle lettere risalenti alla fine del Regno di Giuda. Vanno ricordati da ultimo i rotoli del Mar Morto che hanno gettato notevole luce sull’epoca anteriore a Yeshùa e sulle Scritture Greche.

   Triplice valutazione. In seguito a questi recenti reperti archeologici si sono sviluppate tre correnti che qui elenchiamo:

     a) Linea apologetica: l’archeologia difende la Bibbia.

     b) Linea incredula: l’archeologia mostra la miticità e il carattere puramente umano della Bibbia.

     c) L’archeologia illumina l’ambiente in cui nacque la Bibbia.