Non intendiamo qui esaminare in modo approfondito le religioni. Essendo convinti che tutte siano false, ci limiteremo ad un breve esame usando il semplice buon senso per scartarle man mano.

   Nell’antichità greci e romani adoravano molti dèi e dee. Se ci poniamo la domanda: Esistono davvero Zeus, Diana e Apollo?, in noi non accade alcunché. Rimaniamo indifferenti. Ma alla domanda: Dio esiste?, qualcosa ci accade, qualcosa si smuove dentro di noi. Anche se è appena percettibile, questo qualcosa lo avvertiamo; è come un sensazione che quasi ci interpella. Pare che la risposta sia insita nella domanda: intuiamo che c’è Dio stesso dietro alla domanda.

   Oggi nessuno crede più a Giove o ad Athena o agli altri dèi greco-romani. No, lì di verità non ne troviamo. Sono solo miti.

Induismo

 

   L’induismo (termine creato dagli occidentali) o, per meglio dire, il Sanatana dharma (“Legge eterna”) non ha un preciso credo. Sebbene abbia il concetto di un solo Dio, in verità ha circa 330 milioni di dèi. La complessa antica mitologia indù è intricatissima.

   Nel corso dei secoli le credenze, i miti e le leggende dell’India furono messi per iscritto e ne nacquero i Veda, una raccolta compilata intorno al 900 prima della nostra èra e suddivisa in Rigveda, Samaveda, Yajurveda e Atharvaveda.

   Un’altra raccolta è costituita dai Purana, forse del 4° secolo prima della nostra èra, contenenti molti miti indù intorno a dèi e dee; questa vasta raccolta di scritti indù comprende anche le epopee Ramayana e Mahabharata (in quest’ultima è contenuta la Bhagavad-gītā, la via suprema di questa religione).

   Un aspetto dell’induismo molto noto è quello del sistema delle caste (detto varna) che fa una rigida suddivisione della società in classi. In India ciascuno viene al mondo entro il rigido sistema delle caste e non c’è quasi nessuna via d’uscita, cosa che l’indù non cerca neppure, dato che per lui quella è la sua sorte già predeterminata e inevitabile. Ci sono poi quelli senza casta o “intoccabili”. Benché ciò sia illegale in India dal 1948, gli intoccabili conducono tuttora una vita molto difficile. È un fatto che in India il sistema delle caste (sancito dalla dottrina religiosa del karma, secondo cui ogni azione produce le sue conseguenze e determina ciascuna esistenza dell’anima trasmigrata o reincarnata) è una condanna a vita per milioni di persone costrette a vivere nella miseria e a subire ingiustizie. L’induismo è una religione politeistica che pretende di basarsi sul monoteismo; crea terribili ingiustizie col sistema delle caste; pratica l’idolatria e i suoi miti  sono contrastanti.

   Basandoci sul semplice buon senso, dubitiamo molto che in questa religione ci sia la Verità.

Buddismo

   Siddhārtha Gautama (detto Buddha), nato in India verso il 560 prima della nostra èra, fondò una nuova fede che non attecchì in India ma fiorì altrove (in occidente): il buddismo.

   La nascita e la vita del Buddha sono ricche di miti e leggende, tanto che diversi studiosi arrivano a concludere che la ricostruzione della sua vita non è possibile. Stando al buddismo, Gautama divenne il Buddha, ovvero l’Illuminato, raggiungendo la meta suprema (il nirvana, la condizione di perfetta pace e di illuminazione), libero dal desiderio e dalla sofferenza.

   Il buddismo non è un’unica religione: è scisso in svariate scuole, ciascuna con le sue proprie dottrine, pratiche e scritture. Queste scuole si dividono poi in numerose sette, molte delle quali subiscono il forte influsso delle culture e delle tradizioni locali.

   Anche se il buddismo è stato in parte una liberazione dalle catene dell’induismo, i suoi concetti basilari sono quelli delle dottrine indù del karma. Il buddismo così come insegnato dal Buddha non accetta l’esistenza di un’anima immortale: l’individuo sarebbe un insieme di energie fisiche e mentali. Tuttavia, le sue dottrine sono sempre imperniate sull’idea che tutti gli uomini passino da una vita all’altra attraverso innumerevoli rinascite (samsara) e che soffrano per le conseguenze delle azioni passate e presenti (karma).

   Il buon senso ci fa dubitare molto dell’esistenza di vite passate. Il tanto decantato nirvana (l’estinzione di tutte le passioni e i desideri), poi, promette un’esistenza libera da ogni sensazione (dolore, timore, bisogno, amore o odio). Si tratterebbe di una condizione di eterna pace e immutabilità, raggiungibile qui sulla terra. A noi pare la cessazione dell’esistenza individuale. Il Buddha insegnò che l’illuminazione e la salvezza (il nirvana) vengono non da qualche Dio, ma dal di dentro della persona attraverso il suo proprio sforzo per produrre buone opere e retti pensieri. Anche in questo il buon senso ci dice che l’essere umano non è in grado di snaturare se stesso. Non stupisce che il nirvana sia più una disillusione che un’illuminazione. E poi, come sarebbe possibile un’illuminazione senza Dio?

Taoismo e confucianesimo

   Il taoismo e il confucianesimo non sono religioni universali, ma sono ancorate in Cina e ovunque la cultura cinese si sia affermata, esercitando un’influenza durevole anche sugli abitanti del Giappone, della Corea e di altre nazioni vicine.

   Il Tao (la pronuncia cinese è dao) ha il significato di “via, strada, sentiero”; può significare anche “metodo”. I cinesi ritenevano che l’ordine dell’universo era una manifestazione del Tao. Non credevano in un Dio Creatore che governa l’universo, ma credevano nel cielo stesso come causa prima. Applicando il concetto del Tao, i cinesi credevano che tutti avessero il proprio posto e la propria funzione nel mondo. Seguendo il Tao, non bisognerebbe interferire col suo corso.

   Taoismo e confucianesimo sono  espressioni diverse dello stesso concetto.

   Il taoismo è mistico e professa la tranquillità, la passività e l’evasione dalla società per ritornare alla natura. Afferma che tutto riesce bene se ci si rilassa e si lascia che la natura faccia il suo corso. Il confucianesimo è invece pragmatico, insegnando che l’ordine sociale va mantenuto e ciascuno deve svolgere il suo ruolo.

   Il fondatore del taoismo fu Lao-tzu (“Vecchio Maestro”), vissuto forse nel 6° secolo prima della nostra èra. Il principale testo del taoismo è il Tao Te Ching (“Libro della Via”). Il taoismo era più una filosofia che una religione, ma nel 2° secolo della nostra èra divenne una religione. Nel 7° secolo della nostra èra il buddismo s’insinuò nella vita religiosa cinese e il taoismo accolse nel suo pantheon numerosi dèi, dee, fate e immortali del folclore. Il risultato fu un insieme di elementi buddisti, superstizioni tradizionali, spiritismo e culto degli antenati. Alla fine ne sorse un sistema impregnato d’idolatria e superstizioni, una religione sprofondata nella credenza di spiriti immortali, inferno di fuoco e semidèi. Dopo un primo sviluppo, ci fu la decadenza del taoismo. Prevalse quindi un’altra scuola: il confucianesimo.

   Confucio era nato nel 551 prima della nostra èra. Nel confucianesimo un concetto importante è quello del li (“condotta appropriata”). Confucio stesso scrisse: “Senza li non sappiamo come praticare una corretta adorazione degli spiriti dell’universo; né come stabilire la giusta posizione del re e dei ministri, del governante e dei governati, e degli anziani e dei giovani; né come stabilire le relazioni morali tra i sessi, tra genitori e figli e tra fratelli; né come distinguere le relazioni familiari ai vari livelli”. Gli imperatori della dinastia Han (206 avanti la nostra èra – 220 della nostra èra) trovarono nella dottrina confuciana della lealtà al governante proprio la formula di cui avevano bisogno per consolidare la corona. I riti e le cerimonie confuciane divennero la religione della casa reale. L’imperatore Wu Ti, molto attratto dall’idea dell’immortalità del corpo, elevò il confucianesimo alla dignità di culto di Stato. Nel 630 della nostra èra l’imperatore T’ai Tsung (dinastia T’ang) decretò che in ogni provincia e contea dell’impero si erigesse un tempio di Stato a Confucio e che vi si offrissero sacrifici. Confucio fu elevato così al rango di un dio.

   Il confucianesimo divenne una religione ben poco diversa dal taoismo e dal buddismo. Nel 1911 in Cina ebbe fine il governo dinastico. Confucianesimo e taoismo furono criticati. Il taoismo fu screditato per le sue pratiche magiche e superstiziose. Il confucianesimo fu giudicato feudale, accusato di promuovere una mentalità servile per tenere in soggezione il popolo, particolarmente le donne.

   Confucianesimo e taoismo sono deludenti: sono sistemi basati sulla sapienza e sul ragionamento umani. Se ne possono solo prendere accortamente alcuni spunti per migliorare la propria filosofia di vita, ma l’adorazione di antenati, di idoli e di dèi unita alle superstizioni ci fa dire che lì verità che hanno a che fare con Dio non ne troviamo.

Scintoismo

   Lo scintoismo (shintō, “via degli dèi”) è una religione prevalentemente giapponese, sebbene un sondaggio abbia rivelato che solo 2.000.000 di giapponesi (il 3% della popolazione adulta) professa di credere nello scintoismo. “Per i giapponesi, più che una religione è una parte permanente e impercettibile dell’ambiente che li circonda, come l’aria che respirano” (Sugata Masaaki, studioso di scintoismo). Il termine shintō (da cui “scintoismo”) sorse nel 6° secolo della nostra èra per differenziare la religione giapponese dal buddismo che stava insinuandosi in Giappone.

   Le antiche popolazioni giapponesi concepivano e veneravano numerosi dèi della natura; avevano anche il timore delle anime dei defunti, per cui compivano riti per placarle. Ne sorse poi in culto degli spiriti degli antenati. Ritenevano che gli dèi della natura e gli dèi ancestrali fossero spiriti che popolavano l’aria. I riti scintoisti si concentravano intorno ai santuari e ciascun clan ne aveva uno dedicato alla propria divinità tutelare. Quando la famiglia imperiale unificò la nazione nel 7° secolo prima della nostra èra, elevò la propria dea del sole, Amaterasu Omikami, alla posizione di divinità nazionale, così che divenne la figura centrale degli dèi scintoisti. Fu poi introdotto il mito secondo cui l’imperatore era un diretto discendente della dea del sole. I due importanti scritti scintoisti, il Kojiki e il Nihon shoki  (7° secolo prima della nostra èra) esaltavano con dei miti la discendenza divina della famiglia imperiale, sancendone la supremazia.

   Lo scintoismo è una religione “senza specifiche dottrine e senza una dettagliata teologia, in pratica senza nessun precetto da osservare” (Shouichi Saeki, studioso scintoista). “Nello scintoismo la cosa più importante è se celebriamo o no le feste [consacrate agli dèi ancestrali]”. – Nihon Shukyo Jiten, enciclopedia.

   Il sincretismo (il confluire di elementi di una religione in un’altra) è una caratteristica dello scintoismo. Il confucianesimo e il taoismo, chiamati in Giappone la “via dello yin e dello yang”, si infiltrarono nella religione scintoista, ma fu soprattutto il buddismo che si fuse con lo scintoismo. Dato che le montagne erano viste come dimore delle divinità scintoiste, l’ascetismo praticato dai monaci buddisti sui monti fece nascere l’idea di unire buddismo e scintoismo, il che portò alla costruzione degli jinguji o templi-santuario (in Giappone gli edifici religiosi scintoisti sono considerati santuari, mentre quelli buddisti templi).

   Nacque poi la convinzione che il Giappone era una nazione divina. Quando nel 13° secolo della nostra èra i mongoli attaccarono il Giappone, si formò la credenza del kamikaze (“vento divino”). I mongoli avevano attaccato l’isola di Kyushu con flotte gigantesche, ma furono ricacciati dalle tempeste. I giapponesi attribuirono queste tempeste di venti (kaze) ai loro dèi scintoisti (kami).

   Col passare degli anni i teologi scintoisti si resero conto che la loro religione era stata contaminata dal pensiero religioso cinese. Ci fu allora un ritorno all’Antica Via giapponese con la nuova corrente scintoista detta “Scuola di Restaurazione Scintoista” (13° secolo della nostra èra). Il teologo Atsutane Hirata cercò di purificare lo scintoismo da ogni elemento cinese e fuse lo scintoismo con la teologia cristiana. Il dio Ame-no-minaka-nushi-no-kami fu paragonato al Dio del cristianesimo. Questo Signore Celeste Centrale dello scintoismo aveva due dèi subordinati: “la grande Forza generatrice” (Takami-musubi) e “la Forza generatrice divina” (Kami-musubi), ovvero il principio maschile e quello femminile (cfr. Religions in Japan). Dal cattolicesimo romano fu copiata la dottrina di un dio trino. La teologia di Hirata portò al culto dell’imperatore e nel 1868 ci fu la restaurazione dell’impero. Sotto la nuova costituzione l’imperatore, ritenuto un diretto discendente della dea-sole Amaterasu Omikami, fu considerato “sacro e inviolabile”. Egli divenne così il dio supremo dello scintoismo di Stato.

   “Il fulcro di questo mondo fenomenico è il paese del Mikado [dell’imperatore]. Da questo fulcro dobbiamo espandere in tutto il mondo questo Grande Spirito. . . . L’espansione mondiale del Grande Giappone e l’elevazione del mondo intero alla dignità di paese degli Dèi è l’urgente impresa del momento ed è, inoltre, il nostro obiettivo eterno e immutabile” (D. C. Holtom, The Political Philosophy of Modern Shinto). Venne così enunciata la missione religiosa del Giappone: conquistare il mondo. “Le forze armate giapponesi non tardarono a valersi di questo concetto. Quando parlavano di guerra, non mancavano di menzionare che la conquista era la missione santa del Giappone. Di certo in queste parole possiamo vedere il risultato logico di un nazionalismo ispirato da tutti i valori di un’etica religiosa”. (John B. Noss, Man’s Religions). La tragedia che ne derivò per i giapponesi e per altri popoli, dovuta soprattutto al mito scintoista della divinità dell’imperatore, appartiene alla storia recente. Nel 1941 l’intera nazione giapponese fu mobilitata nella seconda guerra mondiale sotto il vessillo dello scintoismo di Stato. Il Giappone era considerato dai giapponesi una nazione divina; il kamikaze (il “vento divino”) era pronto a soffiare. I soldati e le loro famiglie pregavano i loro dèi protettori per il buon esito della guerra. Nel 1945 la nazione – considerata divina – fu sconfitta dall’annientamento atomico di Hiroshima e di Nagasaki. Lo scintoismo andò in crisi: Hirohito non era un sovrano divino invincibile. La fede dei giapponesi fu distrutta. “Il mondo scintoista non offriva nessuna spiegazione religiosa esauriente e soddisfacente dei dubbi sorti in seguito [alla sconfitta]. Perciò la generale tendenza cui ciò diede luogo fu la reazione religiosamente immatura che ‘non esiste nessun dio e nessun Buddha’”. – Nihon Shukyo Jiten, enciclopedia.

   Se il buon senso ci ha fatto scartare induismo, buddismo, taoismo e confucianesimo, dobbiamo dire che lo scintoismo ci ha lasciato ancor più perplessi.