Il libro di Isaia come ora lo possediamo è indubbiamente posteriore al profeta, e fu raccolto dai suoi discepoli. Qui vogliamo invece studiare se gli oracoli (non il libro) siano di Isaia. Generalmente oggi si pensa che il Proto-Isaia sia in gran parte isaiano, mentre il Deutero-Isaia non sia opera di Isaia, ma di un altro profeta posteriore rimasto anonimo. Gli studiosi, si sa, devono sempre dire la loro. Tuttavia, conviene sempre considerare le cose con mente aperta. “Rispondere prima di ascoltare è pura follia e vergognosa stupidità” (Pr 18:13, PdS). Solo dopo aver valutato tutto alla luce della Scrittura si potrà sapere se le ipotesi vanno respinte perché antiscritturali; oppure si potrà imparare qualcosa di nuovo. Quello che conta è la parola scritta di Dio, non le idee religiose preconcette. “Esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono”. – 1Ts 5:21, PdS.

   L’autenticità di tutto il libro di Isaia fu ammessa da sempre, senza contestazione, da tutta la tradizione sia giudaica che della prima congregazione dei discepoli di Yeshùa. Questo fino al Medioevo. Per la prima volta Abrahàm ben Ezra (abbreviato in Eben Ezra o Ibn Ezdra), morto nel 1167, mise in dubbio l’origine isaiana dei capitoli 40-66 che, secondo lui, sarebbero del tempo esilico. Dal 12° al 18° secolo la questione rimase sonnecchiante. Ma poi fu chiaramente presentata e discussa. A quanto pareva, anche il libro doveva subire il supplizio della sega che la tradizione riferiva al suo autore. Oggi, agli occhi di gran parte dei critici il problema dell’autenticità isaiana dei capitoli 40-66 non si pone neppure più. Nel senso che tali capitoli sono attribuiti al tempo esilico. F. Delitsch, dopo aver vigorosamente difeso l’autenticità isaiana, si arrese anche lui all’opinione della critica moderna. Per di più, oggi viene scartata anche l’autenticità di alcuni brani del Proto-Isaia, ed in particolare:

Brani

Contenuto

13-14:23;21:1-10

Oracoli contro la Babilonia

2:2-4;24-27,34,35

Brani escatologici

36-39

Capitoli storici

   A dirla breve, vengono scartati circa due terzi del libro. Non si tratterebbe quindi più del libro di Isaia ma di una collezione isaiana che ebbe la sua luce al tempo del profeta (8° secolo a. E. V.), e la cui racconta sarebbe proseguita sino al tempo degli asmonei (2° secolo a. E. V.). La redazione definitiva, stando a certi studiosi, andrebbe collocata nella prima decade del 1° secolo a. E. V.. In campo cattolico, dopo una lunga e strenua difesa dell’autenticità isaiana di tutto il libro, le idee critiche hanno conquistato terreno sempre più. Già ci si schierava, ad esempio, nei commenti della cattolica Bible de Jérusalem (edizione Le Cerf di Parigi).

   Ultimamente i critici hanno voluto sezionare ulteriormente il Deutero-Isaia:

Deutero-Isaia

Trito-Isaia (Terzo-Isaia)

Capp. 40-55

Capp. 56-66

Parte deutero-isaiana propriamente detta, composta nel periodo esilico, prima dell’editto di Ciro. I capp. 40-48 risalirebbero al periodo in cui Ciro trionfava sulle forze di Creso (547-546 a. E. V.). I capp. 49-55 precederebbero di poco la caduta della Babilonia ad opera del conquistatore Ciro. Questa parte risulterebbe di vari brani postesilici, composti dopo il 538 a. E. V. (editto di restaurazione da parte di Ciro). La sezione 56:5-8 suppone, infatti, un periodo postesilico: Gerusalemme è abitata, il Tempio esiste con i suoi culti e sacrifici.

   I problemi suscitati dalla dissezione del Deutero-Isaia hanno fatto sì che il consenso sia ben lontano dall’essere unanime da parte dei critici. C’è chi ammette l’esistenza del Trito-Isaia ma lo pone negli anni precedenti la missione di Neemia (445 a. e: V.). C’è chi ritiene i capitoli 56-66 un semplice agglomerato di brani letterari provenienti da vari profeti postesilici. C’è chi nega l’esistenza di un Trito-Isaia e accetta l’unità letteraria di tutto il Deutero-Isaia (capp. 40-66). Il problema critico è tuttora aperto.