Lo stile di Amos è limpido, vivace, robusto, colorito. La lingua è pura, il periodare è ritmico. Il libro di Amos costituisce quindi un buon esempio di letteratura ebraica classica, nonostante che l’autore fosse un semplice bovaro. È quindi inesatto il giudizio di Girolamo: “Imperitus sermone, sed non scientia” (“Inesperto nel parlare, ma non nella conoscenza” – cfr. 2Cor 11:6). Di fatto Amos non è un non esperto né nel discorrere né nella scienza culturale del suo popolo. Le immagini di Amos sono tratte, com’è logico, dalla vita pastorale cui era dedito nella sua giovinezza. È per questo che definisce le donne superbe e ben pasciute di Samaria con l’epiteto di “vacche di Basan”. Il lettore occidentale non deve farsi sviare dall’espressione. Le vacche di Basan erano la razza più pregiata tra i bovini. “Ascoltate questa parola, vacche di Basan che state sul monte di Samaria! voi che opprimete gli umili, maltrattate i poveri e dite ai vostri mariti: ‘Portate qua, ché beviamo!’” (Am 4:1). Anche l’ineluttabilità della punizione divina è descritta con tratti d’esperienza personale che sono di una drammaticità molto impressionante: “Voi sarete come uno che fugge davanti a un leone e s’imbatte in un orso; come uno che entra in casa, appoggia la mano alla parete, e lo morde un serpente” (Am 5:19). Anche l’ineluttabilità della chiamata divina è descritta con una lunga serie d’immagini di vita campestre sui monti palestinesi: “Due uomini camminano forse insieme, se prima non si sono accordati? Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha una preda? Il leoncello fa forse udire la sua voce dalla tana, se non ha preso nulla? Cade forse l’uccello nella rete a terra, se non gli è tesa una trappola? Scatta forse la tagliola dal suolo, se non ha preso qualcosa? Squilla forse la tromba in una città, senza che il popolo tremi? Piomba forse una sciagura sopra una città, senza che il Signore ne sia l’autore? Poiché il Signore, Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti. Il leone ruggisce, chi non temerà? Il Signore, Dio, parla, chi non profetizzerà?”. – Am 3:3-8.

   Amos ebbe la stoffa del riformatore: animato da vivo senso di giustizia, proclama con autorità la condanna divina. Coraggiosamente insorge contro gli abusi biasimando, ad esempio, l’ipocrisia dei sacerdoti e la lussuria dei grandi. Il suo carattere focoso e ardente ricorda Elia che lo aveva preceduto di un secolo, e lo accosta a Giovanni il battezzatore che con fermezza e austerità rimproverò ai grandi del suo tempo i loro adulteri, preannunciando l’immancabile giustizia divina.