Sl 4 (TNM)

Al direttore 1 su strumenti a corda. Melodia 2 di Davide. 3

4 Quando chiamo, rispondimi, o mio Dio giusto. 4

Nella strettezza mi devi fare ampio spazio. 5

Mostrami favore e odi la mia preghiera.

2 Figli degli uomini, 6 fino a quando deve la mia gloria essere oggetto d’insulto,

[Mentre] continuate ad amare cose vuote, 7

[Mentre] continuate a cercare per trovare una menzogna? 8 Sela.

3 Sappiate dunque che Geova certamente distinguerà il suo leale; 9

Geova stesso udrà quando lo chiamerò.

4 Agitatevi, 10 ma non peccate.

Abbiate il vostro dire nel vostro cuore sul vostro letto, e tacete. Sela.

5 Sacrificate i sacrifici di giustizia, 11

E confidate in Geova.

6 Ci sono molti che dicono: “Chi ci mostrerà il bene?” 12

Alza su di noi la luce della tua faccia, 13 o Geova.

7 Darai certamente allegrezza nel mio cuore

Più grande che nel tempo in cui il loro grano e il loro vino nuovo 14 sono abbondati. 15

8 In pace certamente giacerò e anche dormirò,

Poiché tu, sì, tu solo, o Geova, mi fai dimorare al sicuro. 16

 

Note:

1, 2 Il “direttore” è il capocoro: לַמְנַצֵּחַ (lamnatzèakh): “al capocoro”. I LXX traducono con εἰς τὸ τέλος (èis to tèlos): “Verso la fine”, forse per riferire il salmo al tempo messianico.

“Melodia”. Più appropriatamente “salmo”: ebraico מִזְמֹור (mitzmòr), greco ἐν ψαλμοῖς (en psalmòis). Il salmo risulta in strofe di 4 versi a due accenti, non conservate troppo bene.

3 “Di Davide”. Alcuni studiosi negano la paternità davidica e vorrebbero risalire al tempo di Malachia e forse proprio a Malachia in persona per via dell’uso di “vedere” nel senso di “godere” (v. 6, tradotto da TNM con “mostrare”; cfr. v. 7). E anche per l’insistenza sui sacrifici giusti (v. 5). Non è necessario ricorrere a questa ipotesi. Va, infatti, ricordato che Davide stabilì i leviti perché cantassero. – 1Cron 16:4.

4 “O mio Dio giusto”. L’ebraico ha: “Dio di giustizia di me” (“O Dio della mia giustizia”). La versione che ne dà TNM è corretta, perché il significato potrebbe essere quello. Tuttavia, potrebbe avere quest’altro senso: Dio che difende la giustizia di chi prega. Questo significato è possibile, perché sarebbe in contrasto con l’agire dei giudici umani del suo tempo. Della giustizia umana Is 59:4 dice: “Nessuno muove causa con giustizia, nessuno la discute con verità; si appoggiano su ciò che non è, dicono menzogne, concepiscono il male, partoriscono l’iniquità”. Il salmista invoca Dio che difende la giustizia. – Cfr Sl 18:20.

5 “Nella strettezza mi devi fare ampio spazio”. Questa di TNM è una traduzione molto discutibile: non trova conferma nel testo ebraico che ha letteralmente: “Nella strettezza allargasti a me [uno spazio]”. Si tratta con molta probabilità di una glossa. Infatti, rompe il contesto, il ritmo, la sintassi e l’armonia del contesto. Forse è per questo che TNM la traduce così male. Si noti come scivola via bene il passo senza la glossa: “Quando chiamo, rispondimi, o mio Dio giusto; mostrami favore e odi la mia preghiera”. La figura della glossa sta ad indicare un posto più fruttuoso e più prospero che non le strette valli della montagna. Indica figurativamente la liberazione dalle strettezze in cui il poeta si trovava. Ben traduce PdS: “Tu nei pericoli mi hai liberato”. Il linguaggio concreto della glossa indica figurativamente un altro modo di dire ebraico: allargare il cuore. Nella Bibbia, allargare il cuore significa rendere qualcuno gioioso, felice. “Io correrò per la via dei tuoi comandamenti, perché mi hai allargato il cuore” (Sl 119:32). Questa figura si ritrova anche nei testi egizi: “Il tuo cuore sia ampio, ma il cuore del tuo nemico sia ristretto”. – A. Piankoff, Le coeur dans les textes egyptiens, Paris 1930, pag. 28.

6 “Figli degli uomini”. Qui TNM mostra poca conoscenza del modo di esprimersi ebraico. Il testo ha בְּנֵי אִישׁ (benè ish) e non benè adàm! Se ci fosse adàm significherebbe sì “figli degli uomini”, ma benè ish (latino vir) indica l’uomo elevato e nobile in opposizione al plebeo. Si noti Sl 49:2 in cui appaiono le due categorie: “Plebei e nobili, ricchi e poveri tutti insieme”, che TNM travisa nuovamente traducendo: “Voi figli del genere umano come pure voi figli dell’uomo” (e che differenza ci sarebbe mai tra “figli del genere umano” e “figli dell’uomo”?!). Ecco i termini ebraici di Sl 49:3 (in TNM è in 49:2, perché il testo ebraico conteggia il titolo del salmo come v. 1, mentre TNM lo numera come zero.

בְּנֵי אָדָם

benè adàm

“figli d’uomo [terreno]” (= popolani)

בְּנֵי־אִישׁ

benè ish

“figli d’uomo” (= nobili)

 

   Questi “nobili” a cui il salmista si rivolge pare siano i sacerdoti, che al v. 5 sono invitati a sacrificare “sacrifici di giustizia”.

7 “Cose vuote”. L’ebraico ha רִיק (riyq): “vanità”. Indica un modo di agire spiritualmente scorretto. – Cfr. Sl 40:4;119:78,128.

8 Meglio rendere il v. 2 con: “Figli di nobili, fino a quando la mia gloria sarà vituperata? Amerete voi la vanità? Cercherete la menzogna?”.

9 Il v. 3 pone dei problemi di traduzione. Il Testo Masoretico ha letteralmente: “Conoscete perché separò Yhvh un fedele per lui”, che TNM traduce: “Sappiate dunque che Geova certamente distinguerà il suo leale”. Il Testo Masoretico però è conservato male. Conviene appoggiarsi alla LXX e alla Vulgata, traducendo: “Sappiate che Yhvh rese insigne la sua grazia per me”. Il salmista sa che Dio sarà con lui che lo invoca.

10 Più che “agitatevi”, il senso di רִגְזוּ (rigzù) è “adiratevi”. Qualche studioso traduce “tremate”, nel senso che, al pensiero della giustizia di Dio, quei “nobili” dovrebbero tremare. Tuttavia, è meglio mantenere il senso di “adiratevi”, perché Paolo lo intende proprio così: “Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira” (Ef 4:26). Sembra voler dire: Se vi adirate non passate all’azione facendo del male. Paolo aggiunge: Fate che il vostro cruccio non oltrepassi il giorno e scompaia entro sera. Anche se non possiamo impedire il sentimento dell’ira che monta sul momento, non ci si deve tuttavia macchiare con il male. “Nessuno trami in cuor suo alcun male contro il suo prossimo”. – Zc 8:17.

11 Dopo il precetto negativo “non peccate” (v. 4), il poeta suggerisce positivamente di offrire giusti sacrifici (letteralmente, “sacrifici di giustizia”) a Dio per riparare l’offesa e come segno di conversione sincera.

12 “Ci sono molti che dicono: ‘Chi ci mostrerà il bene?’”. Spesso si vorrebbe vedere subito l’esito del nostro agire bene, come si legge pure in Mal 3:14,15: “Voi avete detto: ‘È inutile servire Dio’; e, ‘che vantaggio c’è a osservare i suoi precetti, e a vestirsi a lutto davanti al Signore degli eserciti? Ora, noi proclamiamo beati i superbi; sì, quelli che agiscono malvagiamente prosperano; sì, tentano Dio e restano impuniti!’”. Invece, occorre avere pazienza e saper attendere.

13 “La luce della tua faccia” (ma non sarebbe più bello tradurre “la luce del tuo volto”? Si parla di Dio!). Si tratta di un’espressione orientale per indicare benevolenza, prosperità, salute. Quando si chiedeva qualcosa ad un ricco ed egli guardava il richiedente sorridendogli, si era certi che l’aiuto richiesto sarebbe venuto.

 

“Fa’ risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto;

salvami per la tua benevolenza”. – Sl 31:16.

“Né fu il loro braccio a salvarli,

ma la tua destra, il tuo braccio,

la luce del tuo volto,

perché li gradivi”. – Sl 44:3.

“Dio abbia pietà di noi e ci benedica,

faccia egli risplendere il suo volto su di noi”. – Sl 67:1.

 

14 “Vino nuovo”: ottima traduzione. L’ebraico è תירוש (tiròsh), che indica il “mosto”.

15 La gioia di un fedele è maggiore di quella provata da chi vede i propri granai ricolmi di frumento e le proprie cantine traboccanti di vino nuovo. I LXX vi aggiungono anche abbondanza d’olio: καὶ ἐλαίου (kài elàiu), “e di olio”. L’olio, insieme al grano e al vino, è simbolo di prosperità: “Io darò al vostro paese la pioggia nella stagione giusta: la pioggia d’autunno e di primavera, perché tu possa raccogliere il tuo grano, il tuo vino e il tuo olio”. – Dt 1:14.

16 Il poeta, avendo fiducia in Dio, può coricarsi tranquillo, sicuro di non essere solo. Le trame dei malvagi, che si compiono di notte, nulla potranno contro di lui. Come avevamo già osservato, il Sl 3 è ritenuta preghiera del mattino (v. 5: “Io mi son coricato e ho dormito, poi mi sono risvegliato, perché il Signore mi sostiene”), mentre il Sl 4 preghiera della sera (v. 8: “In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o Signore, mi fai abitare al sicuro”). La preghiera del mattino è chiamata dagli ebrei shakhrìt, quella della sera arvìt. C’è poi la preghiera di mezzogiorno: minkhàh. Queste tre preghiere scandiscono il giorno biblico: sera-alba-mezzogiorno.

 

“La sera, la mattina e a mezzogiorno mi lamenterò e gemerò,

ed egli udrà la mia voce”. – Sl 55:17.

Sera

שחרית (shakrìt)

Preghiera della sera

Mattina

מנחה (minkhàh)

Preghiera del mattino

Mezzogiorno

ערבית (arvìt)

Preghiera di mezzogiorno

 

Applicazione. Yeshùa fu oltraggiato nel corso della sua passione da nemici che lo perseguitavano, mentre i suoi amici fuggivano presi da paura. Yeshùa però confidò in Dio e si addormentò in pace sul legno su cui fu inchiodato, sicuro del soccorso divino che lo avrebbe liberato dalla morte.

   Ciascun credente fedele e ciascuna credente fedele, la sera, nel silenzio della propria camera, prima di addormentarsi può pensare a quanto Dio è pronto a fare per lui o per lei. Dopo la lode e il ringraziamento potrà addormentarsi in pace nel pensiero della bontà di Dio che – al sorgere del sole – farà brillare su di lui e su di lei il suo volto sorridente. È bello addormentarsi in preghiera con le parole ispirate: “Tu solo, Signore, mi dai sicurezza: mi corico tranquillo e mi addormento . . . al mattino mi sveglio sereno: il Signore mi protegge”. – Sl 4:9;3:6 PdS.