Vita sociale e personale

   Necessità economiche della vita. Prima di tutto occorre mangiare, e l’uomo deve bastare a se stesso: “L’appetito del lavoratore lavora per lui, perché la sua bocca lo stimola” 816:26). Caotica e incomprensibile la traduzione che ne fa TNM: “L’anima di chi lavora duramente ha lavorato duramente per lui, perché la sua bocca ha fatto duramente pressione su di lui”; bisogna leggere due volte, e non si capisce lo stesso il senso.

   Chi s’affatica godrà abbondanza, ma il pigro sarà povero:

 

“La mano pigra fa impoverire, la mano operosa arricchisce. Chi raccoglie d’estate è previdente; chi dorme al tempo della mietitura si disonora”

10:4,5

“Chi coltiva la sua terra si sazia di pane, chi insegue chimere è privo di senno . . . Ognuno si sazia del frutto della sua bocca, ma ciascuno sarà ripagato secondo le sue opere . . . Al giusto non può capitare alcun danno, gli empi saranno pieni di mali . . . La mano operosa ottiene il comando, quella pigra sarà per il lavoro forzato . . . Il pigro non troverà selvaggina; la diligenza è per l’uomo un bene prezioso”

12:

11-27, passim

“In ogni fatica c’è un vantaggio, ma la loquacità produce solo miseria”

14:23

“Non amare il sonno per non diventare povero, tieni gli occhi aperti e avrai pane a sazietà”

20:13

“Chi lavora la sua terra si sazierà di pane, chi insegue chimere si sazierà di miseria”

28:19

I sarcasmi più pungenti colpiscono il pigro:

 

Il suo campo è abbandonato

“Passai presso il campo del pigro e presso la vigna dell’uomo privo di senno; ed ecco le spine vi crescevano dappertutto, i rovi ne coprivano il suolo, e il muro di cinta era in rovina . . . dormire un po’, sonnecchiare un po’, incrociare un po’ le mani per riposare… e la tua povertà verrà come un ladro e la tua miseria, come un uomo armato”

24:

30-34,

passim

Ama solo dormire

“Fino a quando, o pigro, te ne starai coricato? Quando ti sveglierai dal tuo sonno?”

6:9

Non sa nemmeno portare la mano dal piatto alla bocca

“Il pigro tuffa la mano nel piatto e non fa neppure tanto da portarla alla bocca”

19:24

26:15

Trova scuse stupide,

come il cattivo tempo…

“Il pigro non ara a causa del freddo; alla raccolta verrà a cercare, ma non ci sarà nulla”

20:4

…o pericoli immaginari

“Il pigro dice: ‘Là fuori c’è un leone;

sarò ucciso per la strada’”

22:13

Come conseguenza

finirà in miseria

“I desideri del pigro lo uccidono, perché le sue mani rifiutano di lavorare”

21:25

Vanno ricordate anche le conseguenze dell’intemperanza:

 

L’ubriachezza

rende poveri

21:17

provoca risse, malumori, malesseri

23:29-35

fa dire stupidaggini, espone a tentazioni gravi

31:4-7

non fa comprendere la saggezza

20:1

provoca allucinazioni

23:33

La golosità

provoca indigestione

25:16

La ricchezza è frutto dell’amore divino più che dello sforzo umano. Dev’essere congiunta:

 

Dev’essere congiunta con il timore di Dio, la giustizia e l’accordo familiare

15:16,17;16:8;17:1

La brama d’arricchire prepara i più amari disinganni

23:4,5

L’ingiustizia e l’egoismo avaro sono calcoli errati

11:24;28:8,27

Meglio è la mediocrità senza eccessiva ricchezza e senza miseria

30:7-9

   Affabilità e diffidenza. Queste norme, psicologicamente profonde, hanno valore anche per l’amore insegnato nelle Scritture Greche. Yeshùa stesso dice:

“Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. – Mt 10:16.

Lui stesso non si confidava con i giudei, sapendo cosa c’è nell’essere umano: “Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti e perché non aveva bisogno della testimonianza di nessuno sull’uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era nell’uomo” (Gv 2:24,25). La persona saggia sta sul chi va là, evitando così i danni dei semplicioni e le precipitazioni di chi non intuisce i pericoli. L’idea di un amore universale predicato da certe religioni cristiane è una gran sciocchezza. Si rammenti la divisione che Pr fa tra saggi e stolti. “L’ingenuo crede a tutto quel che si dice, ma l’uomo prudente fa attenzione ai suoi passi. Il saggio teme, ed evita il male; ma lo stolto è arrogante e presuntuoso”. – Pr 14:15,16.

   Il saggio sta attento alle cauzioni e alle garanzie che gli vengono richieste per debiti insolvibili che domani potrebbero spogliarlo dei suoi beni: “Chi si fa garante per un altro ne soffre danno, ma chi odia farsi garante per la condotta altrui è tranquillo” (Pr 11:15); “Prendigli il vestito, poiché ha fatto cauzione per altri; fatti dare dei pegni, poiché si è reso garante di stranieri” (20:16); “Non essere di quelli che dan la mano, che danno cauzione per debiti. Se non hai di che pagare, perché esporti a farti portare via il letto?” (22:26,27). Chi ha agito con leggerezza cerchi al più presto di eliminarne le conseguenze:

“Figlio mio, se ti sei reso garante per il tuo prossimo,

se ti sei impegnato per un estraneo,

sei còlto allora nel laccio dalle parole della tua bocca,

sei prigioniero delle parole della tua bocca.

Fa’ questo, figlio mio; disimpégnati,

perché sei caduto in mano del tuo prossimo.

Va’, géttati ai suoi piedi, insisti,non dar sonno ai tuoi occhi,

né riposo alle tue palpebre;

lìberati come il capriolo dalla mano del cacciatore,

come l’uccello dalla mano dell’uccellatore”. 6:1-5.

   Occorre prevenire le querele con parole affabili evitando la collera dell’orgoglio: “Dall’orgoglio non viene che contesa” (13:10); “Se hai agito da folle cercando di innalzarti, o se hai pensato del male, mettiti la mano sulla bocca; perché, come chi agita la panna ne fa uscire il burro, chi sbatte il naso ne fa uscire il sangue, così chi spreme l’ira ne fa uscire contese”. – 30:32,33.

   Vanno evitate anche le manifestazioni intempestive dell’umore: “Lo stolto lascia scorger subito il suo cruccio, ma chi dissimula un affronto è uomo prudente” (12:16), “Chi è pronto all’ira commette follie, e l’uomo pieno di malizia diventa odioso . . . i prudenti s’incoronano di scienza . . . Chi disprezza il prossimo pecca, ma beato chi ha pietà dei miseri! . . . quelli che meditano il bene trovano grazia e fedeltà . . . il chiacchierare procura la miseria . . . Chi è lento all’ira ha molto buon senso, ma chi è pronto ad andare in collera mostra la sua follia. Un cuore calmo è la vita del corpo, ma l’invidia è la carie delle ossa”. – 16:17-29, passim.

   Da evitare sono anche le parole sconsiderate: “Chi sorveglia la sua bocca preserva la propria vita; chi apre troppo le labbra va incontro alla rovina” (13:3). La fretta nel parlare è sintomo di scarso senno: “L’uomo accorto nasconde quello che sa, ma il cuore degli stolti proclama la loro follia” (12:23). La lentezza nel risponde è invece prova di saggezza: “Chi modera le sue parole possiede la scienza, e chi ha lo spirito calmo è un uomo prudente” (17:27); perfino uno stupido sembra intelligente quando sta zitto: “Anche lo stolto, quando tace, passa per saggio; chi tiene chiuse le labbra è un uomo intelligente” (17:28). La parole dolci calmano le persone: “La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira”. – 15:1.

   L’amicizia va di pari passo con il tacere i difetti altrui: “L’amore copre ogni colpa” (10:12). La maldicenza, invece, rovina l’amicizia: “Quando manca la legna, il fuoco si spegne; e quando non c’è maldicente cessano le contese. Come il carbone dà la brace e la legna dà la fiamma, così l’uomo rissoso accende le liti. Le parole del maldicente sono come ghiottonerie, penetrano fino nell’intimo delle viscere”. – 26:20-22.

   Darsi alle dispute senza motivo è una follia: “Non fare causa a nessuno senza motivo, se non ti è stato fatto alcun torto” (3:30). Non si possono prevedere le conseguenze di una disputa immotivata: “Cominciare una contesa è dar la stura all’acqua; perciò ritìrati prima che la lite s’inasprisca”. – 17:14.

   Occorre essere franchi e non cercare di evitare i rimproveri che possono essere fastidiosi: “Meglio riprensione aperta, che amore nascosto. Chi ama ferisce, ma rimane fedele; chi odia dà abbondanza di baci” (27:5,6). È meglio la sincerità, a volte brutale, che il linguaggio del servilismo perfido: “Labbra ardenti e un cuore malvagio sono come schiuma d’argento spalmata sopra un vaso di terra. Chi odia parla con dissimulazione; ma, dentro, medita l’inganno; quando parla con voce graziosa, non fidarti, perché ha sette abominazioni nel cuore”, “La lingua bugiarda odia quelli che ha ferito, e la bocca adulatrice produce rovina”. – 26:23-25,28.

   Giustizia e misericordia. I Proverbi condannano l’ingiustizia nelle sue forme commerciali: falsi pesi (20:10,23), usura (28:8), oppressione di poveri e deboli che saranno difesi da Dio. – 22:22,23;23:10,11.

   La falsa testimonianza è biasimata (19:5,9,28). In tribunale occorre soccorrere i deboli. – 31:8,9.

   La misericordia. La misericordia obbliga a dare al bisognoso (21:26), a pagare i debiti e a retribuire giustamente i lavoratori (3:27,28). Chi sprezza la persona povera oltraggia il suo Creatore: “Chi opprime il povero offende colui che l’ha fatto, ma chi ha pietà del bisognoso, lo onora”. – 14:31.

   Occorre saper perdonare e dimenticare le ingiurie (19:11). Il saggio rimette a Dio la liberazione dal male (20:22), perché sarà Dio a essere capace di attuare la giustizia finale (25:21,22). Quest’ultimo testo è citato da Rm 12:20: “Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: . . . ‘Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo’”. Questo passo biblico è mal compreso da alcuni. Costoro immaginano, con molta fantasia, che si tratti di una metafora: pensano al procedimento di fusione in cui carboni ardenti sono posti sia sopra che sotto il minerale da purificare. Costoro credono che il testo voglia suggerire di cercare di ammorbidire le persone per scioglierne la durezza o la cattiveria, facendo emergere ciò che di buono ci sarebbe. Ma nulla nel testo indica questa idea fantasiosa. Pr 25:21,22 dice: “Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli dell’acqua da bere; perché, così, radunerai dei carboni accesi sul suo capo”. Qui si parla di un nemico, che tale rimane. Nulla è detto di favorevole sull’esito o effetto di accumulare simbolicamente “carboni accesi sul suo capo”. L’ebreo sapeva benissimo cosa significava. E lo sapeva bene anche l’ebreo Paolo che, nel contesto, esorta: “Non rendete a nessuno male per male. Provvedete cose eccellenti davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, siate pacifici con tutti gli uomini”. Paolo sta dicendo che, da parte nostra, cerchiamo di essere pacifici con tutti. Poi Paolo viene al tema della vendetta: “Non vi vendicate, diletti, ma fate posto all’ira; poiché è scritto: ‘La vendetta è mia; io ricompenserò [cfr. Dt 32:35], dice Geova [nel testo biblico originale Κύριος (kürios), “Signore”]’”. – Rm 12:17-19, TNM.

   Si noti attentamente che Paolo parla di vendetta e dice che questa va lasciata a Dio. Il credente deve, da parte sua, fare il bene: “Ma, ‘se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli qualcosa da bere; poiché facendo questo accumulerai carboni ardenti sulla sua testa’. Non farti vincere dal male, ma continua a vincere il male col bene” (Rm 12:17-21, TNM). Neppure Paolo parla di un esito favorevole dei simbolici carboni accessi. Tutt’altro. Ricordando che la vendetta appartiene a Dio, mette in relazione tali carboni con la vendetta. L’ebreo ne sapeva bene il significato biblico. Se anche coloro che pensano in maniera fantasiosa conoscessero bene la Scrittura, ne saprebbero il senso biblico. Infatti, la vendetta divina è spesso evocata sotto figura di carboni ardenti e infuocati: “Un fumo saliva dalle sue [di Dio] narici; un fuoco consumante gli usciva dalla bocca, e ne venivano fuori carboni accesi” (2Sam 22:9); “Un fuoco stesso certamente li brucerà. Non libereranno la loro anima dalla potenza della fiamma. Non ci sarà splendore di carboni per riscaldarsi [si noti l’ironia: i “carboni” serviranno a ben altro che a riscaldarsi!]” (Is 47:14, TNM). I “carboni accesi” indicano la retribuzione divina per il male (Sl 120:4). “Siano gettati su di loro carboni ardenti. Siano fatti cadere nel fuoco, nei pozzi d’acqua, affinché non si levino” (Sl 140:10, TNM). Verso il nemico il credente cerca di agire al meglio; non rendendosi lui stesso colpevole, non si vendica: è questo atteggiamento che fa accumulare i “carboni accesi” della vendetta divina verso il nemico che tale rimane.

   Il saggio, comunque, cerca di moderare il desiderio della punizione divina. Chi si rallegra del male altrui ha sentimenti assai vicini a chi fa del male, perciò non ne rimarrà impunito: “Quando il tuo nemico cade, non ti rallegrare; quand’è rovesciato, il tuo cuore non ne gioisca, perché il Signore non lo veda e gli dispiaccia e non distolga l’ira sua da lui” (24:17,18). Il saggio sta attento a non interpretare le disgrazie altrui come punizione del Signore, perché possono anche essere frutto di disciplina salutare: “Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore, non ti ripugni la sua riprensione; perché il Signore riprende colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce”. – 3:11,12.

   Il giusto cade sette volte, ma sempre si rialza: “Perché il giusto cade sette volte e si rialza, ma gli empi sono travolti dalla sventura”. – 24:16.

     La famiglia. L’introduzione di Pr più volte torna sui danni della lussuria, specialmente nella sua forma più grave dell’adulterio:

“[La saggezza – v. 10 – ti scamperà dall’adultera] che ha abbandonato il compagno della sua gioventù e ha dimenticato il patto del suo Dio. Infatti la sua casa pende verso la morte, e i suoi sentieri conducono ai defunti. Nessuno di quelli che vanno da lei ne ritorna, nessuno riprende i sentieri della vita. Così camminerai per la via dei buoni e rimarrai nei sentieri dei giusti”. – 2:17-20.

“Figlio mio . . . Il precetto è infatti una lampada, l’insegnamento una luce, le correzioni e la disciplina sono la via della vita, per guardarti dalla donna malvagia . . . Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza, non ti lasciar prendere dalle sue palpebre; poiché per una donna corrotta uno si riduce a un pezzo di pane, e la donna adultera sta in agguato contro una vita preziosa. Uno si metterà forse del fuoco in petto senza che i suoi abiti si brucino? . . . Così è di chi va dalla moglie del prossimo; chi la tocca non rimarrà impunito . . . chi commette un adulterio è privo di senno; chi fa questo vuol rovinare sé stesso. Troverà ferite e disonore, la sua vergogna non sarà mai cancellata”. – 6:20-35, passim.

“[Una poco di buono sta] ora in strada, ora per le piazze e in agguato presso ogni angolo. Essa lo prese, lo baciò . . . e sfacciatamente gli disse: “ . . . Ho abbellito il mio letto . . . l’ho profumato di mirra, di aloè e di cinnamomo”. – 7:12-17, passim.

   Un ostacolo alla ricerca della saggezza è l’incontinenza, motivo per cui la follia (contrario della saggezza) è spesso raffigurata nella forma di una donna adultera: “La follia è una donna turbolenta, sciocca, che non sa nulla. Siede alla porta di casa, sopra una sedia, nei luoghi elevati della città, per chiamare quelli che passano per la via, che vanno diritti per la loro strada, dicendo: ‘Chi è sciocco venga qua!’. E a chi è privo di senno dice: ‘Le acque rubate sono dolci, il pane mangiato di nascosto è delizioso’. Ma egli non sa che là sono i defunti, che i suoi convitati giacciono in fondo al soggiorno dei morti”. – 9:13-18.

   Occorre essere fedele per timore dei giudizi di Dio: “Perché tu non abbia a gemere quando verrà la tua fine, quando la tua carne e il tuo corpo saranno consumati” (5:21). Dio stesso è testimone e garante del matrimonio: Chi ‘ha abbandonato il compagno della sua gioventù ha dimenticato il patto del suo Dio’. – 2:17.

   Oltre al timore di Dio, anche il proprio interesse suggerisce la fedeltà coniugale; si farà bene ad evitare l’adulterio per non incorrere nelle rappresaglie del coniuge offeso (6:32-35). Il minimo che può capitare è l’infamia più dolorosa: “Troverà ferite e disonore, la sua vergogna non sarà mai cancellata”. – 6:33.

   La fedeltà matrimoniale apporta felicità è gioia:

“Bevi l’acqua della tua cisterna, l’acqua viva del tuo pozzo. Le tue fonti devono forse spargersi al di fuori?I tuoi ruscelli devono forse scorrere per le strade? Siano per te solo, e non per gli stranieri con te. Sia benedetta la tua fonte, e vivi lieto con la sposa della tua gioventù. Cerva d’amore, capriola di grazia, le sue carezze t’inebrino in ogni tempo, e sii sempre rapito nell’affetto suo. Perché, figlio mio, ti innamoreresti di un’estranea, e abbracceresti il seno della donna altrui?”. – 5:15-20.

   La donna è l’aiuto indispensabile che assicura la prosperità familiare: “La donna saggia costruisce la sua casa” (14:1). Si veda anche il magnifico poema sulla donna forte. – 31:10-31.

   La bellezza femminile è un bene: “Cerva amabile, gazzella graziosa, essa s’intrattenga con te; le sue tenerezze ti inebrino sempre; sii tu sempre invaghito del suo amore!” (5:19, CEI). Ma non è la qualità più importante. Se manca il sentimento, la bellezza femminile non serve a nulla, e sarebbe come un anello decorativo al naso dei porci: “Un anello d’oro al naso d’un porco, tale è la donna bella ma priva di senno”. – 11:22.

   La donna può essere un tesoro inestimabile che viene da Dio: “Una moglie assennata è dono del Signore” (19:14). Se però ella ha un carattere pessimo, è pestifera: “I litigi della moglie sono come stillicidio incessante” (19:13), “È meglio abitare su un angolo del tetto che avere una moglie litigiosa e casa in comune” (21:9; cfr. 25:24), “Meglio abitare in un deserto che con una moglie litigiosa e irritabile” (21:19), “Il gocciolar continuo in tempo di pioggia e una moglie litigiosa, si rassomigliano”. – 27:15.

   Anche i figli sono sorgente di gioia (17:21-25;23:15,16,24,25). La madre deve dedicarsi alla loro educazione (1:8;6:20;31:1,26). Il padre deve essere specialmente attento, perché i figli devono ereditarne la saggezza. Per la correzione dei figli i Proverbi fanno leva sull’aspetto utilitaristico e per questo insistono sulla “verga”.

 

Per evitare le percosse

i figli devono agire bene

“Non risparmiare al giovane la correzione, anche se tu lo batti con la verga, non morirà”

23:13

La disciplina farà loro

evitare la stoltezza

“La stoltezza è legata al cuore del fanciullo, ma il bastone della correzione l’allontanerà da lui”

22:15

Non correggere i figli

significa odiarli

“Chi risparmia il bastone odia suo figlio”

13:24

Correggerli

significa amarli

“Chi lo ama è pronto a correggerlo”

   Un ragazzo incorreggibile o colpevole di un peccato molto grave poteva anche essere punito con la morte: “Se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla voce né di suo padre né di sua madre e, benché l’abbiano castigato, non dà loro retta, suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della città . . tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà; così estirperai da te il male e tutto Israele lo saprà e avrà timore” (Dt 21:18-21, passim). Ma un passo di Pr sembra mitigare tanto rigore: “Correggi tuo figlio finché c’è speranza, ma non ti trasporti l’ira fino a ucciderlo”. – 19:18.

   Le regole morali di Proverbi sono spesso prive di grandi eroismi e il più delle volte sono negative: non avere troppa fiducia in sé ma in Dio, non darsi alle discussioni inutili, non essere sfaticati, non darsi al libertinaggio e all’immoralità.

   L’amore disinteressato non compare ancora, come neppure il senso del perdono che sarà proprio di Yeshùa. Va detto però che anche il vantaggio personale è un bene: non c’è nessuno che agisca indipendentemente dalla propria felicità.