Matteo preferisce i discorsi di Yeshùa ai fatti: è molto più particolareggiato degli altri tre evangelisti quando riporta i detti di Yeshùa, ma è molto sintetico quando descrive gli episodi (li presenta in modo stringato togliendo diversi particolari).

   Una sua caratteristica è la sistematicità. Quello di Matteo è il Vangelo scritto che raggruppa i discorsi di Yeshùa in grandi sezioni: basti ricordare il discorso della montagna e le parabole del Regno (Lc, ad esempio, li distribuisce lungo tutto il suo scritto).

   Anche i miracoli sono raggruppati talora insieme in un modo per noi strano. Ad esempio, nelle grotte tombali di Gadara viveva un solo indemoniato sia secondo Marco che secondo Luca: “Gli venne subito incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo” (Mr 5:2), “Gli venne incontro un uomo” (Lc 8:27); Matteo invece parla di due indemoniati: “Gli vennero incontro due indemoniati” (8:28). Va notato che sia Marco che Luca avevano già parlato prima di un altro indemoniato guarito a Cafarnao (Mr 1:21; Lc 4:31). Ora Matteo, impreciso nella geografia e amante dei raggruppamenti, unisce il primo miracolo al secondo. Questa potrebbe apparire superficialità e imprecisione al lettore occidentale, ma il semita non se ne stupisce. Matteo, del resto, non ha fatto così anche con i discorsi di Yeshùa? C’è poi da dire che Matteo usa il plurale due anziché il singolare uno anche altrove:

 

Due

Uno

“Lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui”.

Mt 27:44

Uno dei malfattori appesi lo insultava”.

Lc 23:39

“Condussero l’asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli”.

Mt 21:7

“Condussero il puledro a Gesù, gettarono su quello i loro mantelli”.

Mr 11:7