Nel suo prologo Luca mostra chiaramente l’intento dei suoi scritti.

  1. Luca fa un’opera storica. Ciò che viene tradotto “una narrazione” (Lc 1:1) o “un racconto” (TNM) è nel testo greco διήγησιν (dièghesin): una esposizione. Per Marco, la distanza tra Yeshùa e i lettori del Vangelo viene superata con la predicazione, che attualizza e rende contemporanea Yeshùa. Il consacrato di Dio, in Mr, vive nell’annuncio. Luca, da storico, non predica ma espone. Per lui la distanza tra Yeshùa e il lettore si colma risalendo a Yeshùa attraverso una serie di anelli che ci permettono di incontrarlo. Nonostante che gli eventi di Yeshùa abbiamo un valore unico ed evochino una situazione che non si verificherà più, essi tuttavia hanno una ripercussione in tutta la storia umana, per cui assumono valore di segno per la vita della congregazione di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
  2. La storia lucana risulta, come si è visto, di due volumi che vanno dalla nascita di Yeshùa all’arrivo di Paolo a Roma (i “fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi”, 1:1). Luca intende presentare la storia dei fatti a partire dalla predicazione della buona notizia da parte di Yeshùa (iniziata in Galilea) alla predicazione di Paolo fino a Roma, il centro del mondo antico.
  3. La storia lucana è una storia salvifica. Si può dire che la storia umana sia divisa in tre epoche: (1) quella anteriore a Yeshùa, (2) quella di Yeshùa e degli apostoli, che è il centro della storia, e (3) l’epoca post-apostolica. Il centro del tempo è dato dalla morte e resurrezione di Yeshùa. La predicazione galilaica tende ad esso, il ministero apostolico ne deriva. Tuttavia, Luca non miticizza affatto questa storia, ma la innesta nella storia di Israele e dell’impero romano. Dio opera in Yeshùa dentro la stessa storia umana: “Al tempo di Erode”… (Lc 1:5); “In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto”… (Lc 2:1); “Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caiafa”… (Lc 3:1,2); “In quel periodo, il re Erode”… (At 12:1); … “testimoniare del vangelo della grazia di Dio”. – At 20:24.

   La salvezza preparata per mezzo di Yeshùa non riguarda solo un gruppo di persone, ma concerne tutta l’umanità, perciò lo scritto lucano ha una tinta universalistica: nella genealogia di Yeshùa risale fino ad Adamo (Lc 3:38), capostipite dell’umanità, anziché fermarsi ad Abraamo “padre degli ebrei”. Yeshùa per Luca è il vero figlio di Dio, ossia il nuovo Adamo, la cui missione si estende a tutta l’umanità. Luca è in perfetto accordo con Paolo.

   Solo Luca ricorda l’invio dei 70 discepoli da parte di Yeshùa: “Il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov’egli stesso stava per andare” (Lc 10:1); il numero 70 simboleggia nell’ebraismo tutte le nazioni. Gli altri Vangeli riportano solamente la missione dei dodici; il numero 12 simboleggia Israele (dodici tribù).