Si è detto che Luca scrive in senso storico, ma occorre precisare che egli considera la vita di Yeshùa non da puro storico ma da credente. Ciò significa che la considera alla luce della sua resurrezione. È per questo che Luca chiama Yeshùa anche nella sua vita con l’epìteto di “Signore” (κύριος, kΰrios), nome che la congregazione dei credenti applicò a Yeshùa solo dopo la sua glorificazione. Con questo titolo i discepoli volevano dire che Yeshùa non era solo una realtà del passato (persona già venuta) o del futuro (persona che deve tornare) ma un essere vivente capace di intercedere per i credenti. La più antica professione di fede (di cui abbiamo la eco nelle Scritture Greche) suonava κύριος Ἰησοῦς: kΰrios Iesùs, “Yeshùa è il Signore”. Anche gli altri Vangeli usano il termine “Signore”, ma con un senso di deferenza verso una persona stimata e superiore, mentre Luca lo usa proprio con il senso che la congregazione attribuì a Yeshùa risorto. Questa pregnanza di grande significato è avvertita dal lettore attento:

“Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: ‘Non piangere!’”. – 7:13.

“Il Signore designò altri settanta discepoli”. – 10:1.

“Marta aveva una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: ‘Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti’. Ma il Signore le rispose: ‘Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria’”. – 10:39-41.

“Gli apostoli dissero al Signore: ‘Aumentaci la fede’”. – 17:5.

Il Signore, voltatosi, guardò Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detta”. – 2:61.

“Quando entrarono non trovarono il corpo del Signore Gesù”. – 24:3.

Il Signore è veramente risorto”. – 24:34.

   Nonostante Yeshùa sia “il Signore”, Luca ne tratteggia la figura in modo più commovente, più vivo e autenticamente più umano che presso gli altri evangelisti. Luca lo fa sentire più vicino alla nostra umanità ferita e peccatrice, pronto a redimere la persona ravveduta.

   Luca, oltre a Yeshùa, mette pure a fuoco lo spirito santo, la forza invisibile di Dio che agisce. Il Regno è una realtà futura che verrà; la realtà presente è quella dello spirito santo.

   Giovanni il battezzatore e i suoi genitori sono ripieni dello spirito santo: “Sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre”; “Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le balzò nel grembo; ed Elisabetta fu piena di Spirito Santo”; “Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo” (1:15,41,67). Lo è pure il vecchio Simeone che si recava al Tempio in attesa del salvatore: “Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest’uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui”. – 2:25.

   Yeshùa inizia la sua missione dopo la discesa dello spirito santo: “Lo Spirito Santo scese su di lui” (3:22). È condotto nel suo lavoro dallo spirito santo: “Gesù, pieno di Spirito Santo, ritornò dal Giordano, e fu condotto dallo Spirito nel deserto” (4:1). Agisce con la potenza dello spirito santo: “Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la sua fama si sparse per tutta la regione” (4:14). A Nazaret apre la Bibbia là dove sta scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me”. – 4:18.

   I discepoli non devono preoccuparsi di cosa dire al tempo della persecuzione, perché lo spirito santo suggerirà loro le parole più opportune: “Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento stesso quello che dovrete dire” (12:12). Nella preghiera, per Luca, occorre chiedere lo spirito santo: “Quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (11:13); Mt ha, invece dello spirito santo, le “cose buone”: “Quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt 7:11). Alcuni codici minuscoli (ε133, conservato a Londra; ε214, conservato in Vaticano; e altri) in Lc 11:2 rimpiazzano con “che il tuo spirito venga su di noi e ci purifichi” il più attestato “venga il tuo regno”.

   Anche nell’altro libro di Luca, At (2:33), la congregazione inizia la sua attività dopo la discesa dello spirito santo; è lo spirito santo che dirige la missione e spinge gli apostoli a parlare a Gerusalemme: “Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi” (At 2:4). Paolo, subito dopo la sua accettazione di Yeshùa, deve ricevere lo spirito santo: “Quel Gesù che ti è apparso sulla strada per la quale venivi, mi ha mandato perché tu riacquisti la vista e sia riempito di Spirito Santo” (At 9:17). È lo spirito santo che invia Paolo e Barnaba a Cipro: “Lo Spirito Santo disse: ‘Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati’” (At 13:2). Lo spirito santo impedisce a Paolo di continuare la sua missione in Asia per fargliela continuare in Europa: “Attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, perché lo Spirito Santo vietò loro di annunziare la parola in Asia” (At 16:6). Lo spirito santo crea l’unione tra le varie congregazioni: “Gli apostoli, che erano a Gerusalemme, saputo che la Samaria aveva accolto la Parola di Dio, mandarono da loro Pietro e Giovanni. Essi andarono e pregarono per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo”. – At 8:14,15.