Per completezza d’informazione accenniamo qui alla letteratura – sia della comunità ebraica sia di quella dei discepoli di Yeshùa – che non entrò nel canone biblico. Occorre essere prudenti soprattutto con gli scritti religiosi. “Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo”. – 1Gv 4:1, CEI.

   Si faccia subito attenzione, però. L’esclusione dal canone biblico non comporta automaticamente la falsità e la non genuinità di tutti gli scritti esclusi. Tanto per capire: un semplice libro di storia o un trattato di chimica non entreranno mai a far parte del canone biblico, ma nessuno si sognerebbe di metterne in dubbio la veridicità e la genuinità. Un libro può essere autentico, veritiero e affidabile, ma non per questo ispirato. Paolo, uno degli scrittori ispirati della Bibbia, dà questo consiglio: “Esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (1Ts 5:21). È evidente che qui Paolo non sta parlando della Sacra Scrittura: in essa, infatti, tutto è “bene”. Piuttosto, il consiglio è quello di “esaminare ogni cosa” (ciò può includere libri, letteratura varia, altro materiale dello scibile umano) e, se qualcosa tra quel materiale va bene per noi, Paolo suggerisce: “Attenetevi a ciò che è eccellente”. – Ibidem, TNM.

   Nella stessa Bibbia si fa menzione di alcuni libri che gli ebrei conoscevano e leggevano, ma che non entrarono a far parte del canone biblico. Eccoli:

   Il libro delle guerre del Signore. “È detto nel libro delle guerre del Signore: ‘…’”. – Nm 21:14.

   Il libro del giusto. “Questo non sta forse scritto nel libro del Giusto?” (Gs 10:13). “Ecco, è scritto nel libro di Iashar [nota in calce: “O, ‘il retto; il giusto’]”. – 2Sam 1:18, TNM.

   Il libro delle gesta di Salomone. “Risulta scritto nel libro delle gesta di Salomone”. – 1Re 11:41.

   Il libro di Natan. “Sono scritte nel libro di Natan”. – 2Cron 9:29.

   Il libro di Gad. “Sono descritte . . . nel libro di Gad, il veggente”. – 1Cron 29:29.

   La profezia di Aiia di Silo. “Sono scritte . . . nella profezia di Aiia di Silo”. – 2Cron 9:29.

   Le profezia di Ieddo. “Sono scritte . . . nelle visioni di Ieddo il veggente”. – 2Cron 9:29.

   Le memorie di Iddo. “Si trovano scritte nelle memorie del profeta Iddo”. – 2Cron 13:22;12:15.

   Le storie di Scemaia. “Sono scritte nelle storie del profeta Semaia”. – 2Cron 12:15.

   La storia di Ozai . “Sono cose scritte nel libro di Ozai”. – 2Cron 33:19.

   Storia dei re d’Israele. “Si trovano iscritti nel libro dei re d’Israele” (1Cron 9:1); “Sono scritte nella storia dei re d’Israele”. – 2Cron 33:18.

   Libro delle cronache dei re d’Israele. “Sono scritte nel libro delle Cronache dei re d’Israele”. – 1Re 14:19.

   Libro delle cronache dei re di Giuda. “È scritto nel libro delle Cronache dei re di Giuda”. – 1Re 14:29.

   Anche per ciò che riguarda le Scritture Greche abbiamo la testimonianza di scritti, certamente genuini, ma che non entrarono nel canone biblico:

   La primissima lettera ai corinti. “Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori” (1Cor 5:9). Dato che il passo si trova già nella prima lettera ai corinti e dato che Paolo dice “vi” (ovvero ai corinti), qui si allude ad una precedente lettera, certamente di Paolo (“nella mia lettera”), che è andata persa e non compare nel canone.

   La lettera ai laodicesi. “Quando questa lettera [ovvero questa ai colossesi] sarà stata letta fra voi, disponete che sia letta anche nella congregazione dei laodicesi e che anche voi leggiate quella da Laodicea [che non possediamo più]”. – Col 4:16, TNM.

   Nella canonizzazione delle Scritture vi furono tre gradi:

  1. Divina ispirazione e autorità;
  2. Riconoscimento umano dell’ispirazione e autorità;
  3. Raccolta degli scritti ispirati.

I libri apocrifi delle Scritture Ebraiche

   La parola “apocrifo” deriva dal greco απόκρυφος (apòkrüfos): ἀπό (apò) = da; κρύπτω (krǜpto) = nascondere. Indica quindi “ciò che è tenuto nascosto”, ma non si deve pensare a chissà quali misteri occultati; il senso è quello di ciò che è tenuto lontano dall’uso. Si tratta dei seguenti libri: 1 Esdra, 2 Esdra, Tobia*, Giuditta*, parti di Ester*, La sapienza di Salomone*, Ecclesiastico*, Baruc*, La lettera di Geremia*, Il cantico dei tre giovani*, La storia di Susanna*, Bel e il dragone*, La preghiera di Azaria*, La preghiera di Manasse, 1 Maccabei*, 2 Maccabei* (l’asterisco* indica i libri accettati dalla Chiesa Cattolica, con il Decreto di Damaso De explanatione fidei, promulgato da papa Damaso I nel 382; nel 1546, al Concilio di Trento; la Chiesa Cattolica Romana confermò così definitivamente l’inclusione di queste aggiunte nel suo catalogo canonico e quindi furono incorporati nella Bibbia cattolica, chiamandoli “deuterocanonici” ossia appartenenti ad un secondo presunto canone). Comunque, il Concilio di Trento non accettò tutti gli apocrifi già approvati dal precedente Concilio di Cartagine, ma ne scartò tre: La preghiera di Manasse, 1 Esdra e 2 Esdra.

   Diamo alcune notizie di questi apocrifi:

   Giuditta. La cornice, sia storica che geografica, è imprecisa o del tutto errata. La Nuovissima Versione della Bibbia (NVB, pagg. 15, 16), osserva come l’autore di Giuditta “non si curi di essere preciso nel descrivere i luoghi, le persone e gli avvenimenti, ma faccia largamente uso della propria fantasia”. “La storia è inventata di sana pianta: altrimenti le sue inesattezze sarebbero incredibili” (The Illustrated Bible Dictionary, a cura di J. D. Douglas, 1980, vol. 1, pag. 76). Ecco una tra le tante incoerenze del libro: vi si dice che gli avvenimenti accaddero durante il “regno di Nabucodonosor, che regnò sugli Assiri nella grande città di Ninive” (Giuditta 1:1,7;1:5, 10, Tintori); ma Nabucodonosor era re di Babilonia e non regnò mai a Ninive: Ninive era già stata distrutta da suo padre Nabopolassar.

   Tobia. Si tratta di un romanzo popolare ispirato alla tradizione sapienziale pagana. È ricco di superstizioni e di errori. Ecco l’esempio di un errore: si afferma che Tobi, da giovane, vide la rivolta delle tribù settentrionali dopo la morte di Salomone (Tobia 1:4,5) e che poi fu pure deportato a Ninive con la tribù di Neftali (Tobia 1:11-13); per far ciò sarebbe vissuto più di 250 anni, ma Tobia 14:1-3 afferma che morì a 102 anni.

   1 Maccabei e 2 Maccabei. Non solo lo scrittore di questi apocrifi non pretende di avere l’ispirazione divina, ma spiega il suo “metodo” (non proprio storico): “Come infatti in una casa nuova all’architetto tocca pensare a tutta la costruzione, mentre chi è incaricato di dipingere a fuoco e a fresco deve badare solo alla decorazione, così, penso, è per noi. L’entrare in argomento e il passare in rassegna i fatti e l’insinuarsi nei particolari, spetta all’ideatore dell’opera storica; curare il sunto della esposizione e tralasciare i complementi della narrazione storica, è riservato a chi fa opera di compendio” (2 Maccabei 2:29-31). Citiamo dall’opera stessa le parole conclusive dell’autore, che già di per sé escludono l’ispirazione divina: “Se la disposizione dei fatti è riuscita scritta bene e ben composta, era quello che volevo; se invece è riuscita di poco valore e mediocre, questo solo ho potuto fare. Come il bere solo vino e anche il bere solo acqua è dannoso e viceversa come il vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così l’arte di ben disporre l’argomento delizia gli orecchi di coloro a cui capita di leggere la composizione. E qui sia la fine”. – 2 Maccabei 15:38,39, CEI.

   La sapienza di Salomone (o, semplicemente, Sapienza). Quest’opera subisce un evidente influsso ellenista: lo scrittore mostra notevole dimestichezza con la filosofia greca, ricorrendo alla terminologia platonica nell’esporre la dottrina dell’immortalità dell’anima umana (Sapienza 2:23;3:2,4), che è un concetto pagano; tra gli altri concetti pagani presenti nel libro ci sono la preesistenza dell’anima umana e l’idea che il corpo sia d’ostacolo all’anima (Ibidem 8:19,20;9:15); le narrazioni degli avvenimenti storici da Adamo a Mosè sono abbellite da molti particolari fantastici che sono in disaccordo col testo canonico della Bibbia.

   Ecclesiastico. Vi si afferma: “Dalla donna ebbe principio il peccato, per causa sua tutti moriamo” (25:24, CEI), il che sembrerebbe in contrasto con Rm 5:12-19 che attribuisce ad Adamo la responsabilità del peccato. Lo scrittore ammette candidamente che non è ispirato: “Siete dunque invitati a farne la lettura con benevolenza e attenzione e a perdonare se, nonostante l’impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a render la forza di certe espressioni . . . Dopo avervi dedicato molte veglie e studi in tutto quel tempo, ho condotto a termine questo libro, che pubblico per coloro che all’estero intendano istruirsi”. – Ecclesiastico 1: 1.

   Baruc. È rivolto agli ebrei della diaspora (o dispersione). In Baruc 1:1,2 si dice che Baruc si trovava in Babilonia, mentre la Bibbia dice che andò in Egitto (Ger 43:5-7); non ci sono prove che sia mai stato in Babilonia. Baruc 6:2 dice che gli ebrei rimarranno in Babilonia per sette generazioni e poi saranno liberati, ma la profezia canonica di Geremia afferma che la desolazione di Giuda durante l’esilio in Babilonia sarebbe durata 70 anni (Ger 25:11,12;29:10). Girolamo scrive: “Non ho ritenuto valesse la pena tradurre il libro di Baruc”.

   Lettera di Geremia. È rivolto agli ebrei della diaspora (o dispersione) in Siria e Fenicia.

   Preghiera di Azaria. Si trova aggiunto al libro canonico di Daniele nella Bibbia cattolica, apparendo come 3:24-45.   

   Cantico dei tre giovani. Si trova aggiunto al libro canonico di Daniele nella Bibbia cattolica come 3:46-90. I riferimenti che vi vengono fatti al tempio, ai sacerdoti e ai cherubini, non corrispondono al tempo a cui questa aggiunta apocrifa pretende di riferirsi.

   La storia di Susanna. Si trova aggiunto al libro canonico di Daniele nella Bibbia cattolica come cap. 13. Non si sa neppure quale fosse la lingua originale di questo apocrifo. Pare sia stata scritta nel 1° secolo a. E. V..

   Bel e il drago. Si trova aggiunto al libro canonico di Daniele nella Bibbia cattolica come cap. 14. Si tratta di “pie leggende”. – The Illustrated Bible Dictionary, vol. 1, pag. 76.

   Parti di Ester. Si tratta di sei brani aggiunti: Est 10:4–11:1;11:2–12:6;3:13:1-7;13:8–14:19;15:1-19;16:1-24. La collocazione di queste aggiunte varia secondo le diverse traduzioni: alcune le collocano alla fine del libro canonico di Est (come Girolamo nella Vulgata); altre le inseriscono nel testo canonico; noi le abbiamo citate secondo la Bibbia cattolica del Tintori. Dai brani apocrifi risulta che Mardocheo sarebbe stato fra i prigionieri deportati da Nabucodonosor e, oltre un secolo dopo!, sarebbe stato alla sua corte: ciò contraddice la parte canonica di Ester. Gli studiosi ritiengono che le aggiunte apocrife siano state fatte da un ebreo egiziano nel 2° secolo a. E. V..

   Va notato che le prove intrinseche della non canonicità di questi scritti apocrifi sono ancora più probanti di quelle estrinseche: gli insegnamenti che vi si riscontrano contraddicono quelli dei libri canonici, oltre ad essere contraddittori tra loro. Le inesattezze storiche, le inesattezze geografiche e gli anacronismi vi abbondano. L’influenza greca pagana è evidente. La stravaganza del linguaggio e lo stile letterario di questi apocrifi sono del tutto estranei alla Sacra Scrittura.

   Giuseppe Flavio indica che non furono mai inclusi nel canone palestinese o di Gerusalemme e, al massimo, erano considerati solo come scritti di secondaria importanza e non di origine divina. Tant’è vero che il concilio ebraico di Jamnia (verso il 90 E.V.) escluse categoricamente tali scritti dal canone ebraico: “Dal tempo di Artaserse fino al nostro è stata scritta una storia completa, ma non è stata ritenuta dello stesso valore dei documenti precedenti, perché manca l’esatta successione dei profeti” (Contro Apione, I, 38, 41). È importante l’opinione degli ebrei? Molto. Paolo la riconobbe: “A loro furono affidate le rivelazioni di Dio”. – Rm 3:1.

   In quanto alle prove estrinseche, va detto che i cosiddetti “padri della chiesa” dei primi secoli della nostra èra non attribuirono agli apocrifi grande importanza. Origène, all’inizio del 3° secolo, fece una netta distinzione fra questi scritti e quelli del vero canone. Atanasio, Cirillo di Gerusalemme, Gregorio Nazianzeno e Anfilochio, tutti del 4°, compilarono cataloghi degli scritti sacri seguendo il canone ebraico e ignorando questi scritti aggiunti o considerandoli di secondaria importanza. Girolamo (definito “il migliore studioso di ebraico” della chiesa primitiva, traduttore della Vulgata latina) prese una posizione decisa contro tali libri apocrifi; fu lui il primo a usare il termine “apocrifi” nel senso di non canonici. Egli scrive: “Ci sono ventidue libri . . . Questo prologo delle Scritture può concorrere per così dire alla difesa di tutti i libri che traduciamo dall’ebraico in latino: affinché siamo in grado di sapere che tutto ciò che è al di fuori va incluso negli apocrifi” (J. P. Migne, Patrologia latina, vol. 28, colonne 600, 601). Girolamo consigliò di stare bene attenti “a tutti quanti i libri apocrifi. Se qualche volta [si] avesse intenzione di consultarli, non per trarne verità dogmatiche ma solo per contemplarne devotamente i simboli, [si] sappia che gli autori non sono quelli che figurano nelle rispettive intestazioni e che ci sono frammischiati non pochi elementi falsi, per cui occorre una grande prudenza per discernere l’oro nel fango”. — Le lettere, Roma, 1962, vol. III, p. 274.

I libri apocrifi delle Scritture Greche

   Esistono anche numerosi apocrifi che nulla hanno a che fare con le ispirate Scritture Greche.

   Le prove intrinseche confermano la netta divisione tra gli scritti ispirati e le opere spurie, non ispirate. Gli scritti apocrifi sono fantasiosi, oltre che infantili. Molto spesso non sono neppure accurati.

I libri apocrifi

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   Ecco un elenco di questi apocrifi (in colore rosso i Vangeli; in colore blu gli Atti; in colore verde le Lettere; in colore prugna le Apocalissi; in colore nero gli altri scritti):

Vangelo di Giacomo, Liber de infantia Salvatoris, Vangelo dello pseudo-Tommaso, Vangelo dello pseudo-Matteo, Vangelo arabo dell’infanzia, Vangelo armeno dell’infanzia, Libro sulla natività di Maria, Storia di Giuseppe il falegname, Vangelo degli ebioniti, Vangelo dei nazareni, Vangelo degli ebrei, Libro segreto di Giovanni, Dialogo del Salvatore, Libro segreto di Giacomo, Libro di Tommaso, Libro del Salvatore, Vangelo di Apelle, Vangelo di Bardesane, Vangelo di Basilide, Santo libro del grande spirito invisibile, Vangelo greco degli egiziani, Vangelo di Eva, Vangelo di Filippo, Vangelo di Giuda, Vangelo di Maria Maddalena, Vangelo di Mattia, Vangelo della perfezione, Vangelo dei quattro reami celesti, Vangelo di Berlino, Sapienza di Gesù Cristo, Quinto vangelo, Vangelo della verità, Vangelo di Gamaliele, Vangelo di Nicodemo, Vangelo di Pietro, Dichiarazione di Giuseppe di Arimatea, Libro di Giovanni, Vangelo di Barnaba, Vangelo di Bartolomeo, Vangelo di Taddeo, Predicazione di Pietro, Vangelo di Andrea, Vangelo di Cerinto, Vangelo dei dodici, Vangelo di Mani, Vangelo di Marcione, Vangelo segreto di Marco, Vangelo dei settanta, Atti di Andrea, Atti di Andrea e Mattia, Cap. 29 di At, Atti Barnaba, Atti di Bartolomeo, Atti di Santippe e Polissena, Atti di Filippo, Atti di Giovanni, Atti di Marco, Atti di Paolo, Atti di Paolo e Tecla, Atti di Pietro, Atto di Pietro, Atti di Pietro e Andrea, Atti di Pietro e dei dodici, Atti di Pietro e Paolo, Atti di Pilato, Atti di Simone e di Giuda, Atti di Taddeo, Atti di Timoteo, Atti di Tito, Atti di Tommaso, Lettera agli alessandrini, Lettera degli Apostoli, Lettera di Barnaba, Lettera dei corinti a Paolo, Lettera di Ignazio, Lettera ai laodicesi, Lettere di Paolo e Seneca, Terza lettera di Paolo ai corinti, Lettera di Pietro a Filippo, Lettera di Pietro a Giacomo il minore, Lettera dello pseudo-Tito, Lettere di Gesù Cristo al re Abgar di Edessa, Lettera di Publio Lentulo, Prima apocalisse di Giacomo, Seconda apocalisse di Giacomo, Apocalisse della Vergine (greca), Apocalisse della Vergine (etiope), Apocalisse di Pietro (greca), Apocalisse di Pietro (copta), Apocalisse di Paolo (greca), Apocalisse di Paolo (copta), Apocalisse di Stefano, Apocalisse di Tommaso, Sentenza di Pilato, Anafora di Pilato, Paradosis di Pilato, Lettere di Pilato e Erode, Lettere di Pilato e Tiberio, Vendetta del Salvatore, Morte di Pilato, Guarigione di Tiberio, Discesa all’inferno, Dottrina di Addai, Giudizio di Pietro, Insegnamento di Pietro, Martirio di Andrea apostolo, Martirio di Matteo, Resurrezione di Gesù Cristo, Tradizione di Mattia, Dormizione della beata Vergine, Transito della beata Vergine.      

   Tutti questi scritti apocrifi sono un chiaro tentativo di fornire informazioni che gli scritti ispirati e canonici non danno deliberatamente (come gli avvenimenti della vita di Yeshùa dalla sua prima infanzia fino al battesimo). Ma non solo. Sono anche il tentativo di sostenere dottrine e tradizioni che non hanno alcun fondamento nella Bibbia o, addirittura, sono in contrasto con la Scrittura. I “Vangeli” apocrifi offrono un’immagine falsata di Yeshùa. “Quanto ai concetti di questi scritti apocrifi, si può dire che in gran parte dipendono dai libri canonici: quando poi se ne distaccano, anche se non cadono in tendenziosità ed eresie, declinano in puerilità meschine oppure si perdono in fantasticherie ridicole”. – Introduzione generale alla versione della Bibbia a cura di Giuseppe Ricciotti, pag. 14.

   Questi scritti apocrifi non furono mai accettati come ispirati né inclusi come canonici nei più antichi cataloghi o collezioni delle Scritture Greche. Si trattava spesso di tentativi da parte di eretici di falsificare la verità per conferire autorità al loro messaggio. Ciò è testimoniato anche da Paolo quanto scrive: “Vi preghiamo di non lasciarvi così presto sconvolgere la mente, né turbare sia da pretese ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche lettera data come nostra”. – 2Ts 2:1,2; cfr 3:17.

   Purtroppo, oggi molti sprovveduti tengono in un certo conto questi apocrifi. Anzi, pare che abbiamo più interesse per essi che per la vera Bibbia. Un esempio è dato dal recente successo mondiale del libraccio Il codice Da Vinci, che sugli apocrifi si basa. Da parte nostra non lo riteniamo neppure degno di una discussione: un autore che crede che “Da Vinci” sia un cognome, non merita neppure la minima attenzione.

   La primitiva congregazione dei discepoli di Yeshùa individuò molto presto l’apostasia, ma questa ebbe poi il sopravvento, come era stato profetizzato da Paolo: “Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli”. – At 20:29,30.

   Pietro fece una profezia simile: “Ci saranno anche tra di voi falsi dottori che introdurranno occultamente eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li ha riscattati, si attireranno addosso una rovina immediata. Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via della verità sarà diffamata”. – 2Pt 2:1,2.

   Paolo, parlando del ritorno di Yeshùa, dice che “quel giorno non verrà se prima non sia venuta l’apostasia”. – 2Ts 2:3.

   L’apostasia venne, ed è ancora all’opera. Dopo la morte degli apostoli, la prima congregazione dei discepoli di Yeshùa abbandonò man mano la sana dottrina biblica accogliendo eresie e paganesimo. Ne sorse la Chiesa Cattolica Romana. Quando, nel 16° secolo, ci fu la Riforma protestante, diverse eresie vennero eliminate, ma i protestanti si portarono pur dietro il retaggio di tanti errori. Dai protestanti si staccarono poi numerose sette, che – pur armate di buona volontà – non ripristinarono del tutto le verità bibliche. Eppure, in mezzo a tanta zizzania, crescono ancora spighe di grano.

“Il regno dei cieli è simile a un uomo che aveva seminato buon seme nel suo campo. Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico e seminò le zizzanie in mezzo al grano e se ne andò. Quando l’erba germogliò ed ebbe fatto frutto, allora apparvero anche le zizzanie. E i servi del padrone di casa vennero a dirgli: «Signore, non avevi seminato buon seme nel tuo campo? Come mai, dunque, c’è della zizzania?». Egli disse loro: «Un nemico ha fatto questo». I servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a coglierla?». Ma egli rispose: «No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano. Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio»”. – Mt 13:24-30.

   È opera solo umana quella che pretende di costituire il suo proprio campo di solo grano definendosi l’unica vera religione: già nella definizione si autocondanna, perché – appunto – è solo una religione (concetto estraneo alla Bibbia, in cui neppure appare la parola).

   Le spighe di grano non sono attualmente raccolte in un campo ben recintato: sono ancora in mezzo alla molta zizzania, “tuttavia, il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: Il Signore conosce quelli che sono suoi”. – 2Tm 2:19.

   Per costoro, che hanno la loro vita nascosta con Yeshùa in Dio (Col 3:3), rimane valido più che mai questo consiglio ispirato: “Verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa”. – 2Tm 4:3-5.