La sconsolata vecchiaia di Abraamo fu rallegrata dalle nozze di suo figlio Isacco, ormai quarantenne, che prese in moglie Rebecca. Nella cronologia siamo a meno di 1900 anni prima nella nascita di Yeshùa.

   Chi era Rebecca? Dato che Abraamo non voleva in nessun modo che una cananea divenisse la moglie di suo figlio Isacco, incaricò un suo fidatissimo servo (probabilmente Eliezer) di andare nella terra dei suoi parenti per trovare una ragazza onesta per lui.

   “Abraamo disse al più anziano dei servi di casa sua, che aveva il governo di tutti i suoi beni: ‘Metti la tua mano sotto la mia coscia e io ti farò giurare per il Signore, il Dio dei cieli e il Dio della terra, che tu non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei in mezzo ai quali abito; ma andrai al mio paese, dai miei parenti, e vi prenderai una moglie per mio figlio, per Isacco». Il servo gli rispose: ‘Forse quella donna non vorrà seguirmi in questo paese; dovrò allora ricondurre tuo figlio nel paese dal quale tu sei uscito?’ Abraamo gli disse: ‘Guàrdati dal far tornare là mio figlio! Il Signore, il Dio dei cieli, che mi fece uscire dalla casa di mio padre e dal mio paese natale – e mi parlò e mi giurò dicendo: Io darò alla tua discendenza questo paese – egli stesso manderà il suo angelo davanti a te e tu prenderai di là una moglie per mio figlio. Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai sciolto da questo giuramento che ti faccio fare; soltanto, non ricondurre là mio figlio»’. E il servo pose la mano sotto la coscia d’Abraamo suo signore, e gli giurò di fare queste cose”. – Gn 24:2-9.

   Il servo partì e, guidato da Dio, giunse ad Haran in Mesopotamia (Gn 24:10). “Dopo aver fatto riposare sulle ginocchia i cammelli fuori della città presso un pozzo d’acqua, verso sera, all’ora in cui le donne escono ad attinger acqua, disse: ‘O Signore, Dio del mio signore Abraamo, ti prego, fammi fare quest’oggi un felice incontro; usa bontà verso Abraamo mio signore!’” (Gn 24:11,12). “Non aveva ancora finito di parlare, quand’ecco uscire, con la sua brocca sulla spalla, Rebecca, figlia di Betuel figlio di Milca, moglie di Naor fratello d’Abraamo. La fanciulla era molto bella d’aspetto, vergine; nessun uomo l’aveva conosciuta. Lei scese alla sorgente”. – Gn 24:15,16.

   Presentatosi alla famiglia di Rebecca, ottenne infine Rebecca – con il consenso di lei – quale sposa per Isacco. – Gn 24:31-61.

   “Isacco era uscito, sul far della sera, per meditare nella campagna; e, alzando gli occhi, guardò, e vide venire dei cammelli. Anche Rebecca alzò gli occhi, vide Isacco, saltò giù dal cammello, e disse al servo: ‘Chi è quell’uomo che viene per la campagna incontro a noi?’ Il servo rispose: ‘È il mio signore’. Ed ella, preso il velo, si coprì. Il servo raccontò a Isacco tutto quello che aveva fatto. E Isacco condusse Rebecca nella tenda di Sara sua madre, la prese, ed ella divenne sua moglie, ed egli l’amò”. – Gn 24:63-67.

   Abraamo, prima di morire, ebbe il tempo di rallegrarsi per le nozze del figlio Isacco. La sua era stata una vita di ubbidienza a Dio, di fede, di speranza e di fiducia. Abraamo ebbe fede in Dio fino alla fine. Consapevole che le promesse divine sarebbero continuate con Isacco, “Abraamo diede tutto ciò che possedeva a Isacco” (Gn 25:5). “Poi Abraamo spirò in prospera vecchiaia, attempato e sazio di giorni”. – Gn 25:8.

   Il popolo di Israele ancora non era venuto all’esistenza. All’inizio ci fu quell’uomo, Abraamo, l’“amico di Dio”. A lui l’Onnipotente aveva promesso una discendenza numerosa. Dio mantiene sempre le promesse. Isacco era l’unico figlio che Abraamo ebbe da sua moglie Sara, quindi importante anello della discendenza che avrebbe portato al sorgere di Israele, popolo di Dio, e a Yeshùa (1Cron 1:28,34; Mt 1:1,2; Lc 3:34). “Dopo la morte d’Abraamo, Dio benedisse suo figlio Isacco”. – Gn 24:11.

Giacobbe, figlio di Isacco

   “Isacco implorò il Signore per sua moglie Rebecca, perché ella era sterile. Il Signore l’esaudì e Rebecca, sua moglie, concepì. I bambini si urtavano nel suo grembo ed ella disse: ‘Se così è, perché vivo?’ E andò a consultare il Signore. Il Signore le disse: ‘Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore’. Quando venne per lei il tempo di partorire, ecco che lei aveva due gemelli nel grembo. Il primo che nacque era rosso e peloso come un mantello di pelo. Così, fu chiamato Esaù [עֵשָׂו (Esàv), “Peloso”]. Dopo nacque suo fratello, che con la mano teneva il calcagno di Esaù e fu chiamato Giacobbe [יַעֲקֹב (Yaaqòv), “Soppiantatore”]. Isacco aveva sessant’anni quando Rebecca li partorì” (Gn 25:21-26). Ci troviamo all’incirca 1850 anni rima della nascita di Yeshùa.

   I nomi stessi dei due gemelli erano un presagio, poiché Giacobbe soppiantò – sebbene con qualche artificio – il primogenito Esaù, con la benedizione paterna.

   “Isacco era diventato vecchio. La sua vista si era tanto indebolita da non vederci più”. Chiamato il figlio maggiore, Esaù, lo pregò di esaudire un suo desiderio. “Esci in campagna e ammazza un po’ di selvaggina. Poi preparami un piatto saporito, come piace a me, e portamelo. Io lo mangerò e poi ti darò la mia benedizione, prima di morire”. Rebecca, in ascolto, studiò un piano e chiese a Giacobbe di portarle due capretti. “Io cucinerò per tuo padre un piatto di suo gusto. Lo porterai a tuo padre perché lo mangi, e così, prima di morire, darà a te la benedizione”. Astutamente, Rebecca rivestì poi mani e collo di Giacobbe con pelo di capretto, così che potesse apparire peloso come il fratello Esaù. Isacco “non lo riconobbe perché le sue braccia erano coperte di peli, come quelle di Esaù. Perciò lo benedisse”. – Gn 27:1,3,4,9,10,23, PdS.

   Non è il caso che il lettore occidentale si scandalizzi per il comportamento di Rebecca e di Giacobbe. Nella società patriarcale, alla morte del padre il figlio maggiore diventava capofamiglia ed esercitava l’autorità. Generalmente era il primogenito che riceveva la speciale benedizione paterna (Gn 27:4,36; 48:9,17,18). Ciò comportava anche il diritto a due parti della proprietà paterna, ovvero riceveva il doppio della parte complessiva spettante ai suoi fratelli. Il padre poteva, però, trasferire la primogenitura a un altro figlio, per qualche motivo speciale. Ciò avvenne nel caso di Ruben, che perse la primogenitura per aver avuto rapporti sessuali con la concubina del padre (1Cron 5:1, 2). Il primogenito poteva anche vendere la primogenitura a un fratello, come fece Esaù. Costui disprezzò la primogenitura e la vendette a suo fratello Giacobbe in cambio di un semplice pasto. – Gn 25:30-34; Eb 12:16.

   Sebbene con astuzia, Rebecca e Giacobbe si mantennero nella legalità. Non agirono per interesse materiale: la Bibbia non dice che Giacobbe abbia fatto valere l’acquisto della primogenitura per ottenere una parte doppia della proprietà di Isacco (che consisteva di beni mobili o personali, dato che Isacco non possedeva della terra, se non il campo di Macpela, dove c’era una caverna che serviva da luogo di sepoltura). L’interesse di Giacobbe era quello di trasmettere alla sua famiglia beni spirituali: la promessa divina fatta ad Abraamo circa la discendenza del seme. – Gn 28:3,4,12-15.

   Esaù era un pessimo elemento, un selvaggio. Sebbene NR traduca Gn 25:27 con “Esaù divenne un esperto cacciatore, un uomo di campagna” e TNM traduca con “un uomo del campo”, l’ebraico אִישׁ שָׂדֶה (ish sadèh) potrebbe essere tradotto “uomo selvaggio”. Questa espressione appare più appropriata dato il contrasto con Giacobbe:

 

Gn 25:27, NR

“Esaù . . . un uomo di campagna”

“Giacobbe un uomo tranquillo”

Gn 25:27, testo ebraico

אִישׁ שָׂדֶה

יַעֲקֹב אִישׁ תָּם

Esàu . . . ish sadèh

Yaaqòv ish tam

Esaù . . uomo selvaggio

Giacobbe uomo integro

 

   “Esaù . . . un uomo di campagna” (NR), “Giacobbe un uomo irriprovevole” (TNM). A differenza del fratello Giacobbe, l’“irriprovevole”, Esaù aveva una mentalità materialistica.

   Quando Esaù, stanco e affamato, era tornato una volta dai campi mentre Giacobbe stava cuocendo della minestra, fu disposto – lì, sui due piedi – a vendersi la primogenitura pur di mangiare quel piatto di minestra.  Giacobbe, che apprezzava le cose spirituali e non materiali, gli chiese di vendergli in cambio la primogenitura. Esaù mostrò di non avere il minimo apprezzamento per le cose sacre, cioè per la promessa fatta da Dio ad Abraamo riguardo alla discendenza tramite cui tutte le nazioni della terra si sarebbero benedette. Esaù agì d’impulso e cedette con un giuramento la primogenitura a Giacobbe per un semplice piatto di lenticchie e del pane. Per lui la primogenitura valeva meno di una minestra. Esaù manifestò così anche completa mancanza di fede. Questo era Esaù, “Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura” (Eb 12:16). L’archeologia conferma che fra le antiche popolazioni del Medio Oriente c’era l’usanza di comprare la primogenitura: un’iscrizione rinvenuta a Nuzi menziona un uomo che ricevette tre pecore dal fratello in cambio della sua parte di eredità.

   Forse Esaù credeva anche alla promessa, forse, ma – se ci credeva – probabilmente non aveva nessuna intenzione di subirne le conseguenze: “Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni” (Gn 15:13).  — Gn 25:29-34.

   Esaù scelse anche di essere poligamo: prese in moglie due donne ittite, pagane. Queste donne furono fonte di amarezza per Isacco e Rebecca. — Gn 26:34,35;36:2.

   In quanto a Rebecca, ella era perfettamente al corrente del volere di Dio. Fu proprio a lei, prima della nascita dei gemelli, che Dio rivelò: “Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore” (Gn 25:23). L’inclinazione non spirituale di Esaù aveva contribuito a farle amare di più Giacobbe (Gn 25:28). Esaù covava rancore verso il fratello Giacobbe e aspettava l’opportunità per ucciderlo. Rebecca, sapendolo, aveva spinto Giacobbe a rifugiarsi ad Haran da suo fratello Labano. Per ottenere il consenso di Isacco per quel viaggio, ella preferì dire al marito che Giacobbe andava a cercarsi moglie, piuttosto che rivelargli l’intenzione omicida di Esaù. Questo fatto spinse Esaù a prendersi una terza moglie, una figlia di Ismaele. – Gn 27:41–28:9; 36:3.

   Non c’è dubbio che Giacobbe aveva diritto alla benedizione. Esaù non solo non la meritava, ma se l’era venduta per una minestra.

   Rebecca e Giacobbe si comportarono in quel modo perché sapevano che la benedizione spettava a Giacobbe. Questi non travisò dolosamente i fatti per impadronirsi di qualcosa che non gli apparteneva. La Bibbia stessa – sempre pronta a riconoscere candidamente le colpe – non condanna ciò che fecero Rebecca e Giacobbe. Giacobbe ricevette la benedizione cui aveva diritto. Ed eccola la benedizione di Isacco a Giacobbe:

 

“Ti servano i popoli, davanti a te si pieghino le nazioni. Sarai il padrone dei tuoi fratelli”.

Gn 27:29, PdS.

 

   Ricevuta la benedizione, l’inganno è scoperto. Arriva Esaù con il suo buon piatto appetitoso … “Allora Isacco fu scosso tra un tremito fortissimo”. – Gn 27:30-33, PdS.

   Isacco, riferendosi a Giacobbe, ammette di fronte ad Esaù: “L’ho anche benedetto. E benedetto resterà” (Gn 27:33, PdS). “Appena ebbe udito le parole di suo padre, Esaù si mise a urlare, pieno di profonda amarezza. Poi disse a suo padre: ‘Padre, benedici anche me!’” (Gn 27:34, PdS). Isacco stesso si rese alla fine evidentemente conto che era stata fatta la volontà di Dio. Infatti, nel mandare poi Giacobbe ad Haran a cercarsi moglie, Isacco lo benedisse di nuovo. Si noti cosa disse in particolare:

“Il Dio onnipotente ti benedica, ti renda fecondo e ti moltiplichi, in modo che tu diventi un’assemblea di popoli, e ti dia la benedizione d’Abraamo: a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda il paese dove sei andato peregrinando, che Dio donò ad Abraamo”. – Gn 28:3,4.

   Lo scrittore di Ebrei commenta: “Per fede Isacco benedisse Giacobbe” (11:20). È giusto, alla fine, concludere che il risultato fu quello che Dio aveva in mente. Isacco in qualche modo riconobbe la guida di Dio in ciò che era accaduto. Disse, infatti, a Esaù: “Ecco, la tua dimora sarà priva della fertilità della terra e della rugiada che scende dal cielo. Tu vivrai della tua spada, e sarai servo di tuo fratello” (Gn 27:39,40). Commenta ancora lo scrittore di Eb: “Sapete che anche più tardi, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto, sebbene la richiedesse con lacrime, perché non ci fu ravvedimento”. – Eb 12:17.