Abbiamo visto, negli studi precedenti, i grandi protagonisti impiegati da Dio nella formazione del suo popolo: Abraamo, Isacco, Giacobbe, Mosè e Giosuè. Coprono un periodo di circa 500 anni, da circa il 2000 al 1500 prima della nascita di Yeshùa. È indubbiamente utile per la propria formazione spirituale riflettere sulle qualità di questi uomini di Dio. Non potremo che trarne del bene.

   Giosuè. È quasi incredibile: sappiamo che Giosuè fu colui che introdusse il popolo ebraico nella Terra promessa e sappiamo delle sue gesta eroiche, ma passerebbe quasi inosservato se Dio non lo avesse messo al comando del popolo dopo Mosè. Eppure Giosuè era un validissimo aiutante di Mosè (Nm 11:28). Questo già ci dice della sua devozione, tanto più significativa quanto svolta senza clamori. Quando Mosè ridiscese dal Sinày, Giosuè era lì ad aspettarlo: lo aveva atteso fedelmente, nonostante il popolo si fosse sviato con l’idolatria (Es 24:1,2,9-18;32:15-17). Dopo questo brutto episodio d’idolatria, Giosuè rimase accanto a Mosè nella tenda di riunione, non distaccandosene (Es 33:7,11). Secondo lo storico Giuseppe Flavio, Giosuè aveva 35 anni meno di Mosè: abbiamo quindi un giovane che sta devotamente accanto al maturo uomo scelto da Dio.

   Quando furono scelte 12 spie che andassero in avanscoperta ad esplorare la Terra promessa prima che gli ebrei vi entrassero, Giosuè era tra loro. Al rientro, dieci di questi fecero un rapporto sfavorevole, esagerando negativamente le cose. Solo due furono obiettivi, e Giosuè era uno dei due. L’intero popolo minacciò allora di lapidare i due e stavano per farlo. Dovette intervenire Dio, decretando poi che tutti quegli ebrei non sarebbero entrati nella Terra Promessa. Ma ai due (e uno era Giosuè) fu permesso di sopravvivere e di entrare (Nm 13:1-16,25-29;14:6-10,26-30). Non solo Giosuè aveva mostrato coraggio come esploratore nella pericolosa missione, ma mostrò coraggio morale nel difendere le sue convinzioni.

   Giosuè aveva fede in Dio. Anni dopo disse agli ebrei: “Riconoscete dunque con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra che neppure una di tutte le buone parole che il Signore, il vostro Dio, ha pronunciate su di voi è caduta a terra; tutte si sono compiute per voi: neppure una è caduta a terra”. – Gs 23:14.

   Il nome originale di Giosuè era Hoshèa (“salvezza”), in ebraico הֹושֵׁעַ (Nm 13:8). “Mosè diede a Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè” (Nm 13:16). Mosè aggiunse la sillaba che rappresenta il nome divino: י (y), ottenendo così Yehoshùa.

 

הֹושֵׁעַ

Hoshèa

Osea

יְהֹושֻׁעַ

Yehoshùa

Giosuè

 

   Si tratta dello stesso identico nome di Yeshùa il consacrato, che nel caso del successore di Mosè rimane “Giosuè”, ma nel caso di Yeshùa si trasforma stranamente nelle traduzioni bibliche in “Gesù”.

   Giosuè era degno di fiducia. Lo dimostra il fatto che fu scelto da Dio per dare il cambio a Mosè (Nm 27:15-20; Dt 31:7,8). Giosuè era fedele, eseguiva quanto Dio gli diceva. Quando fu il momento di entrare nella Terra Promessa, gli bastò un semplice comando di Dio: “Àlzati dunque, attraversa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figli d’Israele” (Gs 1:2). Giosuè ubbidì, intrepidamente.

   L’integrità, la perseveranza e la sicurezza di Giosuè sono evidenti da ciò che egli seppe ottenere dal popolo: “Israele servì il Signore durante tutta la vita di Giosuè” (Gs 24:31). Quando ormai erano nella Terra promessa, a Sichem Giosuè organizzò una delle riunioni di popolo più memorabili della storia di Israele: uomini, donne e bambini di tutte le 12 tribù (Gs 8:30-33). Giosuè legge tutta la Legge al popolo! “Giosuè lesse tutte le parole della legge, le benedizioni e le maledizioni, secondo tutto ciò che è scritto nel libro della legge. Non vi fu parola, di tutto ciò che Mosè aveva comandato, che Giosuè non leggesse in presenza di tutta la comunità d’Israele, delle donne, dei bambini e degli stranieri che camminavano in mezzo a loro” (Gs 8:34,35). L’intera nazione (uomini, donne, bambini e forestieri) era radunata nella valle di Sichem (fra il monte Ebal e il monte Gherizim), una valle ben irrigata. Sei tribù si collocarono ai piedi del Gherizim; le altre sei si radunarono dal lato opposto della valle, ai piedi dell’Ebal. Tutti pronti ad ascoltare (Gs 8:33-35). I soliti critici obiettano: in quella valle stretta c’era spazio per una nazione intera? E come poterono udire tutti quanti senza microfoni e amplificatori? Obiezioni di chi non sa bene come stanno le cose. Già, perché l’acustica della valle è ottima. Tutti i viaggiatori [che hanno visitato il luogo] sono d’accordo su due punti: 1. Che non poteva esserci alcuna difficoltà a udire distintamente dall’Ebal o dal Gherizim qualunque cosa venisse detta nella valle. 2. Che questi due monti offrivano sufficiente spazio perché tutto Israele potesse starvi in piedi” (A. Edersheim, erudito biblico del 19° secolo). “Ho gridato per sentire l’eco e poi mi sono immaginato che effetto dovette fare quando i leviti proclamarono ad alta voce . . . E poi quel possente AMEN! dieci volte più forte, proveniente dalla grande congregazione, che si leva e s’ingrossa e riecheggia dall’Ebal al Gherizim e dal Gherizim all’Ebal”. – W. Thomson, The Land and the Book.

   Circa venti anni dopo, poco prima di morire, Giosuè riunisce di nuovo a Sichem l’intera nazione (Gs 24:1), e mette ciascuno di fronte alla propria responsabilità: “Scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri servirono di là dal fiume o gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore”. – V. 15.

   Davvero grande questo Giosuè. In tutti i 40 anni nel deserto fu intimo e fedele compagno di Mosè, poi si dimostrò non solo bravo come capo militare ma anche come guida spirituale (Nm 11:28; Es 24:13;33:11; Gs 1:1). Era un ottimo stratega e un intrepido comandante militare, e lo dimostrò ben presto sconfiggendo gli amalechiti (Es 17:9-14). Davvero fu “uomo in cui è lo Spirito”. – Nm 27:18.

   Le sue furono qualità provate. Non stupisce che circa 1500 anni dopo sia stato ricordato nella Bibbia (At 7:45; Eb 4:8). Egli fu anche impiegato da Dio come agiografo o scrittore sacro del libro biblico di Giosuè: il passo di Gs 6:25 indica che lo scrittore era un testimone oculare; la tradizione ebraica riconosce Giosuè come scrittore di Gs; il libro stesso lo dichiara: “Giosuè scrisse queste cose nel libro della legge di Dio”. – Gs 24:26.

   Giosuè fu sempre leale e ubbidiente a Dio.