Dio parla tramite Yeshùa e la sua parola è convincente: “Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, la folla si stupiva del suo insegnamento, perché egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi”. – Mt 7:28,29.

   Yeshùa chiama Matteo ed egli abbandona tutto per seguirlo. Comanda ai venti, alla febbre, ai demòni e il suo comando è irresistibile. “Lo voglio, sii purificato” (Mt 8:3) dice al lebbroso che d’improvviso guarisce. Perdona i peccati e questi restano perdonati, come documenterà la guarigione visibile del paralitico, addotta a conferma. Yeshùa prega, e il Padre lo ascolta, come appare dalla resurrezione di Lazzaro. Incontra alla porta di una città (Nain) chiamata La Bella una vedova piangente che conduce il suo unigenito alla sepoltura: “Il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: «Non piangere!». E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si alzò e si mise seduto, e cominciò a parlare. E Gesù lo restituì a sua madre”. – Lc 7:13-15.

   La parola di Dio fu creatrice; tutte le cose sono belle e buone perché provenienti dalla parola di Dio (cfr. Gn 1, Gv 1:1-3), perciò ogni cibo approvato dalla Bibbia è buono e può essere preso con rendimento di grazia: “Tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da respingere, se usato con rendimento di grazie; perché è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera”. – 1Tim 4:4,5.

   La parola di Dio è efficace perché ricrea le persone dando loro la salvezza. I credenti devono vivere nell’amore giacché sono tutti membri di un’unica famiglia perché nati tutti dal medesimo seme: la Parola di Dio: “Avendo purificato le anime vostre con l’ubbidienza alla verità per giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a vicenda di vero cuore, perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio”. – 1Pt 1:22,23.

   “Non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1:16). La Parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente.

   Perché la parola di Dio operi occorre tuttavia accoglierla umilmente: “Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature”, “ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi”. – Gc 1:18,21b.

   Lo sviluppo della chiesa nel libro degli Atti è presentato come un frutto della parola di Dio che fonda e costruisce questa chiesa: “La Parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente” (At 6:7). “La Parola di Dio progrediva e si diffondeva sempre di più” (At 12:24). “La Parola di Dio cresceva e si affermava potentemente” (At 19:20). “Esso [il vangelo] è in mezzo a voi, e nel mondo intero, porta frutto e cresce, come avviene anche tra di voi, dal giorno che ascoltaste e conosceste la grazia di Dio in verità”. – Col 1:6.

   È parola orale? Sì! Essa è ancora orale, ma è la stessa parola che fu poi codificata negli scritti delle Scritture Greche. Queste non sono sorte a tavolino, ma rispecchiano e riproducono fedelmente il vangelo del tempo apostolico. Sono la riproduzione scritta della predicazione orale: “Così dunque, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera” (2Tes 2:15). Tramite questi scritti sappiamo oggi ciò che gli apostoli predicavano allora. La parola di Dio che ci rigenera quando è accolta con fede, ci condanna quando viene respinta.

   La parola di Dio ci corregge efficacemente. L’abbiamo già visto nelle raccomandazioni di Paolo a Timoteo (2Tim 3:16); ce lo ripete ancora la lettera agli ebrei in forma assai espressiva: “La parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto”. – Eb 4:12,13.

   Essendo la parola di Yeshùa, il Signore glorificato, non può venire incatenata: “Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, della stirpe di Davide, secondo il mio vangelo, per il quale io soffro fino ad essere incatenato come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata”. – 2Tim 2:8,9.

   La parola di Dio è conforto al sofferente. Noi siamo chiamati a partecipare alle sofferenze e alla morte insieme a Yeshùa per risorgere con lui, per essere così partecipi anche della sua gloria. Ciò si può attuare tramite il conforto che ci viene dalle Scritture: “Tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza”. – Rm 15:4.

   Paolo, mosso dallo spirito, è in viaggio verso Gerusalemme, senza sapere quel che gli succederà ed è ricolmo di tristi presagi comunicatigli dai profeti di Tiro: “Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non metter piede a Gerusalemme” (At 21:4). Nel suo emozionante congedo dai vescovi di Efeso così dice quale suo testamento spirituale:  “Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono sempre comportato con voi, servendo il Signore con ogni umiltà, e con lacrime, tra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei; e come non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho annunziate e insegnate in pubblico e nelle vostre case, e ho avvertito solennemente Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo. Ed ecco che ora, legato dallo Spirito, vado a Gerusalemme, senza sapere le cose che là mi accadranno. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine [con gioia] la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio. E ora, ecco, io so che voi tutti fra i quali sono passato predicando il regno, non vedrete più la mia faccia. Perciò io dichiaro quest’oggi di essere puro del sangue di tutti; perché non mi sono tirato indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio. Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue. Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime. E ora, vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l’eredità di tutti i santificati”. – At 20, 18-32.

   Non è la parola che viene affidata ai vescovi, ma sono i vescovi a venire affidati alla Parola che continuerà a costruire la chiesa e a donare l’eredità del regno a coloro che l’accoglieranno.

   Noi non abbiamo conosciuto personalmente Paolo, né lo abbiamo accompagnato piangendo fino alla nave; però Paolo ha lasciato la sua parola e noi la riceviamo – quale realmente è – come parola di Dio; ed essa continua a costruire in noi e per mezzo di noi la chiesa, il corpo mistico di Yeshùa glorificato.