La poesia fu una delle principali manifestazioni dell’animo umano, ma all’inizio si tramandava oralmente di bocca in bocca. Per questo, salvo casi particolari in cui il pensiero si sviluppa più ampiamente, assunse un andamento binario, detto parallelismo, che era un efficace metodo mnemonico. Il pensiero si divide come in due parti di cui la seconda ripete, come una eco, con parole diverse lo stesso concetto del primo, oppure lo mette in risalto tramite il contrasto. I due metodi si chiamano:

  • Parallelismo sinonimo
  • Parallelismo antitetico

Un esempio del primo lo abbiamo in Pr 21:23:

“Due sorte di pesi sono qualcosa di detestabile a Geova,
e la bilancia ingannatrice non è buona”. – TNM.

   Un esempio del parallelismo antitetico l’abbiamo in Pr 10:16:

“L’attività del giusto dà luogo alla vita;
il prodotto del malvagio dà luogo al peccato”. – TNM.

   L’orientale, sempre immaginoso e iperbolico, mostra tale caratteristica in modo speciale nei libri poetici. La natura stessa è resa partecipe agli eventi dell’uomo e, in certo senso, umanizzata. In Sl 24:7-10 il poeta si rivolge alle porte perché alzino il loro stipite superiore per lasciar passare con più facilità il re della gloria. In Is 55:12 si presentano gli alberi che “battono le mani”, mentre i colli danno grida di gioia al ritorno in patria degli esuli.

Occorre quindi stare attenti a non prendere alla lettera certe espressioni. Il “carro” (di Dio, del fuoco) raffigura il temporale con i suoi fulmini e il rumoreggiare del tuono (in certe regioni italiane, quando tuona, si dice che gli angeli giocano a bocce): “Tu coroni l’annata con i tuoi benefici, e dove passa il tuo carro stilla il grasso. Esso stilla sui pascoli del deserto” (Sl 65:11,12; cfr. 18:7-15). Con questo concetto si può meglio comprendere il rapimento di Elia la cui scomparsa sarebbe avvenuta durante una tempesta (= carro): “Essi continuarono a camminare discorrendo insieme, quand’ecco un carro di fuoco e dei cavalli di fuoco che li separarono l’uno dall’altro, ed Elia salì al cielo in un turbine. Eliseo lo vide e si mise a gridare […]. Poi non lo vide più2Re 2:11,12). Tant’è vero che alcuni suoi discepoli vogliono andare a cercarlo pensando che il vento lo abbia gettato in qualche burrone: “Ecco qui fra i tuoi servi cinquanta uomini robusti; lascia che vadano in cerca del tuo signore, se mai lo spirito del Signore l’avesse preso e gettato su qualche monte o in qualche valle” (v. 16). Ciò corrisponde in pieno alla descrizione del Salmo: “[Dio] fa delle nuvole il suo carro, avanza sulle ali del vento; fa dei venti i suoi messaggeri, delle fiamme di fuoco [fulmini] i suoi ministri”. – Sl 104:3,4.