בשר (basàr)


Nota:

In questo studio, citando TNM sarà sostituita alla parola italiana quella originale ebraica; ciò sarà indicato così: TNM*.


 

Se nèfesh nelle Scritture Ebraiche viene riferito a Dio nel 3% scarso dei passi, per basàr ciò non avviene neppure in un solo caso in tutta la Bibbia. Viceversa, delle bestie si parla più spesso della loro basàr che della loro nèfesh. In tutto, basàr compare nella Bibbia per 273 volte: ben 104 riguardano gli animali. Già da questa statistica si capisce che basàr indica qualcosa che in larga misura è proprio sia degli esseri umani che delle bestie. Che significati assume basàr?

1. Carne.

   Is 22:13 descrive così la leggerezza di Gerusalemme:

“Ecco, esultanza e allegrezza, l’uccidere bovini e lo scannar pecore, il mangiar basàr e il bere vino”. – TNM; da qui in avanti useremo la sigla TNM* per indicare che la parola “carne” è stata sostituita con l’originale ebraico basàr; usiamo questa traduzione – sebbene non tra le migliori – perché tende ad essere letterale, aspetto richiesto dal nostro studio.

   È chiaro che qui basàr indica la carne bovina e ovina dei vitelli e delle pecore scannati. Is 44:16 parla di basàr nel senso di carne arrostita al fuoco.

   Per prima cosa, basàr significa la carne di bestie vive. Così si esprime Gb 41:15 sulla basàr del coccodrillo: “Compatte sono in lui le parti flosce della sua carne [basàr]” (NR). Qui citiamo da NR perché TNM traduce molto stranamente l’ebraico מַפְּלֵי בְשָׂרֹו (maflè vesarò), “giogaie di sua carne”, trasformandolo nell’incomprensibile: “La sua superbia sono solchi di scaglie”! Le giogaie (מַפְּלֵי, maflè) sono la parte molle della pelle sotto il collo.

   Più spesso si parla della carne delle bestie destinate ai sacrifici: “In quanto alla pelle del toro e a tutta la sua basàr insieme alla sua testa e alle sue zampe e ai suoi intestini” (Lv 4:11, TNM*), “La vacca dev’essere bruciata sotto i suoi occhi. Se ne brucerà la pelle e la basàr e il sangue insieme allo sterco” (Nm 19:5, TNM*). A questo riguardo è indicativo che basàr non appare così spesso in altri libri della Bibbia come nel Levitico.

   Come si parla di basàr-carne degli animali, così si può parlare di basàr umana. Lv 26:29 contiene questa maledizione: “Dovrete mangiare dunque la basàr dei vostri figli, e mangerete la basàr delle vostre figlie” (TNM*). Degli aguzzini che opprimono il popolo di Dio, in Is 49:26 viene detto: “A quelli che ti maltrattano farò certamente mangiare la loro propria basàr; e come col vino dolce diverranno ebbri del loro proprio sangue”. – TNM*.

   Della basàr come carne umana, distinguendola dalle ossa, parla il racconto della creazione della donna: “[Dio] prese una delle sue costole e chiuse quindi la basàr sul posto d’essa” (TNM*; riguardo all’errata traduzione relativa alla “costola” si veda il nostro studio Eva da una costola di Adamo? nella sezione La donna nella Bibbia). Nelle descrizioni dell’intero corpo umano, basàr rappresenta una parte (la carne) distinta dalle ossa: “Stendi la tua mano, ti prego, e tocca fino al suo osso e alla sua basàr” (Gb 2:5, TNM*). Accanto alle ossa, che rappresentano la struttura interna, basàr significa innanzitutto ciò che è visibile esternamente. La pelle è nominata come terza componente. “Ha fatto consumare la mia basàr e la mia pelle. Mi ha rotto le ossa” (Lam 3:4, TNM*). Gb 10:11 aggiunge come quarto componente i nervi: “Mi vestivi di pelle e basàr e mi intessevi di ossa e tendini”. – TNM*.

   Per rappresentare l’essere umano vivente deve infine aggiungersi, quinto elemento, il respiro di vita (ruàch): “[Dio] ha detto a queste ossa:  . . . ‘Certamente metterò su di voi i tendini e sopra di voi farò venire la basàr, e certamente vi rivestirò di pelle e metterò in voi l’alito, e dovrete tornare a vivere’”. – Ez 37:5,6, TNM*.

   Così basàr, come carne, può indicare anche una parte della carne umana. “Dovete essere circoncisi nella basàr del vostro prepuzio”. – Gn 17:11, TNM*.

   Va notato anche che basàr inteso non come carne in senso completo ma come pezzo di carne (quindi basàr senza ulteriore specificazione) indica l’organo sessuale maschile, il pene. La traduzione di TNM di Lv 15:2 dice giustamente: “Nel caso che qualche uomo abbia uno scolo dal suo organo genitale”; il testo ebraico ha letteralmente: “dalla sua basàr”. La stessa cosa vale per l’organo sessuale femminile, la vulva: “Nel caso che una donna abbia uno scolo, e risulti che lo scolo dalla sua basàr è sangue”. – Ibidem v. 19.

   Indiscusso è il significato di Ez 16:26, in cui la sposa infedele Gerusalemme viene così affrontata da Dio: “Ti prostituivi ai figli d’Egitto, ai tuoi vicini di basàr grossa, e continuasti a far abbondare la tua prostituzione per offendermi” (TNM*). Qui TNM usa una specie di eufemismo che alla fine risulta incomprensibile al lettore, inducendolo ad intendere erroneamente che “di carne grossa” indichi persone grasse. La Bibbia è diretta: גִּדְלֵי בָשָׂר (ghidlè basàr), “con il basàr-pene che ingrossa”.

   Ancora più univoco è Ez 23:20, dove dell’infedele Ooliba-Gerusalemme è detto che “desiderava con ardore alla maniera delle concubine appartenenti a quelli il cui membro carnale [ebraico: “il cui basàr”] è come il membro carnale [basàr] degli asini” (TNM). Più dubbia è la traduzione che TNM fa della parte finale dello stesso versetto: “E il cui organo genitale è come l’organo genitale dei cavalli”; l’ebraico ha זִרְמַת סוּסִים זִרְמָתָם (zirmàt susìm zirmatàm), “il cui sperma è come sperma di cavalli”. Che zirmà non indichi “l’organo genitale” è evidente dal fatto che questo è già stato nominato poco prima con basàr; inoltre zimrà non si trova mai nella Bibbia con questo senso, ma si rinviene per descrivere l’acquazzone violento di un temporale, figura che ben si adatta al linguaggio concreto dei semiti per indicare l’eiaculazione.

   Osserviamo infine che questo pregnante uso eufemistico di basàr non trova uno sbocco positivo per rappresentare la forza generatrice, ma serve solo ad indicare l’infedeltà e l’impurità.

2. – Corpo.

   Dato che basàr sta per la parte visibile del corpo, il termine può anche indicare il corpo umano nella sua interezza. Secondo Nm 8:7, nel corso della consacrazione dei leviti si deve “far passare un rasoio su tutta la loro basàr” (TNM*), cioè su tutto il loro corpo. Elifaz, con lo stesso senso, dice in Gb 4:15: “Mi si rizzavano i peli della basàr” (TNM*). Lv 13:2,3, dando indicazioni per il trattamento del lebbroso, distingue in modo più preciso tra “pelle della basàr” e “il pelo nella piaga” (TNM*), ma in 19:28 basàr significa di nuovo il corpo con la sua pelle: “Non vi dovete fare tagli nella basàr . . . non vi dovete fare addosso alcun tatuaggio”. – TNM*.

   Basàr tende a trasformarsi poi nel pronome personale: “Le mie ossa si sono attaccate alla mia basàr” (Sl 102:5, TNM*). L’occidentale, usando il pronome (sottinteso), direbbe: ‘Sono pelle e ossa’. La sapienza personificata dice in Pr 4:22 che le sue parole sono per chi le accetta “salute per tutta la loro basar” (TNM*); ancora una volta possiamo usare il pronome dicendo che sono ‘salute per loro’. Il parallelismo di basàr con il pronome torna in Sl 119:120: “Dal terrore di te la mia basàr ha avuto un senso di brivido; e a causa delle tue decisioni giudiziarie [io] ho avuto timore”. – TNM*. L’occidentale direbbe: ‘Per paura di te io sono rabbrividito’.

   Similmente, nèfesh indica anche la basàr umana in quanto corpo: “L’uomo [già definito nèfesh in Gn 2:7] lascerà suo padre e sua madre e si dovrà tenere stretto a sua moglie e dovranno divenire una sola basàr” (Gn 2:24, TNM*), ovvero un solo corpo.

3. – Affinità.

   Si rifletta sul senso che basàr assume in Gn 37:27: “Dopo tutto, è nostro fratello, nostra basàr” (TNM*). Qui si parla di Giuseppe, basàr dei suoi fratelli carnali che lo stanno vendendo agli ismaeliti. Non possiamo prendere basàr-carne in senso generico come elemento comune alla razza umana. Qui indica un legame di parentela. Così anche in Nee 5:5: “Ora la nostra basàr è come la basàr dei nostri fratelli; i nostri figli sono come i loro figli”. –  TNM*.

   In Lv 18:6, dove si vieta l’incesto, TNM richiede qualche aggiustamento: “Non vi dovete avvicinare, nessun uomo di voi, ad alcun suo stretto parente carnale per scoprirne la nudità”. Il testo ebraico dice: “A nessuno di voi è lecito avvicinarsi alla carne [qui שְׁאֵר (sheèr)] della sua basàr”. TNM, riunendo il tutto in “suo stretto parente carnale” non coglie la differenza tra sheèr (“carne”) e basàr (qui carne in senso di “parentela”). Il testo dice – facendo una traduzione davvero moderna – che “a nessuno è lecito avvicinarsi intimamente ad un parente”. Basàr assume così il concetto giuridico di appartenenti ad una stessa famiglia. La cerchia dei parenti carnali come basàr viene determinata in Lv 25:49 come la schiatta (“famiglia”, mishpakhàh): “Qualsiasi parente consanguineo della sua basàr, uno della sua famiglia [מִּשְׁפַּחְתֹּו (mishpakhtò)]”. –  TNM*.

   Al di fuori di questi casi giuridici, basàr assume anche il significato di umanità intera. Di certo è questo il significato di col-basàr (כָּל־בָּשָׂר), “ogni carne”: “Ogni basàr [כָּל־בָּשָׂר (col-basàr)] benedica il suo santo nome a tempo indefinito, sì, per sempre”. – Sl 145:21, TNM*.

   In Gn 6:17 il concetto si allarga ancora, venendo ad includere – oltre a tutta l’umanità – l’intera fauna. Dice Dio: “Sto per portare il diluvio di acque sulla terra per ridurre in rovina ogni basàr [כָּל־בָּשָׂר (col-basàr)]” (TNM*). Mondo umano e mondo animale sono inclusi in col-basàr, “ogni carne”.

 

4. – Debolezza.

Basàr caratterizza la vita umana in generale in quanto debole, caduca in se stessa, peritura. Il Sl 56:4 riconosce:

“Ho confidato in Dio; non avrò timore.

Che mi può fare la basàr?”. – TNM*.

   Al v. 11 troviamo la stessa identica espressione in cui però, al posto di basàr-carne, c’è “uomo”: “Ho confidato in Dio. Non avrò timore. Che mi può fare l’uomo terreno?” (TNM; “terreno” è un’aggiunta, superflua, di TNM: non esiste, infatti, un uomo extraterrestre; l’ebraico ha אָדָם, adàm, “uomo”; dal contesto va da sé che qui “uomo” indica l’essere umano, maschio o femmina che sia; l’uomo maschio è אִישׁ, ish). Comunque, da questo parallelo basàradàm (carne-persona) risulta chiaro che basàr descrive la natura umana infida e priva di vera forza, in contrasto con quella divina: Ho confidato in Dio: che mi può fare l’adàmbasàr?

   Giobbe domanda a Dio: “Hai tu occhi di basàr, o vedi come vede l’uomo mortale?” (Gb 10:4, TNM*; anche qui “mortale” è un’aggiunta della traduzione, superflua: non esiste un uomo immortale! L’ebraico ha אֱנֹושׁ, ènosh, “individuo”, “persona”). Quindi, basàr è qualcosa che è in contrasto con la natura di Dio, qualcosa di tipicamente umano. Mai nella Bibbia basàr viene detto di Dio.

   In se stesso l’essere umano è basàr, debole, caduco. È proprio per questo che Dio pone dei limiti allo sdegno che prova per l’umanità:

“Egli fu misericordioso; copriva il loro errore e non causava rovina.

E molte volte fece ritrarre la sua ira,

e non destava tutto il suo furore.

E si ricordava che erano basàr”.

Sl 78:38,39, TNM*.

   Davanti a Dio che è santo, l’essere umano – in quanto basàr – non è solo debole e caduco, ma anche incline al peccato. Per questo non può resistere alla voce del Dio vivente: “Chi di ogni basàr ha udito la voce dell’Iddio vivente parlare di mezzo al fuoco come l’abbiamo udita noi eppure seguita a vivere?”. – Dt 5:26, TNM*.

   Così, già nelle Scritture Ebraiche basàr significa non soltanto la mancanza di forza nella creatura carnale, ma anche la sua debolezza nella fedeltà e nell’obbedienza alla pura Legge di Dio. Anche in Paolo la “carne” indica la debolezza umana (Rm 6:19): “So che in me, cioè nella mia carne, non dimora niente di buono” (Rm 7:18, TNM). Questa debolezza carnale è un grande ostacolo per l’ubbidienza alla Legge di Dio: “Con la [mia] mente io stesso sono schiavo della legge di Dio, ma con la [mia] carne della legge del peccato”. – Ibidem 7:25.

   Una via senza uscita? Così sarebbe, se Dio non avesse provveduto Yeshùa. Per questo Paolo esclama, pieno di gratitudine:

“Grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Così, dunque, con la [mia] mente io stesso sono schiavo della legge di Dio, ma con la [mia] carne della legge del peccato. Perciò quelli che sono uniti a Cristo Gesù non hanno nessuna condanna. Poiché la legge di quello spirito che dà vita unitamente a Cristo Gesù ti ha reso libero dalla legge del peccato e della morte. Poiché, essendovi un’impossibilità da parte della Legge, in quanto era debole a causa della carne, Dio, mandando il suo proprio Figlio nella somiglianza della carne peccaminosa e riguardo al peccato, condannò il peccato nella carne, affinché la giusta esigenza della Legge si adempisse in noi che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito. Poiché quelli che sono secondo la carne rivolgono la loro mente alle cose della carne, ma quelli che sono secondo lo spirito alle cose dello spirito. Poiché rivolgere la mente alla carne significa morte, ma rivolgere la mente allo spirito significa vita e pace; perché rivolgere la mente alla carne significa inimicizia con Dio, poiché non è sottoposta alla legge di Dio, né, infatti, può esserlo. Quindi quelli che sono in armonia con la carne non possono piacere a Dio”. – Rm 7:25-8:8, TNM.

   Si tratta del meraviglioso piano di Dio attuato da Yeshùa. Come Dio aveva promesso:

“Io metterò la mia legge nell’intimo loro,

la scriverò sul loro cuore,

e io sarò loro Dio,

ed essi saranno mio popolo”.

Ger 31:33.