Yeshùa, prima di essere arrestato, ingiustamente processato e ucciso, aveva detto rivolto a Gerusalemme: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Infatti vi dico che da ora in avanti non mi vedrete più, finché non direte: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore!’”. – Mt 23:37-39.

   Si noti: i giudei non lo avrebbero visto più finché non lo benedetto riconoscendolo come “colui che viene nel nome del Signore” ovvero come loro messia. Giacché Yeshùa da lì a poco fu ucciso, e per loro volontà, non colsero allora l’opportunità di riconoscerlo come loro messia. Ciò significa che la profezia (e la promessa) di Yeshùa riguarda ancora il futuro. È, infatti, alla sua seconda venuta (At 1:11), quando tornerà sulla terra con il suo corpo glorioso, che i giudei lo riconosceranno come loro messia, accogliendolo, tributandogli onore e dichiarandogli: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.

   A chi appartiene Gerusalemme? Al di là delle giuste rivendicazioni giudaiche sulla città e al di là delle assurde pretese palestinesi e islamiche su di essa, Gerusalemme è nelle mani di Dio, che ne farà un modello per tutte le nazioni della terra restaurata:

“Riguardo a Giuda e a Gerusalemme.

Avverrà, negli ultimi giorni,

che il monte della casa del Signore

si ergerà sulla vetta dei monti,

e sarà elevato al di sopra dei colli;

e tutte le nazioni affluiranno a esso.

Molti popoli vi accorreranno, e diranno:

‘Venite, saliamo al monte del Signore,

alla casa del Dio di Giacobbe;

egli ci insegnerà le sue vie,

e noi cammineremo per i suoi sentieri’.

Da Sion, infatti, uscirà la legge,

e da Gerusalemme la parola del Signore.

Egli giudicherà tra nazione e nazione

e sarà l’arbitro fra molti popoli;

ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro,

e le loro lance, in falci;

una nazione non alzerà più la spada contro un’altra,

e non impareranno più la guerra”. – Is 2:1-4.

   Yeshùa tornerà a Gerusalemme come re immortale di tutta la terra (Zc 14:4). Prima, però, dovrà accadere ciò che profetizza Zc 12:2,3:

“Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei”.

   Si prospettano tempi tragici per Gerusalemme: la città santa diverrà il centro del prossimo conflitto mondiale. Sarà attaccata da molte nazioni e distrutta. Tuttavia, il suo destino, decretato da Dio, è di diventare centro di pace per tutta la terra: “Io torno a Sion e abiterò in mezzo a Gerusalemme; Gerusalemme si chiamerà la Città della fedeltà, il monte del Signore degli eserciti, Monte santo”. – Zc 8:3.

   “Così parla il Signore degli eserciti: ‘Ci saranno ancora vecchi e vecchie che si sederanno nelle piazze di Gerusalemme, ognuno avrà il bastone in mano a motivo della loro età molto avanzata. Le piazze della città saranno piene di ragazzi e di ragazze che si divertiranno”. – Zc 8:4,5.

   Gerusalemme è molto più di una città: essa ha un valore altamente spirituale, è la Città di Dio.

   La congregazione o chiesa dei discepoli di Yeshùa è “la Gerusalemme celeste, ed è lei la nostra madre” (Gal 4:26, PdS). Tutti i patriarchi, i profeti e tutti i fedeli di Israele, “tutti costoro, pur avendo avuto buona testimonianza per la loro fede, non ottennero ciò che era stato promesso. Perché Dio aveva in vista per noi qualcosa di meglio, in modo che loro non giungessero alla perfezione senza di noi” (Eb 11:39,40). Aspettavano “la città che ha le vere fondamenta e il cui architetto e costruttore è Dio”. – Eb 11:10.

   “Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città” (Eb 11:16). Questa nuova città di Dio, la Gerusalemme celeste, “la nuova Gerusalemme”, “scende dal cielo”, da Dio (Ap 3:12). “’Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate’. E colui che siede sul trono disse: ‘Ecco, io faccio nuove tutte le cose’. Poi mi disse: ‘Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere’”. – Ap 21:3.5.

   Nonostante i vili attacchi terroristici degli islamici, gli assalti e le provocazioni, e perfino la prossima guerra mondiale che l’avrà per obiettivo, Gerusalemme ha un futuro solenne senza pari e unico. Il destino che Dio le ha riservato.