Nel secondo secolo della nostra èra erano ormai morti tutti gli apostoli e i discepoli originari di Yeshùa che lo avevano conosciuto di persona. Verso la fine del primo secolo era morto anche l’apostolo Giovanni, il più tardivo. Il secondo secolo portò quindi a una degenerazione dell’insegnamento vero di Yeshùa. L’apostasia, che era già in fermento, trovò via libera senza più il freno degli apostoli.

   Ciò che accadde dell’insegnamento originario di Yeshùa venne reinterpretato e spesso cambiato. Il paganesimo iniziava a infiltrarsi in quella che era stata la congregazione primitiva dei discepoli. Paolo stesso aveva previsto questa degenerazione: “Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli”. – At 20:29,30.

   Gli scritti lasciatici dai “cristiani” del secondo secolo e dei secoli successivi vanno quindi presi con molta cautela. Questi scritti contengono già l’apostasia, tuttavia ci sono in essi elementi preziosi che – isolati dai pensieri chiaramente apostati – possono darci informazioni interessanti. È il caso del soggetto qui trattato: la Cena del Signore.

   Giustino era un filosofo nato in Samaria (quindi pagano) verso il 100-101 della nostra èra e morto verso il 165; divenne “cristiano” e scrisse, tra l’altro, una famosa Apologia. In tale apologia, al capitolo 66 si legge: “Nel giorno del sole [domenica] coloro che abitano le città o le campagne si radunano in uno stesso luogo. Allora si leggono le memorie degli apostoli o gli altri scritti dei profeti […]. Quindi ci leviamo tutti in piedi, innalziamo preghiere e si portano il pane, il vino e l’acqua” (corsivo aggiunto). A parte la novità dell’inserimento dell’acqua, notiamo qui che la Cena del Signore era celebrata settimanalmente. Il fatto che avvenisse ogni domenica ci dà un indizio dell’infiltrazione del paganesimo: il sabato biblico iniziava a essere sostituito dal pagano “giorno del dio sole”. Quello, comunque, che ci interessa è la frequenza. La cena era settimanale. Questa frequenza settimanale non era certo nata all’improvviso: era una tradizione. Questo ci conferma che la Cena del Signore era già celebrata (come si è visto nello studio recedente) non annualmente ma con frequenza.

   Non solo. Il fatto che la celebrazione fosse così frequente conferma anche che il pane usato era quello comune, dato che il pane azzimo era riservato al solo periodo pasquale.