Le religioni le inventano tutte per non ubbidire alla Legge di Dio. Si arriva perfino ad aggiustare il testo biblico per fargli dire quello che non dice.

   Così, in TNM si legge:

“L’uomo è dichiarato giusto non a motivo delle opere della legge,

ma solo per mezzo della fede”. – Gal 2:16, TNM.

   Che le opere della Legge di per sé non ci rendano giusti è una realtà e una verità biblica. Occorreva il sacrificio di Yeshùa. D’altra parte, il solo sacrificio di Yeshùa non basta di per sé a salvarci; se così fosse, tutto il mondo sarebbe salvato. Per essere salvati occorrono la nostra fede nel sacrificio del messia di Dio e la nostra ubbidienza alla Legge di Dio. Si vedano al riguardo gli studi precedenti in questa stessa categoria.

   Ora, leggendo la traduzione di Gal 2:16 che TNM ne fa, sembrerebbe che l’uomo è dichiarato giusto “solo per mezzo della fede”. Se così fosse, la Bibbia si contraddirebbe, giacché Giacomo – ispirato come Paolo – dice chiaramente che “l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto” (Gc 2:24). Stando a TNM, si crea questa incongruenza:

TNM

Gal 2:16

“Solo per mezzo della fede”

Gc 2:24

“Non per la fede soltanto”

   Tale contraddizione non appartiene però alla Sacra Scrittura, ma alla traduzione che è influenzata dal credo religioso del traduttore, credo contrario alla verità biblica.

   Che cosa dice davvero Paolo in Gal 2:16? Ecco la frase vera, così come appare nella Bibbia, nel suo testo originale:

εἰδότες δὲ ὅτι οὐ δικαιοῦται ἄνθρωπος ἐξ ἔργων νόμου ἐὰν μὴ διὰ πίστεως Χριστοῦ Ἰησοῦ

eidòtes de òti u dikaiùtai ànthropos ecs èrgon nòmu eàn dià pìsteos christù Iesù

sapenti poi che non è giustificato uomo da opere di legge se non attraverso fede di consacrato Yeshùa

   La congiunzione ἐάν (eàn) significa “se”, “nel caso che”. Come si nota, l’opposizione “ma” è inserita arbitrariamente da TNM e non appartiene al testo biblico. Si cerca soltanto di creare un’opposizione tra le opere della Legge e la fede, opposizione che nel testo della Scrittura non c’è.

   In più, l’espressione ἐὰν μὴ (eàn me) è una costruzione tipica che significa “a meno che” (cfr. Vocabolario del Nuovo Testamento). Nel passo paolino si ha proprio questa costruzione ovvero ἐάν (eàn) + μὴ (me), ἐὰν μὴ (eàn me):

οὐ δικαιοῦται ἄνθρωπος ἐξ ἔργων νόμου ἐὰν μὴ διὰ πίστεως Χριστοῦ Ἰησοῦ

u dikaiùtai ànthropos ecs èrgon nòmu eàn dià pìsteos christù Iesù

non è giustificato uomo da opere di legge a meno che attraverso fede di consacrato Yeshùa

   Questa identica costruzione si trova in Mt 18:3, che stavolta  – non essendoci implicate le opere della Legge – TNM traduce correttamente: “Veramente vi dico: A meno che [ἐὰν μὴ (eàn me)] non vi convertiate” (TNM). Così anche in Mr 7:3: “I farisei e tutti i giudei non mangiano a meno che [ἐὰν μὴ (eàn me)] non si lavino le mani fino al gomito” (TNM). Ora, non è che farisei e giudei non mangiassero mai, ma mangiavano solo se prima si erano lavati fino al gomito. Allo stesso modo, si è dichiarati giusti per le opere della Legge solo se si ha fede in Yeshùa. Da sole, le opere della Legge, non bastano a farci dichiarare giusti. Così anche in Lc 13:3: “Ma, a meno che ἐὰν μὴ (eàn me)] non vi pentiate, sarete tutti distrutti” (TNM). L’espressione ἐὰν μὴ (eàn me) non significa mai “solo” o “soltanto”, come traduce TNM. Casomai, significa “soltanto se”, togliendo però la negazione alla frase precedente: ‘I farisei e i giudei mangiano soltanto se si lavano prima’; ‘l’uomo è giustificato dalle opere della legge soltanto se ha fede di Yeshùa’.

   Citiamo altri esempi.

Gv 3:3

“Verissimamente ti dico: A meno che [ἐὰν μὴ (eàn me)] uno non nasca di nuovo, non può vedere il regno di Dio”

Significato

Uno può vedere il regno di Dio soltanto se nasce di nuovo

Gv 3:27

“Un uomo non può ricevere nulla a meno che [ἐὰν μὴ (eàn me)] non gli sia stato dato dal cielo”

Significato

Un uomo può ricevere qualcosa soltanto se gli è dato dal cielo

Gv 6:44

“Nessuno può venire a me a meno che [ἐὰν μὴ (eàn me)] il Padre, che mi ha mandato, non lo attiri”

Significato

Si può andare da Yeshùa soltanto se si è attirati da Dio

   Le opere della Legge, dunque, da sole non bastano. Occorre la fede sincera in Yeshùa. Ma la fede in Yeshùa da sola non basta. In armonia con quanto detto da Giacomo (Gc 2:24), Paolo dichiara che “l’uomo non è dichiarato giusto per le opere della legge, a meno che [siano] a motivo della fede”. – Gal 2:16, traduzione diretta dal greco.

   L’affermazione di Paolo è ancora più forte in considerazione di ciò che dice: “Noi Giudei di nascita, non stranieri peccatori, sappiamo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge” (Gal 2:15,16). Come autentico giudeo, Paolo sapeva l’importanza che i giudei davano alle opere della Legge e sapeva che per loro erano tutto. Paolo corregge questa idea: le opere della Legge da sole non danno la giustificazione, a meno che ci sia la fede in Yeshùa. Perciò, sì alle opere della Legge, ma solo se c’è la fede nel messia Yeshùa.