La prospettiva della fede biblica, che scopre anche nei fenomeni naturali l’intervento di Dio, riappare pure nella considerazione biblica della vita umana.

   È Dio che dà il fiato vitale all’uomo, ritirando il quale egli muore: “Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente” (Gn 2:7), “Tu ritiri il loro fiato e muoiono”. – Sl 104:29.

   Il matrimonio è una delle cose più straordinarie: è Dio che crea l’umanità dividendola in maschi e femmine: “Li creò maschio e femmina” (Gn 1:27). Nella prospettiva biblica è Dio che conferisce il dono di poter trovare una moglie adatta al marito: “Chi ha trovato moglie ha trovato un bene e ha ottenuto un favore dal Signore” (Pr 18:22; cfr. 31:10-31). L’amore è qualcosa di misterioso e d’incomprensibile: “Ci sono tre cose per me troppo meravigliose; anzi quattro, che io non capisco: […] la traccia dell’uomo nella giovane” (Pr 30:18,19), “la via dell’uomo robusto con una fanciulla” (TNM); si tratta dell’atto della penetrazione, descritto poeticamente: “La via dell’amore tra un uomo e una donna” (PdS). Quest’amore tra uomo e donna, donato da Dio, deve essere vissuto alla luce dell’amore di Yeshùa verso la sua congregazione: “Il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, lui, che è il Salvatore del corpo […]. Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei”. – Ef 5:23,25.

   Miracolo è anche il concepimento di un bambino. Eva riceve Set dal Signore: “Ella disse: ‘Dio mi ha dato un altro figlio’” (Gn 4:25). È Dio che con la sua provvidenza protegge i suoi figli, per cui Yeshùa raccomanda di lasciar perdere ogni ansietà per il futuro:

“Non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita? E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questa maniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? Non siate dunque in ansia, dicendo: ‘Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?’. Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose”. – Mt 6:25-32.

   Similmente, Paolo esorta a confidare in Dio vittorioso: “Sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. – Rm 8:38,39.

   Non solo la vita degli uomini è guidata da Dio, ma anche quella degli uccelli; perfino il numero dei capelli è contato da Dio e non ne cade uno senza il suo permesso: “Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Mt 10:29,30). La fede biblica vede in ogni cosa la mano di Dio.

   La preghiera ha nella Bibbia un carattere miracoloso: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa” (Mt 7:7,8). Un pensatore ebreo (A. Y. Heschel) ha scritto stupendamente: “Pregare è sognare in combutta con Dio”.

   Quando si legge la Bibbia non si ricorda semplicemente un evento del passato, ma si ascolta quello che Colui che permanente vive ci dice oggi. Questo è il senso meraviglioso di Es 19:1 che viene del tutto perso nelle nostre comuni traduzioni: “Nel primo giorno del terzo mese, da quando furono usciti dal paese d’Egitto, i figli d’Israele giunsero al deserto del Sinai”. Letto così, in una traduzione, non appare nulla di straordinario. Ma il testo originale biblico riserva una sorpresa grandiosa; è una frase che in genere non è tradotta o è tradotta male:

בַּיֹּום הַזֶּה

bayòm hazè

nel giorno il questo

   Bayòm hazè significa letteralmente “nel giorno il questo”; messo in italiano: “in questo giorno”. Così il versetto recita:

“Il terzo mese da che i figli d’Israele erano usciti dal paese d’Egitto,

 in questo giorno giunsero nel deserto del Sinày”

   Parrebbe esserci un’incongruenza. Perché “in questo giorno”? Il testo dovrebbe dire casomai “in quel giorno”. I traduttori sono andati sempre in confusione. C’è chi non traduce affatto, come NR. C’è chi corregge il testo biblico, come TNM: “Il terzo mese da che i figli d’Israele erano usciti dal paese d’Egitto, lo stesso giorno, giunsero nel deserto del Sinai”. Questo passo ha confuso a lungo i rabbini che si domandavano perché mai la Bibbia dicesse “in questo giorno”. Poi ci fu la comprensione: il giorno in cui Dio dà la sua Legge è oggi, ogni giorno. L’ebreo Paolo comprendeva pienamente questo significato:

“Come dice lo Spirito Santo:‘Oggi, se udite la sua voce […] Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente; ma esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si può dire: «Oggi», perché nessuno di voi s’indurisca per la seduzione del peccato. Infatti siamo divenuti partecipi di Cristo, a condizione che manteniamo ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio, mentre ci viene detto: ‘Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori”. – Eb 3:7,12-15.

   Il credente vive ogni “oggi” consapevole della presenza attenta di Dio, grato per la sua sollecitudine. Il credente sa che la vita umana in ogni sua manifestazione è qualcosa di miracoloso, anche se si svolge entro le leggi naturali.