La trinità ha un’origine antichissima, che non è biblica. Sarebbe un errore pensare che la storia trinitaria sia iniziata nel 2°/3° secolo. Le sue radici sono molto più antiche e affondano nel paganesimo babilonese. Tutto pare nascere dalla leggendaria figura della regina Semiramide. Una tradizione la identifica con la regina babilonese Shammuramat, figlia dalla dea Derceto e del siriano Caistro. Alcuni scrittori greci (Erodoto di Alicarnasso del 5° sec. a. E. V. e il sacerdote babilonese Beroso del 3° sec. a. E. V.) dicono di lei che fu una grande regina. Conquistò la Media, l’Egitto e l’Etiopia, e fece costruire le mura di Babilonia e i famosi giardini pensili, una delle sette meraviglie del mondo antico. Giustino (filosofo palestinese del 2° sec.) e Agostino di Ippona (filosofo, teologo, padre e dottore della Chiesa, del 4°/5° sec.) la consideravano un esempio di corruzione, di lussuria, e donna incestuosa, avendo avuto relazione con il proprio figlio.

   La ricostruzione di questo mito ci porta a dopo il Diluvio. Uno dei tre figli di Noè, Cam (Gn 5:32), ebbe un figlio di nome Cus (Gn 10:6; 1Cron 1:8). La leggenda narra che questo Cus sposò una donna chiamata Semiramis (Semiramide), da cui nacque Nimrod. Nella Bibbia non troviamo traccia di Semiramide, tuttavia vi è menzionato che “Cus generò Nimrod, che cominciò a essere potente sulla terra” (1Cron 1.10). Già il nome Nimrod la dice lunga. In ebraico è נִמְרֹוד (Nimròd) che, a quanto pare, deriva dal verbo מרד (maràd), “ribellarsi”. “Perché, allora, fu chiamato Nimrod? Perché istigò il mondo intero a ribellarsi (himrid) alla Sua [di Dio] sovranità”. – Talmud babilonese, Erubin 53°.

   Fu questo Nimrod a fondare il primo impero postdiluviano: “Il principio del suo regno fu Babel” (Gn 10:10) ovvero Babilonia. La Bibbia lo definisce “Nimrod, potente cacciatore davanti al Signore” (Gn 10:9), in cui la parola “davanti” (לִפְנֵי, lifnè) va intesa come “contro” (cfr. Targumim e Giuseppe Flavio in Antichità giudaiche, I, 114, 115). La torre di Babele e la relativa città sorsero per un progetto megalomane: “Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra” (Gn 11:4). La costruzione della città fu interrotta da Dio stesso. – Gn 11:5-8.

   Secondo il mito, Semiramide non fu solo la madre di Nimrod ma ne divenne anche la moglie. Ormai è accertato che i miti e le leggende possono essere sorti da alcuni fatti storici che ne sono alla base. Alla base del mito e della leggenda c’è di solito un evento storico. Ad esempio, i miti greci degli dèi scesi sulla terra e accoppiatisi con donne che generarono semidei, richiamano ciò che nel libro biblico della Genesi è narrato in 6:1-4; l’evento del Diluvio registrato nella Bibbia (Gn 6:9–9:19) rimane nei ricordi di molte nazioni antiche, che lo tramandarono miticamente. Così, Nimrod e Semiramide sono ricollegabili a Marduk (dio mesopotamico;giovane toro del sole”, dal sumerico amar-utuk) e ad Astarte (Grande Madre fenicia e cananea, connessa con l’Ishtar babilonese, menzionata nella Bibbia come Astoret in 1Sam 31:10). I miti s’intrecciano. Lo sposo di Astarte (Ishtar, Astoret) era il dio Adon (assiro Adonis), identificato dai greci con Adone; per gli egizi era Osiride, sposo di Iside (che ci riporta ad Astarte), la greca Afrodite.

   Una delle diverse versioni su come Semiramis ebbe come figlio un dio, spiega che dopo la morte di Nimrod, Semiramis partorì un figlio, Tammuz (Adone per i greci). Questo Tammuz aveva come moglie la dea sumera Inanna (assimilata alla babilonese Ishtar, alla greca Afrodite e alla romana Venere). Siccome Semiramide non poteva aver concepito Tammuz dopo la morte di Nimrod, il suo concepimento appariva miracoloso e vi si vide la rinascita di Marduk ovvero Nimrod.

   Ora, facendo un’analisi e cercando di ricomporre i pezzi, si nota come Semiramis assume nella triade pagana il ruolo dello spirito santo e suo figlio quello del seme divino nel grembo della madre; si pensi poi all’incarnazione di Nimrod in Tammuz, considerati la stessa persona. Gli stessi concetti sono presenti nella trinità. In seguito, la posizione del padre come figura del dio diminuì e il centro del culto divenne l’immagine della madre con il figlio/dio incarnato in braccio. Questo culto si diffuse rapidamente in tutto il mondo conosciuto. Gli antichi germani adoravano la vergine Hertha col bambino in braccio. Gli scandinavi la chiamavano Disa. La madre egiziana era Iside con il bambino Horus. In India la madre era Devaki e il bambino Krishna. In Asia erano conosciuti come Cibele e Deoius. Nella Roma pagana, come Fortuna e Giove puer (fanciullo). In Grecia come Cerere, la Grande Madre col bambino al seno, o come Irene, la dea della pace con il figlio Fiuto tra le braccia. L’immagine della madre con il bambino in braccio era talmente radicata nella mente pagana che quando il cristianesimo ovvero la chiesa apostata, successiva alla vera chiesa dei discepoli di Yeshùa, si fuse con il paganesimo romano sotto l’imperatore Costantino, quelle immagini furono semplicemente rinominate e adorate come la vergine Maria con suo figlio Gesù /Dio incarnato. Così, la madre pagana e il bambino divino entrarono nella religione cosiddetta cristiana; il culto cattolico di Maria con Gesù bambino perpetua questo paganesimo. Si pensi che in Tibet, in Cina e Giappone, i missionari gesuiti furono stupiti di trovare la controparte della loro Madonna e del bambino come loro devotamente li veneravano. Shing Moo, la Santa Madre, in Cina era raffigurata con un bambino in braccio e attorniata di gloria, esattamente come se fosse stata modellata da artigiani romani cattolici; una copia della Madonna con bambino.

   I cosiddetti cristiani sostengono che Semiramide e tutte le altre madri vergini con il loro dio/bambino siano tutte false immagini ideate dal diavolo. Siamo d’accordo. “Non c’è da meravigliarsene, visto che anche Satana finge dì essere un angelo” (2Cor 11:14, PdS). Ciò che forse non sospettano i cattolici, però, è che anche la loro venerazione di Maria è diabolica. Ritenerla mediatrice tra noi e Yeshùa e, bestemmiando, chiamarla perfino madre di Dio, che altro è se non un inganno satanico? L’appellativo “regina del cielo” svela il forte legame che la Madonna inventata dai cattolici ha con le raffigurazioni pagane della stessa dea che era venerata sotto nomi diversi; già Astarte era venerata come “regina del cielo”. Lo stesso nome Inanna (l’Ishtar babilonese) significa letteralmente “regina del cielo”. – Cfr. Ger 7:18.

   L’adorazione della “regina del cielo” era ancora praticata nel 4° secolo della nostra èra. Abbiamo questa testimonianza intorno al 375 della nostra èra: “Certe donne addobbano una specie di carro o di portantina e, dopo avervi steso sopra un telo di lino, in un certo giorno festivo dell’anno vi pongono dinanzi per alcuni giorni una pagnotta che offrono nel nome di Maria. Poi tutte le donne mangiano di quel pane” (Epifanio, Panarion, 79,1,7). È lo stesso Epifanio che collega quest’usanza all’adorazione della “regina del cielo”, citando Ger 7:18 e 44:25. – Ibidem, 79,8,1,2; cfr. Epiphanius, a cura di Karl Holl, Lipsia, 1933, Vol. 3, pagg. 476, 482, 483.

   Il culto di Astarte (Ishtar, Astoret, Iside, Afrodite, Demetra, Diana) fu attivo a Efeso fino al 431, quando fu soppiantato dal culto di Maria. “Regina del cielo” era il titolo di Semiramide, dea moglie e madre del re babilonese Nimrod.

   Come già piegato, il nome Nimrod deriva dal verbo מרד (maràd), “ribellarsi”, indicando così una persona ribelle. Per i romani era Marte: per i greci Ares, il cui nome deriva dal greco ἀρά (arà), “rovina, maledizione”; non a caso era dio della guerra. Più s’indaga in questi miti, più ogni cosa ci riporta a Nimrod. L’anglosassone Zernebogus, una divinità adorata dai pagani anglosassoni – il cui nome è caldeo e significa “seme del profeta Cus” – ci riporta al biblico Cus (Gn 10:6; 1Cron 1:8) che secondo la leggenda sposò Semiramis (Semiramide), da cui nacque Nimrod, poi incarnatosi nel loro figlio Tammuz. I cusiti, discendenti di Cus, erano di pelle nera, tanto che Ger 13:23 domanda retoricamente se “può un Cusita cambiare la sua pelle”. Zernebogus era “il nero, malevolo, divinità nefasta”.  Nimrod era simboleggiato anche da un corno; Marduk (dio mesopotamico a lui collegato) era rappresentato come “giovane toro”. In Egitto, Iside (Astarte) era raffigurata con le corna. Il dio Baal era pure collegato ad Astarte; in Medio Oriente, Baal Karnaim significa letteralmente “signore delle corna”. Il simbolo di Apollo erano le corna. Pashupati è una delle manifestazioni del Shiva indiano ed è rappresentato con le lunghe corna. In poche parole, abbiamo l’esatto equivalente dell’idea popolare del diavolo, raffigurato con le corna e spesso nero.

   L’Iside egizia è poi collegata ad Astarte. Isidoro, poeta egiziano del primo secolo, così inneggiava a Iside: “Regina degli dèi, Donatrice di ricchezza, Signora onnipotente, Buona Fortuna, Iside dal grande nome . . . Tutti i mortali che vivono sulla terra infinita, Traci, Greci o barbari che siano, pronunciano il tuo bellissimo nome, assai onorato da tutti, ognuno nella sua lingua, ognuno nella sua patria. I Siri ti chiamano Astarte, Artemide e Nanaia, i Lici ti chiamano Signora Letò, i Traci Madre degli dèi, i Greci ti chiamano Era dal grande trono e Afrodite e la buona Estia e Rea e Demetra. Ma gli Egiziani ti chiamano Thiouis, perché tu sola sei tutte le altre dee chiamate con i loro nomi dai popoli”.

   Tra Iside/Astarte (ricollegata a Semiramide) e la Madonna cattolica ci sono connessioni che ritroviamo anche nell’arte. Già l’arte paleocristiana si era ispirata alla raffigurazione classica di Iside per rappresentare la figura di Maria. Entrambe tengono in braccio un bambino: “Gesù bambino” nel caso della Madonna, Horus nel caso di Iside. Quando il cosiddetto cristianesimo fu assorbito dall’Impero Romano, sotto Costantino I e Teodosio I, vari templi consacrati a Iside furono riadattati e consacrati come basiliche dedicate alla Madonna; i dipinti e le opere raffiguranti la dea egiziana agevolarono di certo l’accomunarsi delle due figure. Alcuni studiosi ritengono che la famosa Chiesa della Natività a Betlemme sia stata costruita su una grotta che era in origine un santuario di Adone/Tammuz. – Cfr. M. Craveri, La vita di Gesù, Grove Press, 1967, pagg. 35, 36.

   Controparti della Madonna con il suo bambino le troviamo ovunque. In Grecia era Cerere la Grande Madre con il bimbo al seno. In Cina è chiamata madre Singmoo ed è dipinta con il bambino in braccio. In India, Indrani o Devaki con Krishna bambino. Nana presso i sumeri. In Asia Minore, Cibele il bambino deoius. Nel’antica Israele, Astarte con suo figlio Tammuz, la cui morte le donne ebree apostate piansero. – Ez 8:14.

   Riguardo alla trinità, ora si noti attentamente che Tammuz era considerato figlio di un dio nella trinità babilonese, di cui faceva parte Semiramide. Inoltre, Tammuz e suo padre Nimrod erano considerati un’unica entità perché Tammuz non era altro che Nimrod incarnatosi miracolosamente.

   Oltre alla trinità assiso-babilonese, il paganesimo ne aveva altre. C’erano quelle greche, etrusche, romane, galliche, iraniche, induiste e buddiste. Iperione, figlio di Urano e Gea, generò con la sorella Teia la triade composta da Elio (Sole), Selene (Luna) e Eos (Aurora). Latona, personaggio della mitologia greca, costituisce una triade con Apollo e Artemide. Le divinità della triade greca Dionisio-Demetra-Core vennero introdotte a Roma nel 5° sec. a. E. V. con i nomi, rispettivamente, di Liberio-Cesare-Libera. Di origine etrusca sembra essere la triade capitolina Giove-Giunone-Minerva. Giove (in latino Iuppiter) è una divinità romana. Tra i vari Iuppiter italici il più noto è Giove Grabovio, menzionato nelle tavole di Gubbio, in una triade insieme con Marte Grabovio e Vofonio Grabovio. Una creazione religiosa tipicamente romana, pare essere la costruzione della triade divina formata da Giove-Marte-Quirino. Mercurio è sovente rappresentato con tre teste. è una caratteristica celtica, il concetto del dio trino: tre manifestazioni di un’unica divinità. Uno scrittore “cristiano”, Adamo di Brema, diceva che nell’antico tempio di Uppsala, in Svezia, nel 13° secolo, venivano ancora venerate le statue di tre divinità: la più potente, Thor, aveva il trono al centro, Odino (Wodan) e Fery (Fricco Freyr o Fro) invece ai suoi fianchi. Honir, divinità della mitologia germanica, insieme con Odino e Lodhur, costituisce una triade. Nel culto di Mitra, vi è una triade formata da: Ormuzd-Anahita-Mithra.

   Nelle religioni orientali ricorre spesso il numero tre. Un esempio: Brahma, Visnù e Shiva, definizione politeistica della Trimurti. Trimurti è la concezione indù che considera il mondo retto da una trinità divina. Delle tre persone della Trimurti, la più importante all’origine è Brahma, il dio che ha i poteri della creazione e proprio per questo appare agli induisti più lontano, più alto e meno visibile; il posto principale nella Trimurti finisce per essere preso da Visnù. Trimurti è il termine religioso del tardo bramanesimo, che indica la trinità delle forze cosmiche nell’unità del dio. Trimurti, che nell’induismo indica una triade divina, è rappresentata nell’iconografia come un essere umano con tre volti, molto rassomigliante a certe raffigurazioni cattoliche della trinità.

   Non ci sono dubbi che il paganesimo sia presente nella trinità cattolico-protestante. Pochi sanno che la prima raffigurazione della trinità divina appare come Padre-Figlio-Madre, esattamente come quelle pagane. Lo spirito era dunque all’inizio un’entità femminile.

   Il 5 settembre 2004, a Loreto, Giovanni Paolo II recitò l’Angelus in italiano onorando la presunta divinità di Maria e dicendo: “Gloria al padre, alla madre, al figlio e allo spirito santo”; l’avvenimento fu ripreso dal Centro Televisivo Vaticano. Con ciò si riferiva alla presunta rivelazione data a Conchiglia il 25 marzo 2001. Conchiglia è il nome con cui una donna, mistica cattolica, si presenta. Conchiglia ha fondato il Movimento d’Amore San Juan Diego, dedicato a “Maria Santissima Nostra Signora di Guadalupe”, in Messico. Costei sostenne di aver ricevuto una rivelazione dalla “santissima Trinità”; tale presunta rivelazione è raccolta in 10 volumi in lingua italiana. In essa, tra l’altro, “Gesù” dice: “La vita pensata dal padre è stata creata da me che ancora non ero. Ma ero ancor prima che il mondo fosse ed ero ancor prima che l’universo esistesse. Io sono il figlio che è scaturito dal padre. Tutto ha creato per opera dello spirito santo. E la madre esisteva ancor prima che fossi nel pensiero nascente del padre. Io voglio si veneri la triade santa senza escludere la madre mia. E il segno che fate sarà d’ora in poi nel nome del Padre, della Madre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

   La suggestione satanica è presente anche nell’apocrifo Vangelo degli ebrei, in cui “Gesù” è rapito dalla trinità. Chi è bene informato non si stupisce di leggere dichiarazioni come queste: “Le origini [della trinità] sono interamente pagane” (Arthur Weigall, The Paganism in Our Christianity, Londra 1928, pag. 197); “Il trinitarismo del IV secolo non rispecchiava accuratamente il primitivo insegnamento cristiano circa la natura di Dio; al contrario, rappresentava una deviazione da tale insegnamento” (Encyclopedia Americana Vol. 27, 1956, pag. 294L); “Nei seminari cattolici sono pochi gli insegnanti di teologia trinitaria che prima o poi non si sono sentiti chiedere: ‘Ma come si fa a predicare la Trinità?’ E se da un lato la domanda è sintomatica di confusione da parte degli studenti, dall’altro è forse altrettanto sintomatica di un’analoga confusione da parte dei docenti”. New Catholic Encyclopedia, Washington 1967, vol. XIV, p. 304.

    La deviazione dal sano insegnamento biblico e la fusione del cosiddetto cristianesimo con l’antico paganesimo è spiegabile con due motivi, che fanno poi capo a uno solo.

   Il primo motivo è che l’apostasia dalla vera fede era stata predetta: “Non lasciatevi imbrogliare da nessuno, in alcun modo! Perché il giorno del Signore non verrà prima che ci sia stata la ribellione finale e si sia manifestato l’uomo malvagio destinato alla distruzione . . . La forza misteriosa del male è già in azione, ma perché si manifesti pienamente, è necessario che sia tolto di mezzo chi la impedisce” (2Ts 2:3,7, PdS). Chi impediva alla forza del male di agire liberamente nella prima congregazione dei discepoli di Yeshùa erano gli apostoli, testimoni viventi di Yeshùa. Paolo sa bene che dopo la morte loro e degli altri che difendevano la vera fede, tra cui lui stesso, l’apostasia sarebbe dilagata: “Io so che, quando sarò partito, altri verranno fra voi e si comporteranno come lupi rapaci. Essi faranno del male al gregge. Perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse e cercheranno di tirarsi dietro altri credenti” (At 20:29,30, PdS). “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole”. – 2Tm 4:3,4, CEI.

   Il secondo motivo è che “Satana si traveste da angelo di luce” (2Cor 11:14). Paolo dichiara: “Anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema” (Gal 1:8) ma i cristiani delle religioni non badano a cosa dice la Bibbia, anzi, spesso non sanno neppure cosa dice. Preferiscono prestare ascolto ai loro teologi, ai loro catechisti, a falsi profeti che suggestionati dal maligno hanno rivelazioni. Tutto come predetto: “Ci sarà un tempo nel quale gli uomini non vorranno più ascoltare la sana dottrina, ma seguiranno le loro voglie: si procureranno molti nuovi maestri, i quali insegneranno le cose che essi avranno voglia di ascoltare. Non daranno più ascolto alla verità e andranno dietro alle favole”. – 2Tm 3:3,4, PdS.

   L’apostasia e la manifestazione satanica sotto le mentite spoglie della luce hanno un solo scopo: allontanare le persone da Dio. Questo fu lo scopo del diavolo sin dall’inizio.

 

 


Citazioni sulla trinità e sul paganesimo cristiano

 

   “Il cristianesimo non distrusse il paganesimo: lo adottò. . . . Dall’Egitto venne l’idea di una divina Trinità”. – W. Durant, Storia della civiltà Cesare e Cristo, Milano, 1957, pag. 753.

   “Così tre dei vengono sintetizzati in un unico ente, considerato come singolo. Con un’immagine si potrebbe affermare che i fili della corrente industriale egiziana sono stati tesi lungo i binari della teologia cristiana”. – S. Morenz, Gli Egizi, Milano, 1983, pagg. 330, 331.

   “Se il paganesimo fu sconfitto dal cristianesimo, è altrettanto vero che il cristianesimo fu corrotto dal paganesimo. Il puro deismo dei primi cristiani . . . fu cambiato, dalla Chiesa di Roma, nell’incomprensibile dogma della trinità. Molte credenze pagane, inventate dagli egiziani e idealizzate da Platone, furono ritenute degne di fede e conservate”. – History of Christianity, New York, 1891, pag. xvi, nella prefazione di E. Gibbon.

   “[La trinità] è una dottrina corrotta presa a prestito dalle religioni pagane e innestata sulla fede cristiana”. – A Dictionary of Religious Knowledge, pag. 944.

   “Le origini [della Trinità] sono interamente pagane”. – The Paganism in Our Christianity, pag. 197.

   “Nella religione indiana, ad esempio, incontriamo il gruppo trinitario composto da Brahmā, Shiva e Visnu; nella religione egiziana troviamo il gruppo trinitario formato da Osiride, Iside e Horus . . . E il concetto di un Dio trino non si riscontra solo nelle religioni storiche. In particolare richiama alla mente il concetto neoplatonico di Realtà suprema o ultima, che viene rappresentata come triade”. –  J. Hastings in Encyclopædia of Religion and Ethics, cit., vol. XII, p. 458.

   “La trinità platonica, di per sé solo una ristrutturazione di trinità precedenti che risalivano a popoli più antichi, sembra essere la razionale e filosofica trinità di attributi che diede origine alle tre ipostasi o persone divine che le chiese cristiane hanno insegnato. . . . Questa concezione della trinità divina che il filosofo greco aveva . . . si può rintracciare in tutte le antiche religioni”. – M. Lachâtre, Nouveau Dictionnaire Universel Vol. 2, Paris, 1865-1870, pag. 1467.

   “Le dottrine del Logos e della Trinità ricevettero la loro forma dai Padri greci, i quali . . . risentirono molto – direttamente o indirettamente – dell’influenza della filosofia platonica . . . Non si può negare che nella Chiesa si siano insinuati errori e alterazioni provenienti da questa fonte”. – S. M. Jackson, The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge Vol. IX, Grand Rapids, 1957, pag. 91.

   “La dottrina della Trinità si andò formando gradualmente e relativamente tardi; . . . trasse origine da una fonte del tutto estranea alle Scritture Ebraiche e Cristiane; . . . si sviluppò e fu innestata sul cristianesimo per mano dei Padri platonisti”. – A. Lamson, The Church of the First Three Centuries, Boston, 1860, pag. 34.

   “[La dottrina della chiesa fu] fermamente radicata nel terreno dell’ellenismo [pensiero greco pagano]. Divenne così un mistero per la stragrande maggioranza dei cristiani”. – A. Harnack, Dogmengeschichte, Tubinga, 1905, pag. 158.

   “Possiamo ripercorrere la storia di questa dottrina e individuarne l’origine non nella rivelazione cristiana, ma nella filosofia platonica . . . La Trinità non è una dottrina di Cristo e degli Apostoli, ma un’invenzione dei neoplatonici”. – A. Norton, A Statement of Reasons, Boston, 1872, pagg. 94, 104.