Vogliamo qui approfondire il secondo versetto della Bibbia: “La terra era informe e vuota” (Gn 1:2). Richiamiamo intanto il testo originale della Scrittura:

וְהָאָרֶץ הָיְתָה תֹהוּ וָבֹהוּ

vehaàretz haytàh tòhu vavòhu

e la terra era desolazione e deserto

   A beneficio di chi non conosce l’ebraico, ricordando che l’ebraico si scrive da destra a sinistra, specifichiamo che l’iniziale ve (וְ) rappresenta la congiunzione “e” (che in ebraico si mette come prefisso della parola) e che il successivo ha (הָ) rappresenta l’articolo determinativo (sempre messo come prefisso della parola); per cui, l’espressione vehaàretz (וְהָאָרֶץ) significa: “e la terra”. La parola haytàh (הָיְתָה) è un verbo al tempo passato, terza persona singolare femminile; si tratta del verbo hayàh (היה), che significa “essere /avvenire /succedere / capitare /divenire /diventare”. Va detto che il tempo passato ebraico include, in un’unica forma, i nostri passato prossimo, trapassato prossimo, passato remoto, trapassato remoto e imperfetto. Hayàh (היה) può quindi significare: “Era”, “fu”, “divenne”, “era stata”, “era divenuta” e così via, ma sempre e comunque come terza persona singolare femminile (essa) al passato. Nella nostra citazione iniziale, il traduttore (NR) ha scelto “era”; un altro traduttore (TNM) rende con “risultò essere”. Ambedue le traduzioni sono ammesse. Specifichiamo infine che l’ultima parola, vavòhu (וָבֹהוּ), ha nell’iniziale va (וָ) la congiunzione “e” che abbiamo visto prima, e che qui li legge va (anziché ve) per leggi fonetiche.

   Detto questo, rivolgiamo la nostra attenzione all’espressione tòhu vavòhu (תֹהוּ וָבֹהוּ), “desolazione e deserto”.

   Tòhu (תֹהו), “desolazione”, ricorre 17 volte nella Bibbia e indica un luogo privo di vegetazione. – Cfr. Gb 12:24 e sgg.; Dt 32:10.

   Vòhu (בֹהו), “deserto”, ricollegabile all’arabo bahija, suggerisce una casa priva di mobilio.

   Richiamandoci a quanto già considerato nello studio intitolato Creazione dal nulla? (nella categoria Teologia biblica della sezione La Bibbia), riflettiamo sul fatto che se prendiamo i primi due versetti genesiaci così come li leggiamo nelle nostre Bibbie, sorge spontanea una domanda. I versetti dicono:

 

“Nel principio Dio creò i cieli e la terra. La terra era informe e vuota”. – Gn 1:1,2a.

   La domanda che sorge è questa: Dio creò all’inizio una “terra informe e vuota” per poi sistemarla? Sarebbe oltremodo strano che Dio, che fa ogni cosa per bene, avesse creato prima una terra informe anziché formarla direttamente ben modellata. Né sarebbe concepibile un primo tentativo mal riuscito su cui Dio dovesse poi intervenire per mettere le cose a posto: di Dio la Scrittura dice che “l’opera sua è perfetta” (Dt 32:4). E poi, anche volendo ammettere non un tentativo mal riuscito, ma una creazione volutamente caotica, perché mai Dio avrebbe dovuto operare in due tempi?

   Non solo il nostro buon senso rifiuta un tentativo mal riuscito da parte di Dio e una sua creazione volutamente “informe e vuota”, ma lo rifiuta la Bibbia stessa che afferma:

“Così dice il Signore,

che ha creato i cieli;

egli, il Dio che ha plasmato

e fatto la terra e l’ha resa stabile

e l’ha creata

 non come orrida regione [לֹא־תֹהוּ  (lo-tòhu), “non-desolazione”]”.

Is 45:18, CEI.

   Andando ad indagare dove la Bibbia usa l’espressione tòhu vavòhu (תֹהוּ וָבֹהוּ), scopriamo che è presente nella Scrittura altre due volte.

   In Ger 4:23 l’espressione in questione descrive lo stato in cui per punizione divina viene ridotta la terra di Canaan:

 

“Io guardo la terra, ed ecco è desolata e deserta [תֹהוּ וָבֹהוּ (tòhu vavòhu), “desolazione e deserto”];

i cieli sono senza luce”.

 

   Nel secondo caso, Isaia applica tale frase ad Edom, punito da Dio:

“I torrenti di Edom saranno mutati in pece e la sua polvere in zolfo; la sua terra diventerà pece ardente. Non si spegnerà né notte né giorno, il fumo ne salirà per sempre; di età in età rimarrà deserta, nessuno vi passerà mai più. Il pellicano e il porcospino ne prenderanno possesso, la civetta e il corvo vi abiteranno; il Signore vi stenderà la corda della desolazione [תֹהו (tòhu)], il livello del deserto [בֹהו (vòhu)].” – Is 34:9-11.

   Se lo si nota, nei due casi citati sopra in cui compare l’espressione tòhu vavòhu (תֹהוּ וָבֹהוּ), questa situazione di “desolazione e deserto” non era iniziale, ma fu provocata dalla punizione di Dio.

   Ci domandiamo quindi: Anche in Gn 1:2 si parla di una situazione successiva relativa alla terra e causata da una punizione divina? Esaminando il testo originale della Scrittura, senza il pregiudizio delle traduzioni, ci soffermiamo su quel verbo haytàh (הָיְתָה) sapendo che può essere reso con “divenne” o “era divenuta”. Ci conforta la traduzione di Rotherham che ha: “La terra era divenuta”, e anche quella di TNM che rende con “la terra risultò essere”. Che haytàh (הָיְתָה) possa essere reso con “divenne” lo garantisce non solo la grammatica ebraica, ma la Bibbia stessa. Lo abbiamo sotto gli occhi sempre in Gn:

 

Gn 2:1

Gn 36:12

“La terra divenne desolazione e deserto”

(Dia)

“Timna divenne la concubina di Elifaz”

(TNM)

הָיְתָה

הָיְתָה

haytàh

haytàh

 

   La prima frase della Bibbia è: “In principio Dio creò i cieli e la terra” (Gn 1:1). Questa frase è a sé stante. Il verbo “creò” (בָּרָא, barà) è al passato. Secondo quanto già detto sul tempo passato ebraico, barà – in armonia con il contesto – può essere reso “aveva creato”. Ecco dunque la corretta traduzione dall’ebraico, in cui non appaiono contraddizioni:

 

“All’inizio Dio aveva creato i cieli e la terra. Poi la terra era divenuta desolazione e deserto”.

Gn 1:1,2a, Dia.

   In pratica, Dio aveva creato i cieli e la terra (v.1 di Gn 1), e la terra l’aveva creata “non come orrida regione [לֹא־תֹהוּ (lo-tòhu), “non-desolazione”]” (Is 45:18, CEI). Poi qualcosa accadde. Il risultato fu che “la terra divenne desolazione e deserto” (v.2). Su quella terra ridotta così, Dio operò preparandola per accogliere l’umanità (vv. 3 e sgg.). Già Origène (185-254 E. V.) affermava questa verità. – Origène, De Principiis, 3,54.

   Ora la domanda è: Cosa accadde che rese la terra tòhu vavòhu, “desolazione e deserto”? Occorre indagare tra gli esseri viventi di quel tempo. Tali esseri non erano umani, giacché Adamo ed Eva furono creati in seguito. Non poteva che trattarsi di esseri spirituali. Vi accenna Pietro quando dice che Dio “non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio” (2Pt 2:4). “Egli [Dio] ha pure custodito nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno del giudizio, gli angeli che non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora” (Gda 6). Qual era la loro dimora? Si noti Eb 2:5: “Non è ad angeli che Dio ha sottoposto il mondo futuro [“la terra abitata avvenire”, TNM]”. Perché lo scrittore di Eb fa questa specificazione relativa alla terra e agli angeli? Ha senso solo ammettendo che all’inizio il mondo era stato sottoposto a loro, cioè agli angeli. Eb, infatti, spiega che per quanto riguarda il mondo futuro non sarà così. Qui si parla di angeli “che non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora” (Gda 6), ovvero di angeli ribelli. Gli angeli, che sono creature spirituali, erano già presenti alla creazione, quando “tutti i figli di Dio [“le schiere di angeli” (Targumìm); “i miei angeli” (LXX)] alzavano grida di gioia” (Gb 38:7), ammirati per l’opera creativa di Dio. Parte di quegli angeli si ribellò a Dio, diventando così demòni. Dio non aveva creato demòni (Dt 32:4), ma angeli. Quelli ribelli si resero demòni da sé. Il “principe dei demòni” (Mt 12:24) è colui “che è chiamato diavolo e Satana” (Ap 12:9). La parola ebraica שטן (satàn) significa “oppositore”; usato con l’articolo determinativo (הַשָּׂטָן, hasatàn) – “l’oppositore” – si applica al diavolo (Gb 1:6). “L’articolo è impiegato per determinare un sostantivo dovunque sia richiesto . . . Quando termini che si applicano a intere categorie sono limitati (semplicemente dall’uso) a particolari individui . . . per es. │ שטן avversario │ השטן l’avversario, Satana” (Gesenius´ Hebrew Grammar, § 126, d, e). La parola greca διάβολος (diàbolos) significa “calunniatore”. – Ap 12:1.

   Ma c’è di più. Oggi il mondo a chi è sottoposto? Se all’inizio lo fu agli angeli e in futuro non lo sarà, oggi a chi è sottoposto? “Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1Gv 5:19). Che tuttora il maligno, “il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo” (Ap 12:9, TNM), abbia la disponibilità di questo mondo è indicato dal suo stesso vanto espresso a Yeshùa: “Gli mostrò in un attimo tutti i regni del mondo e gli disse: Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni; perché essa mi è stata data, e la do a chi voglio’” (Lc 4:5,6). Non ci sono dubbi sul fatto che la Bibbia chiami satana “il governante di questo mondo”. – Gv 12:31.

   Che cosa accadde con quella ribellione degli angeli? Lo narra Is 14:13,14:

 

“Tu dicevi in cuor tuo: ‘Io salirò in cielo,

innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio;

mi siederò sul monte dell’assemblea,

nella parte estrema del settentrione;

salirò sulle sommità delle nubi,

sarò simile all’Altissimo”.

 

   “Le stelle di Dio” sono, metaforicamente, gli angeli. Lo deduciamo dal parallelismo fatto in Gb 38:7 tra “stelle del mattino” e “figli di Dio”. Nel passo isaiano si dice che satana ‘in cuor suo’ aveva come obiettivo quello di innalzare ‘il suo trono’ (aveva quindi un trono) sopra gli angeli, per essere “simile all’Altissimo”.

   Lo scopo di tutta l’attività demoniaca fu ed è di volgersi contro Dio. Dal suo inizio, che era giusto e perfetto, il diavolo e satana cadde nel peccato e nella degradazione. Avvenne in lui ciò che è detto da Giacomo: “Nessuno, quand’è tentato, dica: ‘Sono tentato da Dio’; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato” (Gc 1:13-15). A ragione Yeshùa disse di lui: “Egli fu un omicida quando cominciò, e non si attenne alla verità, perché in lui non c’è verità” (Gv 8:44; 1Gv 3:8, TNM). Qui Yeshùa afferma che un tempo satana era nella verità, ma poi l’abbandonò. Tra l’altro, questo passo mostra anche che Yeshùa credeva in un’entità cosciente e reale: satana è mostrato come una persona reale, in armonia con  tutte le Scritture in cui le azioni sataniche sono attribuibili solo a una persona e non a un astratto principio del male. Gli ebrei, e quindi anche Yeshùa e i suoi discepoli, sapevano e credevano che satana esiste.

   Scopo di tutta l’attività satanica fu ed è non solo quella di volgersi contro Dio, ma di volgere chiunque contro di Lui. L’“avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”. – 1Pt 5:8.

   Cosa accadde dopo che “all’inizio Dio aveva creato i cieli e la terra” e prima che la terra divenisse “desolazione e deserto” (Gn 1:1,2a, Dia)? Prendendo a paragone il comportamento del re di Tiro, cui è rivolto un canto funebre, è detto del comportamento di satana:

 

“Il tuo cuore si è insuperbito, e tu dici:

‘Io sono un dio!

Io sto seduto su un trono di Dio’”. – Ez 28:2.

   Si noti ora come Paolo parla di un futuro strumento di satana, chiamato “uomo del peccato” e che rispecchia l’attitudine satanica: “L’avversario, colui che s’innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e proclamandosi Dio”. – 2Ts 2:4.

   La superbia di satana lo volle portare ad essere lui stesso Dio al posto di Dio:

 

“Tu hai scambiato il tuo cuore per quello di Dio”. – Ez 28:6.

   Nell’antropologia biblica il cuore è quello che per gli occidentali è la mente (Gn 6:5). Satana si sentiva quindi Dio nella sua mente. Di Dio voleva prendere il posto, lui, che è tuttora “il dio di questo mondo”. – 2Cor 4:4.

 

“Tu mettevi il sigillo alla perfezione,

eri pieno di saggezza, di una bellezza perfetta;

eri in Eden, il giardino di Dio”. – Ez 28:12,13a.

   La “saggezza” e la “bellezza perfetta” iniziale di questa creatura, prima che degenerasse, era tale che metteva “il sigillo alla perfezione”.

   Si noti bene cosa di lui viene detto: “Eri in Eden, il giardino di Dio”. Ora si presti attenzione a Gn 2:8: “Dio il Signore piantò un giardino in Eden”. Non è detto che Dio piantasse un giardino che poi avrebbe chiamato Eden, ma è detto che piantò un giardino “in Eden”. Esisteva quindi già, sulla terra (prima che divenisse “desolazione e deserto”, Gn 1:2a, Dia) un posto chiamato Eden, ed era proprio lì che stava quello che poi sarebbe divenuto diavolo e satana. Questo ci rammenta Eb 2:5 in cui si dice che “non è ad angeli che Dio ha sottoposto il mondo futuro”, sottintendendo che quello antico lo fu.

   Poeticamente, di satana si dice ancora:

 

“Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore.

Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio,

camminavi in mezzo a pietre di fuoco”. – Ez 28:14.

 

   Prima di diventare satana, quella creatura era quindi un cherubino. I cherubini sono creature angeliche di un grado più elevato rispetto agli angeli. Nel reame invisibile, proprio come in quello visibile, esistono ordine e gradi. Si possono distinguere tre gerarchie con tre ordini ciascuna.

 

Serafini

(שְׂרָפִים, serafìm, “ardenti”)

Stanno attorno al trono di Dio (Is 6:2,6).

Hanno una posizione molto elevata.

“Ardono” d’amore per Dio.

Cherubini

(כְּרֻבִים, keruvìm, “principi delle corti”)

Sono dislocati dove

c’è da sostenere la sovranità di Dio.

Gn 3:24.

Troni

(θρόνοι, thònoi)

Col 1:16.

Signorie

(κυριότητες, küriòtetes)

Col 1:16.

Principati

(ἀρχαὶ, archài)

Col 1:16.

Autorità

(ἐξουσίαι, ecsusìai)

Col 1:16.

Potenze

(δυνάμεις, dünàmeis)

Ef 1:21

Arcangeli

(ἀρχάγγελοι, archàngheloi,

“capi degli angeli”)

1Ts 4:16; Gda 9.

Angeli

(מַלְאָכִים, malakhìm)

(ἄγγελοι, àngheloi)

“messaggeri”

 

   Colui che divenne poi satana, era dunque un cherubino, una creatura angelica dislocata dove c’era da rappresentare e sostenere la sovranità di Dio. In Eden, appunto. Quando, in seguito alla loro disubbidienza, Adamo ed Eva furono cacciati dall’Eden, Dio infatti “pose a oriente del giardino d’Eden i cherubini” (Gn 3:23), evidentemente per sostituire il cherubino ribelle.

 

“Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio

. . .

Tu fosti perfetto nelle tue vie

dal giorno che fosti creato,

finché non si trovò in te la perversità”. – Ez 28:14,15.

   Quel cherubino, ‘perfetto nelle sue vie dal giorno della sua creazione’, ‘si insuperbì vantandosi di essere un dio e di stare seduto su un trono di Dio (Ez 28:2). Ecco la sua “perversità”.

 

“Il tuo cuore si è insuperbito per la tua bellezza;

tu hai corrotto la tua saggezza a causa del tuo splendore”. – Ez 28:17.

 

   Nella raffigurazione già considerata di Is 14, in cui si parla a un tiranno re babilonese, si hanno parole rivolte indirettamente sempre a satana in tono sarcastico:

 

“Come mai sei caduto dal cielo,

astro mattutino, figlio dell’aurora?”. – Is 14:12.

   L’espressione tradotta “astro mattutino” è nel testo biblico הֵילֵל (helèl), tradotto in greco dalla LXX con ἑωσφόρος  (eosfòros), “portatore dell’aurora” (da cui il parallelo “figlio dell’aurora”). La Vulgata latina tradusse helèl o eosfòros (“risplendente”) con lucifer (da lux, “luce”, e dal verbo fero, “portare”; quindi: “portatore di luce”). Da questa definizione biblica deriva l’italiano “Lucifero”.

   Le stelle sono usate nella Bibbia anche come simbolo dei re della linea davidica (Nm 24:17). Si capisce allora come il re babilonese intendesse ‘innalzare il suo trono al di sopra delle stelle di Dio’ (Is 14:13), ovvero dominare su Israele. Sarcasticamente, questo gran “portatore di luce”, il re babilonese che con la sua brillante posizione ‘calpestava le nazioni’, “che faceva tremare la terra, che agitava i regni, che riduceva il mondo in un deserto, ne distruggeva le città” (Is 14:12,16,17), costui, fu “fatto discendere nel soggiorno dei morti, nelle profondità della fossa!” (v. 15). Dietro il re babilonese, però, c’è anche satana.

   La “stella del mattino” è menzionata anche da Pietro: “Abbiamo inoltre la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina [φωσφόρος (fosfòros), “portatore di luce”] sorga nei vostri cuori” (2Pt 1:19). Questa “stella del mattino” è Yeshùa. Lo attesta lui stesso: “Io, Gesù . . . Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente stella del mattino” (Ap 22:16). Ciò adempie Nm 24:17: “Una stella certamente verrà da Giacobbe”. – TNM.

   Chiamando satana “stella del mattino” la Bibbia gli dà sarcasticamente il nome che appartiene a Yeshùa. Ciò forse scandalizzerà i semplici, ma il nome Lucifero (“portatore di luce”, הֵילֵל – helèl, ἑωσφόρος  – eosfòros, “stella del mattino”) appartiene di diritto a Yeshùa e viene attribuito in senso sarcastico a satana che diceva: “Io sono un dio! Io sto seduto su un trono di Dio” (Ez 28:2) e che alla fine cadde dal cielo. – Ez 28:2.

   Tornando a ciò che accadde dopo la creazione dei cieli e della terra, e prima che la terra divenisse tòhu vavòhu, “desolazione e deserto”, si noti che al cherubino che era in Eden (quindi sulla terra) viene detto: “Oh come sei caduto dal cielo” (Is 14:12, TNM). Ciò significa che dalla terra aveva cercato di raggiungere il cielo. Era quella la sua intenzione: “Io salirò in cielo, innalzerò il mio trono” (Is 14:13). Nel tentare di spodestare Dio, satana riuscì a portare dalla sua parte molti angeli che divennero poi demòni.

   Ci fu uno scontro titanico nei cieli. L’assalto satanico e demoniaco fu respinto. “Ci fu una battaglia nel cielo: Michele [un arcangelo, Gda 9] e i suoi angeli combatterono contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e per loro non ci fu più posto nel cielo. Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli”. – Ap 12:7-9.

   Il risultato fu che “la terra divenne desolazione e deserto” (Gn 1:2a, Dia). Era questa la condizione della terra prima che Dio vi mettesse mano per riordinarla in sei giorni. I resti fossili anche di grandi animali estinti, datati a milioni di anni, sono la testimonianza che resta. La stessa desolazione attuale dell’universo ne è una testimonianza.

   Gn 2:1 riassume: “Così furono compiuti i cieli e la terra e tutto l’esercito loro [ovvero con tutti i loro elementi mobili]”.

   Che ne è ora di satana e dei suoi demòni? Questi demòni, capeggiati da satana, sono entità spirituali malvagie (Ef 6:11,12) che esercitano nel reame invisibile nelle immediate vicinanze del nostro pianeta (Ef 2:2) cercando di sviare il mondo intero (Ap 12:9). Attualmente è ancora satana “il principe di questo mondo” (Gv 12:31). Ancora oggi “tutto il mondo giace sotto il potere del maligno”. – Gv 12:31.

   Quei demòni – che, a differenza di tanti agnostici che non credono nell’esistenza di Dio, “credono e tremano” (Gc 2:19) –, quegli “angeli che non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora”, sono custoditi “nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno del giudizio”. – Gda 6.

   Il destino finale del diavolo è quello di essere “gettato nello stagno di fuoco e di zolfo”, che simboleggia l’annientamento eterno. – Ap 20:10; Mt 25:41.