Del profeta Gioele, figlio di Petuel, non si sa nulla. Il suo nome è composto dalle due iniziali di due nomi divini: Yhvh ed Elohìm: Yoèl  (יֹואֵל) e significa “Yhvh è Dio”.

   Dall’interesse che mostra verso il Tempio e i sacrifici, si può dedurre che probabilmente Gioele apparteneva alla classe sacerdotale.

   Gioele conosceva certamente molto bene la lingua ebraica: il suo modo di scrivere è bello e corretto.

Il contenuto

   Il piccolo libro di Gioele si compone di soli due discorsi.

  1. Nel primo (Gle 1:1-2:18) il profeta descrive una colossale invasione di locuste seguita da gravissima siccità che per l’autore diventano segni dell’approssimarsi del giorno di Yhvh in cui Dio trionferà sui suoi nemici. Il profeta esorta il popolo ad un ravvedimento che consista nel lacerarsi i cuori invece delle vesti.
  2. Nel secondo discorso (Gle 2:19-3:21) Gioele annuncia che Dio scaccerà le locuste e renderà fertile il terreno. Egli annuncia così l’effusione dello spirito di Dio su tutti in mezzo a segni miracolosi in cielo e sulla terra. Tutto questo deve precedere il grande e spaventoso giorno di Yhvh, in cui Dio raccoglierà le nazioni nella valle di Giosafat (la valle del giudizio divino) per chiedere conto della malvagità umana contro il suo popolo. In quel momento Dio salverà solo quanti invocheranno il suo nome e che potranno così partecipare alle beatitudini dell’ora finale quando Dio stabilirà in Sion la sua dimora.

   Per comprendere bene queste idee messianiche ed escatologiche occorre ricordare che, per mancanza di prospettiva, diversi episodi divisi da millenni sembrano accavallarsi e combaciarsi nell’espressione profetica. L’interpretazione della primitiva congregazione dei discepoli di Yeshùa vede attuata nel giorno di Pentecoste l’effusione dello spirito predetta da Gioele:

“Questo è quanto fu annunziato per mezzo del profeta Gioele: ‘Avverrà negli ultimi giorni’, dice Dio, ‘che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. Anche sui miei servi e sulle mie serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno. Farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra, sangue e fuoco, e vapore di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno del Signore. E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato’”. – At 2:16-21.

   Paolo, citando Gioele, dirà: “Non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato”. – Rm 10:12,13.

Unità

   Alcuni commentatori protestanti vorrebbero sparire il libro di Gioele tra due autori da cui proverrebbero i due discorsi. Quest’opinione non fu accolta con favore dagli altri esegeti perché sembra troppo arbitraria e contraddetta dall’intimo nesso tra i due discorsi.

Dottrina teologica

   Gioele è un credente con vedute larghe e profonde. Ha piena fiducia in Dio liberatore, ma esige – quale condizione indispensabile – il pentimento vero e intimo.

   Con un’intuizione ispirata da Dio, il profeta afferma che lo spirito divino sarà diffuso anche sugli schiavi: “Anche sui servi e sulle serve, spargerò in quei giorni il mio Spirito” (Gle 2:29). Ma Gioele parla di schiavi o di servi? At 2:18, che lo cita, parla di “servi”: “Anche sui miei servi e sulle mie serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno”. Ma occorre specificare che At cita dalla LXX greca: ἐπὶ τοὺς δούλους καὶ ἐπὶ τὰς δούλας, epì tus dùlus kài epì tas dùlas, “sui servi e sulle serve” (nella LXX è in 3:2, perché la LXX divide Gioele in 4 capitoli, proprio come nel testo ebraico; corrisponde a Gle 2:29 delle nostre Bibbie). Il greco della LXX altera però in parte il mirabile insegnamento di Gioele. L’ebraico ha, infatti: עַל־הָעֲבָדִים וְעַל־הַשְּׁפָחֹות  (al-haavadìm veal-hashfakhòt), “sugli schiavi e sulle schiave”.

   Si prelude così all’eliminazione della distinzione tra schiavi e liberi: “Non c’è né schiavo né libero […] perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3:28), “Qui non c’è […] schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti” (Col 3:11). Tuttavia, non c’è ancora l’idea che la grazia divina sarà donata a tutti i popoli anziché essere riservata ai soli giudei.

Data di composizione 

   Per lungo tempo si è pensato (e tuttora si pensa da parte di alcuni) che Gioele fosse un antico profeta del 9° o dell’8° secolo a. E. V., vissuto forse sotto il regno di Ioas (798-783 a. E. V.). Le ragioni addotte sono le seguenti:

  1. La posizione nel canone tra Osea e Amos, i più antichi tra i profeti minori.
  2. Il ricordo di nemici come Tiro, Sidone e i filistei (Gle 4:4 nella Bibbia ebraica; in 3:4 nelle nostre Bibbie), e come l’Egitto e l’Idumea (Gle 4:19, Bibbia ebraica; 3:19), che si potevano trovare nell’8° secolo a. E. V..
  3. La mancanza di allusioni ai siri, agli assiri, ai babilonesi, che non si erano ancora affacciati alla ribalta della storia ebraica.
  4. Le sue citazioni in Amos.
  5. La mancanza del nome “re”, dato che il piccolo Ioas era ancora sotto la tutela del sacerdote Ioiada.
  6. La lingua pura del tempo pre-esilico.

   Tuttavia, lo studioso Vatke nel 1835 aveva già supposto che Gioele fosse un profeta postesilico. La sua voce rimase però inascoltata fino al 1879 quando il Merx gli diede il suo appoggio. Da allora la maggioranza degli studiosi ha aderito alla data del periodo persiano, ammessa come possibile o probabile dagli stessi cattolici. Le ragioni per questa cronologia sono le seguenti:

 

1

Appare chiaro che Gerusalemme è stata già distrutta e il popolo disperso:

–       “Ricondurrò dall’esilio quelli di Giuda e di Gerusalemme “. – 3:1.

“Avete venduto ai figli di Iavan i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme, per allontanarli dalla loro patria”. – 3:6.

–       “Gerusalemme sarà santa, e gli stranieri non vi passeranno più”. – 3:17.

2

Del Regno di Israele non si fa parola; “Israele” si riferisce solo al Regno di Giuda, il che suppone che il Regno di Israele è già stato distrutto:

“Conoscerete che io sono in mezzo a Israele”. – 2:27.

“La mia eredità, il popolo d’Israele”. – 3:2.

–       “Il Signore sarà un rifugio per il suo popolo, una fortezza per i figli d’Israele”. – 3:16.

Il riferimento è chiaramente al Regno di Giuda:

–       “Giuda sarà abitata per sempre, e Gerusalemme di età in età”. – 3:20.

3

Gerusalemme però non è deserta e il suo governo è in mano ad anziani:

–       “Udite questo, anziani, e prestate orecchio, voi tutti abitanti del paese”. –  1:2, TNM.

“Riunite gli anziani e tutti gli abitanti del paese”. – 1:14.

4

C’è il santuario:

–       “Riunite gli anziani e tutti gli abitanti del paese, nella casa del Signore, del vostro Dio”. – 1:14.

E ci sono i sacerdoti:

“I sacerdoti, ministri del Signore, fanno cordoglio”. – 1:9.

5

L’accenno che i fenici e i filistei vendono i giudei e i gerosolimitani ai “figli si Iavan” (cioè ai greci), sembra condurci (insieme ai riferimenti dei precedenti punti 3 e 4) all’epoca susseguente Esdra e Neemia ovvero al tempo della ricostruzione di Gerusalemme dopo la liberazione dei giudei.

–       “Anche voi, Tiro, Sidone e tutta quanta la Filistea […] avete venduto ai figli di Iavan i figli di Giuda e i figli di Gerusalemme”. – 3:4,6.

 

   Per quanto riguarda le citazioni in Amos (che appartiene all’8° secolo a. E. V.), si può pensare esattamente il contrario: è Gioele che attinge da Amos. Infatti, in Am non ci sono citazioni del tipo ‘come disse Gioele …’. Ci sono invece frasi che Gioele può benissimo aver attinto da Amos. Eccole:

 

Amos

Gioele

“Vi ho colpito con ruggine e carbonchio; le locuste hanno divorato i vostri numerosi giardini, le vostre vigne, i vostri fichi, i vostri ulivi”

4:9

“L’avanzo lasciato dal bruco l’ha mangiato il grillo; l’avanzo lasciato dal grillo l’ha mangiato la cavalletta; l’avanzo lasciato dalla cavalletta, l’ha mangiato la locusta

1:4

“Ha devastato la mia vigna, ha fatto a pezzi i miei fichi, ha tolto loro la corteccia”

1:7

“La vite è secca, il fico è appassito; il melograno, la palma, il melo, tutti gli alberi della campagna sono secchi”

1:12

“’Ecco, vengono i giorni’, dice il Signore, ‘in cui l’aratore s’incontrerà con il mietitore, e chi pigia l’uva con chi getta il seme; quando i monti stilleranno mosto e tutti i colli si scioglieranno. Io libererò dall’esilio il mio popolo, Israele; essi ricostruiranno le città desolate e le abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno i frutti. Io li pianterò nella loro terra e non saranno mai più sradicati dalla terra che io ho dato loro’, dice il Signore, il tuo Dio”

9:13-15

“Quel giorno le montagne stilleranno mosto, il latte scorrerà dai colli, e l’acqua fluirà da tutti i ruscelli di Giuda; dalla casa del Signore sgorgherà una fonte, che irrigherà la valle di Sittim. L’Egitto sarà desolato e Edom diventerà uno squallido deserto a causa della violenza fatta ai figli di Giuda e del sangue innocente sparso sulla loro terra. Ma Giuda sarà abitata per sempre, e Gerusalemme di età in età. Io vendicherò il loro sangue, quello che non ho ancora vendicato’. E il Signore dimorerà in Sion”

3:18-21

 

   Che dire della lingua classica di Gioele? Questo può spiegarsi benissimo con una buona conoscenza della lingua da parte di Gioele. Si noti, del resto, che la lingua di Gioele (pur essendo superiore agli scritti di transizione di Aggeo e di Malachia) presenta pur sempre indizi aramaici ed è inferiore a quella di Zaccaria (che è certamente postesilica).