Il libro biblico dei Re ci presenta un Giona figlio di Amittai: “Come il Signore, Dio d’Israele, aveva detto per mezzo del suo servitore il profeta Giona, figlio di Amittai, che era di Gat-Efer” (2Re 14:25). Proprio come in Gna 1:1: “La parola del Signore fu rivolta a Giona, figlio di Amittai”.

   Il nome ebraico del profeta è Yonàh (יֹונָה) e significa “colomba”. Era oriundo di Gat-Efer, nel territorio di Zabulon, a un’ora di strada a nord-est di Nazaret. Forse il villaggio corrisponde a quello odierno chiamato El-Meshed, a 5 km a nord-est di Nazaret.

   Giona predisse a Geroboamo II (783-743), re di Samaria, che avrebbe ristabilito gli antichi confini di Israele da Camat (in Siria) fino al Mar Morto:

“Nel quindicesimo anno di Amasia, figlio di Ioas, re di Giuda, cominciò a regnare a Samaria Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele; e regnò quarantun anni. Egli fece quello che è male agli occhi del Signore; non si allontanò da nessuno dei peccati con i quali Geroboamo, figlio di Nebat, aveva fatto peccare Israele. Egli ristabilì i confini d’Israele dall’ingresso di Camat al mare della pianura, come il Signore, Dio d’Israele, aveva detto per mezzo del suo servitore il profeta Giona, figlio di Amittai, che era di Gat-Efer”. – 2Re 14:23-25.

   Giona, quindi, visse prima di Amos.

Contenuto del libro

   Giona appare diverso da tutti gli altri libri profetici in quanto non racchiude discorsi del profeta né si dà come scritto da lui.

   Si tratta solo di un racconto che parla del profeta in terza persona. È difficile pensare che Giona abbia dipinto se stesso con un’ironia così fine quale appare nel libro. E poi, in terza persona?

 

“Giona si mise in viaggio”, “trovò una nave”, “si imbarcò”

1:3

“Giona, invece, era sceso in fondo alla nave, si era coricato e dormiva”

1:5

“Egli rispose loro:”

1:9

“Egli rispose:”

1:12

“Giona pregò il Signore, il suo Dio, e disse:”

2:2

“Giona partì e andò a Ninive”

3:3

“Giona cominciò a inoltrarsi nella città”, “e proclamava:”

3:4

“Giona ne provò gran dispiacere, e ne fu irritato”

4:1

“Pregò e disse:”

4:2

“Giona uscì dalla città e si mise seduto”, “là si fece una capanna e si riparò”

4:5

“Allora egli chiese di morire”

4:8

 

   Sarebbe davvero strano che l’autore parlasse di sé così, in terza persona. I Testimoni di Geova cercano di sormontare quest’ostacolo affermando: “Il fatto che Giona non abbia scritto in prima persona è stato usato per screditare il libro. Ma questo argomento non tiene conto del particolare che per gli scrittori biblici era comune parlare di se stessi in terza persona. (Eso 24:1-18; Isa 7:3; 20:2; 37:2, 5, 6, 21; Ger 20:1, 2; 26:7, 8, 12; 37:2-6, 12-21; Da 1:6-13; Am 7:12-14; Ag 1:1, 3, 12, 13; 2:1, 10-14, 20; Gv 21:20)” (Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 1, pag. 1122). A parte il fatto che non necessariamente si debba “screditare il libro”, ma casomai capirlo bene, vediamo se quanto affermato corrisponde al vero. Vengono citate delle scritture. Non ci soffermiamo su Es: siamo così sicuri che sia stato scritto tutto da Mosè? Ma vediamo le altre. Is 7:3 dice: “E Geova diceva a Isaia” (TNM). Ma si prende una scrittura isolata e fuori contesto (è un metodo costante usato dal direttivo dei Testimoni). Il contesto esige la terza persona (si vedano i vv. 7,10,13). Ma la sorpresa è poco prima, in 6:8 (“E udivo”, TNM), in 6:11 (“A ciò dissi”, TNM); poi, in 8:1, quando Dio ha finito di parlare: “E Geova mi diceva” (TNM). Come si vede, Isaia usa la prima persona. Proseguiamo. Si cita Ger 20:1 in cui si legge: “Ascoltava Geremia” (TNM) e non ‘mi ascoltava’. Ma il contesto (sempre quello, già) è storico: Geremia sta narrando. Basta andare poco più avanti, però, nello stesso capitolo, ed ecco la prima persona che Geremia usa: “Mi hai ingannato”, “Usasti la tua forza contro di me”, “Divenni oggetto di derisione” (v. 7, TNM). Bastano queste due verifiche scritturali per smascherale l’affermazione non veritiera “che per gli scrittori biblici era comune parlare di se stessi in terza persona” (Ibidem). Occorre essere cauti nell’affermare cose che la Bibbia può subito smentire.

   E poi, oltre alla stranezza di parlare in terza persona, avrebbe parlato di se stesso con ironia? Giona avrebbe davvero usato tanta ironia su se stesso?

 

“Giona, invece, era sceso nella stiva e dormiva profondamente. Il capitano gli si avvicinò e gli disse; ‘Come? Tu dormi?’”

1:5,6

“I marinai si dissero: ‘Tiriamo a sorte per sapere chi di noi è la causa di questa disgrazia’. La sorte indicò Giona”

1:7

“Gli dissero: ‘Hai commesso un’azione terribile!’”

1:10

“Gettatemi in acqua”

1:12

“Buttarono Giona in mare”

1:15

“Un grande pesce ingoiò Giona”

2:1

“Il pesce vomitò Giona sulla spiaggia”

2:11

“Già prima di partire da casa, lo dicevo che sarebbe andata a finire così”

4:2

“Tanto vale farmi morire”

4:3

“Dio gli disse: ‘Ti sembra giusto prendertela con una pianta?’. ‘Sì’, rispose Giona, ‘perché non ne posso più!’”

4:9

(PdS)

   Giona, figlio di Amittai, è inviato da Dio ad annunciare ai niniviti la loro prossima rovina. Ma egli scappa in direzione opposta, imbarcandosi verso Tarsis (a sud-ovest della Spagna). In mare una gran tempesta spaventa i marinai che, dalla sorte, vengono a sapere che la causa del disastro è Giona. Dietro suo parere, lo buttano a mare, dove viene inghiottito da un grosso cetaceo. Nel ventre dell’animale, senza sapere ancora come sarebbe finita l’avventura, il profeta intona un canto di ringraziamento.

   Rigettato a terra dal pesce, dopo un secondo comando divino Giona predica a Ninive con incredibile successo. Tutti, iniziando dal sovrano, si pentono e si dolgono. Digiunano anche gli animali. Il profeta si adira per la mancata distruzione di Ninive e chiede di morire. Ma Dio – con una pianta di ricino rapidamente cresciuta e prontamente inaridita (con gran rincrescimento di Giona per il sole cocente) – gli dà un insegnamento: “Tu hai pietà del ricino per il quale non ti sei affaticato, che tu non hai fatto crescere, che è nato in una notte e in una notte è perito; e io non avrei pietà di Ninive, la gran città, nella quale si trovano più di centoventimila persone che non sanno distinguere la loro destra dalla loro sinistra, e tanta quantità di bestiame?”. – Gna 4:10,11.