“Yhvh ha ricordato”, questo il significato di זְכַרְיָה (Zecharyàh), Zaccaria. La soprascritta del libro che porta il suo nome lo dice figlio di Berechia: “Profeta Zaccaria, figlio di Berechia, figlio d’Iddo” (Zc 1:1). Egli era contemporaneo del profeta Aggeo. Esd 5:1;6:14 lo ricorda come “figlio di Iddo” anziché come “figlio di Berechia”: “I profeti Aggeo e Zaccaria, figlio di Iddo, profetizzarono nel nome del Dio d’Israele ai Giudei che erano in Giuda e a Gerusalemme”, “Parole ispirate dal profeta Aggeo, e di Zaccaria figlio di Iddo”. La discrepanza potrebbe essere dovuta a confusione di copisti, oppure al fatto che Iddo era più noto di Berechia. In Nee 12:16 si dice, infatti, che a Iddo succedette Zaccaria quale capo della famiglia sacerdotale: “Di Iddo, Zaccaria”. Forse Berechia, padre di Zaccaria, era già morto. Comunque, Zaccaria era un sacerdote.

   Una confusione di copisti si trova anche in Mt 23:35 dove un altro Zaccaria è detto figlio di Berechia: “Ricada su di voi tutto il sangue giusto sparso sulla terra, dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia”. Forse NR cambia “Berechia” in “Barachia” per evitare l’errore del testo? TNM fa lo stesso. Eppure il greco di Mt ha Βαραχίου (Barachìù), “di Barachia”, proprio come il greco dei LXX di Zc 1:1 ha Βαραχιου (Barachìù), “di Barachia”. Si tratta dello stesso nome. La forma italiana “Berechia” (con la e) è dovuta all’ebraico בֶּרֶכְיָה (Berechiàh). In ogni caso, qui in Mt c’è una confusione del copista, poiché 2Cron 24:20 dice che “lo Spirito di Dio investì Zaccaria, figlio del sacerdote Ieoiada”. Questo Zaccaria figlio di Ieoiada (erroneamente detto figlio di Barachia in Mt) non è lo Zaccaria profeta del libro omonimo.

   L’attività profetica di Zaccaria iniziò nello stesso anno in cui la iniziò il profeta Aggeo, nel 520 a. E. V..

Analisi del libro

   In Zaccaria si possono distinguere due parti.

   Prima parte. Si suddivide in due sezioni.

  1. Prima sezione (capitoli 1-6), datata dal secondo anno di Dario (520 a. E. V.). Contiene un prologo (Zc 1:1-6) seguito da una serie di otto visioni (1:7-6:8) e da un atto simbolico: incoronazione del sommo sacerdote Giosuè (6:9-15). Le visioni non sono brevi e semplici come quelle di Amos e di Geremia, ma ben più complesse di quelle di Ezechiele. Spesso riescono oscure sia nei particolari sia nel senso generale. Perciò Zaccaria – dopo Ezechiele – segna un’altra tappa sulla via che conduce agli scrittori apocalittici posteriori (Daniele, Giovanni). Vi appaiono i cavalieri, le corna, il candeliere, le lampade, i carri e altro (che sono frequenti nelle apocalissi). Si noti il satana che fa da accusatore davanti a Yhvh: “Il sommo sacerdote Giosuè, che stava davanti all’angelo del Signore, e Satana che stava alla sua destra per accusarlo”. – Zc 3:1; cfr. Gb 1:2, 1Cron 21:1.
  2. Seconda sezione (capp. 7 e 8), datata dal quarto anno di Dario (518 a. E. V.). Contiene la risposta data ai giudici di Betel circa i digiuni e vi si annunciano le benedizioni future.

   Nessuno contesta l’autenticità di queste due sezioni. L’autore risulta superiore al suo contemporaneo Aggeo per pensiero, fantasia, vivacità di espressione; non inferiore ai grandi profeti del passato (da Amos al Deutero-Isaia). Zaccaria ha una grande immaginazione, ma non sa far trasparire la propria personalità nei suoi scritti. Con lui la profezia, da attività personale come messaggio divino, si sta trasformando in un genere letterario, l’apocalittica.

   Seconda parte. Chiamata anche Deutero-Zaccaria (capitoli 9-14). Si tratta di sei capitoli contenenti domande, promesse, giudizi per l’avvenire di Israele. Lo scritto è troppo differente dalla prima parte per potersi dire opera dello stesso autore. Si tratta di due discorsi senza presentazione di data e di autore.

  1. Primo discorso (capp. 9-11). Dopo minacce contro vari popoli si promette un re giusto, umile e pacifico (9:9,10). Si assicura la vittoria sui nemici, tra cui i figli di Iavan (Zc 9:12), cioè gli ioni (greci). La Giudea sarà purificata e fortificata, torneranno i deportati dall’Egitto e dall’Assiria (10:11). Nel cap. 11 si ha un interludio simbolico: si narrano due azioni simboliche molto difficili a comprendersi: pastore che più non pasce e pastore insensato.
  2. Secondo discorso (capp. 12-14). Si promette la vittoria a Giuda e a Gerusalemme sui popoli finitimi. Nella capitale ebraica ci sarà un forte dolore e un deciso ravvedimento, succeduto da un periodo senza idolatria e senza falsi profeti. Il cap. 14 annuncia la venuta del terribile giorno di Yhvh, dopo il quale Dio regnerà su Gerusalemme restaurata e purificata. Gli aggressori attuali che scamperanno saliranno ogni anno a Gerusalemme per prostrarsi davanti a Yhvh e celebrare la Festa delle Capanne. Tutto sarà consacrato a Yhvh.

   Chi è l’autore di questa seconda parte (Deutero-Zaccaria)? Non può essere Zaccaria, che ha uno stile e un modo di procedere totalmente diverso. Alcuni studiosi pensano che sia Geremia, perché Mt 27:9,10 cita quello che appare in Zaccaria (11:12) attribuendolo a Geremia: “Allora si adempì ciò che era stato dichiarato dal profeta Geremia” (TNM). Ma questa ipotesi apparve ben presto inconsistente. Si tratta dunque di un autore anonimo. Possiamo almeno sapere quando visse?

   Due opinioni si contendono il campo:

a)       Un gruppo fa retrocedere il Deutero-Zaccaria ad un’epoca pre-esilica e lo riparte tra due autori diversi: 1. capp. 9-11, 8° secolo; 2. capp. 12-14, 7° secolo. Le ragioni sono queste: Efraim e Israele sono ricordati assieme a Giuda (Zc 9:10-13;11:14) come se i due regni ancora esistessero separati (il Regno di Israele cadde nel 721 a. E. V.); viene menzionata l’Assiria (Zc 10:10,11) e Zc 12:11 sembra alludere alla morte di Giosia a Meghiddo; la casa di Davide si spiega meglio in un tempo in cui la monarchia era ancora esistente.

b)       Un secondo gruppo di studiosi pensa che questi sei capitoli del Deutero-Zaccaria siano invece postesilici e posteriori al vero Zaccaria. La ragione principale sta nella menzione dei figli di Iavan (i greci) in Zc 9:13. Qui i greci non sono presentati come un paese lontano, ma come una grande potenza da abbattere prima dell’èra messianica. Dato che il potere dei greci ebbe inizio con la vittoria di Alessandro Magno (336-323 a. E. V.), si dovrebbe scendere sin verso il 300 per la sua composizione. Per le ragioni addotte dal primo gruppo, si fa notare che “Efraim” non significa “Regno di Israele” giacché è anche ricordato da Ezechiele nonostante quel regno fosse già scomparso da oltre un secolo e mezzo. In quanto all’Egitto e all’Assiria, indicherebbero le due dinastie dei seleucidi (Assiria) e dei tolomei (Egitto), sorte dallo smembramento dell’impero greco. Anche se presenta alcune difficoltà, questa è l’ipotesi più probabile.

   Come si spiega l’unione di queste due parti (lo Zaccaria propriamente detto e il Deutero-Zaccaria) in un unico libro? O meglio: come si spiega l’unione di questi brani del Deutero-Zaccaria a Zaccaria? Probabilmente furono aggiunti quale appendice ai Profeti Minori. Dopo gli scritti dei profeti noti si aggiunse una raccolta di profezie anonime, di cui una è anche la cosiddetta profezia di Malachia. Si osservi, infatti, l’affinità della soprascritta del Deutero-Zaccaria con la soprascritta di Malachia:

 

Primo discorso del Deutero-Zaccaria

Soprascritta. – Zc 9:1.

Secondo discorso del Deutero-Zaccaria

Soprascritta. – Zc 12:1.

“Oracolo. La parola del Signore”

“Oracolo, parola del Signore”

Malachia – Soprascritta. – Mal 1:1.

“Oracolo, parola del Signore”

 

Nella traduzione italiana sembra esserci una leggera differenza, ma l’ebraico ha la stessa identica frase in tutti e tre i passi:

מַשָּׂא דְבַר־יְהוָה

masà dvàr-Yhvh

oracolo parola-Yhvh

   Si trattava quindi di tre discorsi anonimi aggiunti alla collezione. I primi due furono uniti a Zaccaria e l’ultimo divenne il cosiddetto Malachia.

   Dagli ultimi studi risulta che il Deutero-Zaccaria potrebbe provenire dal confluire di quattro tradizioni:

  1. Zc 9 e 10 dai circoli giudaici al tempo del re Giosia.
  2. Zc 11 anteriore alla caduta del Regno di Giuda.
  3. Zc 12 e 13 dagli ambienti giudaici nei primi tempi dell’esilio.
  4. Zc 14 è uno scritto apocalittico del tempo postesilico.