La santa Legge di Dio è stata ed è oggetto di dimenticanza, di violazione, di deformazione, di manipolazione. Spesso si afferma che sia stata abolita. Eppure è parola di Dio. Dopo migliaia di anni è ancora parte della Bibbia. Ma davvero la Legge di Dio è stata abrogata? Potrebbe Dio abolire la sua stessa Legge, definita santa e donata all’essere umano per la sua stessa libertà e felicità? Il nostro vivere non è spiegabile solo con la biologia, la fisiologia e la psicologia. Il nostro vivere comporta non solo fisicità, ma anche affetti, sogni, ragione e spiritualità. L’essere umano è un essere in cerca del proprio significato. Per vivere pienamente l’esistenza che ci è data è necessario porsi in armonia con il progetto di Colui che ha creato l’essere umano. Solo se facciamo della nostra vita una risposta a Dio possiamo trovare la nostra piena e completa realizzazione.

   Il malessere e il disordine umani non hanno forse avuto origine quando, per la prima volta, l’essere umano ha disubbidito ad un comando di Dio? Ancora oggi, come sempre da allora, l’umanità preferisce operare le proprie scelte senza Dio, decidendo da sé ciò che è bene e ciò che è male. Ancor più grave è il comportamento delle persone religiose, perché fanno a modo loro richiamandosi a Dio. E più grave ancora è la posizione di quelle persone religiose che fanno a modo loro pretendendo di basarsi sulla Bibbia (della quale sono spesso costrette a manipolare versetti e a interpretarne passi che prendono isolatamente). In effetti, tali persone rimangono ancora schiave del maligno. Eppure la Scrittura, circa trenta anni dopo la morte di Yeshùa (e la presunta abrogazione della Legge) esorta così: “Continuate ad operare come quelli che saranno giudicati dalla legge di un popolo libero” (Gc 2:12). Ancora risuona, nei rari e preziosi momenti d’intuizione spirituale, il richiamo di Dio: “Dove sei?” (Gn 3:9). Dio è ancora alla ricerca dell’uomo. La nostra vita dovrebbe essere una risposta a Lui. E cosa ci è richiesto? Il fatto è che non solo ci è richiesto qualcosa, ma noi stessi siamo richiesti. “Dio camminava nel giardino sul far della sera” (Gn 3:8) e fu l’uomo a mancare all’appuntamento. “Dove sei?” (v. 9). Ancor oggi l’uomo manca all’appuntamento e si nasconde. Ma non esistono nascondigli, non esistono zone franche. Non esiste neutralità: qualsiasi cosa (ogni nostro gesto, pensiero, azione) o la mettiamo nelle mani di Dio o in quelle del maligno.

   Il primo uomo e la prima donna disubbidirono. Disubbidirono alla Legge di Dio. Non era ancora una legge scritta. Che bisogno c’era di scriverla? “Dio è amore”, dice la Bibbia (1Gv 4:8). L’uomo e la donna erano fatti “a immagine e somiglianza di Dio” (Gn 1:26): possedevano l’amore di Dio. E “l’amore di Dio [è] che osserviamo i suoi comandamenti” (1Gv 5:3). Avevano allora un solo comandamento (Gn 2:17), e lo violarono. La prima coppia umana riuscì perfino a violare i Comandamenti di Dio che ancora non erano stati codificati. Rubarono a Dio ciò che non era loro. Sarebbe bastato questo per ritenerli tutti infranti: “Chi fa un passo falso in un solo punto, è divenuto violatore di tutti [i punti della Legge]” (Gc 2:10). Violarono dunque l’ottavo comandamento, rubando; violarono il decimo, concupendo; il nono, attestando il falso quando Adamo incolpò Eva ed Eva il serpente; il sesto, provocando la morte di se stessi; il quinto, disonorando il loro Padre celeste; il terzo, nominando il nome di Dio invano quando lo considerarono bugiardo; perfino il secondo e il primo, mettendo il maligno a un posto superiore a Dio. E il quarto, poiché con quella disubbidienza fu interrotto il rapporto di pace, di riposo, tra Dio e l’uomo e con la terra. Il sabato era stato creato da Dio. La sua creazione non fu completata nel sesto giorno, ma nel settimo: “E il settimo giorno Dio portò a compimento l’opera che aveva fatto” (Gn 2:2). In che modo? Riposandosi, non creando. Fu con il suo stesso riposo che Dio creò il sabato. “E Dio benediceva il settimo giorno e lo rendeva sacro” (Gn 2:3). Il sabato faceva parte della creazione di Dio. Una creazione speciale, l’unica cui fu attribuita sacralità.

   Da allora la Legge spirituale di Dio fu pressoché disattesa. Eppure esisteva, sebbene non ancora scritta. Più di quattrocento anni prima che fosse messa per iscritto, Dio dice del fedele Abraamo: “Ascoltò la mia voce e continuò ad osservare i suoi obblighi verso di me, i miei comandi, i miei statuti e le mie leggi” (Gn 26:5). La Legge spirituale di Dio è espressione del suo carattere santo. Violarla produce morte. Se pur non scritta, esisteva. Gli effetti della sua violazione si ebbero da subito, da Adamo in poi: “Per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato” (Rm 5:12). E cosa è il peccato? “Il peccato è violazione della legge” (1Gv 3:4 La Nuova Diodati). Non è lecito annacquare la parola di Dio per confonderne e celarne il pensiero, come fa la Traduzione del Nuovo Mondo in 1Gv 3:4 che traduce genericamente “il peccato è illegalità”. Illegalità? Per il codice civile o quello penale? Ma tali codici umani non si preoccupano di punire, ad esempio, il desiderio impuro di una mente che vive un adulterio con la propria fantasia (Mt 5:27,28). Giovanni parla di peccati che violano la legge di Dio. Nel testo greco originale si usa la parola ανομια (anomìa), che non significa una semplice illegalità, ma violazione della legge. – Cfr. Analysis Philologica Novi Testamenti Graeci di Max Zerwick.

La santa Legge di Dio è stata abrogata?

   Se nel primo secolo della nostra èra fosse stata rivolta ai discepoli di Yeshùa una domanda simile, la loro reazione sarebbe stata dapprima lo stupore, poi quella d’offesa. Nella domanda avrebbero percepito un’offesa rivolta a Dio, il “Padre delle luci” presso cui “non c’è variazione del volgimento d’ombra” (Gc 1:17). Dio è immutabile. – Eb 6:17,18.

   Perché allora, oggi, magari anche in tutta buona fede, è possibile porre una simile domanda? Per il fatto che oggi, dopo circa duemila anni dalle prime comunità fedeli a Yeshùa, la verità è nascosta e soffocata come le autentiche spighe di grano in un campo di zizzanie (Mt 13:24-30). Eppure le spighe di grano rimangono grano. Le zizzanie della falsità possono pur apparire spighe mimetizzate, ma mai saranno grano. Ma così deve essere. Le profetiche parole di Yeshùa sui veri e falsi discepoli non sono le uniche che alludono a falsi fedeli o a verità cambiate in menzogna. Il profeta Daniele profetizzò chiaramente un movimento che “intenderà cambiare i tempi e la legge” (7:25). E così oggi non seguiamo più il calendario di Dio che scandisce i suoi Sabati, i suoi Noviluni, le sue sante Festività. Non ricordando neppure più quante e quali siano le Festività di Dio, si perde il senso della salvezza, perché le sue Festività illustrano il suo piano di salvezza. Definirsi semplicemente discepoli di Cristo, accettandolo mentalmente e seguendo una certa etica cristiana “nel suo nome”, non fa di noi dei veri discepoli (Mt 7:21-23). Chi ama davvero Yeshùa? “Chi ha i miei comandamenti e li osserva, egli è colui che mi ama” (Gv 14:21). Sebbene piccola e nascosta, la vera chiesa di Yeshùa è sempre esistita, come grano tra le zizzanie, e ha sempre osservato i Comandamenti di Dio. Di essa la Scrittura dice: “Il dragone [Satana] si adirò contro la donna, e se ne andò a far guerra contro i rimanenti del seme di lei, che osservano i comandamenti di Dio e hanno il compito di rendere testimonianza a Gesù”. – Ap 12:17.

   Dopo il primo secolo della nostra èra iniziò a formarsi il Cristianesimo apostata. Quella che era la Verità di vita vissuta nell’ubbidienza alla Legge di Dio divenne una religione. In poco tempo quella religione si mischiò al paganesimo romano sfociando nella grande apostasia della Chiesa Cattolica Romana. Divenne una religione organizzata, con il suo clero e suoi poteri secolari, che avrebbe poi avuto addirittura un proprio Stato e un proprio esercito. Furono introdotti culti pagani: venerazione di angeli e santi, un dio trino, l’immortalità dell’anima, l’inferno di fuoco e il purgatorio, la celebrazione del dio sole (domenica e Natale), l’idolatria (venerazione di statue e immagini). Furono addirittura modificati i Comandamenti: tolto il secondo (contro l’idolatria) e rimpiazzato dal decimo diviso in due parti, cambiato il quarto (la santificazione del sabato divenne un generico “santificare le feste”). Secoli dopo iniziarono le riforme. Ma anche se queste ebbero il merito di ripristinare certe importanti verità, si portarono comunque dietro il retaggio di tutta quella falsità. Ne derivarono altre religioni che riscoprivano, chi una chi l’altra, certe verità (ma non tutta la verità). La vera chiesa però non aveva bisogno di staccarsi da una religione apostata per riscoprire le verità. La vera chiesa le ha sempre possedute ed è rimasta incontaminata.