La parola ebraica per “settimana” è שָׁבוּעַ (shavùa) e deriva da שֶׁבַע (shèva), “sette”, avendo il significato di essere sette in uno; il numero sette indica la completezza o perfezione. Il sabato, il settimo giorno della settimana, la completa e la perfeziona. La parola greca per “settimana” è di origini ebraiche e occorre essere attenti per distinguerla, perché è quella stessa per “sabato”: σάββατον (sàbbaton), che è declinato sia al singolare sia al plurale. Facciamo degli esempi.

   In Mt 12:1 si legge: “In quel tempo Gesù attraversò di sabato dei campi di grano”; qui la parola greca è σάββασιν (sàbbasin), al dativo plurale (dativo plurale eteroclito nelle Scritture Greche, perché nel greco classico è σαββάτοις, sabbàtois); tuttavia, il plurale non indica qui la settimana: l’evangelista sta dicendo che Yeshùa “in quel tempo” andava per i campi di grano durante i giorni di sabato; al v. 2, infatti, i farisei rimproverano i suoi discepoli perché strappano delle spighe di grano ἐν σαββάτῳ (en sabbàto), “di sabato”, qui al singolare.

   In Lc 24:1 si legge: “Il primo giorno della settimana [τῶν σαββάτων (ton sabbàton); “dei sabati”]”; qui il plurale denota la settimana, giacché è specificato τῇ μιᾷ (te mìa); “al primo [giorno (sottinteso)]”. Che fosse il primo giorno della settimana (nostra domenica) è confermato dal passo parallelo di Mr 16:1 che ha: “Passato il sabato [σαββάτου (sabbàtu), al singolare]” e che, comunque, al v. 2 ha “primo giorno della settimana [των σαββάτων (ton sabbàton)]”. Così anche nel passo, sempre parallelo, di Gv 20:1: “Il primo giorno della settimana”, che la stessa identica frase di Lc 24:1.

   La parola “settimana”, in greco, non è sempre “sabati” al plurale. Può trovarsi anche al singolare, come in Lc 18:12: “Io digiuno due volte la settimana [σαββάτου (sabbàtu), al singolare]”; passo in cui non può ovviamente intendersi che la persona digiunasse due volte di sabato, nello stesso giorno.

   Occorre quindi fare attenzione, esaminando bene il contesto. Ad esempio, nelle traduzioni di Mt 28:1 si legge: “Dopo il sabato, verso l’alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono a vedere il sepolcro”; così anche in TNM: “Dopo il sabato”. Il testo greco ha però σαββάτων (sabbàton), “sabati”, al plurale. Le traduzioni, traducendo “sabato”, mostrano di comprendere che qui la parola greca non fa riferimento alla settimana, tuttavia non si attengono al testo, probabilmente per la loro non piena comprensione. Questa incomprensione è dovuta alla loro idea fissa che Yeshùa sarebbe resuscitato di domenica, così non comprendono che Matteo qui sta proprio parlando di sabati, al plurale. Quella domenica mattina quando le donne si recarono al sepolcro, infatti, erano trascorsi due sabati: 1. Quello del 15 nissàn, Pasqua, definito dalla Scrittura “sabato” (Mr 15:42), anzi, “grande sabato” (Gv 19:31); 2. Il sabato settimanale (Lc 23:56). Passato il primo “sabato” ovvero la Pasqua (Mr 16:1), ci fu poi il sabato settimanale (Lc 23:56). Per una trattazione completa si veda lo studio La morte e la resurrezione di Yeshùa, nella sezione Yeshùa.

   Il conteggio delle settimane è sganciato dal calendario ovvero i giorni della settimana non cadono sempre negli stessi giorni del mese. Terminata una settimana, ne inizia una nuova, indipendentemente dai giorni del calendario.