La parola ebraica שָׂטָן (satàn) è un nome comune, non un nome proprio; significa “avversario / nemico”. In 1Re 11:14, è detto che “Adad, l’Idumeo, che era della stirpe reale di Edom”, era “nemico [שָׂטָן (satàn)]” di Salomone, ovvero era il suo satana. In 2Sam 19:22, “Davide disse: ‘Che ho da fare con voi, o figli di Seruia, che vi mostrate oggi miei avversari [שָׂטָן (satàn)]?’” (nel Testo Masoretico è al v. 23). Nei tribunali il termine satàn designa l’accusatore (il nostro Pubblico Ministero). Di per sé, il termine non si riferisce a una persona necessariamente malvagia. La Bibbia, ad esempio, lo applica all’“angelo di Yhvh” mandato da Dio per contrastare Balaam che si rifiutava di obbedirgli. “Allora il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l’angelo del Signore che stava sulla strada, con la sua spada sguainata. Balaam s’inchinò e si prostrò con la faccia a terra. L’angelo del Signore gli disse: ‘. . . io sono uscito per fermarti, perché la via che percorri è contraria al mio volere” (Nm 22:31,32). La traduzione, forse troppo timorosa di applicare all’“angelo di Yhvh” il termine “satana”, camuffa il testo biblico in cui, invece, l’angelo dice: “Sono uscito per fare שָׂטָן [satàn]”, “satana”.

   Lo stesso vocabolo usato con l’articolo determinativo (hasatàn, “l’avversario”) assume valenza di nome proprio designando “il nemico” per eccellenza, “il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo” (Ap 12:9). Il lettore della Bibbia si aspetterebbe chissà quali informazioni su questo personaggio, ma la Bibbia ebraica vi allude in modo preciso solo tre volte: in Gb 1 e 2, in 1Cron 21:1 e in Zc 3:1,2.

   Il libro di Giobbe è in verità una grande parabola basata su presupposti storici; in Gb satana è avversario di Dio.

   In 1Cron 21:1 si legge che “Satana si mosse contro Israele, e incitò Davide a fare il censimento d’Israele”. Invece di affidarsi soltanto a Dio, Davide volle rendersi conto della consistenza del suo esercito per estendere il suo regno. Lui stesso se ne pentì: “Dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò un rimorso al cuore, e disse al Signore: ‘Ho gravemente peccato in quel che ho fatto; ma ora, o Signore, perdona l’iniquità del tuo servo, perché ho agito con grande stoltezza’” (2Sam 24:10). Eppure, in 2Sam 24:1 è detto che Dio stesso “incitò Davide contro il popolo, dicendo: ‘Va’ e fa’ il censimento d’Israele e di Giuda’”. Chi incitò Davide? Fu Dio? Fu il personaggio angelico chiamato “satana”? Fu un semplice cattivo consigliere umano che agì da “nemico [satàn]”? In ogni caso, Davide se ne assunse la responsabilità. Ma come spiegare l’apparente contraddizione? Nella Bibbia molto spesso si attribuisce a Dio ciò che egli non impedisce. Il detto di Yeshùa circa i passeri ovvero che “non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre (Mt 10:29), ben illustra questa idea.

   In Zc 3:1,2 il profeta narra una visione: “Mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, che stava davanti all’angelo del Signore, e Satana che stava alla sua destra per accusarlo. Il Signore disse a Satana: ‘Ti sgridi il Signore, Satana! Ti sgridi il Signore che ha scelto Gerusalemme!”. In questa visione è prefigurata la nuova condizione approvata di Israele dopo il rientro dall’esilio babilonese e la restaurazione del Tempio. Qui satana denuncia l’infedeltà del popolo di Dio e si oppone quindi alla restaurazione. Tuttavia, poiché il popolo è pentito, l’angelo chiede che satana sia rimproverato. Dio ha perdonato il suo popolo e ciò è simboleggiato dagli abiti puliti che sostituiscono quelli sporchi. – Vv. 3-5.

   Quest’ultimo passo di Zc è molto importante per far luce sul ruolo dell’“avversario” o satana. In termini moderni si direbbe che egli è il Pubblico Ministero, l’accusa. La sua accusa è falsa? No. Satana ha ragione nell’accusare Israele: il popolo è colpevole e non merita clemenza. Vediamo però che il Giudice, Dio, decide per la misericordia. Così satana si mostra qui freddo e spietato nell’applicazione della giustizia: in effetti, è un giustiziere.

   Da questi unici tre passi biblici in cui si traccia appena la figura di satana, appare che egli è:

  • Il feroce accusatore che perseguita l’essere umano colpevole. – Zc.
  • Il macchinatore che ispira scelte e decisioni contrarie alla volontà di Dio. – 1Cron.
  • Il calunniatore di Dio stesso, perché lo accusa di farsi amare solo per interesse. – Gb.

   Mettendo insieme questi aspetti, ne esce un personaggio che esaspera la giustizia per motivi non buoni, mostrandosi alla fine malefico. La Bibbia avverte: “Non essere troppo giusto, e non farti troppo saggio: perché vorresti rovinarti?” (Ec 7:16). Quando satana interviene, si generano sempre dei grammi. Possiamo andar oltre nell’analisi? Sì.

   Esaminiamo un oracolo che ha come oggetto il re di Tiro. Il profeta narra:

“La parola del Signore mi fu rivolta in questi termini:

‘Figlio d’uomo,

pronuncia un lamento sul re di Tiro

e digli: Così parla il Signore, Dio:

Tu mettevi il sigillo alla perfezione,

eri pieno di saggezza, di una bellezza perfetta;

eri in Eden, il giardino di Dio;

eri coperto di ogni tipo di pietre preziose:

rubini, topazi, diamanti,

crisoliti, onici, diaspri,

zaffiri, carbonchi, smeraldi, oro;

tamburi e flauti, erano al tuo servizio,

preparati il giorno che fosti creato.

Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore.

Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio,

camminavi in mezzo a pietre di fuoco.

Tu fosti perfetto nelle tue vie

dal giorno che fosti creato,

finché non si trovò in te la perversità.

Per l’abbondanza del tuo commercio,

tutto in te si è riempito di violenza, e tu hai peccato;

perciò io ti caccio via, come un profano, dal monte di Dio

e ti farò sparire, o cherubino protettore,

di mezzo alle pietre di fuoco.

Il tuo cuore si è insuperbito per la tua bellezza;

tu hai corrotto la tua saggezza a causa del tuo splendore;

io ti getto a terra,

ti do in spettacolo ai re”. – Ez 28:11-17.

   Non ci sono dubbi che qui si parli del re di Tiro. Tuttavia, dietro questa figura storica si scorge satana. Lo aveva già intuito Tertulliano (Contra Marcione, II, 4). Quest’uso dei personaggi per simboleggiarne altri è comune nella Scrittura.

   Qui vediamo che satana è ben diverso dall’immagine cattolica medievale che lo descriveva terrificante e spaventoso, tutto nero e con il forcone in mano, immagine morbosa di un periodo in cui ogni male era attribuito ai demoni e in cui si aprì la caccia alle streghe, legalizzata da papa Gregorio IX (anno 1231) e poi affidata agli inquisitori da papa Giovanni XXII. Nel testo biblico, il personaggio che sta dietro al re di Tiro è descritto come un cherubino dalla bellezza perfetta, pieno di sapienza e messo a presidio dell’Eden. Cosa gli accadde? “Si trovò in te la perversità” (v. 15). Ciò spiega l’origine del male? No. Spiega solo quando accadde: alla creazione, quando già esistevano la terra e l’Eden, ma gli esseri umani non erano ancora stati creati. Tuttavia, qualcosa di più sappiamo: il male è sorto nel reame angelico e il suo iniziatore fu un cherubino protettore, modello di perfezione.

   Possiamo fare un passo avanti, leggendo Is 14:12-15:

“Come mai sei caduto dal cielo,

astro mattutino, figlio dell’aurora?

Come mai sei atterrato,

tu che calpestavi le nazioni?

Tu dicevi in cuor tuo: ‘Io salirò in cielo,

innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio;

mi siederò sul monte dell’assemblea,

nella parte estrema del settentrione;

salirò sulle sommità delle nubi,

sarò simile all’Altissimo’.

Invece ti hanno fatto discendere nel soggiorno dei morti,

nelle profondità della fossa!”.

   Qui il destinatario è il re della Babilonia, di cui si prospetta la morte. Il brano è saturo di sarcasmo: nei versetti successivi s’immagina come gli altri re che sono già morti accolgano quel presuntuoso rendendogli omaggi ironici. Il re babilonese è deriso chiamandolo “astro mattutino, figlio dell’aurora” (v. 12). La LXX traduce in greco con ἑωσφόρος (eosfòros), letteralmente “portatore dell’aurora”. La Vulgata traduce in latino questo termine con lucifer, da cui il nostro Lucifero, che letteralmente significa “portatore di luce”. Dietro il re babilonese c’è satana. Il re di Tiro è preso da Ezechiele come simbolo di satana e la stessa cosa fa Isaia con il re della Babilonia. Nel caso isaiano c’è di più: si tratta del sarcasmo con cui gli è attribuito il titolo di “astro mattutino, figlio dell’aurora”. Quest’appellativo, infatti, è proprio del Messia, Yeshùa. Pietro chiama Yeshùa “stella mattutina [φωσφόρος (fosfòros)]” (2Pt 1:19). Il cherubino protettore, satana, è schernito attribuendogli sarcasticamente un titolo che spetta solo a Yeshùa.

   Nelle Scritture Greche abbiamo molti più riferimenti (circa 80) a satana rispetto alle rare volte delle Scritture Ebraiche. È possibile attribuire a satana una forma personale?

   Paolo afferma che “Satana si traveste da angelo di luce” (2Cor 11:14). In Mt 4:1 è detto che dopo il suo battesimo “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”. In Mr 3:22 satana (cfr. v. 23) è chiamato “principe dei demòni”. Al tempo di Yeshùa le malattie erano viste come sintomi d’influssi satanici e demoniaci (Lc 11:14;13:16; At 10:38). Nella missione di Yeshùa c’è anche quella di sconfiggere satana (Mt 12:27,28). È satana che fa in modo di far uccidere Yeshùa (Lc 22:3; Gv 13:2,27), e Yeshùa lo sa (Lc 22:53). Satana è, però, già condannato in partenza (Lc 10:18; Gv 16:11) e alla fine è sconfitto (Gv 12:31). “Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1Gv 5:19), chiamato “diavolo” in Gv 13:2 e “satana” in Gv 13:27. Yeshùa lo definì “il principe di questo mondo” (Gv 12:31); tuttavia, satana non può nulla contro Yeshùa. – Gv 14:30.

   La Bibbia divide l’umanità in due raggruppamenti: “I figli di Dio” e i “figli del diavolo” (1Gv 3:10); questa suddivisione è già presente nelle Scritture Ebraiche che distingue gli esseri umani tra giusti e peccatori o malvagi (Sl 1:5), tra savi e stolti (Pr 14:9). Si tratta della “differenza che c’è fra il giusto e l’empio, fra colui che serve Dio e colui che non lo serve”. – Mal 3:18.

   I figli di Dio sono sotto la protezione divina e satana non può nuocere loro perché sono salvaguardati da Yeshùa: “Noi sappiamo che chiunque è diventato figlio di Dio non vive nel peccato, perché il Figlio di Dio lo custodisce, e il diavolo non può fargli alcun male” (1Gv 5:18, PdS). Tuttavia, “come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia”, ‘così le nostre menti possono essere corrotte e sviate’ (2Cor 11:3). “Il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Ef 6:12). Pietro ci avverte che il nostro avversario, “il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”. – 1Pt 5:8.

   Il passo biblico che più di tutti ci informa su satana è in Ap 12:7-9:

“Ci fu una battaglia nel cielo: Michele e i suoi angeli combatterono contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e per loro non ci fu più posto nel cielo. Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli”.

   Qui si ha la chiave per comprendere tutti gli altri passi che si riferiscono a satana. Vi troviamo anche la conferma che le applicazioni a satana circa il re di Tiro e il re della Babilonia sono corrette. Satana è il cherubino che era in Eden e che s’insuperbì (Ez 28:12-15) e ambì a essere come l’Altissimo e fu fatto cadere (Is 14:12-14). Ricacciato sulla terra, si accanì a perseguitare i fedeli figli di Dio e “giorno e notte li accusava davanti al nostro Dio” (Ap 12:10). Per lui è riservata la distruzione completa “nello stagno di fuoco e di zolfo”. – Ap 20:10.

   Quel cherubino perfetto, divenuto per propria scelta satana e diavolo, fu creato da Dio. Non si tratta però di un dio del male, una specie di anti-Dio. Infatti, anche quando opera il male più tremendo, satana non è completamente svincolato ma è sempre arginato da Dio. Questo concetto va capito a fondo. Il male non è la causa del male. Il concetto è molto difficile da capire, ma la spiegazione del male sta tutta qui. Se ci fosse il Male, dovremmo ammettere qualcosa di coeterno a Dio e al di fuori di lui. Chiamare questo qualcosa principio del male o dio del male o Male non cambia la sostanza: si tratterebbe pur sempre una forza parallela a Dio, coeterna con lui. Questa idea non appartiene alla Bibbia. La Scrittura è categorica nell’affermare che vi è un solo Dio e che Dio è buono. – Ef 4:6; 1Cor 8:6; Mr 10:18.