Il testo di Ezechiele ha molto sofferto, come provano le divergenze dall’ebraico al greco.

   Qualche studioso ha spiegato le diversità tra il testo ebraico e quello greco della LXX ipotizzando due recensioni del libro, dovute al profeta stesso. Altri studiosi sono più prudenti nel valutare il guasto del testo e lo attribuiscono a cause svariate.

   Il Codice Marchal (Q) che conserva il testo con gli asterischi e gli obeli, permette sovente di eliminare le glosse e le addizionali. Lo studioso Techeray, studiando la versione greca della LXX, arrivò alla conclusione che i traduttori dovettero essere due: il primo avrebbe volto in greco Ez 1-27 ed Ez 40-48, mentre il secondo avrebbe tradotto Ez 28-39. Si può ritenere con più probabilità che il primo tralasciasse le profezie contro le genti (che forse erano raccolte a parte), praticamente meno convenienti da tradursi perché contenevano diversi oracoli contro l’Egitto (dove venne tradotta in greco la Bibbia). Un altro avrebbe poi completato l’opera rimasta incompiuta.

Analisi del libro

   Le profezie di Ezechiele si dividono in tre gruppi:

  1. Il primo gruppo comprende gli oracoli anteriori alla caduta di Gerusalemme. – Capitoli 1-24.
  2. L’ultimo gruppo comprende gli oracoli posteriori alla caduta di Gerusalemme. – Capitoli 33-48.
  3. Fra i precedenti due gruppi si incuneano gli oracoli contro le genti (capitoli 25-32) raccolti a parte, come in Geremia.

   Prima parte. Le profezie del primo gruppo (capitoli 1-24) sono dirette, più che ai deportati, a coloro che sono rimasti in Palestina. A questi, Ezechiele predice l’assedio e la rovina finale di Gerusalemme. A loro rimprovera l’idolatria, il sentimento di gioia egoistica e crudele per l’inattesa fortuna di possedere le case e le terre abbandonate dall’aristocrazia condotta in esilio, l’alterigia e la violenza della nuova improvvisata classe dirigente, l’incostanza delle direttive politiche, l’inganno dei falsi profeti e di menzognere profetesse che impediscono la restaurazione spirituale del popolo promettendo pace e sicurezza. Questo primo gruppo termina con il racconto della morte di sua moglie – simbolo della caduta di Gerusalemme -, di cui gli era stato rivelato in anticipo il giorno.

   Seconda parte. Le profezie contro le genti (capitoli 25-32) sono letterariamente le migliori del profeta. Le principali sono dirette contro Tiro (Ez 26-28) e contro l’Egitto (Ez 29-32). Un breve oracolo contro Sidone si trova in Ez 28:20-24. Il cap. 25 contiene le profezie contro Ammon, Moab, Edom e i filistei.

   Tiro (capp. 26-28). La descrizione dell’immensa ricchezza della città fenicia, delineata sotto l’immagine di una nave possente e lussuosa che viene improvvisamente affondata negli abissi dal vento d’oriente (ovvero dalla Babilonia), è non solo d’una bellezza e d’una grandiosità impareggiabili, ma è insieme uno degli elementi fondamentali per le nostre conoscenze dei traffici di Tiro, del mondo civile e della etnologia del tempo. La bellezza e la grandiosità di queste pagine sono messe in risalto da una buona traduzione, ma passano inosservate in una traduzione mediocre. Ecco degli esempi.

Ez

PdS

TNM

26:17,18

“La città famosa è distrutta! È scomparsa dal mare dov’era così potente. Con la sua gente terrorizzava tutti. Ora che è caduta i popoli della costa tremano, i popoli delle isole lontane sono spaventati dalla sua fine”. “Come sei perita, tu che eri abitata dai mari, o città lodata, che divenne forte nel mare, essa e quelli che l’abitavano, quelli che incutevano terrore a tutti gli abitanti [della terra]! Ora le isole tremeranno nel giorno della tua caduta. E le isole che sono nel mare si devono turbare per la tua uscita”.

27:4

“Tu sei la padrona dei mari: ti hanno costruita come una splendida nave”. “I tuoi territori sono nel cuore dei mari. I tuoi propri edificatori hanno perfezionato la tua bellezza”.

27:7

“Le tue vele di lino, finemente intessuto in Egitto, erano riconosciute da lontano. Tela preziosa, tinta in viola e in rosso, portata da Cipro, ti copriva”. “Di lino d’Egitto dai vari colori fu la tua tela spiegata, perché ti servisse di vela. Di filo turchino e lana tinta di porpora rossiccia delle isole di Elisa fu la tua coperta”.

27:25

“Una flotta di grandi navi trasportava le tue merci. Eri come una nave d’alto mare carica, piena di molte ricchezze”. “Le navi di Tarsis erano le tue carovane per i tuoi articoli di scambio, così che ti riempi e divieni molto gloriosa nel cuore del mare aperto”. *
* Si noti il grave errore di sintassi, con i verbi scoordinati: “Erano […] così che ti riempi e divieni”, anziché: ‘Erano… così che ti riempivi e divenivi’ oppure ‘Sono… così che ti riempi e divieni’.

 

   Che Tiro fosse conquistata d’assalto da Nabucodonosor viene negato da molti per il silenzio delle fonti storiche. Ez 26:7 dice: “Ecco, io faccio venire dal settentrione, contro Tiro, Nabucodonosor, re di Babilonia, il re dei re, con cavalli, carri e cavalieri, e una gran moltitudine”. Coloro che negano il fatto storico si richiamano anche a un altro oracolo dello stesso Ezechiele: “Nabucodonosor, re di Babilonia, ha fatto fare al suo esercito un duro servizio contro Tiro […] né egli né il suo esercito hanno ricavato da Tiro nessun vantaggio dal servizio che egli ha fatto contro di essa. Perciò così parla Dio, il Signore: Ecco, io do a Nabucodonosor, re di Babilonia, il paese d’Egitto […] questo sarà il salario per il suo esercito” (Ez 29:18,19). “Come retribuzione del servizio che egli ha fatto contro Tiro, io gli do il paese d’Egitto, poiché hanno lavorato per me, dice Dio, il Signore”. – Ez 29:20.

   Arriano, storico greco, narra che quando Alessandro il macedone costruì un terrapieno per espugnare lo scoglio su cui s’ergeva la Tiro marittima, trovò facilitato il compito da un tentativo precedente (Anab. 2,18,3). Girolamo accetta questa testimonianza, aggiungendo che il re babilonese non trasse bottino dalla città perché i fenici avevano trasportato altrove, via mare, tutte le loro ricchezze prima della resa. Giuseppe Flavio, che riporta la durata dell’assedio prolungatosi per tredici anni (Contro Arpione I 143-156; Antichità Giudaiche X 11,1), non parla però di una conquista di Tiro da parte di Nabucodonosor, ma solo della sottomissione della città. Che Effettivamente Tiro si sia sottomessa ai caldei si può dedurre anche dal fatto che il faraone Apries combatté contro Tiro e Sidone (Erodoto, Storie II 161). Ora, dato che Apries riteneva i babilonesi i più fieri avversari, non avrebbe mai combattuto contro le città fenicie se non fossero state sottomesse dai caldei.

   Si è discusso anche sul fatto se davvero Nabucodonosor fosse penetrato in Egitto. Per il silenzio delle fonti, era sempre stato negato dagli storici. Ma un frammento degli annali babilonesi che riguarda l’anno 568 a. E. V. (il 47° di Nabucodonosor) recò poi la testimonianza di una campagna militare di Nabucodonosor contro il faraone Amasis.

   Gli scettici dovrebbero ormai avere imparato che prima o poi arriva una nuova scoperta che conferma come storici i dati biblici. Ma impareranno? Probabilmente no, ma almeno potrebbero usare prudenza invece di abbandonarsi a negazioni recise e categoriche. La figuraccia, del resto, rischiano sempre di farla loro.

   Terza parte. L’ultima parte (capitoli 33-48), composta dopo la caduta di Gerusalemme, mostra l’intento di risollevare lo spirito della nazione giudaica, rinnovando le antiche promesse. Notevole fra le altre è la visione del campo ricoperto di ossa e che si ripopola di viventi.

“La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi trasportò mediante lo Spirito e mi depose in mezzo a una valle piena d’ossa. Mi fece passare presso di esse, tutt’attorno; ecco erano numerosissime sulla superficie della valle, ed erano anche molto secche. Mi disse: ‘Figlio d’uomo, queste ossa potrebbero rivivere?’. E io risposi: ‘Signore, Dio, tu lo sai’. Egli mi disse: ‘Profetizza su queste ossa, e di’ loro: Ossa secche, ascoltate la parola del Signore! Così dice Dio, il Signore, a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e voi rivivrete; metterò su di voi dei muscoli, farò nascere su di voi della carne, vi coprirò di pelle, metterò in voi lo spirito, e rivivrete; e conoscerete che io sono il Signore’. Io profetizzai come mi era stato comandato; e come io profetizzavo, si fece un rumore; ed ecco un movimento: le ossa si accostarono le une alle altre. Io guardai, ed ecco venire su di esse dei muscoli, crescervi la carne, e la pelle ricoprirle; ma non c’era in esse nessuno spirito. Allora egli mi disse: ‘Profetizza allo Spirito, profetizza figlio d’uomo, e di’ allo Spirito: Così parla Dio, il Signore: Vieni dai quattro venti, o Spirito, soffia su questi uccisi, e fa’ che rivivano!’. Io profetizzai, come egli mi aveva comandato, e lo Spirito entrò in essi: tornarono alla vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, grandissimo”. – Ez 37:1-10.

   Questa visione, così chiara nel suo significato, è interpretata in modo incredibile dai Testimoni di Geova, il cui direttivo legge la Bibbia all’americana. Dopo la prima guerra mondiale, la loro situazione era questa: “In varie parti del mondo giovani appartenenti alle congregazioni degli Studenti Biblici Internazionali erano detenuti in campi militari o addirittura in prigioni. Spiritualmente parlando, il dedicato e battezzato popolo di Geova divenne come morto, in particolare per quanto riguarda la coraggiosa predicazione del Vangelo, cioè della buona notizia. Pensavano di essere giunti alla fine della loro carriera terrena, e che la loro glorificazione celeste stesse per realizzarsi. Ma non era così, perché in novembre vi fu la firma dell’armistizio da parte delle nazioni coinvolte nella guerra mondiale, subentrò la pace, e sulla terra devastata dalla guerra era ancora in vita un rimanente degli adoratori di Geova” (La Torre di Guardia del 15 dicembre 1983, pag. 19, § 4). E che c’entra Ezechiele? Ecco l’incredibile applicazione: Cosa sarebbe successo? Ebbene, la profetica Parola di Geova aveva predetto che questi testimoni apparentemente morti sarebbero stati ristabiliti e avrebbero ripreso con rinnovata vitalità il suo regale servizio sulla terra. Durante il primo conflitto mondiale, la loro condizione spirituale era divenuta simile a quella degli israeliti dopo la distruzione della loro capitale, Gerusalemme, ad opera degli eserciti babilonesi”. – Ibidem, § 5.

   L’adempimento della profezia di Ez 37 sull’antica Israele è riconosciuto: “Nel suo adempimento tipico, questa profezia prefigurò che gli israeliti sarebbero stati liberati da Babilonia in seguito alla sua caduta, e sarebbero tornati a vivere come nazione” (Ibidem, § 6), ma si noti: “Adempimento tipico”. Il vero e unico adempimento della profezia diviene per i Testimoni di Geova un “tipo” ovvero un modello. Con quest’affermazione del tutto gratuita, senza appoggio della Scrittura, si pongono le basi per un presunto antìtipo, che sarebbe poi – secondo loro – il vero adempimento. Per capirci con un esempio (questo biblico), l’agnello pasquale era un tipo di Yeshùa, mentre Yeshùa stesso è l’antìtipo. L’agnello era un modello profetico e Yeshùa il vero adempimento. Ora, sostenere che il risorgere della nazione ebraica fosse il modello del risorgere dei Testimoni di Geova è di una presunzione incredibile. Tra l’altro, i Testimoni di Geova a quel tempo neppure esistevano perché si trattava di Studenti Biblici. Dopo lo scisma causato dal nuovo dirigente in seguito alla morte di C. T. Russell (che dirigeva gli Studenti Biblici), il gruppo scismatico assunse nel luglio 1931 il nuovo nome.

   Comunque, l’adempimento di Ez 37 è dichiarato da Dio stesso nella Bibbia: “Queste ossa sono tutta la casa d’Israele” (37:11). Dio stesso mette sulla bocca di queste ossa queste parole: “Le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti!” (Ez 37:11). Nessun tipo o modello di cose da avverarsi nel 20° secolo, in “quell’assemblea di Cedar Point” che “spronò gli Studenti Biblici all’azione” e in cui “erano pronti a mettersi all’opera per proclamare la buona notizia” e in cui “era come se fossero ritornati in vita. — Confronta Ezechiele 37:1-14”. – I Testimoni di Geova, proclamatori del Regno di Dio, capitolo 7, pag. 76.

   La profezia di Ez 37 fa parte della terza parte del libro, la sezione in cui le profezie assumono carattere nazionale e riguardano direttamente Israele dopo la distruzione di Gerusalemme. Altro che Cedar Point nell’America del 20° secolo!

   Le ossa della visione di Ezechiele non sono destate per “mettersi all’opera per proclamare la buona notizia”. Sono destate per ricostruire il popolo di Dio.

“Così parla Dio, il Signore: Ecco, io aprirò le vostre tombe, vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele. Voi conoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi tirerò fuori dalle vostre tombe, o popolo mio! E metterò in voi il mio Spirito, e voi tornerete in vita; vi porrò sul vostro suolo, e conoscerete che io, il Signore, ho parlato e ho messo la cosa in atto, dice il Signore”. – Ez 37:12-14.

   Con questa profezia Dio assicura che il suo popolo, Israele, non perirà. Egli, che è in grado di far resuscitare i morti, non permetterà mai che il suo popolo si estingua. E così avvenne. Gli ebrei rientrarono e ricostruirono Gerusalemme.

   I capitoli 38 e 39 contengono una misteriosa profezia su Gog.

   Gli ultimi capitoli (40-48) contengono una visione di Israele rinnovata e ricondotta nella sua terra. Vi si stabiliscono le forme e le norme che devono presiedere alla costruzione del Tempio, le leggi del culto e del nuovo sacerdozio, le attribuzioni del principe, la divisione della Terra Promessa fra le tribù israelite. In una visione piena di simbolismi, un nuovo fiume renderà prodigiosamente feconda la terra: esso scaturirà dalla soglia del Tempio come una modesta fonte che crescerà in ruscello e poi in fiume impetuoso scendendo verso il Mar Morto che sarà ripopolato di pesci come il Mar Grande (Mare Mediterraneo). La nuova capitale costruita su un monte immaginario non avrà più per nome “Gerusalemme” ma “Qui vi è Yhvh”.

   Con l’indicazione di questo nome della città si chiude il libro.