Esaminiamo ora i generi letterari del libro di Daniele.

   Tutti gli scrittori, ma particolarmente gli antichi, usano nei loro scritti dei generi letterari. Questi generi vanno valutati secondo le rispettive caratteristiche. Un romanzo non è storia, una poesia non è prosa. Nei romanzi e nella poesia predomina sulla realtà storica la fantasia. Nella poesia fiorisce un linguaggio con licenze poetiche. Lo stile prosaico è altra cosa. Uno scritto di storia non è un’opera scientifica, per cui l’autore si esprime senza usare la tecnicità propria delle indagini scientifiche. D’altra parte, un trattato di scienza non ricorre allo stile poetico.

   Ora, qual è il genere letterario del libro biblico di Daniele? Anche qui ci troviamo di fronte a due tendenze, spesso messe in contrasto tra loro, che a nostro avviso potrebbero diventare complementari.

   Opinione prevalente in passato. Alcuni esegeti moderni, seguendo il parere degli antichi, trovano in Dn due generi letterari, vale a dire quello storico (prevalente nella prima parte) e quello profetico (dominante nella seconda parte). In quest’opinione, gli episodi della vita di Daniele e dei suoi compagni si devono intendere alla lettera; le visioni sono vere profezie, superiori alle altre (come già affermava Giuseppe Flavio) sia per il loro carattere consolatorio sia per la precisione dei particolari cronologici.

   Questi interpreti non trovano difficoltà nell’esistenza di profezie così particolareggiate perché Dio, fanno notare, conosce perfettamente il futuro e lo può rivelare anche nelle minuzie, se vuole. Alcuni autori vanno ben oltre e vogliono vedervi prefigurata la stessa storia della chiesa fino all’avvento dell’anticristo. Ad esempio, J. W. Chism  vedeva nella purificazione del Tempio predetta da Daniele la “restaurazione della Chiesa fino a Cristo” avveratasi agli albori del 1800. Nel nostro studio I tempi dei gentili secondo la Watchtower (nella categoria La cronologia biblica della sezione La Bibbia) prendiamo in considerazione una moderna e fantasiosa interpretazione di Dn che va in questa direzione.

   Opinione radicale moderna. In quest’opinione il libro di Dn è prevalentemente un libro apocalittico, anzi il primo scritto di questo genere letterario. Il domenicano Lagrange lo definiva “la prima e più perfetta delle apocalissi giudaiche” (Revue Biblique 1, 1904, pag. 494). Tra i fautori cattolici di questa teoria vanno ricordati A. Robert, A. Feuillet, J. Menasce, Bigot, Bayer, Closen, M. Delcor. Ciò risulterebbe dal fatto che gli ebrei non pongono Dn fra gli scritti profetici perché presenta la storia con simboli e visioni spiegate da angeli, usa la pseudonimia (nomi finti o supposti degli scrittori in contrapposizione a quelli veri) e l’esoterismo, mostra che la storia (già preordinata) deve svolgersi senza errori fino a quando Dio interverrà per distruggere ogni male.

   Tuttavia, nel libro di Daniele accanto a elementi affini a quelli apocalittici troviamo anche delle discordanze. Il libro, nonostante debba essere sigillato (Dn 12:4,9) come gli scritti esoterici fino al tempo della fine, non è riservato a pochi eletti ma a tutti: “רַבִּים [rabìm; greco πολλοὶ (pollòi); “molti”] lo studieranno con cura”. – Dn 12:4.

   Le visioni sono usate anche dalle profezie, specialmente in quelle più tardive (Ez e Zc). Gli angeli intervengono anche in altri libri delle Scritture Ebraiche, ma Daniele li nomina e li pone a custodia delle singole nazioni (Dn 12:1). Non vi è la storia inflessibile, propria dell’apocalittica, perché essa può essere modificata con il pentimento (si veda il caso di Nabucodonosor) e la realtà nuova non si avvera in un altro mondo dopo la distruzione dell’attuale, ma su questa stessa terra. Non c’è poi la visione ostile degli altri regni, come si ha negli scritti apocalittici. Solo nel caso di Antioco IV Epifane vi è contrasto e ostilità.

   La prima parte poi non è una vera apocalisse, ma una storia di episodi aggadici (la hagadàh, ebraico הגדה, “racconto”, è una forma di narrazione usata nel Talmùd) che hanno l’intento di edificare e non di raccontare fatti storici realmente accaduti. La hagadàh (הגדה) rabbinica è una leggenda creata ad arte in forma storica dai suoi narratori in funzione didattica.