Lc 3:21,22

   In Lc vi sono alcune differenze, per ciò che riguarda il battesimo di Yeshùa, rispetto al racconto di Mr. Queste differenze hanno l’intento di mettere in risalto la tipica teologia lucana e di adattarsi allo stile e alla mentalità ellenistica dei suoi lettori.

   Anziché narrare in modo distinto il battesimo di Yeshùa e la successiva discesa dello spirito santo, Luca concatena il tutto alla teofania che sta quindi in primo piano. Il battezzatore, di cui ha già narrato la morte, non è più nominato; anche il Giordano, considerato come luogo dell’attività del precursore, scompare dal Vangelo lucano.

   “Ora, mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche Gesù fu battezzato”: così viene solitamente tradotto Lc 3:21. Anche la Vulgata adotta questa traduzione: “Cum baptizaretur omnis populus” (= “Mentre tutto il popolo era battezzato”). Il testo greco ha però ἐν τῷ βαπτισθῆναι (en to baptisthènai): si tratta di un infinito aoristo. Se fosse “mentre era battezzato” dovrebbe esserci l’ἐν τῷ (en to) con l’infinito presente. Dato però che l’ἐν τῷ (en to) è con l’infinito aoristo, questo va tradotto come altrove, dandogli il senso di antecedenza. In Lc 2:27 si ha: “Come i genitori vi portavano [ἐν τῷ εἰσαγαγεῖν (en to eisagaghèin); letteralmente: “nell’introdurre”] il bambino” ovvero “dopo che vi portarono”. In Lc 10:35 si ha: “Te lo rimborserò al mio ritorno [ἐν τῷ ἐπανέρχεσθαί  (en to epanèrchesthai); letteralmente: “nel ritornare”]” ovvero “dopo che sarò tornato”. In Lc 19:15 si ha: “Quando egli fu tornato [ἐν τῷ ἐπανελθεῖν (en to epanelthèin); letteralmente: “nel tornare”]” ovvero “dopo che fu tornato”. Conformemente a questi casi, il passo di Lc 3:21 va quindi tradotto: “Ora, dopo che tutto il popolo fu immerso”. TNM si toglie dall’impaccio adottando una traduzione equivoca: “Or quando tutto il popolo era battezzato”; cosa significa? Quando il popolo era stato immerso o quando veniva immerso? “Tutto il popolo” è proprio di Luca, che ama le folle. Ma con la sua costruzione pare che Luca voglia distinguere l’immersione di Yeshùa da quella del popolo. Egli presenterebbe così il battesimo di Yeshùa come un atto a sé stante e a lui riservato.

   L’immersione di Yeshùa è ristretta ad un semplice vocabolo: βαπτισθέντος (baptisthèntos). È un participio aoristo passivo: “Dopo essere stato immerso”. Se non ci fosse quel semplice vocabolo, in Lc non avremmo nessun accenno al battesimo di Yeshùa. TNM ha: “Or quando tutto il popolo era battezzato, fu battezzato anche Gesù e, mentre pregava, il cielo si aprì”. E così, in genere, le altre traduzioni italiane. Ma quell’“anche” non è presente nel testo greco che letteralmente ha:

Ἐγένετο δὲ ἐν τῷ βαπτισθῆναι ἅπαντα τὸν λαὸν

Eghèneto de en to baptisthènai àpanta ton laòn

Avvenne poi in il essere immerso tutto il popolo

 

καὶ Ἰησοῦ βαπτισθέντος

kài Iesùs baptisthèntos

e Yeshùa essente stato immerso

 

καὶ προσευχομένου ἀνεῳχθῆναι τὸν οὐρανὸν

kài proseuchomènu aneochthènai ton uranòn

e pregante si aprì il cielo

Lc 3:21.

 

   Come si vede, tutto dipende da quel baptisthèntos.

   Si noti “il cielo” (τὸν οὐρανὸν, ton uranòn) al singolare: Luca si rivolge ai gentili o pagani che non avevano la concezione ebraica di molti cieli. Solo in Lc lo spirito santo discende “in forma corporea”. “Il cielo si aprì”: si usa il verbo ἀνοίγω (anòigo) – come in Mt -, “aprire”, e non il verbo σχίζω (schìzo), “lacerare, rompere”, come in Mr.

   Mr e Mt dicono che Yeshùa vide lo spirito di Dio scendere su di lui: “Egli vide lo Spirito di Dio scendere” (Mt 3:16); “Vide aprirsi i cieli e lo Spirito scendere su di lui” (Mr 1:10). Sembra che tutto avvenga in una visione riservata a Yeshùa. Da Gv sappiamo che a questa visione partecipò anche il battezzatore: “Giovanni rese testimonianza, dicendo: ‘Ho visto lo Spirito scendere dal cielo’” (1:32). Luca, invece, non parla di visione, ma concentra l’attenzione sul fatto oggettivo della discesa dello spirito su Yeshùa: “Lo Spirito Santo scese su di lui” (3:22), prescindendo da chi l’ebbe a vedere. Questa oggettività è sottolineata dal fatto che lo spirito “scese su di lui in forma corporea” ossia visibile: σωματικῷ εἴδει (somatikò èidei), “corporeo aspetto”. Un altro tratto tipicamente lucano è il fatto che la discesa avvenne non subito, ma “mentre pregava, si aprì il cielo”. Questo elemento, assente negli altri sinottici, è presente più volte in Lc; con esso si sottolinea l’importanza dell’evento: battesimo, scelta degli apostoli, professione di fede da parte di Pietro, trasfigurazione, preghiera modello del “Padre nostro”. – Lc 3:21;9:18,28;5:16;6:12.

   In Lc, precedentemente a questo passo, la parola “spirito” compare senza articolo. Con l’articolo compare qui (3:22) per la prima volta: τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον (to nèuma to àghion), “lo spirito il santo”. Con articolo sta ad indicare l’effusione particolare dello spirito riservata al tempo escatologico. Si adopera particolarmente alla discesa dello spirito alla Pentecoste: “Voi riceverete il dono dello Spirito Santo [τοῦ ἁγίου πνεύματος (tu aghìu pnèumatos); “dello spirito santo”]”; “Tutti furono riempiti dello Spirito Santo [τοῦ ἁγίου πνεύματος (tu aghìu pnèumatos); “dello spirito santo]”; “Lo Spirito Santo [τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον (to nèuma to àghion); “lo spirito il santo”] scese su tutti quelli che ascoltavano”, “Si meravigliarono che il dono dello Spirito Santo [τοῦ πνεύματος τοῦ ἁγίου (tu pnèumatos tu aghìu); “dello spirito il santo]”, “Questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo [τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον (to nèuma to àghion); “lo spirito il santo”]”; “Dando lo Spirito Santo [τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον (to nèuma to àghion); “lo spirito il santo”]”; “lo Spirito Santo [τὸ πνεῦμα τὸ ἅγιον (to nèuma to àghion); “lo spirito il santo”] scese su di loro”. – At 2:38;4:31;10:44,45,47;15:8; 19:6.

   Sembra che Luca voglia stabilire un parallelismo tra la Pentecoste all’inizio della chiesa o congregazione e la discesa dello spirito santo all’inizio della missione di Yeshùa.

   È lo stesso spirito santo che scende su Yeshùa e gli apostoli che fa trasalire di gioia Yeshùa al ritorno dalla missione apostolica: “Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò” (Lc 10:21); blanda TNM: “Esultò nello spirito santo”; il greco ha un dativo di causa (τῷ πνεύματι τῷ ἁγίῳ, to pnèumati to aghìo): “a causa dello spirito il santo”.

   È lo stesso spirito che darà potere agli apostoli di testimoniare Yeshùa di fronte ai giudici nei tribunali: “Lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento stesso quello che dovrete dire”. – Lc 12:12.

   Lo stesso spirito santo (in Mt “lo Spirito di Dio”, 3:16) inaugura la missione di Yeshùa come inaugura l’attività della congregazione dei discepoli.

   Le parole di Dio a Yeshùa della lezione “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto” (Lc 3:22) presentano in alcuni codici la variante: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” (Codex Bezae; e molti manoscritti della Vetus Latina). Questa variante è conforme a Sl 2:7 nella versione della LXX:

 

Υἱός μου εἶ σύ, ἐγὼ σήμερον γεγέννηκά σε

Üiòs mu èi sü, egò sèmeron gheghènneka se

Figlio di me sei tu, io oggi ho generato te