Inno a Yeshùa (1:13-20)

Nel 1913 lo studioso E. Norden sottolineò lo stile liturgico di questa parte di Col esponendo le sue analisi nel suo libro Agnostos Theos. Il Norden dimostrò anche la dipendenza di questo inno dalla tradizione giudeo-ellenistica e dalle formule stoiche. All’inno furono poi aggiunti alcuni ornamenti stilistici. Dopo tale studio fu prodotta un’immensa letteratura al riguardo. Anzi, alcuni ne presero lo spunto per invalidare Col come non genuinamente di Paolo. Nel 1965 lo studioso J. Gabathuler ebbe il merito di riunire nel suo Jesus Christus, Haupt der Kirche – Haupt der Welt (Zürich, 1965) tutte le discussioni e le teorie degli ultimi 120 anni al riguardo. Il gesuita N. Kehl diede poi il suo importante contributo. – Eine motivgeschichtliche Untersuchungzu Kol. 1,12-20, Stuttgarter Bibliche Monographien 1, Stuttgart, Katholisches Bibelwerk.

   Chi è l’autore di questo inno? Partendo dall’idea che l’inno ha un intento missionario perché vuol presentare Yeshùa capo tanto degli ebrei quanto dei gentili, sembrerebbe trattarsi dello stesso Paolo. Tuttavia, pare ormai accertato che Paolo abbia inserito (forse adattandolo) un precedente inno liturgico.

   Quale fu l’origine del materiale? Occorre prendere una posizione tra due estremi. Alcuni studiosi (E. Lohmeyer e C. F. Burney) vi vedono un ragionamento di tipo rabbinico, basato su Gn 1:1 e Pr 8:22 per opporsi alla liturgia giudaica dell’Espiazione. All’altro estremo, un altro studioso (E. Käsemann) vi trova, alla base, un mito gnostico ellenistico riveduto alla luce della confessione battesimale; secondo questo studioso gli gnostici verrebbero così confutati con le loro stesse armi.

   Le due ipotesi appaiono troppo estreme. Per dare una spiegazione è sufficiente ricorrere alla dottrina delle Scritture Greche che applicano a Yeshùa le indicazioni delle Scritture Ebraiche riguardanti la sapienza personificata.

   Divisione dell’inno:

Prima strofa

Prologo dell’inno propriamente detto.Inizia con: “[È] lui che [ὃς (os), “che”/”il quale”]; “è lui” è sottinteso (v. 13) . Si tratta di Dio. “Il quale [ὃς (os)]” ha trasferito i credenti nel Regno già inaugurato da Yeshùa, da cui proviene la redenzione e il perdono dei peccati. 1:13,14

Seconda strofa

Primato di Yeshùa su tutta la creazione.ὅς ἐστιν  (os estìn), “Il quale è”… (v. 15): si tratta ora di Yeshùa. 1:15,16

Terza strofa

Concatenamento tra l’azione di Yeshùa sul creato e la redenzione nella congregazione.καὶ αὐτὸς  (kài autòs), “Ed egli”… (v. 17)

καὶ αὐτὸς  (kài autòs), “Ed egli”… (v. 18)

1:17,18

Quarta strofa

Primato di Yeshùa sui redenti e suo lavoro di riconciliazione.ὅτι (òti), “perché”… 1:19,20

   L’inno, in una bella armonia poetica, descrive la salvezza dell’umanità tramite Yeshùa il consacrato. Yeshùa innesta la persona umana credente nella congregazione e la destina alla resurrezione, di cui egli è il primo tra i risorti.

1a strofa

“Egli ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha introdotti nel regno del Figlio suo amatissimo. Grazie a lui, siamo stati liberati, perché i nostri peccati sono perdonati. 1:13,14

2 a strofa

Il Dio invisibile si è fatto visibile in Cristo, nato dal Padre prima della creazione del mondo. Tutte le cose create, in cielo e sulla terra, sono state fatte per mezzo di lui, sia le cose visibili sia quelle invisibili: i poteri, le forze, le autorità, le potenze. 1:15,16

3 a strofa

Cristo è prima di tutte le cose e tiene insieme tutto l’universo. Egli è anche capo di quel corpo che è la Chiesa, è la fonte della nuova vita. È il primo risuscitato dai morti: egli deve sempre avere il primo posto in tutto. 1:17,18

4 a strofa

Egli è anche capo di quel corpo che è la Chiesa, è la fonte della nuova vita. È il primo risuscitato dai morti: egli deve sempre avere il primo posto in tutto. Perché Dio ha voluto essere pienamente presente in lui e per mezzo di lui ha voluto rifare amicizia con tutte le cose, con quelle della terra e con quelle del cielo; per mezzo della morte in croce Dio ha fatto la pace con tutti”. 1:19,20

(PdS)