Terza strofa. Si suddivide in due parti di cui ognuna inizia con καὶ αὐτὸς (kài autòs), “ed egli”. – 1:17,18.

Ed egli [καὶ αὐτὸς (kài autòs)] è prima di tutte le [altre] cose e per mezzo di lui tutte le [altre] cose furono fatte esistere,

v. 17

ed egli [καὶ αὐτὸς (kài autòs)] è il capo del corpo, la congregazione. Egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché divenga colui che è primo in tutte le cose”.

v. 18

(TNM)

   Questa terza strofa serve da collegamento tra la seconda e la quarta. Infatti, la prima frase si riallaccia al creato, la seconda alla congregazione.

   Riguardo al creato, Yeshùa è “prima di tutte le [altre] cose” (non in senso temporale, ma come importanza) nel senso di superiorità. Infatti, tutto è stato creato con la visione della sua esistenza giustificante la realtà del mondo. L’universo esiste perché ne è stato pronunciato il nome dalla “parola” divina che ora dimora in Yeshùa. “Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei [la parola, vv. 1,2]; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta” (Gv 1:3). Questo passo evidentemente si richiama a Pr 8:25-27 che abbiamo già esaminato.

   Yeshùa è però anche il capo della congregazione. Non è possibile togliere questo versetto (il 18), come alcuni studiosi vorrebbero fare. E non è possibile neppure togliere la parola “chiesa” o congregazione. Solo queste parole spiegano il passaggio alla nuova realtà che Paolo intende trattare subito dopo.