Il versetto 17 termina con la frase che ora vogliamo esaminare e su cui le traduzioni sembrano divergere. Paolo parla di “corpo” o di “realtà”? Forse di un corpo che sta a indicare una realtà, in opposizione all’ombra prima menzionata? Ciò è quanto pare vogliano suggerire queste traduzioni. Intanto, alcune osservazioni. Come si nota, in Did e in ND la parola “è” è messa in corsivo: è. Questo corsivo, avvisano gli editori nelle introduzioni delle loro traduzioni, è usato per indicare che la parola è stata aggiunta e non è presente nel testo greco. Per Did e per ND, dunque, la traduzione fedele della frase sarebbe: “Ma il corpo di Cristo”. Infatti, il testo originale greco ha:

τὸ δὲ σῶμα τοῦ χριστοῦ

to de sòma tu christù

il però corpo del cristo

   Bene. Una cosa l’abbiamo scoperta. E già deduciamo che non è molto corretto, per NR e per CEI, inserire nella traduzione un “è” senza segnalare (con un corsivo o mettendo tra parentesi quadre, [ ] – come di solito si fa) che la parola è aggiunta. La scorrettezza più grave è quella di TNM. Infatti, questa traduzione commette ben tre violazioni del testo biblico:

  1. Non indica l’aggiunta.
  2. Non si limita ad aggiungere un “è” come fanno altri, ma addirittura un “appartiene”, del tutto assente nel testo greco.
  3. Cambia il genitivo del testo biblico (“del” Cristo) in un dativo (“al” Cristo).

   Per non parlare di un quarto errore, come ora vedremo. Assodato che il verbo “è” non è stato scritto da Paolo (né, tanto meno, la parola “appartiene”), la domanda rimane: Ma il testo parla di “corpo” o di “realtà”? La risposta è semplice: basta vedere il testo greco: σῶμα (sòma). Si tratta senza il minimo dubbio di “corpo” (anche chi non conosce il greco, può intuire che “somatico” deriva da soma). La domanda successiva è: Questo soma (“corpo”) cosa significa? Forse “realtà”? Questo vorrebbe farci intendere TNM, come si è visto. Anche qui il metodo per la risposta corretta è lo stesso: riferirsi alla Bibbia. Si tratta di individuare tutte le volte in cui Paolo parla di soma (“corpo”) e capire dal contesto a cosa egli lo riferisce. Escludiamo dalla nostra analisi quei passi in cui “corpo” (soma) si riferisce chiaramente al corpo umano, come – ad esempio – Rm 1:24-26: “I loro corpi siano disonorati fra loro […] Per questo Dio li ha abbandonati a vergognosi appetiti sessuali” (TNM). Interessa qui la parola soma usata da Paolo in riferimento a qualcosa di diverso del letterale corpo umano, come è il caso di Col 2:17.  Ecco tutti passi:

Passo biblico (TNM)

Parola greca

Significato

1Cor 6:15

“Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Cristo?”

σώματα

(sòmata)

Corpi umani, ma allegoricamente

membra di Yeshùa

1Cor 10:17

“Siamo un solo corpo, giacché partecipiamo tutti a quel solo pane”

σῶμα

(sòma)

“Un solo corpo” è la congregazione

1Cor 12:12,13

“Come il corpo è uno ma ha molte membra, e tutte le membra di tale corpo, benché siano molte, sono un solo corpo, così è anche il Cristo […] fummo tutti battezzati in un solo corpo

σῶμα (sòma)

Il “corpo” è la congregazione di Yeshùa

σώματος

(sòmatos)

σῶμα (sòma)

σῶμα (sòma)

Ef 1:22,23

“L’ha dato come capo su tutte le cose alla congregazione, che è il suo corpo

σῶμα

(sòma)

La congregazione è il “corpo” di Yeshùa

Ef 2:16

“Per riconciliare pienamente con Dio entrambi i popoli in un solo corpo

σώματι

(sòmati)

Il “corpo” è la congregazione

Ef 4:4

“C’è un solo corpo

σῶμα

(sòma)

La congregazione

Ef 4:12

“L’edificazione del corpo del Cristo”

σώματος

 (sòmatos)

La congregazione

Ef 4:16

“Da lui tutto il corpo […] opera per la crescita del corpo

σῶμα

(sòma)

La congregazione

σώματος

(sòmatos)

Ef 5:23

“il Cristo è capo della congregazione, essendo egli il salvatore di [questo] corpo

σώματος

(sòmatos)

La congregazione

   Questi sono tutti i passi in cui Paolo usa la parola “corpo” non nel senso di corpo umano letterale. Tutti i passi mostrano che Paolo usa la parola sòma (“corpo”) applicata alla chiesa o congregazione dei discepoli di Yeshùa. Questa parola greca non è mai usata da Paolo con il significato di “realtà”, mai; né potrebbe esserlo, perché in greco σῶμα (sòma) significa “corpo”.

   Va quindi confermato il testo biblico:

 τὸ δὲ σῶμα τοῦ χριστοῦ

to de sòma tu christù

il però corpo del cristo

   Ora abbiamo Col 2:16,17 al completo:

“Non dunque qualcuno vi giudichi per cibo e bevanda o riguardo a festa o novilunio o sabati, che è ombra delle cose future, ma il corpo del Cristo”. – Testo greco letterale.

   Paolo, affermando che nessuno si deve permettere di giudicare i colossesi che osservano le festività bibliche – giacché queste prefigurano cose future -, dice che a giudicarli deve essere “il corpo del Cristo” (cfr. v. 19) ovvero la chiesa.

   Paolo continua al  v. 18: “Nessuno vi derubi a suo piacere del vostro premio, con un pretesto di umiltà e di culto degli angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfio di vanità nella sua mente carnale”.

   Riguardo alle visioni personali cui gli eretici di Colosse davano importanza, ci si può riferire anche alle pratiche pre-gnostiche presso gli esseni:

“Il popolo dei santi del patto, istruiti nelle leggi e ammaestrati nella sapienza, che hanno udito la voce della Maestà e hanno visto gli angeli della santità, i cui orecchi non sono stati chiusi ma hanno udito cose profonde”. – 1Qumran, Milchamàh 10,10; il corsivo è aggiunto.

   Quel che è importante è l’attenersi a Yeshùa, “attenersi al Capo, da cui tutto il corpo, ben fornito e congiunto insieme mediante le giunture e i legamenti, progredisce nella crescita voluta da Dio” (2:19). Il corpo – unito dalle giunture e dalle articolazioni – riceve linfa, direzione e nutrimento dalla testa (che regola il funzionamento del corpo). Così il credente deve ricevere nutrimento e movimento solo da Yeshùa. Questa corretta impostazione è contro ogni tradizione e progresso religioso, cose puramente umane. È solo la connessione del corpo con il capo che permette di crescere qualitativamente e quantitativamente. A nulla giovano le esperienze ascetiche. Qui in Col appare per la prima volta l’idea della crescita del corpo del Cristo.

   Non farsi imporre proibizioni umane (2:20-23). Paolo esorta a non lasciarsi imporre precetti umani: “Se siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché, come se viveste nel mondo, vi lasciate imporre dei precetti, quali: ‘Non toccare, non assaggiare, non maneggiare’” (vv. 20,21). Il “non toccare” si riferisce a non toccare le donne? Forse.  Nelle loro esagerate pratiche ascetiche era possibile, ma non ne abbiamo la certezza. Comunque, dice Paolo, “quelle cose hanno, è vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel trattare il corpo” (v. 23). “Ma”, aggiunge Paolo, “non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne”. – V. 23.