Si noti la suddivisione di Col 3:16: “Salmi, inni e cantici spirituali”, che per TNM sono “salmi, lodi a Dio, cantici spirituali”. “Lodi a Dio” non è la traduzione proprio esatta (sebbene corrispondente), intanto perché “a Dio” non compare nel testo greco. Il testo biblico ha:

ψαλμοῖς ὕμνοις ᾠδαῖς πνευματικαῖς

psàlmois, ümnòis, odàis pneumatikàis

salmi, inni, canti ispirati

   La parola πνευματικαῖς (pneumatikàis) è di solito tradotta con “spirituali”, ma meglio sarebbe qui tradurla con “ispirati”. Infatti, l’aggettivo greco πνευματικός (pneumatikòs), derivato da πνεῦμα (pnèuma, “spirito”), numero Strong 4152, indica qualcuno o qualcosa usato dallo spirito e che serve come suo strumento o organo, che appartiene allo spirito divino, che è riempito e governato dallo spirito di Dio. L’uso di quest’aggettivo nella Scrittura ce ne chiarisce il senso. In Rm 1:11 si legge: “Desidero ardentemente vedervi, per impartirvi qualche dono spirituale [πνευματικὸν (pneumatikòn)]” (TNM). Ora, se una persona regala una copia della Bibbia a qualcuno, fa di certo un dono spirituale, ma non è questo il senso in Paolo. Per lui il “dono spirituale” è qualcosa che ha a che fare con lo spirito di Dio. Così, in Rm 7:14 è detto che la “Legge è spirituale [πνευματικός (pneumatikòs)]” (TNM) nel senso che è ispirata da Dio. Un libro sulla vita di Yeshùa è certo spirituale, ma non nel senso di ispirato. Allo stesso modo, i “cantici spirituali [πνευματικαῖς (pneumatikàis)]” (TNM) di Ef 5:19 non sono semplicemente “spirituali” come possono esserlo tutti i cantici che si elevano nei culti delle varie religioni. Quelli biblici sono “cantici ispirati”, cantici spesso conservati nella Scrittura (la cui musica, purtroppo, non possiamo più udire).

   Lo studioso L. Burgess si basa sulla suddivisione “salmi, inni e cantici spirituali” (v. 16) per sostenere l’uso dello strumento musicale. I “salmi” sarebbero cantici accompagnati da strumenti musicali, come l’arpa; gli “inni” sarebbero lodi a Dio (così anche TNM); i “cantici spirituali” dei cantici.

   Dobbiamo invece notare che la divisione tripartita in Col è diversa da quella pensata da Burgess. Ecco quella biblica:

  1. Salmi. I “salmi” sono composizioni tratte dal salterio (il libro biblico dei Salmi). Infatti, il salterio era già inteso come libro da usarsi nei canti. Ciò è dimostrato da certe soprascritte che provvedono istruzioni musicali, come: “Al direttore del coro. Per strumenti a corda” (Sl 4:1), “Al direttore del coro. Per strumenti a corda. Su ottava” (Sl 6:1), “Cantico per l’inaugurazione della casa” (Sl 30:1), “Canto per il giorno del sabato” (Sl 92:1). Per citare ad esempio un’occasione, durante la cena pasquale (dopo che era stato versato il secondo calice di vino ed era stato spiegato il significato della celebrazione) si cantava parte dei sei Salmi dell’hallèl  (הלל) ovvero dei Sl 113-118 (solo dei Sl 113 e 114, secondo la Scuola di Hillel). I Sl 115–118, che costituiscono il resto dei Salmi dell’hallèl, si cantavano al quarto calice di vino. Gli ebrei del tempo di Yeshùa, come i loro antenati, cantavano i Salmi. Ovviamente, anche Yeshùa (ebreo) e i suoi apostoli (tutti ebrei) cantavano quei Salmi. Quando i pagani convertiti si unirono alla primitiva congregazione di Yeshùa, essi pure impararono a cantare quei Salmi. Ancora al tempo di Girolamo essi si cantavano nei campi di Betlemme.
  2. Inni. Gli “inni” sono lodi a Dio. In Mt 26:30 si legge che Yeshùa e i suoi undici apostoli fedeli, “dopo che ebbero cantato l’inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi”. TNM ha: “Dopo aver cantato lodi”. Il greco ha ὑμνήσαντες (ümnesantes): “avendo cantato inni”. Il che non solo distingue gli “inni” (che sono lodi) dai “salmi”, ma è un’ulteriore dimostrazione che quella ultima cena non era la cena di Pasqua (altrimenti avrebbero cantato i Salmi dell’hallèl).
  3. Cantici. I “cantici” sono altre composizioni poetiche create per impulso dello spirito santo e per questo detti πνευματικαῖς (pneumatikàis), “ispirati”. Un esempio di questi “cantici ispirati” (e non – come di solito tradotto – “cantici spirituali”) sono i cantici di Zaccaria e di Miryàm, la madre di Yeshùa:

 

Cantico di Miryàm

E Maria disse:

‘L’anima mia magnifica il Signore,

e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore,

perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva.

Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata,

perché grandi cose mi ha fatte il Potente.

Santo è il suo nome;

e la sua misericordia si estende di generazione in generazione

su quelli che lo temono.

Egli ha operato potentemente con il suo braccio;

ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore;

ha detronizzato i potenti,

e ha innalzato gli umili;

ha colmato di beni gli affamati,

e ha rimandato a mani vuote i ricchi.

Ha soccorso Israele, suo servitore,

ricordandosi della misericordia,

di cui aveva parlato ai nostri padri,

verso Abraamo e verso la sua discendenza per sempre’”. – Lc 1:46-55.

Cantico di Zaccaria

Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetizzò, dicendo:

‘Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele,

perché ha visitato e riscattato il suo popolo,

e ci ha suscitato un potente Salvatore

nella casa di Davide suo servo,

come aveva promesso da tempo per bocca dei suoi profeti;

uno che ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano.

Egli usa così misericordia verso i nostri padri

e si ricorda del suo santo patto,

del giuramento che fece ad Abraamo nostro padre,

di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici,

lo serviamo senza paura,

in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,

perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie,

per dare al suo popolo conoscenza della salvezza

mediante il perdono dei loro peccati,

grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio;

per i quali l’Aurora dall’alto ci visiterà

per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte,

per guidare i nostri passi verso la via della pace’”. – Lc 1:67-79.

 

   Possibili brani di questi due cantici si rinvengono in Col 1:12-20 e Flp 2:6-11.

   Paolo dice che questi “salmi”, “inni” e “cantici ispirati” non devono essere cantati solo con le labbra, ma anche implicando il cuore. Tradurre ciò che dice Paolo con: “Cantate di cuore a Dio” (v. 16), tradisce scarsa considerazione per il vero pensiero biblico. Qui il traduttore pare cadere nella trappola del pensiero occidentale, intendendo il “cantare di cuore” come ‘cantare con sentimento di partecipazione’. Così intendiamo noi occidentali quando si dice che si canta con il cuore. Ma questo non è il pensiero biblico. Bene traduce TNM, anche se viene il dubbio che lo faccia solo perché sta alla lettera del testo: “Cantando nei vostri cuori”. E, infatti, il greco ha ἐν ταῖς καρδίαις ὑμῶν (en tàis kardìais ümòn): “nei cuori di voi”. Il punto non è qui la lettera del testo, ma il significato. Nel pensiero biblico il “cuore” non è la sede dei sentimenti (concetto occidentale); nella Scrittura il “cuore” è la sede dell’intelligenza: “Nessuno si sovviene in cuor suo o ha conoscenza o intendimento” (Is 44:19, TNM), “Un cuore saggio e che ha intendimento” (1Re 3:12, TNM), “Il loro cuore era duro a comprendere” (Mr 6:52, TNM), “Conoscendo il ragionamento del loro cuore” (Lc 9:47, TNM), “Il loro cuore senza intelligenza “ (Rm 1:21, TNM), “Dal cuore vengono malvagi ragionamenti” (Mt 15:19, TNM). Quando Paolo, quindi, dice di cantare “nei cuori” non sta dicendo di cantare mettendoci i sentimenti (o di cuore, alla maniera occidentale) e non sta dicendo neppure di cantare mentalmente stando muti. Paolo esorta a comprendere quello che si canta. Se volessimo dirlo all’occidentale: ponendo mente. Si noti anche come da qui sia automaticamente bollato il parlare in lingue incomprensibili: “Chi parla in lingua preghi di poter interpretare. Poiché se io prego in lingua, il mio [dono dello] spirito prega, ma la mia mente è infruttuosa. Che si deve fare, dunque? Pregherò col [dono dello] spirito, ma pregherò anche con la mente. Canterò lodi col [dono dello] spirito, ma canterò lodi anche con la mente. Altrimenti, se offri lodi con un [dono dello] spirito, come farà colui che occupa il posto della persona comune a dire “Amen” al tuo rendimento di grazie, giacché non sa ciò che dici?” (1Cor 14:13-16, TNM). Si noti, anche qui: “Canterò lodi col [dono dello] spirito, ma canterò lodi anche con la mente”.