Ora, in Ef 4:7, Paolo dice che la grazia si è diffusa in misura diversa, non in corrispondenza dei nostri meriti (l’essere umano non ha alcun merito di fronte a Dio), ma secondo il dono variabile che Yeshùa ha voluto riversare in misura diversa sui credenti. “A ciascuno di noi la grazia è stata data secondo la misura del dono di Cristo”.

   L’affermazione paolina precedente è sorretta con una citazione da Sl 68:18 applicata a Yeshùa risorto e salito al cielo, il quale riversa i suoi “doni” (δόματα, dòmata; al plurale, quindi diversi di intensità) su gli uomini:

“Per questo è detto:

‘Salito in alto,

egli ha portato con sé dei prigionieri

e ha fatto dei doni agli uomini’”. – 4:8.

   Nel salmo citato da Paolo si dice: “Tu sei salito in alto, portando prigionieri, hai ricevuto doni dagli uomini, anche dai ribelli, per far qui la tua dimora, o Signore, Dio”. Il salmista parla qui del re Davide che si rivolge a Dio riconoscendo che il Signore è “salito in alto”, ovvero sul monte Siòn, facendo di Gerusalemme la capitale di Israele per farne la sua “dimora”. La descrizione del corteo trionfale che portò l’arca sul Siòn dopo la vittoria è descritta nel verso precedente: “I carri di Dio si contano a miriadi e miriadi, a migliaia di migliaia: il Signore viene dal Sinai nel santuario” (Sl 68:17). In questo salire simbolico di Dio sull’altura gerosolimitana, Dio fece “prigionieri” durante la conquista del paese. Alcuni di questi prigionieri erano stati messi a disposizione dei leviti per aiutarli a svolgere il lavoro nel tabernacolo (Esd 8:20). Il re Davide – come riferisce il salmista – dice che Dio non solo portò con sé dei prigionieri, ma che ricevette dei doni da parte “degli uomini, anche dai ribelli”.

   TNM fa una traduzione strana di Sl 68:18: “Hai preso doni in forma di uomini”. Questa strana traduzione viene sostenuta, nella nota in calce, basandosi sull’ebraico del testo: בָּאָדָם (baadàm), che è composto dalla preposizione ba (בָּ) e dalla parola adàm (אָדָם), “uomo”; in ebraico la preposizione si unisce al nome che segue (nel testo ebraico della Bibbia si trova al v. 19). La stessa nota in calce dice: “Lett.[eralmente] ‘negli uomini’”, il che non è proprio esatto, perché letteralmente è “nell’uomo”. Ma “nell’uomo” (בָּאָדָם, baadàm) non significa affatto “in forma di uomini”. Adàm è usato nella Scrittura anche per designare il genere umano, per cui “nell’uomo” significa “nell’umanità” e – messo in un buon italiano – “tra gli uomini”. La frase esatta ebraica dice, quindi: “Prendesti doni tra gli uomini”. Che sia così lo dimostra, suo malgrado, la stessa TNM quando traduce: “La tenda in cui risiedette fra gli uomini [בָּאָדָם (baadàm)] terreni” (Sl 78:60; “terreni” è un’aggiunta superflua: gli uomini sono solo terreni). Ora, se TNM dovesse essere coerente con se stessa, dovrebbe tradurre qui: ‘La tenda in cui risiedette in forma di uomini’,  il che – dato che si riferisce a Dio – sarebbe blasfemo. Non c’è, quindi, proprio nessun motivo per tradurre come fa TNM, se non l’errata interpretazione del testo ebraico.

שָׁבִיתָ שֶּׁבִי לָקַחְתָּ מַתָּנֹות בָּאָדָם

shavìta shèvi laqàchet matànot baadàm

imprigionasti prigionia prendesti doni nell’uomo

   “Hai fatto prigioniera la prigionia, hai ricevuto doni fra gli uomini” (ND). “Hai menato in cattività dei prigionieri, hai preso doni dagli uomini”. – Luzzi.

   Tornando a Ef, dobbiamo fare anche qui delle osservazioni. TNM traduce 4:8 così: “Perciò egli dice: ‘Quando ascese in alto portò via prigionieri; diede doni [negli] uomini’”. Si tenga presente che qui Paolo cita il salmo che abbiamo considerato. Si noti, in questa traduzione, la diversità con il salmo citato:

Sl 68:18

“Hai preso doni in forma di uomini”

TNM

Ef 4:8*

“Diede doni [negli] uomini”

* Il passo cita Sl 68:18.

   Si cerca, insomma, di armonizzare i due testi. Per di più, la nota in calce a Ef 4:8 dice: “O, ‘consistenti in uomini’”. È sempre la tesi che vuol sostenere non i doni presi da Israele “tra gli uomini” durante la conquista della terra promessa, ma proprio i doni come uomini (che il salmo però dice prigionieri).  La stessa nota in calce ceca di rafforzare questa interpretazione: “O, ‘consistenti in uomini’, in armonia con Sl 68:18 [68:19, M; 67:19, LXX]”. Quel “in armonia con” (Ibidem) di per sé denota che si tratta di un’interpretazione del traduttore. Comunque, abbiamo già esaminato come il Sl 68:18 dica tutt’altro rispetto a quello tradotto da TNM. Dato che la nota cita la LXX greca, vogliamo confrontarla:

Sl 67:19*

ἔλαβες δόματα ἐν ἀνθρώπῳ

èlabes dòmata en anntròpo**

prese doni in uomo**

Ef 4:8

ἔδωκεν δόματα τοῖς ἀνθρώποις

èdoken dòmata tòis anthròpois

diede doni agli uomini

* Nel testo greco della LXX, 67:19 corrisponde a 68:18 di TNM.

** Si noti come la LXX traduca letteralmente l’ebraico בָּאָדָם (baadàm), “nell’uomo”.

   Nessuna conferma, come si vede, dalla LXX. Anzi, scopriamo la manomissione del testo in TNM. La preposizione articolata greca τοῖς (tòis), “agli”, non solo non viene tradotta da TNM ma viene sostituta con “[negli]”, sebbene messo tra parentesi quadre.

   Se ancora non si fosse notato, Paolo fa una sua applicazione del salmo: il prendere doni dagli uomini (nelle Scritture Ebraiche) diventa l’elargire doni agli uomini. Non dimentichiamo che Paolo scrive sotto ispirazione dello spirito santo. Cos’intende dire Paolo? Paolo dice che Yeshùa resuscitato è salito più in alto di tutte le creature celesti (“al di sopra di tutti i cieli”, 4:10) e che “egli ha portato con sé dei prigionieri” (4:8), persone prese a satana e diventate sue schiave.

   “Chi sono allora questi ‘doni?”, domanda La Torre di Guardia del 15 maggio 1993, a pag. 13, § 9. La risposta corretta si può avere se la domanda è posta in modo corretto. La domanda: “chi sono”?, non è quella giusta. La domanda giusta è: Cosa sono quei “doni”? Sono i vari ministeri che Paolo indica in 4:11.

   In 4:9,10, in una parentesi, Paolo deduce che il salire di Yeshùa implica un suo scendere: “Ora, questo ‘è salito’ che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa”. E qui vanno chiariti alcuni aspetti. TNM traduce: “L’espressione ‘ascese’, che significa se non che egli anche discese nelle regioni inferiori, cioè la terra?”. Leggendo parrebbe che “le regioni inferiori” sarebbero il pianeta terra: “Cioè la terra” (TNM). Ma il testo non dice così. Dice:

τὰ κατώτερα μέρη τῆς γῆς

ta katòtera mère tes ghes

le inferiori regioni della terra

   “Le parti più basse della terra” traduce giustamente Diodati. Si tratta degli “inferi”, dell’”inferno” (che significa, appunto, “posto sotto” o “sotterraneo”). Nulla a che fare con l’inferno di fuoco cattolico. Si tratta del luogo in cui vanno tutti i morti, buoni o cattivi che siano stati da vivi. Il pensiero è espresso secondo formule da non prendere alla lettera, ma secondo la cosmologia dell’epoca. Per l’astronomo di oggi non c’è un basso né un alto, ma Paolo si esprimeva secondo la concezione ebraica del tempo. Se è salito – dice Paolo citando il salmo – vuol dire che prima era sceso.  E così fa la sua applicazione a Yeshùa: morto, sceso negli inferi (= tomba), resuscitato.

   “Alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori” (4:11). È la differenziazione dei doni che spiega come sia diverso il dono ricevuto da Yeshùa tramite lo spirito santo. Si tratta di una suddivisione quadruplice che va dagli apostoli (come Paolo), ai profeti (la classe dei profeti dei primi tempi apostolici), agli evangelizzatori (come Tito e Timoteo), ai pastori-insegnanti. L’articolo unico che precede i due nomi li presenta come una classe unica: τοὺς δὲ ποιμένας καὶ διδασκάλους (tus de poimènas kài didaskàlus), “i pastori e maestri”. Corrispondono con tutta probabilità ai sorveglianti-anziani: “Lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi [ovvero “sorveglianti”, TNM], per pascere [quindi “pastori”] la chiesa di Dio”. – At 20:28.

   È molto interessante notare una diversità di questi doni ripartendo cronologicamente le varie lettere. I commentatori in genere dicono che Paolo scrivendo sceglie man mano tra i molti vari doni, ma sembra più rispondente al vero che egli ricordi invece i doni esistenti al tempo il cui scriveva.

Anno

Lettera

Ministeri

Note

53

1Cor

12 e 14

Parola di sapienza

Parola di conoscenza

Doni

per lo più carismatici, miracolosi, spettacolari

Guarigioni

Opere potenti

Profezia*

Discernimento

Espressioni ispirate

Interpretazione

di lingue

Diverse lingue

54

Rm

Profezia*, insegnamento, esortazione, presidenza,

fare il bene

Mancano le opere potenti precedenti

Conta di più

la formazione interiore

56-

-58

Ef

Apostoli

Profeti

Solo doni riguardanti l’edificazione

della chiesa

Evangelizzatori

Sorveglianti

62-

-66

Eb 2:4

“Dio stesso aggiungeva [“Dio si unì”, TNM] la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi, con opere potenti di ogni genere e con doni dello Spirito Santo, secondo la sua volontà”

Doni miracolosi presentati come cose del passato**

* La profezia è l’insegnamento ispirato che penetra nei cuori. – 1Cor 14:24.

** Il che spiega 1Cor 13:8: “Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita”.

   Va evidenziato come questi doni non siano dati particolarmente agli individui per la loro salvezza, ma solo per il bene della collettività, per far crescere le persone verso Dio, per far giungere la congregazione locale alla statura della persona perfetta:

“Per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo”. – 4:12-15.

   La persona spiritualmente matura non si lascia sballottare qua e là da dottrine false, ma sta saldamente unito alla dottrina apostolica. Egli sa smascherare l’errore nonostante i nuovi metodi con cui esso si presenta.

   “Seguendo la verità con amore” (v. 15). Strana è la scelta di certi traduttori di tradurre ἀληθεύοντες (alethèuontes) con “dicendo la verità” (TNM, ND). Il verbo greco ἀληθεύω (alethèuo), numero Strong 226, significa: “Parlare o dire la verità, insegnare la verità, professare la verità” (Vocabolario del Nuovo Testamento). Teoricamente, “dicendo la verità” sarebbe esatto, ma il traduttore dovrebbe scegliere il significato più adatto al contesto. Paolo ha appena detto (v. 14) di non farsi sedurre e irretire nell’errore di dottrine false. È solo logico, a questo punto, che aggiunga l’esortazione a professare la verità: “Seguendo la verità”, “Vivendo secondo la verità” (CEI). Per giungere “all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio” (v. 13), “affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina” (v. 14), non si tratta tanto di dire la verità quanto di seguirla. Il dire la verità si trova invece più avanti, in 4:25: “Bandita la menzogna, ognuno dica la verità”, dove anche la forma greca è diversa: λαλεῖτε ἀλήθειαν  (lalèite alètheian), “dite la verità”.

   Si noti che la crescita non avviene tanto con lo studio quanto con l’amore. Dato che occorre rimanere aderenti alla verità, è ovvio che la verità vada studiata. Ma Paolo vuol dire che la verità senza l’amore non è nulla, gonfia soltanto e allontana.

   Come ottenere l’armonia tra tutti i membri della congregazione? “Da lui [Yeshùa] tutto il corpo [la congregazione] ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso nell’amore” (4:16). L’armonia si attua solo quando tutti i credenti che fanno parte della congregazione collaborano assieme, apportando il proprio contributo (anche se piccolo) alla comunità. Se questo contributo (anche di un piccolo membro) manca, tutto l’organismo ne risente, proprio come tutto il corpo ne risente se una giuntura non funziona bene.