Dagli elementi comuni delle sette lettere apocalittiche traiamo un messaggio complessivo ben misurato, che ci dà anche indicazioni sulla condizione delle comunità asiatiche. La costanza e la fedeltà, insieme all’amore, ricevono la lode; la tiepidezza e la sonnolenza spirituale, ricevono invece il biasimo.

   In Ap 1:13 è detto che “in mezzo ai sette candelabri” il veggente Giovanni vide “uno simile a un figlio d’uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d’oro all’altezza del petto”; si tratta di Yeshùa glorificato, e “i sette candelabri sono le sette chiese” (Ap 1:20). Ciò significa che le comunità sono subordinate a Yeshùa e vivono con lui una condizione indissolubile. È dall’ubbidienza o meno al loro Signore che quelle comunità vengono giudicate.

   Le sette lettere non ci presentano una situazione astratta e idealizzata della vita delle comunità, anzi, non si hanno remore nel segnalare i loro difetti, i loro atteggiamenti egoistici e perfino la tolleranza che mostrano agli eretici. Sono proprio i gruppi eretici che costituiscono il pericolo maggiore (cfr. Ap 2:6,14,16,20): con il loro libertinismo di stampo gnostico sostengono di poter convivere con la fede dei discepoli di Yeshùa, professando di fatto il sincretismo.

   Prove tremende e persecuzioni provenienti dall’esterno stanno per abbattersi sulla chiesa di Yeshùa. Come le affronteranno, se già ora sonnecchiano e non sanno a cosa rimanere fedeli? La chiesa di Yeshùa non ha raggiunto ancora la meta: il regno, la gloria e tutti i beni celesti sono ancora una promessa, riservata ai fedeli. Ecco perché l’esortazione a rimanere saldi e fedeli sono caldamente fatte a tutte le chiese.

 

Appello alla conversione o alla fedeltà nelle sette lettere alle sette chiese

Chiese

Esortazione

1

Efeso

“Ravvediti”. – 2:5.

2

Smirne

“Sii fedele fino alla morte”. – 2:10.

3

Pergamo

“Ravvediti”. – 2:16.

4

Tiàtira

“Quello che avete, tenetelo fermamente finché io venga”. – 2:25.

5

Sardi

“Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire . . . e ravvediti”. – 3:2,3.

6

Filadelfia

“Tieni fermamente quello che hai” – 3:11.

7

Laodicea

“Ravvediti”. – 3:19.

 

Le opere sono valutate, perché “la fede senza le opere è morta”. – Gc 2:26.

 

Le opere nelle sette lettere alle sette chiese

Chiese

giudizio

1

Efeso

“Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che … compi le opere di prima”. – 2:2,5.

2

Smirne

“Io conosco la tua tribolazione”. – 2:9.

3

Pergamo

“Non hai rinnegato la fede in me”. – 2:13.

4

Tiàtira

“Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime”. – 2:19.

5

Sardi

“Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei morto”. – 3:1.

6

Filadelfia

“Io conosco le tue opere” – 3:8.

7

Laodicea

“Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente”. – 3:15.

 

   L’Apocalisse riporta il credente alla realtà presente. Paolo, fondatore delle prime comunità asiatiche, scriveva: “Siamo stati salvati in speranza” (Rm 8:24). “In speranza”, certo, ma già salvati. E aggiungeva: “Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, l’aspettiamo con pazienza” (vv. 24,25). Il credente, già salvato, seppure “in speranza”, doveva solo attendere. Ma lo stesso Paolo scriveva anche a proposito del premio celeste: “Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù” (Flp 3:12-14). In Paolo è costantemente presente la giustificazione per fede e l’entusiastica attesa del Regno, tanto che preferirebbe morire subito per essere al più presto con Yeshùa (Flp 1:21-23). Vi è anche però la consapevolezza che occorre perseverare fedeli fino alla fine: “Se abbiamo costanza, con lui anche regneremo; se lo rinnegheremo anch’egli ci rinnegherà” (2Tm 2:12,13). Nell’Apocalisse giovannea, però, mancano la giustificazione per fede e la salvezza già ottenuta al presente. Siamo, con Ap, al tempo della fine.

   In Ap la salvezza è ancora futura. Le promesse fatte ai vittoriosi riguardano il futuro e sono condizionate.

 

Le  promesse nelle sette lettere alle sette chiese

Chiese

Ap

Condizione posta

Garanzia futura

1

Efeso

2:7

“A chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita”

2

Smirne

2:11

“Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda”

3

Pergamo

2:17

“A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca”

4

Tiàtira

2:26

“A chi vince e persevera … darò potere sulle nazioni”

5

Sardi

3:5

“Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo nome”

6

Filadelfia

3:12

“Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio”

7

Laodicea

3:21

“Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono”

   Il presente ha valore per la sicura speranza che è futura. “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura”, affermava Paolo in 2Cor 5:17, parlando al presente. I credenti erano di fatto già nuove creature. Per Giovanni il nuovo cielo e la nuova terra in cui abiteranno davvero le nuove creature verrà alla fine di mille anni, anch’essi futuri. C’è contraddizione? No. Il credente è già ora una nuova creatura, ma interiormente, perché “anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno”. – 2Cor 4:16.

   Salvati in speranza, già nuove creature, dobbiamo perseverare fedeli fino alla fine. Chi rimane fedele riceverà la realtà della salvezza ed otterrà una vita eterna e incorruttibile.

       “A chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso di Dio”. – Ap 2:7.

       “Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita”. – Ap 2:10.

       “Chi vince . . . io non cancellerò il suo nome dal libro della vita”. – Ap 3:5.

       “Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda”. – Ap 2:11.