I primi tre re di Israele

 

   Saul.  Abbiamo appena visto – nello studio

 precedente – che Saul fu il primo re d’Israele. Ci troviamo al 1100 circa prima della nascita di Yeshùa. Con lui il popolo ebraico cambia forma di governo, passando dalla giudicatura alla monarchia. Fu il profeta Samuele a gestire questa forma di governo sotto la guida di Dio. “Samuele convocò il popolo davanti al Signore a Mispa e disse ai figli d’Israele: ‘Così dice il Signore, il Dio d’Israele: Io feci salire Israele dall’Egitto e vi liberai dalle mani degli Egiziani e dalle mani di tutti i regni che vi opprimevano. Ma oggi voi respingete il vostro Dio che vi salvò da tutti i vostri mali e da tutte le vostre angosce, e gli dite: Stabilisci su di noi un re! Dunque presentatevi davanti al Signore per tribù e per migliaia’. Poi Samuele fece accostare tutte le tribù d’Israele e la tribù di Beniamino fu designata dalla sorte. Fece quindi accostare la tribù di Beniamino secondo le sue famiglie e la famiglia di Matri fu designata dalla sorte. Poi fu designato Saul, figlio di Chis”. – 1Sam 10:17-21.

   La scelta piacque al popolo. La vittoria che Saul riportò sugli ammoniti gli assicurò il riconoscimento nazionale: gli fu riconfermata “l’autorità regale” (1Sam 11:14). “Saul e tutti gli uomini d’Israele fecero gran festa” (v. 15). Saul aveva iniziato bene: con la sua autorità rese solide le basi della neonata monarchia in Israele. “Saul aveva trent’anni quando cominciò a regnare; e regnò quarantadue anni sopra Israele” (13:1). “Quando Saul ebbe preso possesso del suo regno in Israele, mosse guerra a tutti i suoi nemici circostanti: a Moab, agli Ammoniti, a Edom, ai re di Soba e ai Filistei; e dovunque si volgeva, vinceva. Mostrò il suo valore sconfiggendo gli Amalechiti e liberando Israele dalle mani degli oppressori”. – 14:47,48.

   Saul però si mostrò ben presto indegno del trono. Mentre il regno nascente doveva conservare in tutta la pienezza i diritti di Dio sul popolo, Saul invece negli atti del suo governo cominciò a far vedere che poco gli piaceva questa assoluta dipendenza da Dio. Voleva anzi governare a modo suo. “Saul consultò Dio . . . Ma questa volta Dio non gli diede nessuna risposta” (14:37). Giunse perfino ad agire contro gli stessi ordini di Dio. “La parola del Signore fu rivolta a Samuele, dicendo: ‘Io mi pento di avere stabilito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha eseguito i miei ordini’” (15:10,11). A Saul fu rimproverata da Dio la disubbidienza (15:22,23). Saul spezzava così le basi su cui Dio aveva fondato la monarchia: l’ubbidienza. Saul fu riprovato e lo spirito di Dio si allontanò da lui (16:14). Misericordiosamente, Dio permise che regnasse finché viveva, ma intanto – lui ancora vivente – doveva essere unto o consacrato un nuovo re: Davide (16:13). “Samuele gli disse: ‘Il Signore strappa oggi di dosso a te il regno d’Israele e lo dà a un altro, migliore di te’” (15:28; cfr. 16:1). “Dio diede loro Saul, figlio di Chis, della tribù di Beniamino, per un periodo di quarant’anni. Poi lo rimosse, e suscitò loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: ‘Io ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore, che eseguirà ogni mio volere’”. – At 13:21,22.

   Davide. “Egli era biondo, aveva dei begli occhi e un bell’aspetto” (1Sam 16:12). Davide era un ragazzo (16:10,11). Aveva tutte le doti per farsi amare: bello, intelligente, d’animo buono. Mentre Saul era ancora vivente e sul trono, per volere divino, “Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli; da quel giorno lo spirito del Signore investì Davide”. – 1Sam 16:13.

   Davide era allora un pastore (16:11;17:15; cfr. Sl 78:70, 71; 2Sam 7:8). Da questa sua esperienza, con i pascoli nei suoi occhi, Davide seppe trarre uno dei Salmi più belli che sono conservati nella Scrittura.

 

“Il Signore è il mio pastore

e nulla mi manca.

Su prati d’erba fresca

mi fa riposare;

mi conduce ad acque tranquille,

mi ridona vigore;

mi guida sul giusto sentiero:

il Signore è fedele!

La tua bontà e il tuo amore mi seguiranno

Per tutta la mia vita”.

– Sl 23, passim, PdS.

 

   Davide era anche “abile a suonare la cetra” (1Sam 16:16, CEI). È il più notevole musicista menzionato nella Scrittura. Musicista di talento, ideò perfino nuovi strumenti musicali, come si deduce da 2Cron 7:6: “Strumenti musicali consacrati al Signore, che il re Davide aveva fatti per lodare il Signore”. Organizzò pure migliaia di cantori e suonatori di strumenti per il culto nel Tempio. — 1Sam 16:16-18; 1Cron 25:1-31; 2Cron 29:27.

   Il re Saul conosceva questo ragazzo, e lo fece chiamare a corte (1Sam 16:19). “Davide arrivò da Saul e si presentò a lui; e gli si affezionò molto e lo fece suo scudiero” (16:21). La musica suonata da Davide calmava l’ormai nevrotico Saul: “Quando il cattivo spirito permesso da Dio veniva su Saul, Davide prendeva l’arpa e si metteva a sonare; Saul si calmava, stava meglio e il cattivo spirito andava via da lui”. – 16:23.

   Davide era anche coraggioso e forte. Ne diede splendida prova quando con una fionda uccise il gigante filisteo Golia, terrore del popolo (17:4). Questo campione filisteo era un gradasso che terrorizzava Israele (17:3-11). Gustosissima la scena di Davide che, per andare ad affrontare da solo questo gigante armato fino ai denti (17:5-7), “lasciò le pecore a un guardiano, prese il suo carico e partì” (17:20). Raggiunto il teatro di guerra, “lasciò al guardiano dei bagagli le cose che portava, e corse alla linea di battaglia” (17:22). Scena davvero gustosa: Davide sembra dire, prima al guardiano cui affida le sue pecore e poi al guardiano cui affida il suo bagaglio: Aspetta un momento, faccio una cosa e torno. Ripresentatosi Golia, “tutti gli uomini d’Israele, alla vista di quell’uomo, fuggirono davanti a lui, presi da gran paura”. – 17:24.

   “Il Filisteo disse a Davide: ‘Sono forse un cane, ché tu vieni contro di me con il bastone?’. E maledisse Davide in nome dei suoi dèi; poi il Filisteo disse a Davide: ‘Vieni qua, e darò la tua carne in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie dei campi’” (17:43,44). La stupenda e coraggiosa risposta di Davide fu: “Tu vieni verso di me con la spada, con la lancia e con il giavellotto; ma io vengo verso di te nel nome del Signore degli eserciti, del Dio delle schiere d’Israele che tu hai insultate. Oggi il Signore ti darà nelle mie mani e io ti abbatterò; ti taglierò la testa, e darò oggi stesso i cadaveri dell’esercito dei Filistei in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie della terra; così tutta la terra riconoscerà che c’è un Dio in Israele, e tutta questa moltitudine riconoscerà che il Signore non ha bisogno di spada né di lancia per salvare; poiché l’esito della battaglia dipende dal Signore ed egli vi darà nelle nostre mani”. – 17:45-47.

   “Appena il Filisteo si mosse e si fece avanti per avvicinarsi a Davide, anche Davide corse verso la linea di battaglia contro il Filisteo; mise la mano nella sacchetta, prese una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte; la pietra gli si conficcò nella fronte ed egli cadde con la faccia a terra. Così Davide, con una fionda e una pietra, vinse il Filisteo; lo colpì e lo uccise, senza avere spada in mano. Poi Davide corse, si gettò sul Filisteo, gli prese la spada e, sguainatala, lo uccise e gli tagliò la testa. I Filistei, vedendo che il loro eroe era morto, si diedero alla fuga”. – 17:48-51.

   Questo fatto accrebbe la stima di Saul verso Davide. Lo volle sempre a corte e gli diede cariche militari (18:2). E fu in quest’occasione che il giovane nobile e generoso Gionatan, figlio di Saul, strinse affettuosa amicizia con Davide (18:1,3,4). Fu un’amicizia stupenda: i due furono più legati di due fratelli; ciascuno fu per l’altro – per usare le parole di Pr 18:24 – “un amico che è più affezionato di un fratello”. Alla morte di Gionatan, Davide dirà: “Tu eri carissimo per me, Gionata, come un fratello. Per me il tuo amore era dolce più che l’amore di donna. Grande dolore hai lasciato in me”. – 2Sam 1:26, PdS.

   Saul regnava ancora, ma il popolo intanto si affezionava a Davide. Prima la gelosia e poi l’odio penetrarono nell’animo sempre più amareggiato di Saul. Abbandonato ormai da Dio, Saul non sapeva ancora che Davide era già stato consacrato re. Preso da tristezza infinita, cominciò a perseguitare Davide. Un giorno, preso da pazzo furore, cercò di trapassarlo con una lancia: “Saul cercò di inchiodare Davide al muro con la lancia; ma Davide schivò il colpo e la lancia andò a conficcarsi nel muro” (19:10). Non riuscitogli quel colpo, incitò poi i suoi ufficiali a ucciderlo (19:14,20). La figlia di Saul, “Mical, moglie di Davide, lo informò della cosa” (19:11) e così Davide poté salvarsi.

   Per non inasprire maggiormente lo sventurato re Saul, Davide lasciò la reggia e si rifugiò presso il profeta Samuele (19:18). L’affezionato amico Gionatan tentò una riconciliazione tra il padre e Davide, ma invano (20:27-34). Davide dovette lasciare la patria e andare nelle terre dei filistei (21:10). Da quel momento la persecuzione di Saul divenne aperta e sistematica (22:7-19;23:7,8). Ciò costrinse Davide a difendersi e cercò di farlo con il suo esercito di 600 uomini (23:13;27:2;30:9). Davide corse pericolo di morte più di una volta.

   In uno scontro Saul e Davide si trovarono a tu per tu. Saul era in una caverna di En-Ghedi (24:4) e Davide avrebbe potuto facilmente ucciderlo, ma non lo toccò. Avvicinatosi a Saul senza farsi sentire, gli tagliò il lembo del mantello regale (24:5), e “il cuore gli batté per aver tagliato il lembo del mantello di Saul” (v. 6). Poté così far vedere al popolo e a chiunque che egli avrebbe potuto uccidere il re ormai nelle sue mani, ma che non aveva osato. “Davide disse alla gente: ‘Mi guardi il Signore dall’agire contro il mio re, che è l’unto del Signore, e dal mettergli le mani addosso; poiché egli è l’unto del Signore’. Con queste parole Davide frenò la sua gente e non le permise di gettarsi su Saul” (24:7,8). Per un momento parve che Saul rimanesse scosso da questo gesto di pietà e di generosità (24:18-20), ma ben presto riprese la sua persecuzione contro Davide (26:2). Questi fu costretto a rifugiarsi di nuovo presso i filistei (27:1): Achis, re di Gat, lo accolse e gli diede la città di Siclag come dimora (27:6). Da qui Davide compì varie felici spedizioni contro amalechiti e beduini. – 27:8,9.

   In questo frattempo Davide si trovò in una situazione imbarazzante. Dovette unirsi ai filistei per combattere contro gli israeliti: “In quei giorni i Filistei riunirono i loro eserciti per far guerra a Israele. Achis disse a Davide: ‘Sia chiaro che verrai con me alla guerra tu e la tua gente’” (28:1). Avrebbe Davide impugnata la spada per uccidere i suoi compatrioti? In questo stato angoscioso non sapeva a cosa appigliarsi. Non combattere voleva dire tradire quelli che lo avevano accolto; combattere voleva dire spargere il sangue dei fratelli e, forse, cagionare la rovina e lo sfacelo del popolo d’Israele. I capitani dei filistei – senza sapere del conflitto interiore di Davide – vennero a liberarlo dal dilemma. Infatti, presi da comprensibile diffidenza, fecero capire al re Achis che Davide avrebbe potuto unirsi ai suoi compatrioti e dar loro manforte contro i filistei: “Rimanda indietro costui! Ritorni nel luogo che tu gli hai assegnato e non scenda con noi alla battaglia, affinché non sia per noi un nemico durante la battaglia. Infatti come potrebbe costui riacquistare il favore del suo signore, se non a prezzo delle teste di questi nostri uomini?” (29:4). Il re Achis accolse il consiglio prudenziale dei suoi capitani. – 29:6,7.

   Senza la partecipazione di Davide, nella pianura di Izreel si svolse la battaglia decisiva tra Saul e i filistei. Saul fu sorpreso dallo spavento davanti alle forze nemiche: “Quando Saul vide l’accampamento dei Filistei ebbe paura e il cuore gli tremò forte” (28:5). Commise allora la sua ultima scelleratezza. ‘A En-Dor c’è una donna che evocava gli spiriti’ (28:7) e Saul giunse “di notte dalla donna”, travestito, e “le disse: ‘Dimmi l’avvenire, ti prego, mediante l’evocazione di uno spirito’” (v. 8). Questo era del tutto contrario alla Legge di Dio (Dt 18:10; cfr 1Sam 28:9). Saul chiese che gli fosse evocato Samuele, che era ormai morto (1Sam 28:11). Dovette essere un momento di grandissimo terrore quando Saul udì una voce spiritica dirgli: “Domani, tu e i tuoi figli sarete con me” (28:19, PdS). “Allora Saul cadde di colpo lungo disteso per terra, spaventato”. – 1Sam 28:20.

   Il disastro di Israele fu completo: Gionatan cadde in battaglia, Saul si trovò sotto tiro degli arcieri filistei, l’esercito sconfitto. “I Filistei diedero battaglia a Israele e gli Israeliti fuggirono davanti ai Filistei e caddero morti in gran numero sul monte Ghilboa. I Filistei inseguirono accanitamente Saul . . .  e uccisero Gionatan . . .  Il peso della battaglia gravò contro Saul; gli arcieri lo raggiunsero ed egli si trovò in grande difficoltà a motivo degli arcieri” (31:1-3, passim). Vedendosi in procinto di cadere nelle mani nemiche, “Saul disse al suo scudiero: ‘Sfodera la spada e trafiggimi, affinché questi incirconcisi non vengano a trafiggermi e a farmi oltraggio’. Ma lo scudiero non volle farlo, perché aveva paura. Allora Saul prese la propria spada e vi si gettò sopra”. – 1Sam 31:4.

   Il giorno dopo, i filistei “tagliarono la testa a Saul, lo spogliarono delle sue armi e mandarono intorno, per il paese dei Filistei, ad annunciare la buona notizia nei templi dei loro idoli e al popolo; collocarono le armi di lui nel tempio di Astarte e appesero il suo cadavere alle mura di Bet-San”. – 31:9,10.

   Davide, al triste annuncio della morte del re d’Israele e del suo fedelissimo amico Gionatan, proruppe in pianto e innalzò – canto funebre di lamento – questa mestissima elegia:

 

“I tuoi uomini più forti, o Israele,

giacciono trafitti sulle tue colline:

perché sono morti gli eroi?

Non portate questa notizia . . .

non date l’annunzio nelle strade . . .

non devono far festa le ragazze filistee,

non devono esultare le donne della gente senza Dio.

Colline . . . rugiada, pioggia

e acque di sorgente

non bagnino più

la vostra terra:

perché la rimasero abbandonati

gli scudi degli eroi . . .

Ragazze di Israele, piangete . . .

Perché sono caduti gli eroi?

2Sam 1:19-27, passim, Pds.

 

   La disfatta di Israele condusse il regno sull’orlo della rovina. Ma il nuovo re era al sicuro: la santa unzione di Davide gli dava diritto al trono. Davide aveva ricevuto dure ma salutari lezioni dalle vicende e dalle prove. Le sue qualità naturali – la forza del corpo, il suo coraggio, la nobiltà di carattere, la sua devozione – erano emerse di più ed erano state perfezionate dalle avversità. Le sue attitudini militari si erano sviluppate nella sua vita errabonda piena di pericoli e nelle varie spedizioni contro i suoi nemici. Attorno a lui si era formata una schiera di uomini forti che fu il nucleo del suo futuro esercito. Alla morte tragica di Saul, Davide si vide re: dalla semplice vita pastorale era passato al culmine della potenza.

   A Ebron fu proclamato re sulla tribù di Giuda (2Sam 2:1,4), ma non fu subito riconosciuto da tutta Israele: un figlio di Saul pretendeva il trono (2:8-10). “Davide regnò a Ebron nella casa di Giuda per sette anni e sei mesi” (2:11). Il partito di “Is-Boset, figlio di Saul” (2:8) andava scemando e perdendo terreno, mentre il popolo si stringeva attorno a Davide. Dopo una guerra civile (2:12-4:12) Davide fu solennemente proclamato re di tutta Israele: “Tutte le tribù d’Israele vennero a trovare Davide a Ebron e gli dissero: ‘Ecco, noi siamo tue ossa e tua carne. Già in passato, quando Saul regnava su di noi, eri tu che facevi uscire e ritornare Israele; il Signore ti ha detto: Tu sarai pastore del mio popolo, Israele, tu sarai il principe d’Israele’. Così tutti gli anziani d’Israele vennero dal re a Ebron e il re Davide fece alleanza con loro a Ebron in presenza del Signore; ed essi unsero Davide come re d’Israele” (5:1-3). “Davide aveva trent’anni quando fu nominato re e regnò quarant’anni”. – 5:4.

   Davide si mise al lavoro. La cosa più importante, appena avuto il regno, era quella di consolidare la monarchia contro i nemici esterni e di portarla a tale altezza da essere considerata e rispettata dalle altre nazioni. Per ottenere tutto ciò gli era necessario impossessarsi di Gerusalemme. La strategia militare gli impose di penetrare nella cittadella di Siòn, chiave di Gerusalemme ritenuta inespugnabile. Lì erano ben arroccati i gebusei. “Il re, con la sua gente, si mosse verso Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano quel paese. Questi dissero a Davide: ‘Tu non entrerai qua; perché i ciechi e gli zoppi ti respingeranno!’. Volevano dire: ‘Davide non entrerà mai’” (5:6). L’assalto fu ben studiato e “Davide prese la fortezza di Sion” (5:7). Comprendendo l’importanza di Sion, Davide la fortificò maggiormente e vi costruì il palazzo reale. “Davide abitò nella fortezza e la chiamò Città di Davide; e vi fece delle costruzioni intorno” (5:9). Gerusalemme fu dichiarata capitale del regno (5:5). “Davide diventava sempre più grande e il Signore, il Dio degli eserciti, era con lui” (5:10). “Davide riconobbe che il Signore lo stabiliva saldamente come re d’Israele e rendeva grande il suo regno per amore del suo popolo Israele”. – 5:12.

   “Dopo queste cose, Davide sconfisse i Filistei, li umiliò e tolse loro la supremazia che avevano” (8:1). Poi Davide domò i moabiti (8:2), gli ammoniti, i siri e gli amalechiti (8:12). “Davide regnò su tutto Israele, amministrando il diritto e la giustizia a tutto il suo popolo”. – 8:15.

   Un’altra impresa di Davide fu quella di realizzare l’idea della teocrazia. Fu per questo che volle che Gerusalemme fosse l’unico centro della vita politica e spirituale. Con pompa inaudita eseguì quindi il trasporto dell’Arca santa a Gerusalemme (6:12-15,17-19). Davide organizzò anche il servizio dei sacerdoti e lei leviti. Divise i sacerdoti in 24 classi che settimana per settimana dovevano occuparsi del servizio cultuale; quindi ciascuna classe serviva due volte all’anno. – 1Cron 24:1-19,31;  2Cron 5:11; cfr. 2Cron 29:31-35;30:23-25;35:10-19). Anche i leviti furono divisi in classi (1Cron capp. 23, 25, 26; 2Cron 35:3-5,10.

   Il grande sogno di Davide fu quello di costruire il Tempio di Dio: “Quando il re si fu stabilito nel suo palazzo e il Signore gli ebbe dato riposo liberandolo da tutti i nemici che lo circondavano, disse al profeta Natan: ‘Vedi, io abito in un palazzo di cedro e l’arca di Dio sta sotto una tenda’” (2Sam 7:1,2). Il profeta Natan gli disse, tuttavia, a nome di Dio:

“Io ti presi dall’ovile, da dietro alle pecore, perché tu fossi il principe d’Israele, mio popolo; e sono stato con te dovunque sei andato; ho sterminato davanti a te tutti i tuoi nemici. Io renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra; darò un posto a Israele, mio popolo . . . Io innalzerò al trono dopo di te la tua discendenza, il figlio che sarà uscito da te, e stabilirò saldamente il suo regno. Egli costruirà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà figlio . . .  La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te e il tuo trono sarà reso stabile per sempre”. – 2Sam 7:8-16, passim.

   Davide accettò le disposizioni divine e si limitò ad acquistare il terreno e a preparare materiali di ogni genere da consegnare a suo figlio Salomone nella sua ultima assemblea del popolo (1Cron 22:6-10). Davide acquistò l’aia di un gebuseo sul monte Moria per costruirvi il Tempio (2Sam 24:24,25; 1Cron 21:24,25). Mise anche da parte 100.000 talenti d’oro, 1.000.000 di talenti d’argento e una gran quantità di rame e di ferro. Dal suo patrimonio personale, Davide offrì 3.000 talenti d’oro e 7.000 talenti d’argento. Dai prìncipi ricevette 5.000 talenti d’oro, 10.000 darici e 10.000 talenti d’argento, oltre ad una gran quantità di ferro e di rame (1Cron 22:14; 29:3-7). In totale mise da parte 108.000 talenti e 10.000 darici d’oro e 1.017.000 talenti d’argento: un valore di oltre 35 milioni di € (con valuta all’entrata dell’euro). Suo figlio Salomone non riuscì a spendere l’intera somma per costruire il Tempio, e ciò che rimase lo mise nel tesoro del tempio. — 1Re 7:51; 2Cron 5:1.

   Tutta la gloria regale di Davide e tante sue lodevoli iniziative furono però oscurate da due suoi peccati molto gravi: l’adulterio con Betsabea e l’assassinio del marito di lei (2Sam 11:1-27). Il profeta Natan, per rimproverarlo, gli narrò un breve racconto: “C’erano due uomini nella stessa città; uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva pecore e buoi in grandissimo numero; ma il povero non aveva nulla, se non una piccola agnellina che egli aveva comprata e allevata; gli era cresciuta in casa insieme ai figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Essa era per lui come una figlia. Un giorno arrivò un viaggiatore a casa dell’uomo ricco. Questi, risparmiando le sue pecore e i suoi buoi, non ne prese per preparare un pasto al viaggiatore che era capitato da lui; prese invece l’agnellina dell’uomo povero e la cucinò per colui che gli era venuto in casa” (2Sam 12:1-4). Non comprendendo l’allusione a sé, il senso di giustizia di Davide ebbe il sopravvento e “si adirò moltissimo contro quell’uomo e disse a Natan: ‘Com’è vero che il Signore vive, colui che ha fatto questo merita la morte’” (12:5). “Allora Natan disse a Davide: ‘Tu sei quell’uomo!’” (v. 7). Il colpo fu durissimo e Davide lo accusò tutto: “Ho peccato contro il Signore” (12:13). Dio lo perdonò, ma gli fece scontare non piccole pene: il figlio adulterino di Davide morì. – Vv. 13-15,18.

   Altre calamità turbarono la vita di Davide. La sua bella figlia, Tamar, sorella di Absalom (1Cron 3:9; 2Sam 13:1), fu violentata da Amnon, il fratellastro maggiore. Absalom (terzo dei sei figli di Davide nati a Ebron, la cui madre era Maaca, figlia di Talmai re di Ghesur – 2Sam 3:3-5), due anni dopo, la vendicò facendo assassinare Amnon (2Sam 13:1-33). Ma la vicenda ebbe anche risvolti politici: Amnon era figlio maggiore di Davide, quindi il legittimo erede al trono; la sua morte poté essere stata voluta da Absalom anche per accrescere le sue possibilità di ottenere il regno. Absalom, infatti, fece una perfida campagna politica, fingendo grande preoccupazione per il bene pubblico e presentandosi come amico del popolo. Parlando specialmente con la gente della tribù di Giuda, insinuò che il re non s’interessasse dei loro problemi e che era necessario avere un uomo come lui (2Sam 15:1-6). Absalom, conscio del forte seguito che aveva in tutto il reame, andò a Ebron, l’originale capitale di Giuda, e organizzò una congiura per usurpare il trono (2Sam 15:7-12). Davide dovette fuggire (15:14); Absalom occupò Gerusalemme e il palazzo reale (16:15). La rivolta terminò però con la morte di Absalom (18:9,14). Dopo questa guerra civile Davide poté tornare sul trono. – 19:14.

   Una profezia di Dio fatta a Davide era stata: “La spada non si allontanerà mai dalla tua casa, perché tu mi hai disprezzato e hai preso per te [Betsabea] la moglie di Uria” (2Sam 12:10). Come se non bastasse, ci fu anche una carestia di tre anni (21:1) e una gravissima peste. – 24:15.

   Negli ultimi anni della sua vita, Davide (ormai settantenne e costretto a letto), continuò a essere colpito da calamità familiari. Il quarto figlio, Adonia, tentò di diventare re. Avutane notizia, Davide si affrettò a far insediare come re il figlio Salomone, scelto da Dio, facendolo salire ufficialmente al trono. – 1Re 1:5-48; 1Cron 28:5;29:20-25; 2Cron 1:8.

   Ormai prossimo alla morte, Davide convocò l’assemblea generale del popolo. A suo figlio Salomone, nuovo re, egli disse:

“Fortìficati e compòrtati da uomo! Osserva quello che il Signore, il tuo Dio, ti ha comandato d’osservare, camminando nelle sue vie e mettendo in pratica le sue leggi, i suoi comandamenti, i suoi precetti, i suoi insegnamenti, come sta scritto nella legge di Mosè, perché tu riesca in tutto ciò che farai e dovunque tu ti volga, e affinché il Signore adempia la parola da lui pronunziata a mio riguardo quando disse: ‘Se i tuoi figli veglieranno sulla loro condotta camminando davanti a me con fedeltà, con tutto il cuore e con tutta l’anima loro, non ti mancherà mai qualcuno che sieda sul trono d’Israele’”. – 1Re 2:1-4.

   Dopo 40 anni di regno Davide morì e fu sepolto nella “sua” città, la Città di Davide. Nonostante tutti i suoi errori e i suoi gravi peccati, Davide manifestò sempre devozione per Dio, pentendosi e implorando il perdono divino.

   Il suo nome rimane vivo non solo per le sue memorabili imprese, ma anche per molti Salmi scritti da lui sotto ispirazione. Dei 150 salmi, le soprascritte ne attribuiscono 73 a Davide. Sono canti immortali sgorgati dalla fede e dal dolore, inneggianti a Dio e imploranti da Dio il regno della giustizia e della pace.

   Salomone. Salomone salì al trono in momenti favorevoli perché tutti i nemici della monarchia erano stati sottomessi da suo padre il re Davide. Gli israeliti formavano ora un popolo innumerevole (Gn 22:17). Il re Salomone si diede a opere di pace e all’amministrazione della giustizia. È di fama universale il suo sapiente giudizio nella contesa tra due madri. Vale sempre la pena di rileggerlo nello splendore del testo biblico:

“Una di loro disse: ‘Mio signore, ascoltami, ti prego. Io abito insieme con questa donna e ho partorito mentre lei era in casa. Tre giorni dopo, anche lei ha avuto un bambino. Eravamo sole in casa, non c’era proprio nessun altro. Una notte il bimbo di questa donna è morto perché lei gli si è sdraiata sopra nel sonno. Nel cuore della notte, mentre dormivo, lei si è alzata. E’ venuta a prendere mio figlio, che tenevo vicino a me, e l’ha portato a dormire con sé. Nel mio letto ha lasciato il bambino morto. Al mattino, quando mi sono alzata per allattare mio figlio, mi sono accorta che era morto. Poi ho guardato più attentamente e ho visto che non era il bambino che avevo partorito io’. Ma l’altra donna esclamò: ‘Non è vero! Il bambino vivo è mio, il tuo è quello morto!’. La rima rispose: ‘No! E’ morto il tuo, quello vivo è il mio!’. Le due donne rimasero a litigare davanti al re. Allora il re disse: ‘Dunque, una di voi dice che il bambino vivo è suo figlio, l’altra sostiene il contrario!’. Mandò a prendere una spada e ordinò: ‘Tagliate in due il bambino vivo e datene metà a ciascuna’. La prima donna si sentì gelare il sangue, perché il bambino vivo era il suo, e gridò: ‘Ti prego, signore, da’ pure a lei il bambino, ma non farlo uccidere!’. L’altra incede rispose: ‘No, non darlo né a me né a lei. Fallo tagliare in due!’. A questo punto il re pronunciò il suo giudizio: ‘Non uccidete il bambino. Datelo alla prima donna: è lei la madre’”.

 – 1Re 3:17-27, PdS.

   “Tutto Israele udì parlare del giudizio che il re aveva pronunziato, ed ebbero rispetto per il re perché vedevano che la sapienza di Dio era in lui per amministrare la giustizia”. – 1Re 3:28.

   Questa sapienza fu data a Salomone da Dio. È ricco e pregante d’insegnamento il passo di 1Re 3:5-14: “Il Signore apparve di notte, in sogno, a Salomone. Dio gli disse: ‘Chiedi ciò che vuoi che io ti conceda’. Salomone rispose: ‘Tu hai trattato con gran benevolenza il tuo servo Davide, mio padre, perché egli agiva davanti a te con fedeltà, con giustizia, con rettitudine di cuore a tuo riguardo; tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che siede sul trono di lui, come oggi avviene. Ora, o Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare me, tuo servo, al posto di Davide mio padre, e io sono giovane, e non so come comportarmi. Io, tuo servo, sono in mezzo al popolo che tu hai scelto, popolo numeroso, che non può essere contato né calcolato, tanto è grande. Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male; perché chi mai potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo che è così numeroso?’. Piacque al Signore che Salomone gli avesse fatto una tale richiesta. E Dio gli disse: ‘Poiché tu hai domandato questo, e non hai chiesto per te lunga vita, né ricchezze, né la morte dei tuoi nemici, ma hai chiesto intelligenza per poter discernere ciò che è giusto, ecco, io faccio come tu hai detto; e ti do un cuore saggio e intelligente: nessuno è stato simile a te nel passato, e nessuno sarà simile a te in futuro. Oltre a questo io ti do quello che non mi hai domandato: ricchezze e gloria; tanto che non vi sarà durante tutta la tua vita nessun re che possa esserti paragonato. Se cammini nelle mie vie, osservando le mie leggi e i miei comandamenti, come fece Davide tuo padre, io prolungherò i tuoi giorni’”.

   La regina di Saba (nell’Arabia sudoccidentale), che “udì la fama che circondava Salomone” (1Re 10:1), “giunse a Gerusalemme con un numerosissimo séguito, con cammelli carichi di aromi, d’oro in gran quantità, e di pietre preziose” (v. 2) e “vide tutta la saggezza di Salomone” (v. 3). Circa un millennio dopo, Yeshùa commentò: “La regina del mezzogiorno . . . venne dalle estremità della terra per udire la sapienza di Salomone” (Mt 12:42; cfr. Lc 11:31). Ella rimase colpita da ciò che Salomone diceva. Vide e ammirò la prosperità del suo regno. Riconobbe che i servitori del re erano felici perché ne potevano udire la sapienza, e diede gloria Dio che l’aveva posto sul trono. – 1Re 10:2-9; 2Cron 9:1-9.

   La sapienza del re Salomone, la pace, il benessere del popolo libero e indipendente: tutto concorreva a rendere Israele la più bella e più tangibile immagine del regno messianico. Il Salmo 72 è un canto che inneggia al regno di Salomone:

 

“Portino i monti pace al popolo,

e le colline giustizia!

Egli garantirà il diritto ai miseri del popolo,

salverà i figli del bisognoso,

e annienterà l’oppressore!

Ti temeranno finché duri il sole,

finché duri la luna, di epoca in epoca!

Egli scenderà come pioggia sul prato falciato,

come acquazzone che bagna la terra.

Nei suoi giorni il giusto fiorirà

e vi sarà abbondanza di pace finché non vi sia più luna.

Egli dominerà da un mare all’altro

e dal fiume fino all’estremità della terra”. – Vv. 3-8.

 

   Appropriatamente, F. C. Cook commenta così le parole del Sl 72:7,8 (“finché non vi sia più luna”; “dominerà da un mare all’altro e dal fiume fino all’estremità della terra”): “Questo brano è importante per mostrare che l’idea di un Re il cui regno doveva durare sino alla fine del tempo era chiaramente presente nella mente del salmista. Determina il carattere messianico dell’intera composizione . . . Il regno doveva essere universale, estendendosi fino ai confini della terra. L’estensione del reame israelitico sotto Davide e Salomone era tale da infondere la speranza, e poteva essere considerato dal salmista una garanzia della sua realizzazione, ma alla luce dei versetti precedenti questa dichiarazione è strettamente messianica”. – Commentary Vol. IV, pag. 332.

   Mic 4:4, profeticamente, afferma: “Potranno sedersi ciascuno sotto la sua vite e sotto il suo fico, senza che nessuno li spaventi”. Ciò richiama il tempo del re Salomone, in cui “gli abitanti di Giuda e Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, vissero al sicuro, ognuno all’ombra della sua vite e del suo fico, tutto il tempo che regnò”. – 1Re 4:25.

   Zc 9:10, citando Sl 72:8, dice: “Egli parlerà di pace alle nazioni, il suo dominio si estenderà da un mare all’altro, e dal fiume sino alle estremità della terra”. Matteo applicò questa profezia di Zc a Yeshùa. – Mt 21:4,5.

   Yeshùa, antìtipo di Salomone, fu uomo di pace che edificò spiritualmente (Mt 12:42; Gv 14:27;16:33; Rm 14:17; Gc 3:18). Come Salomone, anche Yeshùa era discendente di Davide. Il nome stesso di Salomone [שְׁלֹמֹה (Shlomòh)] contiene la radice di שלום (shalòm) che significa “pace”. E Yeshùa è il “Principe della pace”. – Is 9:5.

   Il nome di Salomone è anche legato al Tempio che egli innalzò in Gerusalemme alla maestà di Dio.

   Salomone cominciò a costruire il Tempio nel quarto anno del suo regno (1Re 6:1).  Il progetto architettonico era stato dato da Dio a Davide per ispirazione (1Cron 28:11-19). I lavori di costruzione durarono circa sette anni (1Re 6:37,38). Il legname proveniva dal Libano: il re di Tiro lo fornì in cambio di frumento, orzo, olio e vino (1Re 5:8-11,18). Furono impiegati artigiani specializzati nella lavorazione del legno, della pietra e nella lavorazione di oro, argento, rame, ferro e tessuti (1Re 7:13,14,40,45; 2Cron 2:13-16). Per il lavoro Salomone reclutò ben 30.000 uomini di Israele, che mandò in Libano in squadre di 10.000 operai per lavorarvi in turni di un mese, tornando poi a casa per due mesi fra un turno e l’altro (1Re 5:13,14). Servivano anche portatori di pesi, e Salomone ne reclutò ben 70.000, più altri 80.000 come tagliapietre (1Re 5:15;9:20,21; 2Cron 2:2). I sovrintendenti ai lavori furono 550, aiutati – a quanto pare – da 3.300 assistenti. –1Re 5:16;9: 22,23.

   “Quando Salomone ebbe finito di costruire la casa [il Tempio; cfr 2Sam 7:5,13], ne rivestì le pareti interne di tavole di cedro, dal pavimento fino alla travatura del tetto; rivestì così di legno l’interno e coprì il pavimento della casa con tavole di cipresso. Rivestì di tavole di cedro uno spazio di venti cubiti in fondo alla casa, dal pavimento al soffitto . . .  Il legno di cedro, nell’interno della casa, presentava delle sculture di frutti di coloquintide [cucùrbite o zucche] e di fiori sbocciati; tutto era di cedro, non si vedeva neppure una pietra . . .  Salomone lo ricoprì [il locale più interno] d’oro finissimo; davanti al santuario fece un altare di legno di cedro e lo ricoprì d’oro. Salomone ricoprì d’oro finissimo l’interno della casa, e fece passare un velo, sospeso da catenelle d’oro, davanti al santuario, che ricoprì d’oro. Ricoprì d’oro tutta la casa, tutta quanta la casa, e ricoprì pure d’oro tutto l’altare che apparteneva al santuario. Fece nel santuario due cherubini di legno d’olivo . . . Salomone ricoprì d’oro i cherubini. Fece ornare tutte le pareti della casa, tutto intorno, tanto all’interno quanto all’esterno, di sculture di cherubini, di palme e di fiori sbocciati. Ricoprì d’oro il pavimento della casa, nella parte interna e in quella esterna. All’ingresso del santuario fece una porta a due battenti, di legno d’olivo . . . Egli vi fece scolpire dei cherubini, delle palme e dei fiori sbocciati, e li ricoprì d’oro, stendendo l’oro sui cherubini e sulle palme. Fece pure, per la porta del tempio, degli stipiti di legno d’olivo . . .  e due battenti di legno di cipresso . . . Salomone vi fece scolpire dei cherubini, delle palme e dei fiori sbocciati e li ricoprì d’oro, stendendolo sulle sculture”. – 1Re 6:14-36, passim.

   Era difficile dire se il Tempio fosse più ammirabile per i materiali preziosi o per la finezza dei lavori. “Così fu compiuta tutta l’opera che il re Salomone fece eseguire per la casa del Signore”. – 7:51.

   L’inaugurazione del Tempio e la sua dedicazione furono solenni: le feste durarono quattordici giorni. Dal monte Sion fu portata nel Tempio l’Arca contenente le tavole della Legge (1Re 8:3,4,9). Il re Salomone prese parte alle cerimonie nel delirio di tutto il popolo (8:5). Il mondo non vide mai tempio così bello, illuminato nell’interno dalla gloria di Dio e, fuori, dallo splendore del sole. “La gloria del Signore riempiva la casa del Signore” (8:11). “Tutti gli uomini d’Israele si radunarono presso il re Salomone nel mese di Etanim, che è il settimo mese, durante la festa”: era anche la Festa delle Capanne. L’inaugurazione durò sette giorni, e la Festa delle Capanne altri sette.

   Dopo che la gloria divina ebbe riempito il Tempio, Salomone benedisse Dio e Israele, pronunciando una lunga preghiera di lode.

“’Ho costruito per te un tempio maestoso, un luogo dove tu abiterai per sempre! . . . Benedetto sia il Signore, Dio d’Israele . . .’.  Salomone si pose davanti all’altare del Signore, in presenza di tutta l’assemblea d’Israele, stese le mani verso il cielo, e disse: ‘O Signore, Dio d’Israele! Non c’è nessun dio che sia simile a te, né lassù in cielo, né quaggiù in terra! Tu mantieni il patto e la misericordia verso i tuoi servi che camminano in tua presenza con tutto il cuore . . .  Ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non ti possono contenere; quanto meno questa casa che io ho costruita! Tuttavia, o Signore, Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, ascolta il grido e la preghiera che oggi il tuo servo ti rivolge. Siano i tuoi occhi aperti notte e giorno su questa casa, sul luogo di cui dicesti: Qui sarà il mio nome! . . . Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele quando pregheranno rivolti a questo luogo; ascoltali dal luogo della tua dimora nei cieli; ascolta e perdona! . . . Tu ascolta dal cielo, agisci e giudica i tuoi servi; condanna il colpevole, facendo ricadere sul suo capo i suoi atti, e dichiara giusto l’innocente, trattandolo secondo la sua giustizia. Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico per aver peccato contro di te, se torna a te, se dà gloria al tuo nome e ti rivolge preghiere e suppliche in questa casa, tu esaudiscilo dal cielo, perdona al tuo popolo Israele il suo peccato, e riconducilo nel paese che désti ai suoi padri. Quando il cielo sarà chiuso e non ci sarà più pioggia a causa dei loro peccati contro di te, se essi pregano rivolti a questo luogo, se danno gloria al tuo nome e si convertono dai loro peccati perché li hai afflitti, tu esaudiscili dal cielo, perdona il loro peccato ai tuoi servi e al tuo popolo Israele, ai quali mostrerai la buona strada per cui debbono camminare; e manda la pioggia sulla terra che hai data come eredità al tuo popolo . . . Ogni preghiera, ogni supplica che ti sarà rivolta da qualsiasi individuo o da tutto il tuo popolo d’Israele, che riconoscerà la piaga del proprio cuore e stenderà le mani verso questa casa, tu esaudiscila dal cielo, dal luogo della tua dimora, e perdona; agisci e rendi a ciascuno secondo le sue vie, tu, che conosci il cuore di ognuno; perché tu solo conosci il cuore di tutti i figli degli uomini . . .  Anche lo straniero, che non è del tuo popolo Israele, quando verrà da un paese lontano a causa del tuo nome, perché si udrà parlare del tuo gran nome, della tua mano potente e del tuo braccio disteso, quando verrà a pregarti in questa casa, tu esaudiscilo dal cielo, dal luogo della tua dimora, e concedi a questo straniero tutto quello che ti domanderà, affinché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome per temerti, come fa il tuo popolo Israele, e sappiano che il tuo nome è invocato su questa casa . . .  Quando peccheranno contro di te, poiché non c’è uomo che non pecchi, e ti sarai sdegnato contro di loro e li avrai abbandonati . . .  se . . .  rientrano in sé stessi, se tornano a te e ti rivolgono suppliche . . .  e dicono: Abbiamo peccato, abbiamo agito da empi, siamo stati malvagi; se tornano a te con tutto il cuore e con tutta l’anima . . .  esaudisci dal cielo, dal luogo della tua dimora, le loro preghiere e le loro suppliche . . .  Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le trasgressioni di cui si è reso colpevole verso di te . . .  poiché essi sono il tuo popolo, la tua eredità . . .  Siano i tuoi occhi aperti alle suppliche del tuo servo e alle suppliche del tuo popolo Israele, per esaudirli in tutto quello che ti chiederanno; perché tu li hai separati da tutti gli altri popoli della terra per farne la tua eredità . . .’.  Quando Salomone ebbe finito di rivolgere al Signore tutta questa preghiera e questa supplica, si alzò davanti all’altare del Signore dove stava inginocchiato tenendo le mani stese verso il cielo. Alzatosi in piedi, benedisse tutta l’assemblea d’Israele ad alta voce, dicendo: ‘Benedetto sia il Signore . . . non una delle buone promesse da lui fatte . . . è rimasta inadempiuta. Il Signore, il nostro Dio, sia con noi . . . non ci lasci e non ci abbandoni, ma ci faccia volgere i nostri cuori verso di lui, affinché camminiamo in tutte le sue vie e osserviamo i suoi comandamenti, le sue leggi e i suoi precetti . . .  Il vostro cuore sia dunque dedito interamente al Signore, al nostro Dio, per seguire le sue leggi e osservare i suoi comandamenti, come fate oggi!”. – 1Re 8:13-61, passim.

   Fu poi offerto un imponente sacrificio di 22.000 bovini e 120.000 pecore. Il 23° giorno del mese di etanìm Salomone congedò il popolo che traboccava di gioia e di gratitudine sincera per la bontà e la generosità di Dio. – 1Re 8; 2Cron 5:1–7:10.

   Purtroppo, tante ricchezze e tanta gloria furono la rovina di Salomone. Dopo anni di sapienza, di virtù ammirabili e di santità esemplare, Salomone si allontanò dalla Legge di Dio e si diede in balìa di donne idolatre e divenne lui stesso idolatra. Invece di ascoltare la voce di Dio, ascoltò le voci di donne depravate. “Il re Salomone, oltre alla figlia del faraone, amò molte donne straniere: delle Moabite, delle Ammonite, delle Idumee, delle Sidonie, delle Ittite, donne appartenenti ai popoli dei quali il Signore aveva detto ai figli d’Israele: ‘Non andate da loro e non vengano essi da voi, poiché essi certo pervertirebbero il vostro cuore per farvi seguire i loro dèi’. A tali donne si unì Salomone nei suoi amori” (1Re 11:1,2). “Al tempo della vecchiaia di Salomone, le sue mogli gli fecero volgere il cuore verso altri dèi . . . Salomone seguì Astarte, divinità dei Sidoni, e Milcom, l’abominevole divinità degli Ammoniti. Così Salomone fece ciò che è male agli occhi del Signore . . .  Fu allora che Salomone costruì, sul monte che sta di fronte a Gerusalemme, un alto luogo per Chemos, l’abominevole divinità di Moab, e per Moloc, l’abominevole divinità dei figli di Ammon. Fece così per tutte le sue donne straniere, le quali offrivano profumi e sacrifici ai loro dèi. Il Signore s’indignò contro Salomone, perché il cuore di lui si era allontanato dal Signore, Dio d’Israele, che . . .  gli aveva ordinato, a questo proposito, di non andare dietro ad altri dèi; ma egli non osservò l’ordine datogli dal Signore”. – 11:4-10, passim.

   Dopo molti anni di apostasia, Salomone morì dopo 40 anni di regno. – 1Cron 29:1; 2Cron 9:30.

   Lui ancora vivo, il regno iniziò a smembrarsi. Lui morto, sarebbe avvenuta la divisione del regno.