“Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora quelli che sono in Giudea, fuggano sui monti; e quelli che sono in città, se ne allontanino; e quelli che sono nella campagna non entrino nella città” (Lc 21:20,21). Yeshùa diede questi consigli riferendosi alla distruzione di Gerusalemme che sarebbe avvenuta più di tre decenni dopo, nel 70 E. V..

   Gerusalemme era una città ben protetta. Su tre lati c’erano delle valli. La valle di Chidron fiancheggiava il lato orientale e la Valle di Hinnom proteggeva il lato occidentale e costeggiava l’estremità occidentale. Il lato nord era il più accessibile a un esercito, ma era protetto da tre resistenti mura. I giudei non dovettero quindi essere granché impressionati dall’avvertimento di Yeshùa.

   I romani si ritirarono nel 66 E. V.. I seguaci di Yeshùa ne approfittarono per seguire il consiglio che Yeshùa aveva dato: “Quelli che sono in Giudea, fuggano sui monti”. Quali monti? Non certo quelli di Giudea, poiché è detto: “Quelli che sono in Giudea fuggano”. Erano già lì. Dovevano fuggire altrove, su altri monti. La direzione logica di fuga era verso i monti a est del Giordano. La storia ci conferma che fuggirono a Pella vicino a Betania, dall’altra parte del fiume.

   Nel 70 E. V. i romani attaccarono Gerusalemme da nord. Essi avevano circondato Gerusalemme con dei pali per impedire che i gerosolimitani scappassero attraverso le valli di Chidron e di Hinnom. Yeshùa lo aveva predetto: “Verranno su di te [Gerusalemme] dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni parte” (Lc 19:43). TNM traduce: “Edificheranno attorno a te una fortificazione con pali appuntiti e ti circonderanno”.