Sarebbe lungo ricordare, anche per sommi capi, tutti i cosiddetti “miracoli” anche solo degli ultimi secoli. Basti ricordare, in campo cattolico, le molte apparizioni mariane anche odierne. Ma non solo: si potrebbe parlare di “miracoli” in campo ortodosso e protestante. I pentecostali vantano continuamente “miracoli”. Per quanto riguarda i santuari cattolici, va osservato che i “miracoli” tendono a moltiplicarsi a favore di devozioni nuove, di immagini nuove, luoghi nuovi o restaurati; quasi fosse una propaganda per farli conoscere.

   Che dire di tutti questi fenomeni straordinari? La loro attendibilità non può essere negata in blocco. Che spiegazione dare, allora?

   Molti fenomeni possono essere attribuiti semplicemente a fenomeni naturali. La convinzione di chi crede può anche produrre effetti straordinari che la psicologia può spiegare. Molti fenomeni rientrano quindi nel quadro naturale delle cose, senza alcun intervento divino.

   Non possiamo escludere, in linea di massima, che in certi fenomeni possano influire anche le forze del male (sataniche), che Paolo ricorda spesso: “Il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Ef 6:12); e che secondo lo stesso Paolo possono operare prodigi ingannatori: “Per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi”. – 2Ts 2:9.

   Va però anche detto che in certi casi Dio può intervenire, specialmente se s’invoca il suo nome e si ha fiducia in lui. La sua potenza non si è affatto indebolita nel corso dei secoli. È lecito supporre che in qualche caso particolare la sua bontà e misericordia possano intervenire a favore di chi crede il lui. Altrimenti sarebbe inutile pregare con fede: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa. Qual è l’uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? Oppure se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt 7:7-11); “Chiedete con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate ripetutamente, e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa. E chi è quel padre fra di voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece un serpente?” (Lc 11:9-11). “Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce”. – 1Gv 5:14.

   Non è però questo il modo ordinario di agire di Dio. Un tempo, durante la vita degli apostoli, Dio interveniva più potentemente che non ora perché intendeva aiutare la pianticella sbocciante della fede in Yeshùa. Oggi questa autenticazione, già data, non è più necessaria. Quella pianticella è costituita oggi da spighe di grano solide che sono frammischiate alla numerosissima zizzania del “cristianesimo” seminata da satana.

   I miracoli erano molto diffusi al tempo dei corinti (1Cor 12:7-11;12:28,sgg.). Nella Lettera ai romani, più tardiva, quei doni vanno già diminuendo, tanto è vero che vi viene ricordata solo la profezia come dono straordinario (Rm 12:6,7). La medesima situazione si rispecchia in Ef 4:11,12 dove solo i profeti sono ricordati. Questa constatazione è confermata da un passo della Lettera agli ebrei che parla di tali fenomeni miracolosi come di una realtà già passata: “Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro [quella degli apostoli] con segni e prodigi, con opere potenti di ogni genere e con doni dello Spirito Santo, secondo la sua volontà” (Eb 2:4). Questa realtà è poi difesa da 1Cor 13:8-10 in cui si afferma che tali fenomeni miracolosi si sarebbero avverati solo fino a quando sarebbe giunto ciò che è “perfetto”: “Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno […] ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito”. “La perfezione” (“ciò che è compiuto”, TNM): di che si tratta? Il greco ha τὸ τέλειον (to tèleion). Si tratta forse del completamento del canone delle Scritture Ebraiche? Si tratta della “legge perfetta, cioè della legge della libertà”? (Gc 1:25). O forse del compiere pienamente la volontà di Dio? “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Rm 12:2). Significa forse la completa unità della congregazione legata all’amore perfetto che scaccia la paura? “L’amore perfetto caccia via la paura” (1Gv 4:18). Si noti che “amore” in greco (agàpe) è femminile, mentre to tèleion è neutro.

   Perfetta è la situazione in cielo: “Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento” (Gc 1:17; cfr. Ap 21:3,4). Passate le realtà di prima, tolto ciò che è parziale, viene la perfezione del cielo. – 1Cor 13:10,12,13.

   Perfetto è anche l’ingresso dei pagani nella congregazione. In Ef 4:13 tèleion indica un uomo “perfetto” che dal contesto in cui è inserito riguarda la piena maturità della congregazione con l’inclusione dei pagani nel gruppo ebraico: “Finché perveniamo tutti all’unità della fede e dell’accurata conoscenza del Figlio di Dio, all’uomo fatto [ἄνδρα τέλειον (àndra tèleion) “uomo perfetto”], alla misura della statura che appartiene alla pienezza del Cristo”. – TNM.

   Come si vede, le difficoltà sono tante e il passo non ha ancora svelato tutto il suo segreto. Ad ogni modo, si comprende che i doni miracolosi non sono elementi indispensabili e perpetui dati ai credenti in cammino. Da Ef 4:16 appare anzi chiaro che tali facoltà taumaturgiche erano destinate ad essere sostituite dall’amore che rende perfetti. Dove domina l’amore i doni carismatici non hanno motivo d’essere. Tanto più che spesso servono a creare divisioni, come nella congregazione di Corinto: “Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire. Infatti, fratelli miei, mi è stato riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi ci sono contese. Voglio dire che ciascuno di voi dichiara: ‘Io sono di Paolo’; ‘io d’Apollo’; ‘io di Cefa’; ‘io di Cristo’. Cristo è forse diviso?” (1Cor 1:10-13). Corinto era la congregazione più divisa, pur essendo la più ricca di doni carismatici.

     Ciò che distingue i miracoli biblici da quelli moderni sta nel fatto che nei miracoli biblici domina il “segno” ovvero il significato, mentre in quelli moderni l’importanza della straordinarietà cresce a scapito del significato.