Yeshùa, sulla riva del lago (Lc ha esattamente “lago”, λίμνην, lìmnen; gli altri evangelisti usano invece “mare”, perché in ebraico v’è solo la parola yàm, ים, equivalente) vede due barche ferme alla riva e i pescatori scesi che già avevano lavato le reti. Sbaglia TNM traducendo “lavavano le reti” (Lc 5:2). Il verbo ἔπλυνον (èplünon) va tradotto “avevano lavato”. Questo è confermato anche dal contesto: “Salito su una delle barche, che era di Simone, gli chiese di scostarsi un po’ da terra. Quindi si mise a sedere, e dalla barca insegnava alle folle. Quando ebbe cessato di parlare, disse a Simone: ‘Va al largo dove è profondo, e calate le vostre reti per la pesca’”( vv. 3,4, TNM). Si noti che: 1) Yeshùa non avrebbe interrotto il loro lavoro, se fossero stati intenti a lavare le reti; 2) Le reti erano già sulla barca, perché Yeshùa chiede di prendere il largo e poi di gettare le reti (che erano già pronte per la pesca sulla barca). Si deve quindi tradurre il v. 2: “E vide due barche che stavano presso la riva del lago, ma i pescatori ne erano scesi e avevano lavato le reti”. Dalla barca di Simone, un po’ scostata dalla riva, Yeshùa si mette ad insegnare alla folla. Poi la fa andare al largo per pescare: “Va al largo dove è profondo, e calate le vostre reti per la pesca” (v. 4, TNM). Pietro solo è al timone, ma le reti sono gettate in acqua da più persone (almeno quattro). Pietro obietta: “Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti” (v. 5). Il greco ha “per tutta notte” (senza articolo), sottolineando così che il fatto che nulla avevano trovato durante la notte (che è più propizia alla pesca). “Però, secondo la tua parola”… . Se Pietro ubbidisce non è per la sua esperienza da pescatore. Egli cerca anzi di spiegare come stanno le cose. Yeshùa è certo esperto di insegnamenti, ma in quanto alla pesca è lui, Pietro, che ne sa qualcosa: “Tutta notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla”… “Però, secondo la tua parola”… . Pietro ubbidisce per l’autorità di colui che chiama “maestro”. TNM svilisce tutto con quel suo: “Insegnante, per tutta la notte”… . Il greco ha ἐπιστάτα (epistàta), vocativo di epistatès, “maestro”. Gli altri evangelisti usano rabbi (ebraico) o didàscale (greco).

   Il prodigio è narrato con semplicità: la rete ricolma minaccia di far affondare la barca, tanto che bisogna chiamarne in aiuto un’altra. I pescatori Giacomo e Giovanni sono chiamati “soci”, in quanto lavoravano insieme: “Erano soci di Simone” (v. 10). Di solito l’acquisto e il mantenimento delle reti da pesca superava le possibilità finanziarie di un solo pescatore, per cui si univa ad altri (amici, parenti).

   Luca insiste di più sugli effetti che sulla pesca: di fronte a questa evidente potenza divina che Yeshùa ha, Pietro si confessa un peccatore e vuole che Yeshùa si allontani da lui: purezza e colpa non possono convivere. Strano quel gettarsi ai piedi di Yeshùa in una barca colma e appesantita che rischia di affondare. Si tratta di un gesto inconsulto del focoso Pietro. Yeshùa gli dice: “Smetti di aver timore” (v. 10, TNM). Si tratta, nel greco, di un imperativo presente: “Smetti di avere paura!”. “D’ora in poi sarai pescatore di uomini” (v. 10). Il greco è molto concreto e colorito: ἀπὸ τοῦ νῦν ἀνθρώπους ἔσῃ ζωγρῶν (apò tu nΰn anthròpus èse zogròn), “da questo momento sarai catturante di uomini vivi” (“da ora in poi prenderai uomini vivi”, TNM).

   “Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e lo seguirono” (v. 11); “Essi, lasciando subito la barca e il padre loro, lo seguirono” (Mt 4:22); “Ed essi, lasciato Zebedeo loro padre nella barca con gli operai, se ne andarono dietro a lui” (Mr 1:20). Viene sottolineato l’abbandono di ogni cosa: famiglia, lavoro, sicurezza economica e comodità per seguire Yeshùa. In seguito Pietro dirà: “Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito” (Mt 19:27). I sinottici parlano solo di questa chiamata, senza indicare il motivo della loro prontezza nell’ubbidire, che consistette nel miracolo della pesca, proprio del solo Lc.

   Senso allegorico? Il solito manipolo di studiosi avanza questa ipotesi, vedendovi il simbolo di non aver trovato nulla nell’attività missionaria presso i giudei. I giudei avevano stabilito colonie in tutte le più grandi città del mondo allora noto. La grande Alessandria in Egitto aveva visto fiorire scrittori e filosofi ebrei e il loro quartiere lì assomigliava più a Gerusalemme che a un sobborgo ellenistico. Ad Alessandria era sorta la traduzione greca della Bibbia ebraica (LXX) che serviva per difendere l’ebraismo tra gli ellenisti del tempo. Ma tutto ciò a nulla era servito: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi” (Mt 23:15). Con ciò, Yeshùa non intendeva condannare il proselitismo in se stesso, ma lo spirito con cui era condotto e che quindi non poteva portare a salvezza i convertiti. Ora, però, arriva Yeshùa che procura una pesca miracolosa ai suoi discepoli cui comanda; “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli” (Mt 28:19). Questo perché con essi agiva la potenza di Yeshùa mediante “i segni” che li accompagnavano (Mr 16:17). La parola non era la loro, ma quella di Dio tramite l’insegnamento di Yeshùa.

   Tutto vero, e forse il simbolismo potrebbe essere anche accolto. Ma non si deve concludere che il racconto della pesca miracolosa sia fittizio. Per un ebreo il simbolismo suppone la realtà, altrimenti non sarebbe simbolismo ma parabola.

   Giovanni riporta una pesca miracolosa dopo la resurrezione di Yeshùa. Su questo gli studiosi hanno discusso. Ma vediamo prima il brano:

“Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mar di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera. Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e due altri dei suoi discepoli erano insieme. Simon Pietro disse loro: ‘Vado a pescare’. Essi gli dissero: ‘Veniamo anche noi con te’. Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla. Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù. Allora Gesù disse loro: ‘Figlioli, avete del pesce?’ Gli risposero: ‘No’. Ed egli disse loro: ‘Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete’. Essi dunque la gettarono, e non potevano più tirarla su per il gran numero di pesci. Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro: ‘È il Signore!’ Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la veste, perché era nudo, e si gettò in mare. Ma gli altri discepoli vennero con la barca, perché non erano molto distanti da terra (circa duecento cubiti), trascinando la rete con i pesci. Appena scesero a terra, videro là della brace e del pesce messovi su, e del pane. Gesù disse loro: ‘Portate qua dei pesci che avete preso ora’. Simon Pietro allora salì sulla barca e tirò a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci; e benché ce ne fossero tanti, la rete non si strappò. Gesù disse loro: ‘Venite a far colazione’. E nessuno dei discepoli osava chiedergli: ‘Chi sei?’ sapendo che era il Signore”. – Gv 21:1-12.

     Gli studiosi discutono se si tratti di un doppione della precedente pesca miracolosa messo ad arte per riprodurre la scena della chiamata dei primi discepoli, sottolineando così il fatto che Pietro viene reintegrato dopo il suo rinnegamento. Ma questa ipotesi appare campata in aria. Si tratta di un episodio nuovo narrato con stile affine (oggi infatti si riconosce un legame tra Gv e Lc).