Circa la morte di Yeshùa sono innumerevoli gli studi che cercano di determinare i vari aspetti connessi ad essa. Gli esegeti delle Scritture Greche cercano di rispondere alle seguenti domande: quando avvenne esattamente la morte di Yeshùa? In quale giorno? In quale anno? Su quale tipo di “croce” avvenne?

   Abbiamo già dato risposta ad alcune di queste domande negli studi precedenti. Ora ci occupiamo della risurrezione.

“Tre giorni e tre notti”

   Comunemente si ritiene che Yeshùa morì di venerdì. È nota e assai diffusa la credenza che Yeshùa sarebbe morto di venerdì e risuscitato la domenica seguente.

   C’è però una dichiarazione di Yeshùa che ci spinge a indagare meglio la questione. La dichiarazione è questa:

“Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona. Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti. – Mt 12:39,40.

   Questa dichiarazione di Yeshùa fu data come risposta a una richiesta provocatrice fatta dai suoi detrattori: “Alcuni scribi e farisei presero a dirgli: ‘Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno’” (Mt 12:38). Yeshùa non si prestò al gioco di coloro che evidentemente non credevano in lui. La loro provocazione assomigliava a quella del diavolo che, per sfidarlo a dimostrare la sua investitura da parte di Dio, tentò di provocarlo suggerendogli compiere un miracolo. – Lc 4:3,9,10.

   L’aspetto che qui interessa della dichiarazione di Yeshùa è: “Segno non le sarà dato, tranne”. Yeshùa sta dicendo che la sua generazione, quella a lui contemporanea, non avrebbe ricevuto da lui proprio alcun segno a prova della sua messianicità. Tranne uno. Uno solo. E Yeshùa disse quale: “Il segno del profeta Giona”. E sùbito lo spiegò: “Come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti”. Tre giorni e tre notti di sepoltura nella terra: questo era il segno, l’unico segno. Perché è così importante indagare su questo segno? Proprio perché è l’unico dato da Yeshùa stesso a prova che egli era davvero il consacrato (il messia, il cristo, l’unto) di Dio. Ne va della sua credibilità.

   Con un’espressione moderna, si potrebbe dire che egli si giocò tutta la sua attendibilità con questa prova. La sua sepoltura doveva durare esattamente tre giorni e tre notti. Ovviamente la durata di tale sepoltura era assolutamente indipendente da lui, poiché da morto non avrebbe potuto influirvi. Questo è un aspetto che dà forza al segno o prova o dimostrazione. Un secondo aspetto è che le persone quando muoiono sono sepolte e lì rimangono, ma nel suo caso la sepoltura era a tempo. Un terzo aspetto è che esattamente dopo tre giorni e tre notti Dio lo avrebbe risuscitato. Da tutto ciò il segno o la prova che Yeshùa era davvero il Messia.

   Ora, se si ritiene che Yeshùa sia morto di venerdì pomeriggio e sia risuscitato di domenica mattina, egli sarebbe rimasto nella sepoltura solo un giorno e mezzo circa. In altre parole avrebbe fallito il segno. L’unica prova, il solo segno, da lui dato sarebbe stato mancato.

   Come superano questo grave fatto i commentatori religiosi della Bibbia?

   Ad esempio, i Testimoni di Geova argomentano così: “Cristo morì il venerdì pomeriggio 14 nisan 33 E.V. Il suo corpo fu posto in una tomba prima del tramonto di quel giorno. Il 15 nisan cominciò quella sera e andò fino al tramonto del sabato, settimo e ultimo giorno della settimana. A quel punto iniziò il 16 nisan, che continuò fino al tramonto di quella che noi chiamiamo domenica. Di conseguenza Gesù rimase morto nella tomba per parte del 14 nisan, per tutto il 15 nisan e per le ore notturne del 16 nisan. Quando la domenica mattina alcune donne si recarono alla tomba, era già stato risuscitato. — Matteo 27:57-61; 28:1-7. Gesù rimase nella tomba per parte di tre giorni. Così i suoi nemici ricevettero ‘il segno di Giona’” (La Torre di Guardia, 1996, 15 maggio, pag. 28). Sinceramente, non si capisce come i nemici di Yeshùa potessero aver ricevuto il segno: viene detto poco prima che “Gesù rimase nella tomba per parte di tre giorni” (corsivo aggiunto). Tra l’altro, si cerca di barare sui conti. Vediamo. Si riconosce che il corpo di Yeshùa “fu posto in una tomba prima del tramonto” del 14 nissàn. Quindi abbiamo, per il giorno 14 (presunto venerdì), un periodo di giorno molto breve (un’ora? due?). Abbiamo poi il 15 che viene calcolato come giorno intero. Siamo così a 1 giorno e qualche ora. Vanno aggiunte, secondo La Torre di Guardia, “le ore notturne del 16 nisan”, domenica. E qui sorge un problema: siamo sicuri che vadano aggiunte queste ore notturne? L’articolo citato riconosce che “quando la domenica mattina alcune donne si recarono alla tomba, era già stato risuscitato” (corsivo aggiunto). La Scrittura è più chiara. Alle donne accorse alla tomba, l’angelo dice: “Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto; venite a vedere il luogo dove giaceva” (Mt 28:6). Questo avveniva la domenica mattina molto presto: Il primo giorno della settimana, la mattina prestissimo, esse si recarono al sepolcro” (Lc 24:1); Giovanni è ancora più preciso: “Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio” (Gv 20:1). Ma cosa accadde quella domenica mattina “prestissimo”, “mentre era ancora buio”? Proprio nulla, se non che l’angelo disse: “Egli non è qui, perché è risuscitato”. Le donne trovarono una tomba vuota. Quando allora risuscitò Yeshùa? Dai soli passi citati, per ora non si può determinarlo. Sarà comunque dimostrato più avanti che “le ore notturne del 16 nisan” non vanno affatto aggiunte. In ogni caso, pur supponendo che tali “ore notturne” vadano aggiunte, avremmo: qualche ora del giorno 14, tutto il giorno 15 e alcune ore (presunte) del 16. Si arriva a mala pena a un giorno e mezzo. Com’è possibile affermare che “i suoi nemici ricevettero ‘il segno di Giona’”?!

   Vale la pena di ricordare questo “segno di Giona” annunciato da Yeshùa con le stesse parole che Yeshùa usò:

Come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti,

così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti ”.

   “Gesù rimase nella tomba per parte di tre giorni. Così i suoi nemici ricevettero ‘il segno di Giona’” (Ibidem). No, niente affatto. Yeshùa disse: tre giorni e tre notti. Tra l’altro, dire “per parte di tre giorni” significa barare. Se pur si volessero prendere solo parti dei tre giorni e delle tre notti del segno (ma Yeshùa non parlò di “parti”) – tenuto conto che il giorno biblico inizia con la notte e termina alla fine del tramonto successivo -, avremmo:

Giorno

Nissàn

Notte

parte

parte

14

qualche ora

(xŸ)

15

intera

Ÿx

intero

Ÿx

16

(alcune ore?)

(xŸ)

Totale:

1 intera

Una parte

1 intero

Una parte

   Nel migliore dei casi si tratterebbe quindi di due parti di tre giorni e di due parti di tre notti che vengono spacciati per “parte di tre giorni” dando così l’impressione che si tratti di tre giorni interi. Ma – va ripetuto – Yeshùa disse: “Tre giorni e tre notti”. E l’angelo confermò: “Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto”. Già: “Come aveva detto”.

   Yeshùa fallì allora il segno? No. Egli risuscitò “come aveva detto”, dopo “tre giorni e tre notti” interi di sepoltura. Esaminiamo dunque bene le Scritture per capire come andarono le cose. Vediamo intanto la panoramica di quegli avvenimenti attraverso una tabella sinottica (traduzione condotta sul testo greco della Sinossi quadriforme, basata su B, Codice Vaticano).

  • “Preso il corpo, Giuseppe lo avvolse in un lenzuolo pulito”. – Mt 27:59.

“Comprato un lenzuolo, calatolo giù, lo avvolse con il lenzuolo”. – Mr 15:46.

“Calato giù, lo avvolse con un lenzuolo”. – Lc 23:53.

“Presero dunque il corpo di Gesù e lo legarono con panni di lino insieme ad aromi come è usanza per i giudei di seppellire”. – Gv 19:40.

  • “Lo pose nel suo sepolcro nuovo, che aveva fatto tagliare nella roccia; e rotolata una pietra alla porta del sepolcro, se ne andò”. – Mt 27:60.

“Lo pose in un sepolcro che era stato tagliato dalla roccia; e rotolò una pietra sulla porta del sepolcro”. – Mr 15:46.

“Lo pose in un sepolcro tagliato nella roccia, dove non era stato deposto ancora nessuno”. – Lc 23:53.

“Ora, vi era nel luogo dove fu crocifisso un orto e nell’orto un sepolcro nuovo, nel quale ancora nessuno era stato posto”. – Gv 19:41.

  • “Era il giorno della Parasceve, e il sabato cominciava splendere”. – Lc 23:54.

“Là dunque, a motivo della Parasceve dei giudei”. – Gv 19:42.

  • “Ora c’erano lì Maria Maddalena e l’altra Maria, sedute di fronte alla tomba”. – Mt 27:61.

“Ora, Maria Maddalena e Maria di Giosè guardavano dove fu posto”. – Mr 15:47.

“Ora, le donne che erano venute insieme con lui dalla Galilea, avendo seguito da vicino, osservavano il sepolcro e come era stato posto il corpo”. – Lc 19:55.

“Poiché era vicino il sepolcro, posero Gesù”. – Gv 19:42.

  • “Ora, dopo il sabato”. – Mt 28:1.

“Passato il sabato, Maria Maddalena e Maria Giacomo e Salome comprarono aromi per venire a ungerlo”. – Mr 16:1.

“Poi tornate, prepararono aromi e profumi. E il sabato si riposarono, secondo il comandamento”. – Lc 23:56.

  • “Al chiarore del primo giorno della settimana, vennero Maria Maddalena e l’altra Maria a guardare la tomba”. – Mt 28:1.

“Al mattino presto, il primo giorno della settimana, vengono al sepolcro al sorgere del sole”. – Mr 16:2.

“Ora, il primo giorno della settimana, al mattino profondo, vennero al sepolcro portando gli aromi che avevano preparato”. – Lc 24:1.

“Ora, il primo giorno nella settimana, mar maddalena viene al mattino, quando ancora era buio, al sepolcro”. – Gv 20:1.

   Gli studiosi, esaminando il succedersi degli avvenimenti tra la sepoltura e la risurrezione di Yeshùa (i “tre giorni e tre notti”), si trovano di fronte ad un problema di cronologia. Eccolo:

  • “Ora, dopo il sabato [le donne vanno a vedere il sepolcro]”. – Mt 28:1.
  • Passato il sabato [le donne comprano gli aromi]”. – Mr 16:1.
  • “Prepararono aromi e profumi. E il sabato si riposarono, secondo il comandamento”. – Lc 23:56.

   In pratica, come si svolsero le cose? Luca dice che prima del sabato le donne comprarono gli aromi e che il sabato rispettarono il comandamento del riposo. Marco dice che le donne comprarono gli aromi dopo il sabato. Matteo dice che le donne dopo il sabato andarono al sepolcro.

   Nella sinossi dei quattro Vangeli tutto il resto quadra armoniosamente, ma il passaggio sopra evidenziato pare presentare una vera e propria contraddizione. Al centro sta la preparazione degli aromi destinati a ungere il corpo di Yeshùa. Secondo Marco, dopo il sabato le donne comprano gli aromi, ma secondo Luca quelle stesse donne preparano gli stessi aromi prima del sabato (dato che poi, il sabato, riposano). Marco e Luca fanno confusione? No: la confusione la fa il lettore. Il lettore che non distingue tra il primo “sabato” (Mr) e il secondo “sabato” (Lc). Ma un sabato non è sabato e basta? Non secondo la Bibbia. Esaminiamo.

I due sabati

   La parola italiana “sabato” è l’italianizzazione della parola ebraica שבת (shabàt). In italiano è semplicemente il nome di un giorno della settimana. Anche in ebraico può indicare un giorno della settimana, ma non soltanto. Il vocabolo ebraico שבת (shabàt) significa letteralmente “riposo”. Quando, in italiano, diciamo che è sabato intendiamo dire che è il giorno prima della domenica o quello dopo il venerdì; quando, in ebraico, si dice che il settimo giorno della settimana è sabato, s’intende dire che quel settimo giorno è riposo. In ebraico non si ha: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì e sabato; ma si dice: primo giorno, secondo giorno, terzo giorno, quarto giorno, quinto giorno, sesto giorno e “riposo” (שבת, shabàt, sabato).

   La parola שבת (shabàt) è usata nella Bibbia anche per indicare i giorni festivi secondo il sacro calendario di Dio. Ad esempio, Dio stabilisce che “nel settimo mese, il decimo giorno del mese […] in quel giorno si farà l’espiazione […] È per voi un sabato” (Lv 16:29-31). Tutti i giorni santi delle Festività bibliche erano chiamati sabati. Questo è riconosciuto anche dai dirigenti dei Testimoni di Geova: “Il sabato settimanale divenne parte integrante di un sistema di sabati. Il sistema sabatico includeva molti tipi di sabato: il 7° giorno, il 7° anno, il 50° anno (anno del Giubileo), il 14 nisan (Pasqua), il 15 nisan, il 21 nisan, il 6 sivan (Pentecoste), il 1° etanim, il 10 etanim (giorno di espiazione), il 15 etanim e il 22 etanim” (Perspicacia nello Studio delle Scritture, Volune II, pag. 813, voce “sabato”, § 3). Anche se c’è un’inesattezza (il 14 nissàn non è mai considerato un “sabato” nella Bibbia), si riconosce che i giorni festivi erano chiamati “sabati”, indipendentemente dal giorno della settimana in cui essi potevano cadere.

   Nell’elenco di questi “sabati” appare anche il 15 nissàn. Questo era il giorno successivo a quello in cui veniva sgozzato l’agnello pasquale. Il 15 nissàn era il primo giorno della Festa dei Pani Azzimi. – Lv 23:6,7.

   Yeshùa (“l’agnello di Dio” – Gv 1:29; “Cristo, la nostra pasqua” – 1Cor 5:7) morì il 14 nissàn, proprio nello stesso giorno in cui l’agnello pasquale era sacrificato. Il giorno dopo, 15 nissàn, era un “sabato” (non necessariamente coincidente con il sabato settimanale).

   Ora la cronologia è più chiara:

  • 14 nissàn. Prima che faccia buio Yeshùa è posto nel sepolcro.
  • 15 nissàn. “Sabato” inteso come giorno festivo; è il giorno in cui si mangiava la Pasqua.
  • 16 nissàn. “Passato il sabato, Maria Maddalena e Maria Giacomo e Salome comprarono aromi” (Mr 16:1). “Poi tornate, prepararono aromi e profumi”. – Lc 23:56.
    • 17 nissàn. Sabato settimanale. “Il sabato si riposarono, secondo il comandamento”. – Lc 23:56.
    • 18 nissàn. Primo giorno della settimana (nostra domenica): le donne trovano la tomba vuota.

   Possiamo ora fare un passo avanti nella nostra analisi. Dato che il 15 nissàn era un “sabato” (inteso come giorno festivo), il successivo sabato era ovviamente il sabato settimanale (in cui le donne “si riposarono secondo il comandamento” – Es 20:8-10); ne consegue che il giorno precedente questo sabato settimanale era, ovviamente, venerdì. E il giorno prima di questo era giovedì e quello prima ancora era mercoledì. Ecco quindi la ricostruzione completa:

  • Mercoledì, 14 nissàn. Prima che faccia buio Yeshùa è posto nel sepolcro.
  • Giovedì, 15 nissàn. “Sabato” (giorno festivo). Yeshùa è nel sepolcro: al tramonto si compie il primo giorno e la prima notte.
  • Venerdì, 16 nissàn. “Passato il sabato, Maria Maddalena e Maria Giacomo e Salome comprarono aromi” (Mr 16:1). “Poi tornate, prepararono aromi e profumi”. – Lc 23:56. Yeshùa è nel sepolcro: al tramonto si compie il secondo giorno e la seconda notte.
  • Sabato, 17 nissàn. Sabato settimanale. “Il sabato si riposarono, secondo il comandamento”. – Lc 23:56. Yeshùa è nel sepolcro: al tramonto si compie il terzo giorno e la terza notte. Yeshùa viene resuscitato.
    • Domenica, 18 nissàn. Primo giorno della settimana (nostra domenica): le donne trovano la tomba vuota.

   Ecco allora che il “segno” indicato da Yeshùa risulta esattamente adempiuto:

   Come conferma finale dell’esattezza biblica di quest’analisi, c’è il passo biblico di Mt 28:1. Questo verso viene solitamente tradotto così: “Dopo il sabato, verso l’alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono a vedere il sepolcro”. Allo stesso modo TNM: “Dopo il sabato, quando cominciava a sorgere la luce del primo giorno della settimana”. Questa traduzione si spiega soltanto con l’intento di “armonizzare” la Scrittura, intento dettato dal proprio punto di vista religioso, forse credendo addirittura di trovare nella Bibbia un errore. Infatti, la frase sarebbe per costoro altrimenti incomprensibile. Il fatto è che il testo greco originale è genuino e conferma quanto sopra abbiamo esposto:

Ὀψὲ δὲ σαββάτων

opsè de sabbàton

dopo e sabati

   Quel σαββάτων (sabbàton) è un plurale: sabati. Tutto è chiaro: “dopo i sabati” ovvero dopo il ‘sabato’ del 15 nissàn e dopo il sabato settimanale del 17 nissàn. Fu dopo questi due sabati, ovvero la domenica mattina, che le donne si recarono al sepolcro. TNM, al versetto citato, alla parola “dopo” rimanda ad una nota (l’Appendice 7c) che dice:

7C Gesù risuscitato il giorno “dopo il sabato”

Mt 28:1 “Dopo il sabato”

Gr. ᾿Οψε . . . σαββάτων (opsè . . . sabbàton)

J. H. Thayer, in A Greek-English Lexicon of the New Testament, 4a ed., Edimburgo (1901), p. 471, dice: “οψε σαββάτων, essendo appena passato il sabato, dopo il sabato, cioè all’alba del primo giorno della settimana: (interpretazione assolutamente richiesta dalla specificazione aggiunta τη επιφωσκ. κτλ. [tei epifosk(oùsei) ktl. “quando cominciava a sorgere la luce” ecc.]), Mt. xxviii. 1”. Inoltre ZorellGr, col. 969, dice: “post [dopo]: οψε σαββάτων Mt 28:1 ‘post sabbatum’ [‘dopo il sabato’]”. E Bauer, p. 601, dice alla voce οψέ: “dopo οψε σαββάτων dopo il Sabato Mt 28:1”.

   Con tutta la buona volontà non si comprende cosa voglia significare questa nota. La citazione dell’esperto di grammatica greca non fa altro che confermare la necessità della traduzione secondo la costruzione greca. Nulla però dice del plurale di σαββάτων (sabbàton): evidentemente si allinea agli altri traduttori che traducono al singolare. Nulla di nuovo, se non la dichiarazione (del tutto gratuita e non motivata) fatta da TNM: “Gesù risuscitato il giorno ‘dopo il sabato’”. Mt 28:1 non afferma affatto che Yeshùa fosse risuscitato il giorno dopo il sabato: Matteo dice solo che “dopo il sabato, quando cominciava a sorgere la luce del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria vennero a vedere il sepolcro” (TNM). E, come si sa, lo trovarono vuoto.

   La Bibbia non si contraddice mai. Contro le comuni opinioni religiose, la Scrittura indica che Yeshùa morì di mercoledì, rimase esattamente tre notti e tre giorni nella tomba (come aveva preannunciato) e fu risuscitato di sabato al tramonto. La domenica mattina, prestissimo, quando ancora era notte, la tomba era, infatti, vuota.