L’immagine di Dio, come sappiamo, è coniugata generalmente al maschile. Il comune lettore della Bibbia potrebbe dire che lo è sempre. Non è così. Ma iniziano intanto a spiegarne la coniugazione al maschile.

   È normale leggere nella Scrittura espressioni come: “Santo è il Signore” (Is 6:3), “Dio misericordioso e pietoso” (Es 34:6), in cui gli aggettivi riferiti a Dio sono al maschile. Che Dio sia però asessuato è nella Scrittura una verità evidente ed è detto chiaramente che “Dio non è un uomo” (Nm 23:19; cfr. 1Sam 15:29, Gb 9:32). La sua descrizione al maschile è semplicemente un modo comune di parlare. Così avviene nella nostra stessa lingua. Se leggiamo un avviso su cui è scritto: “Il visitatore è pregato di annunciarsi”, nessuno obietta che sia una scritta maschilista. Il nostro modo di parlare si riferisce genericamente a tutti usando il maschile. Le donne ci sono abituate, non obiettano e loro stesse usano questo modo. Non sempre si può essere prolissi e pomposi scrivendo annunci del tipo: “Le signore visitatrici e i signori visitatori sono pregati di annunciarsi”. Ma anche in tal caso ci sarebbe da discutere su quel “pregati” messo al maschile. D’altra parte, nella stessa nostra lingua dire che uomini e donne sono, ad esempio, “intervenuti”, è del tutto corretto. Occorre usare il maschile. Non abbiamo un terzo genere che raggruppi maschile e femminile: si usa per questo il maschile. Perché dovrebbero essere diverso per la Bibbia? Se i passi biblici citati prima dicessero che Dio è ‘santa’ e ‘misericordiosa’, questo sì sarebbe strano.

   Spiegato l’uso del maschile nel riferirsi a Dio, vediamo ora le immagini femminili di Dio nella Bibbia.

   Uno dei titoli più antichi di Dio è El shadày (אֵל שַׁדַּי), nome con cui fu conosciuto dai patriarchi (Es 6:3). La traduzione consueta che si fa di tale titolo è “Dio onnipotente”. Siamo così sicuri che questa traduzione, data per scontata, sia quella giusta? Il Dizionario di ebraico e aramaico biblici non ne dà una traduzione, ma lo classifica semplicemente come un termine di teologia biblica. In ebraico שַׁד (shad) significa “mammella”. Recentemente si è collegato shadày con la radice semitica tdy che significa “petto”. Si noti l’immagine che ne deriva: petto-mammella. Nel linguaggio concreto ebraico questo attributo femminile viene fatto proprio da Dio. Ciò spiegherebbe anche come Israele sia stata sensibile al culto della dea cananea della fertilità Asheràh, dea rappresentata con le mammelle. La dea Asheràh è menzionata in diversi passi biblici, come in 2Re 13:6, che TNM scambia per un palo sacro: “A Samaria rimase in piedi anche lo stesso palo sacro [אֲשֵׁרָה (asheràh)]”. Qui si parla dell’idolo che rappresentava la dea. – Cfr. Gdc 6:25,26; 1Re 15:13;18: 9; 2Re 21:7;23:6; 2Cron 15:16.     

   La parola “spirito” è spesso usata nella Scrittura in riferimento a Dio. Gv 4:24 afferma che “Dio è Spirito”. In ebraico la parola “spirito” è רוּחַ (rùakh). Questa parola è usata dalla Bibbia per indicare la forza attiva o energia spirituale di Dio. Ebbene, רוּחַ (rùakh) è femminile. Dio realizzò la sua creazione per mezzo della sua rùakh (רוּחַ) che aleggiava sulla superficie delle acque (Gn 1:2). Sl 33:6 dice che Dio creò mediante la sua parola e la sua rùakh (רוּחַ). Egli diede inizio alla vita come una madre.

   Proprio con il mondo femminile vengono collegati alcuni attributi di Dio. Abbiamo citato all’inizio Es 34:6 che parla di “Dio misericordioso e pietoso”. Ebbene, nel testo ebraico ciò suona רַחוּם וְחַנּוּן (rakhùm vekhanùn), letteralmente “pietoso e grazioso”, già di per sé caratteristiche femminili. Comunque, i due termini rakhùm e khanùn derivano da rèkhem (רחם), “seno materno”. Come una madre, Dio s’intenerisce profondamente come solo una madre sa fare. Questa tenerezza materna e questa piena partecipazione tutta femminile appare in diversi riferimenti, come in Os 11:1-4:

“Quando Israele era un ragazzo io l’ho amato e l’ho chiamato a uscire dall’Egitto perché era mio figlio. In seguito, più chiamavo gli israeliti, più essi si allontanavano da me . . . Io ho insegnato a Efraim a camminare. Ho tenuto il mio popolo tra le mie braccia, ma non ha capito che mi prendevo cura di lui. L’ho attirato a me con affetto e amore. Sono stata per lui come chi solleva il suo bambino alla guancia. Mi sono abbassata fino a lui per imboccarlo”. – Dia.

   Qui la figura materna appare in tutto il suo tenero amore. Dio è per Israele la madre che si cura del figlio e vuole il suo bene. Anche quando il figlio non ricambia e si ribella, la madre continua ad amare incondizionatamente. Lo aveva tenuto tra le braccia, lo aveva imboccato, lo aveva sollevato per sentirselo a contatto con la guancia, gli aveva insegnato a camminare. Accanto alla figura paterna di Dio (Mt 6:9), che appare come un papà tenero e amorevole (Rm 8:15; “abbà” è il nome con cui i bambini ebrei chiamavano il padre: “papà”), c’è anche la figura femminile e materna. “La Roccia che ti generò, la dimenticavi, e ti scordavi di Dio, di Colui che ti diede alla luce con dolori di parto”. – Dt 32:18, TNM.

   Sono femminili e materne le parole che Dio rivolge a Gerusalemme mentre si paragona a una madre:

 

“Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta,

smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere?

Anche se le madri dimenticassero,

non io dimenticherò te”. – Is 49:15.

 

   In Is 66:9 Dio diventa ostetrica, identificandosi con la levatrice: “’Io che preparo la nascita, non farei partorire?’ dice il Signore.‘Io che faccio partorire, chiuderei il grembo materno?’ dice il tuo Dio”. In Is 66:13 Dio si fa madre: “Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi”.

   Un’altra ipòstasi femminile è la luce shekinàh che rappresenta l’invisibile presenza di Dio e che appariva al di sopra dei due cherubini scolpiti in oro nel Santissimo del Santuario (Es 25:17-22; Lv 16:11-17; Nm 7:89; 1Sam 4:4; 2Sam 6:2). Il sostantivo ebraico shekinàh (שכינה) è femminile.

   C’è nella Bibbia un volto maschile ma anche un volto femminile di Dio. L’essere umano stesso, composto da maschio e femmina, è a immagine di Dio: “Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. – Gn 1:27.

   Dopo aver considerato l’immagine femminile di Dio, forse qualcuno, riferendosi a Dio, potrà dire, come Giobbe: “Ti conoscevo solo per sentito dire”. – Gb 42:5.

 

A Sua immagine

Ditemi, se lo sapete: è uomo o donna
il Signore dell’universo?

A volte mi par uomo,
se guardo la malvagità del mondo.
Di certo è uomo: quaggiù prevaricazione e morte.

Osservo poi un fiore, un tramonto, il mare:
dev’esser donna il Creatore.
Di certo è donna: ci sono i bimbi e c’è l’amore.

Non ditemi più nulla, voi che non sapete.
Or io lo so: l’Onnipotente non è l’uno e non è l’altra.
Ma il suo animo, quello sì, è di donna.

(di Gianni Montefameglio, tratto da Momenti – Cielo Segreto)