Nota:

In questo studio, citando TNM sarà sostituita alla parola italiana quella originale ebraica; ciò sarà indicato così: TNM*.


Quanto naturale sia il passaggio per la mentalità ebraica tra la nèfesh-gola e il collo ce lo ha già mostrato il passo di Gna 2:5, che nell’ebraico suona:

“L’acqua mi saliva fino alla nèfesh

   In Is 8:8;30:28 troviamo: “Inonderà e passerà sopra. Giungerà fino al collo”, “Come un torrente che straripa, giungendo fino al collo”, TNM). Si noti che il “collo” non è altro che la parte esterna della “gola”. Anche Sl 105:18 pensa esclusivamente alla parte esterna del collo: “Afflissero con i ceppi i suoi piedi, la sua nèfesh entrò nei ferri” (TNM*). Che qui si tratti del collo e non della sua “anima” è chiaramente indicato dal riferimento alle catene e dall’espressione parallela riguardo ai piedi. Quando in Is 51:23 Dio parla degli aguzzini di Israele, così dice al popolo: “Hanno detto alla tua nèfesh: ‘Inchinati affinché passiamo’”, e che qui si tratti di nèfesh come collo è confermato dalle parole successive: “Rendevi il tuo dorso proprio come la terra, e come la via per i passanti” (TNM*). Ciò avveniva secondo l’uso dei vincitori di mettere il proprio piede sulla nuca del vinto in segno della sua sconfitta.

   Così, anche in Sl 44:25 nèfesh è il collo: “La nostra nèfesh si è chinata fino alla stessa polvere; il nostro ventre si è attaccato alla medesima terra”. – TNM*.

   Come si deve intendere Is 3:20? Vi si legge: “Le acconciature per il capo e le catenelle dei piedi e le fasce per il petto e le ‘case dell’anima’ e le tintinnanti conchiglie ornamentali” (TNM). La nota in calce di TNM ha: “Probabilmente recipienti per profumo”. Ci si potrebbe domandare come mai dei flaconi che contengono profumo dovrebbero essere chiamati “case della nèfesh”. Questo strano oggetto compare tra molti altri (vv.18-23, TNM), che sono:

 

– anelli per le caviglie- nastri per la testa

– ornamenti a forma di luna

– ciondoli

– braccialetti

– veli

– acconciature per il capo

– catenelle dei piedi

– fasce per il petto

– tintinnanti conchiglie ornamentali

– anelli per le dita- anelli da naso

– lunghe vesti da cerimonia

– sopravvesti

– mantelli

– borsette

specchi a mano (?!)

– sottovesti

– turbanti

– larghi veli.

   Si noti che tutti questi sono oggetti o capi da indossare, eccezion fatta per gli “specchi a mano” (a mano?!; questa ultima è una fantasiosa traduzione). In verità, la parola ebraica che c’è dietro è גִּלְיֹנִים (ghilynìm), che compare solo qui e, al singolare, in Is 8:1 dove è tradotta “tavoletta”. I dizionari di ebraico biblico, su questa parola hanno dei dubbi e, nella traduzione, riportano: “Spiegel? / mirror? /speculum? / specchio?”. I dubbi permangono. Potrebbe trattarsi di qualche specie di “tavoletta” ornamentale? Forse una specie di medaglione? Può darsi. La “tavoletta” di 8:1, per quanto grande, doveva contenere solo quattro parole: “Maher-Shalal-Hash-Baz”. Comunque, il fatto che gli oggetti menzionati siano tutti indossabili, ci suggerisce che anche lo strano oggetto chiamato “case della nèfesh” lo sia.

     Non di rado il nome di queste suppellettili sono in stretta connessione con la parte del corpo che esse adornano. Perciò, si deve qui pensare ad una specie di collana con diversi amuleti. Questi amuleti ce li possiamo immaginare vuoti al loro interno e a forma di piccole case. “Le case della nèfesh” non sarebbero altro, allora, che ‘amuleti a forma di piccole case intorno al collo-nèfesh’. Anche in Ez 24:21 “l’oggetto della compassione della vostra anima” (TNM) potrebbe indicare un ornamento che si porta a collo. L’ebraico ha מַחְמַל נַפְשְׁכֶם (makhmàl nafeshchèm): “oggetto della vostra nèfesh”; la “compassione” di TNM non compare nel testo biblico. Ma vi compaiono “l’orgoglio della vostra forza, la cosa desiderabile ai vostri occhi”, riferito al Tempio. Nel linguaggio concreto della Bibbia è normale che il Tempio venga definito “orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi” (NR) e “oggetto/gioiello [da portare] al vostro collo-nèfesh”. Così anche nel parallelismo di Pr 3:22: “Esse [la saggezza e la riflessione] saranno vita per la tua nèfesh e fascino per la tua gola” (TNM*): nèfesh/collo-gola.

   Ci si soffermi ora su questi passi:

“Non colpiamo a morte la sua nèfesh [l’ebraico ha: “alla nèfesh”]”. – Gn 37:21.
“Può realmente colpire la sua nèfesh [l’ebraico ha: “alla sua nèfesh”] a morte”. Dt 19:6.
“Ha lui stesso mandato Ismaele figlio di Netania per colpire la tua nèfesh?”. – Ger 40:14.

(TNM*)

   Si vedano ora gli stessi passi tradotti da NR:

“Non togliamogli la vita”. – Gn 37:21.
“Potrebbe . . . colpirlo a morte”. Dt 19:6.
“Ha mandato Ismael, figlio di Netania, per toglierti la vita?”. – Ger 40:14.

   NR non riproduce il linguaggio concreto ebraico e usa espressioni astratte, rendendole certo comprensibili al lettore occidentale, ma facendogli perdere il gusto della freschezza biblica. TNM, che ama stare sul letterale, fa invece fatica a tradurre e deve correggere l’originale “colpire alla nèfesh” nel non letterale “colpire la nèfesh” che, diventando “colpire l’anima”, disorienta il lettore. Solo i Testimoni di Geova (gli unici che usano questa traduzione) sanno interpretare “colpire l’anima”, perché è stato detto loro che nèfesh significa “corpo” oppure “vita”. Il bello è che non è così semplice. Qui non significa né corpo né vita, ma “gola” o “collo”. Ecco perché la Bibbia dice “colpire a” e non ‘colpire la’. Questo si chiama linguaggio concreto, che è poi quello ebraico della Scrittura. Ecco tutta la freschezza del testo originale:

“Non colpiamolo alla gola”. – Gn 37:21.
“Potrebbe . . . colpirlo alla gola”. Dt 19:6.
“Ha mandato Ismael, figlio di Netania, per colpirgli il collo?”. – Ger 40:14.

   Chissà, forse è anche questo il senso concreto di Lc 2:35 che rivolge questa profezia alla madre di Yeshùa: “Una spada ti trafiggerà la gola”. La spada le arriva fino alla nèfesh-gola. Di certo l’immagine è tragicamente concreta: si avverte quasi il dolore penetrante che prende allo stomaco e da lì arriva alla gola. Ma il testo è in greco, e abbiamo la famosa parola psüchè, mutuata dalla LXX. Bisogna però dire che i traduttori non comprendono il semitismo: gli scrittori delle Scritture Greche scrivono sì in greco, ma pensano in ebraico.

   Ma non è solo la spada ad insidiare il collo. Anche un cappio serve allo scopo. Ecco allora che la negromante di Endor dice a Saul travestito: “[Perché] agisci come uno che tende trappole contro la mia nèfesh per farmi mettere a morte?” (1Sam 28:9, TNM*). Dietro il linguaggio pomposo della traduzione, l’ebraico dice: “Perché vuoi mettere un cappio intorno alla mia nèfesh così da farmi morire?”. Qui l’immagine rimanda ad una parte precisa del corpo: il collo-gola-nèfesh. Lo stesso vale per Sl 124:7:

“La nostra nèfesh è come un uccello che è scampato

dalla trappola degli adescatori”. – TNM*.

   Si noti come è chiaro in Pr 18:7: “La bocca dello stupido è la sua rovina, e le sue labbra sono un laccio per la sua nèfesh” (TNM*). Intanto abbiamo il parallelismo bocca/gola-collo/nèfesh, poi l’immagine del proferire dello stolto che lo prende alla gola e lo strangola. L’occidentale direbbe: Si condanna da solo con le sue parole. Il semita, concreto: Le sue labbra (concretezza per “parole”) diventano un laccio che gli si stringe alla gola.

   Appare quindi evidente che anche il nèfesh-collo, esattamente come la nèfesh-gola (ovvero la parte esterna e quella interna dello stesso organo) indicano la persona, che prostrata e in pericolo, è un essere bisognoso di aiuto.