L’epoca dei veggenti concerne i secoli dal 12° all’8° a. E. V.. Dall’occupazione della Palestina a qualche secolo dopo Salomone fiorì in Israele il movimento dei veggenti, che poi scomparve. Ebbe il suo culmine all’epoca di Elia ed Eliseo.

   I veggenti venivano anche interrogati per affari personali, come per le asine smarrite di Saul: “Le asine di Chis, padre di Saul, si erano smarrite; e Chis disse a suo figlio Saul: ‘Prendi con te uno dei servi, e va’ in cerca delle asine’ […] Il servo gli disse: ‘Ecco, in questa città c’è un uomo di Dio, che è tenuto in grande onore; tutto quello che dice succede sicuramente; andiamoci […] Samuele rispose a Saul: ‘Sono io il veggente. […] Quanto alle asine smarrite tre giorni fa, non dartene pensiero, perché sono state ritrovate” (1Sam 9:3-6,19,20). Oppure venivano interrogati per un ammalato, per sapere il futuro andamento della malattia (2Re 1), o sulla resistenza o meno di una città assediata (2Re 7), o sull’esito di una spedizione (Gdc 18:5), o sulla convenienza di inseguire un nemico (1Sam 14:37) o sulla via da scegliere (Ger 42:3). Casi simili si hanno anche con i profeti posteriori. Geremia predice la sorte di Anania entro l’anno (Ger 28:16,17); Ezechiele annuncia alla Babilonia l’inizio dell’assedio. – Ez 24:2.

   I veggenti (e così anche i profeti posteriori) non temevano per nulla i re, come si può vedere dagli episodi riguardanti Samuele e Saul (1Sam 15:14-23), Elia e Acab (1Re 18:16-18), Natan e Davide (2Sam 11 e 12), il culto idolatrico di Samaria (1Re 16:32-17:6). La loro funzione, più che politica, era eminentemente spirituale, come si vede nel caso di Elia (1Re 19:10,14). Tuttavia, dato che i confini tra vita spirituale e vita politica non erano ancora ben marcati, spesso l’intervento del profeta concerneva il lato sociale e politico. – Cfr. il profeta Ahia e Geroboamo in 1Re 11:29-39; e l’unzione di Yehu a re in 2Re 9:1-13.

   Generalmente, il veggente esercitava la sua funzione in giorni fissi, il sabato e nel primo del mese: “’Voglio correre dall’uomo di Dio, e tornare’. Il marito le chiese: ‘Perché vuoi andare da lui quest’oggi? Non è il novilunio, e non è sabato’”. – 2Re 4:22,23.

   Spesso nei loro interventi si riducevano a fungere da medici: “Va’, làvati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro” (2Re 5:10), “Isaia disse: ‘Prendete un impiastro di fichi secchi!’. Lo presero, e lo misero sull’ulcera, e il re guarì” (2Re 20:7). Potevano curare tutti i mali, compreso il morbo di Hansen (lebbra) che va e viene: “La lebbra di Naaman s’attaccherà perciò a te e alla tua discendenza per sempre” (2Re 5:27). Possono ricevere compensi per tale loro lavoro (1Sam 9:7; 1Re 14:3; 2Re 8:9), che però sono rifiutati da Eliseo nel caso di Naaman. – 2Re 5:16.

Figure più significative tra i veggenti

   Debora. Al tempo dei giudici il più illustre dei veggenti fu una donna. Si tratta di Debora, che è chiamata “profetessa”: “In quel tempo era giudice d’Israele una profetessa [נְבִיאָה, neviyàh], Debora” (Gdc 4:4). La sua caratteristica di profetessa traspare dal discorso rivolto a Barac in cui lei svela l’esito della guerra contro Sisera (Gdc 4:6,7). Debora, tuttavia, più che una profetessa fu un giudice. Probabilmente il nome di profetessa le fu dato come a Miryàm sorella di Mosè, che cantò un inno e compose una poesia; anche Debora proruppe in un cantico (Gdc 5:1; cfr. Es 15:20). I Testimoni di Geova (forse per un timore misogino di creare un precedente?) dicono il contrario: per loro Debora non fu un vero giudice. Essi affermano: “Il compito principale di un giudice era quello di salvare Israele dai nemici. Sembra quindi che la frase di Giudici 4:4, secondo cui Debora ‘giudicava in quel particolare tempo Israele’, non voglia dire che Debora stesse usurpando il posto di un uomo [sic!] e che assolvesse tutti i doveri di un giudice d’Israele” (La Torre di Guardia del 1° maggio 1981, pag. 31, “Domande dai lettori”; il corsivo è aggiunto per evidenziare). Con la consueta tecnica usata dagli editori di Brooklyn, si passa dal “sembra quindi che” (Ibidem, corsivo aggiunto) alla certezza: “Per questo motivo l’Ausiliario per capire la Bibbia (inglese), a pagina 980, non include Debora fra i giudici di Israele” (Ibidem, frase finale). Dobbiamo confutare questo tentativo maschilista di declassare il giudice Debora. Esaminiamo. L’editore americano scrive: “Il racconto biblico di Giudici 4:4 dice: ‘Ora Debora, una profetessa, moglie di Lappidot, giudicava in quel particolare tempo Israele’. Prima, in Giudici 2:16, si legge: ‘Geova suscitava dunque dei giudici, ed essi li salvavano dalla mano dei loro saccheggiatori’. Quindi il compito principale di un giudice era quello di salvare Israele dai nemici” (Ibidem, § 1). Già qui con una deduzione errata si pongono le basi per la conclusione che appare già decisa in partenza. La Bibbia dice che Dio “suscitava dunque dei giudici, ed essi li salvavano dalla mano dei loro saccheggiatori” (Gdc 2:16, TNM). Si noti bene: “Ed essi li salvavano”, e non ‘suscitava dunque dei giudici per salvarli’. La conclusione che “il compito principale di un giudice era quello di salvare Israele dai nemici” (Ibidem, § 1) è del tutto arbitraria. La Bibbia dice: “Ed essi li salvavano”. In Gdc 10:1,2 si legge riguardo a uno di questi giudici: “Ora, dopo Abimelec, sorse, per salvare Israele, Tola figlio di Pua, figlio di Dodo, uomo di Issacar, e dimorava a Samir nella regione montagnosa di Efraim. E continuò a giudicare Israele per ventitré anni, dopo di che morì e fu sepolto a Samir” (TNM). Che imprese compì questo giudice Tola? Di lui il direttivo dei Testimoni di Geova ammette candidamente: “Non si sa nulla di ciò che accadde nei 23 anni durante i quali fu giudice” (Perspicacia nello Studio delle Scritture Vol. 2, pag. 1125, alla voce “Tola”). Quel “salvare” sarebbe meglio tradotto con “liberare”, il che non comporta necessariamente guerre. Tra l’altro si noti che questo Tola dimorava “nella regione montagnosa di Efraim”, il che ci riporta alla non tanto velata insinuazione che Debora non poteva essere giudice perché abitava proprio nella regione montagnosa di Efraim: “È solo in un senso generale e limitato che [Debora] giudicava Israele; non ricopriva pienamente l’incarico di un giudice israelita di sesso maschile. Giudici 4:5 dice: ‘Ella dimorava sotto l’albero della palma di Debora fra Rama e Betel nella regione montagnosa di Efraim)’” (Opera citata, § 3). Di Tola non abbiamo imprese, ma sappiamo che “continuò a giudicare Israele per ventitré anni”. Che dire del giudice Iair? Da Gdc 10:3-5 sappiamo solo che “continuò a giudicare Israele per ventidue anni”; imprese per salvare dai nemici, nessuna. Stessa cosa per il giudice Ibzan: “Continuò a giudicare Israele per sette anni”, ma imprese per salvare dai nemici, nessuna (Gdc 12:7-10). Il giudice Elon “continuò a giudicare Israele per dieci anni”; salvò Israele dai nemici? Non è detto nulla di simile (Gdc 12:11,12). E passiamo al giudice Abdon, di cui Perspicacia nello studio delle Scritture (Vol. 1, pag. 21, alla voce “Abdon”) dice con candore: “Giudice, figlio di Hillel il piratonita, di Efraim. (Gdc 12:13-15) Secondo Giuseppe Flavio – Antichità giudaiche, V, 273 [vii, 15] – gli otto anni durante i quali giudicò Israele furono anni di pace, e la Bibbia conferma che in quel periodo non ci furono guerre” (il corsivo è aggiunto per enfatizzare). Ora bisogna proprio rileggere: “Il compito principale di un giudice era quello di salvare Israele dai nemici” (Opera citata, § 1). La Bibbia dice di no nei fatti. Questi diversi giudici che sono stati citati ‘continuarono a giudicare’, ma in quanto a “salvare Israele dai nemici” non ebbero modo di farlo, dato che non ce ne fu bisogno. La Bibbia quindi dice (non “sembra quindi che”, ma dice proprio) che “il compito principale di un giudice” era quello di … giudicare. La Torre di Guardia già citata, al § 1 afferma: “Debora non giudicava tutto Israele né agiva quale suo liberatore o ‘salvatore’”. Dichiarazione non vera. In quanto al presunto non giudicare tutta Israele, la Bibbia dice chiaramente: “Giudicava in quel particolare tempo Israele” (Gdc 4:4, TNM), non parte di Israele, ma “Israele”; “E i figli d’Israele salivano a lei per il giudizio” (v. 5, TNM). La formula biblica è esattamente la stessa che per gli altri giudici: “giudicare Israele”. In quanto al fatto che non avrebbe agito come liberatrice o salvatrice di Israele, c’è solo da rimanere stupiti nel leggere quest’asserzione contraria al testo biblico. Mentre per altri giudici sono dedicati pochi versetti, per Debora s’impiegano ben due capitoli. Proprio grazie alla sua azione liberatrice, il capitolo 5 di Gdc si chiude con: “Il paese non ebbe più disturbo per quarant’anni” (TNM). La stessa Torre di Guardia (§ 4) dice: “In contrasto [a Debora], Barac fu certamente uno che liberò gli israeliti. La conclusione ragionevole da trarre è che Barac fu un giudice nel vero senso della parola”. Ci vuole coraggio a contraddire la Scrittura così spudoratamente. Fu Barac a liberare Israele? La Bibbia dice: “Essa [Debora] mandava a chiamare Barac […] e gli diceva: ‘Non ha Geova l’Iddio d’Israele dato il comando? ‘Va e ti devi […] e devi […]’” (Gdc 4:6, TNM). E Barac? Beh, sentiamo le sue stesse parole: “Se tu verrai con me, io pure per certo andrò; ma se tu non verrai con me, non andrò” (v. 8, TNM). Questo disse Barac. Al che, Debora: “Verrò immancabilmente con te. Ciò nonostante, la bellezza non sarà tua nella via per la quale vai, poiché Geova venderà Sisera nella mano di una donna” (v. 9, TNM). Debora va con Barac (che altrimenti non si sarebbe mosso). Non solo, ma egli sarà soppiantato da un’altra donna: Iael, che uccise Sisera. Poi Debora comanda di nuovo Barac: “Debora disse ora a Barac: ‘Lèvati, perché questo è il giorno in cui  […]’” (v. 14, TNM). E Barac ubbidisce (v. 14). Va corretta ancora un’ultima bugia: “Questo [“Barac fu un giudice nel vero senso della parola”, Ibidem] è in armonia con Ebrei 11:32, che lo elenca fra i giudici dell’antico Israele” (Torre di Guardia citata, § 4). Ebbene, lasciamo di nuovo la risposta alla Bibbia: “Gedeone, Barac, Sansone, Iefte, Davide, come pure di Samuele e degli [altri] profeti” (Eb 11:31, TNM). E dove mai qui Barac è messo tra i giudici? Il passo non parla di giudici, ma di profeti. Si noti anche il nome di Davide (che fu re e profeta, ma non giudice). E si noti anche il nome di Samuele, che a detta del corpo dirigente dei Testimoni non andrebbe incluso tra i giudici: “Samuele di solito non è incluso fra i Giudici” (Perspicacia nello studio delle Scritture Vol. 1, pag. 1165, alla voce n. 2 di “Giudici”, § 1).  Eppure, hanno dichiarato proprio così: “È in armonia con Ebrei 11:32, che lo elenca fra i giudici dell’antico Israele”. – La Torre di Guardia citata, § 4.

   Riguardo al nome di profetessa applicato dalla Bibbia a Debora, come si è detto, probabilmente le fu applicato per l’inno che cantò dopo la vittoria, come nel caso della sorella di Mosè. Va detto anche che un anonimo del tempo di Gedeone è detto “profeta” (naviý, נָּבִיא). Si tratta di un inviato di Dio che promuove un ravvedimento morale: “Il Signore mandò ai figli d’Israele un profeta” (Gdc 6:8). Un altro profeta, detto semplicemente “uomo di Dio” preannuncia la nascita e l’opera di Sansone: “Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio; ora non bere né vino né bevanda alcolica e non mangiare niente di impuro, perché il bambino sarà un nazireo, consacrato a Dio dal seno di sua madre e fino al giorno della sua morte” (Gdc 13:7); tuttavia in 13:9 tale persona è identificata come “angelo di Dio”. Debora, quindi, più che profetessa fu giudice.

   Samuele. Samuele è il profeta che inaugura la monarchia. Egli è un profeta per eccellenza, anzi il primo della serie di “tutti i profeti, che hanno parlato da Samuele in poi” (At 3:24). Per molti anni Samuele dominò la vita politica e sociale di Israele: egli fu a un tempo profeta, sacerdote e giudice. Attorno a lui si aggiravano molti altri “uomini di Dio”, di cui uno biasimò la condotta immorale dei figli di Eli e richiamò il sacerdote a meglio condividere le sue responsabilità (1Sam 2:27). Tuttavia, in quel periodo la parola di Dio era ancora rara: “Il piccolo Samuele serviva il Signore sotto gli occhi di Eli. La parola del Signore era rara a quei tempi, e le visioni non erano frequenti” (1Sam 3:1). Dopo la distruzione del sacerdozio di Eli, già preannunciata da Samuele (1Sam 3:11-21), il veggente iniziò la sua vita d’ambasciatore divino. Samuele divenne così l’“uomo di Dio” cui ricorrere in molteplici circostanze, sia pure per conoscere il luogo dove erano state portare le asine smarrite di Chis, ricevendone dei compensi (1Sam 9:7,8). Contro il proprio volere, Samuele stabilì la monarchia con la scelta di Saul quale primo monarca d’Israele. Nella Bibbia si trova una duplice corrente: una favorevole alla monarchia (1Sam 10) e una contraria. – 1Sam 9:6-18;12:20-24.

   Nella vita di Davide abbiamo due profeti che ebbero su di lui un’influenza decisiva:

  1. Gad, che lo consigliò di abbandonare la fortezza di Adullam (1Sam 22:5) e più tardi gli propose la scelta fra tre mali gravissimi a espiazione del suo peccato di superbia, quando volle censire il popolo, quasi fosse proprietà sua e non di Dio (2Sam 24:11-13); infine gli manifestò la cessazione del castigo. – 24:18,19.
  2. Natan, che appare per la prima volta quando Davide volle costruire un tempio. Mosso da un suo primo impulso personale, approvò l’iniziativa, ma poi – ispirato da Dio – fu costretto a disdire quanto aveva prima asserito, profetizzandogli che non lui ma il suo erede sarebbe stato il costruttore del tempio (2Sam 7:2-17). Da questo si comprende come il carisma profetico non era un dono permanente, ma un dono che veniva secondo la volontà di Dio. Natan, infatti, ebbe la rivelazione solo la notte seguente (cfr. anche 1Sam 16:6,7; 2Re 4:27; Ger 42:4,7). In seguito Natan si presentò a Davide per biasimare la sua condotta adulterina e il suo peccato di omicidio intenzionale (2Sam 11:2,3;12:1-12;13:31;16:21,22;19:1) e gli anticipò la morte del figlio nato dall’adulterio (Ibidem 12:14,18). Il suo intervento in favore di Salomone contro Adonia, legittimo erede di Davide, fu probabilmente dovuto non alla sua qualità di profeta ma alla sua personalità puramente umana e alla sua influenza a corte. Un altro profeta (Ahia), al contrario, annunciò mediante un’azione simbolica la futura divisione del regno con la ribellione di Geroboamo, parlando anche contro il suo progetto e contro Baasa (1Re 11:29,30;14:1-4,7). 1Cron 29:29 ricorda, oltre agli scritti di Samuele, gli scritti di Gad e di Natan, così detti forse perché parlavano di loro: “In quanto ai fatti di Davide il re, i primi e gli ultimi, ecco, sono scritti fra le parole di Samuele il veggente [roèh (ראה)] e fra le parole di Natan il profeta e fra le parole di Gad il visionario [khozèh (חֹזֵה), “veggente”]”. – TNM.

   Elia. Elia fu un gran veggente dal nome simbolico “il mio Dio è Yhvh” (אֵלִיָּהוּ, Eliyàhu), che era quasi un grido di guerra contro l’idolatria di Baal. Egli sfidò il re Acab e la sua cattiva consigliera pagana Yzabel, e fece scendere fuoco dal cielo per incenerire sul Carmelo la vittima offerta a Dio (1Re 18:30-38), causando l’eccidio di ben 400 sacerdoti di Baal (Ibidem 18:40). Dovette poi fuggire e ritirarsi sull’Oreb, dove ebbe la visione di Dio (1Re 19:10-18). Ad Acab rimproverò l’uccisione di Nabot per carpirgli la vigna avita (Ibidem 21:1,2). Ad Acacia, che andò a consultare Ball Zebùb venerato nella Filistea per conoscere il decorso della malattia dopo la sua caduta da una sala superiore, profetizzò la prossima morte (2Re 1:1,2). Elia non era però l’unico profeta del suo tempo: ben 100 profeti stavano nascosti ed erano nutriti dal maggiordomo Abdia (1Re 18:4,13). Un profeta anonimo consigliò Acab nella guerra contro il re di Damasco (1Re 20:13,14). Un “figlio di profeti” rimproverò Acab per la mitezza usata (certo con accortezza diplomatica) nei riguardi del re vinto (Ibidem 20:35). Michea, figlio di Yemla, preannunciò la sconfitta di Acab contro il parere favorevole di ben 400 profeti aulici. – 1Re 22:1-38.

   Eliseo. Ad Elia successe Eliseo, erede del suo spirito profetico: “Elia disse a Eliseo: ‘Chiedi quello che vuoi che io faccia per te, prima che io ti sia tolto’. Eliseo rispose: ‘Ti prego, mi sia data una parte doppia del tuo spirito!’” (2Re 2:9). Eliseo fu più taumaturgo del suo maestro Elia. Ebbe una parte notevole nella ribellione di Yehu (2Re 9:1-13). Talvolta cercava di favorire la sua attitudine al suono della cetra (2Re 3:15). Elia diresse un folto gruppo di profeti chiamati “figli di profeti” riuniti in congregazioni profetiche.

   La tristezza di quei tempi aveva fatto nascere in questi profeti un carattere molto duro, ben lontano dall’amore e dall’elevatezza spirituale che si riscontreranno nelle Scritture Greche. Elia fece uccidere i profeti di Baal (1Re 18:40), fece incenerire i messi inviati per prenderlo sul monte (2Re 1:9-17), fece maledire da Eliseo e poi fece sbranare da due orse i 42 ragazzi che lo schernivano chiamandolo “calvo” (2Re 2:23,24). Probabilmente si trattava di uno scherno indiretto a Elia ma diretto al profeta in se stesso, giacché il taglio dei capelli doveva essere un distintivo dei profeti.