Princìpi direttivi per una soluzione

   Complessità del reale. La realtà che ci circonda è così complessa che può essere vista sotto diversi aspetti o punti di vista. Gli occidentali cercano la sintesi, gli orientali amavano i particolari. L’orientale (gruppo cui il poeta ebreo ispirato appartiene) vede ogni particolare della realtà e lo mette a fuoco, come se solo quello esistesse. Vede la gioia e sembra che tutta la vita sia gioia; vede il dolore e sembra che la vita sia tutta dolore. L’orientale non teme le contraddizioni (da cui l’occidentale è ossessionato) e si esprime con tutto il candore. All’occidentale sembra che lui si contraddica. Possiamo tentare di dare un’immagine all’occidentale: sarebbe come se un fotografo mettesse a fuoco solo gli occhi di una donna, come se quegli occhi fossero tutta la persona.

Complessità dell’animo umano con i suoi alti e bassi

   Per l’Ecclesiaste il “ma” è tipico. Mediante il suo “ma” egli non tralascia mai di giustapporre o contrapporre a un’affermazione una o due altre affermazioni. Chi non concede all’Ecclesiaste il diritto di contraddirsi ha rinunciato in partenza a comprenderlo. E poi, perché mai non avrebbe il diritto di contraddirsi? Forse è solo il lettore occidentale, religioso e bigotto, che pensa che un libro biblico debba essere perfettamente logico. Una persona virtuale, del tipo di quelle elettroniche che prendono vita solo in un computer, sono sempre freddamente logiche e non si contraddicono. Ma una persona viva, in carne e ossa, ha le sue piccole e grandi contraddizioni. Gli scrittori biblici sono i più umani di tutti i tempi. Già.

Porre i problemi, non risolvere i problemi

   In verità, l’asserzione dell’Ecclesiaste non è altro che un colpo alla boriosa sapienza umana. Mentre alcuni filosofi negano quel che non conoscono (nichilismo) o altezzosamente affermano quello che ignorano, l’Ecclesiaste non fa che riunire insieme una serie di domande che iniziano con chissà? Pur lasciando aperta la via alla vera soluzione, egli confessa la sua personale ignoranza. In ciò egli assomiglia al saggio ateniese che diceva che il vero sapere è sapere di non sapere, al contrario di altri che credono di sapere tutto (mentre poi non sanno alcunché). Più si cresce nella conoscenza, più si riconosce la propria ignoranza.

   Il direttivo americano prima citato – che appartiene alla categoria di coloro che tutto sanno – scrive: “Il libro va letto in modo da afferrarne il senso, tenendo presente il tema” (Ibidem, il corsivo è aggiunto per enfasi). E qual è mai questo tema? La Torre di Guardia del 15 settembre 1987 (pag. 24) dice che Ec “descrive l’inutilità degli esperimenti umani che non tengono conto del proposito di Dio”. Ma Ec 7:14 afferma che Dio ha fatto ogni cosa “nell’intento che il genere umano non scopra nulla dopo di loro” (TNM; cfr. anche 6:12). A noi sembra che il tema sia altro.

   Il tema del libro è l’affermazione che è impossibile all’uomo capire perché Dio agisca nel modo in cui agisce. Gli unici suggerimenti che l’Ecclesiaste offre sono quelli di:

     ● Godere la vita e raccogliere semplicemente i frutti del proprio lavoro.

“Non c’è nulla di meglio per l’uomo del mangiare, del bere e del godersi il benessere in mezzo alla fatica che egli sostiene; ma anche questo ho visto che viene dalla mano di Dio. – 2:24.
“Non c’è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita, ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio”. – 3:12,13.
“Non c’è nulla di meglio per l’uomo del rallegrarsi nel compiere il suo lavoro; tale è la sua parte”. – 3:22.
“Buona e bella cosa è per l’uomo mangiare, bere, godere del benessere in mezzo a tutta la fatica che egli sostiene sotto il sole, tutti i giorni di vita che Dio gli ha dati; poiché questa è la sua parte. E ancora se Dio ha dato a un uomo ricchezze e tesori, e gli ha dato potere di goderne, di prenderne la sua parte e di gioire della sua fatica, è questo un dono di Dio”. – 5:18,19.
“Non c’è per l’uomo altro bene sotto il sole, fuori del mangiare, del bere e del gioire; questo è quello che lo accompagnerà in mezzo al suo lavoro, durante i giorni di vita che Dio gli dà sotto il sole”. – 8:15.
“Va’, mangia il tuo pane con gioia, e bevi il tuo vino con cuore allegro, perché Dio ha già gradito le tue opere”. “Godi la vita con la moglie che ami, per tutti i giorni della vita della tua vanità, che Dio ti ha data sotto il sole per tutto il tempo della tua vanità; poiché questa è la tua parte nella vita, in mezzo a tutta la fatica che sostieni sotto il sole”. – 9:7,9.

Osare, nonostante le incertezze del futuro.

“Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove vai, non c’è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né saggezza”. – 9:10.
“Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo lo ritroverai”. – 11:1.
“Chi bada al vento non seminerà; chi guarda alle nuvole non mieterà”. – 11:4.
“Fin dal mattino semina la tua semenza e la sera non dar posa alle tue mani; poiché tu non sai quale dei due lavori riuscirà meglio: se questo o quello, o se ambedue saranno ugualmente buoni”. – 11:6.

Evitare le molte parole nell’intento di cercare di chiarire l’impossibile.

“Dov’è molta saggezza c’è molto affanno, e chi accresce la sua scienza accresce il suo dolore”. – 1:18:
“Non essere precipitoso nel parlare”, “Con le molte parole, [vengono] i ragionamenti insensati”. – 5:2,3.
“Moltiplicare le parole significa moltiplicare la vanità; che vantaggio ne viene all’uomo? Infatti, chi può sapere ciò che è buono per l’uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un’ombra? Chi sa dire all’uomo quel che sarà dopo di lui sotto il sole?”. – 6:11,12.
“Lo stolto moltiplica le parole; eppure l’uomo non sa quel che gli avverrà; e

chi gli dirà quel che succederà dopo di lui?”. – 10:14.

Non lavorare febbrilmente.

“Vale più una mano piena, con riposo, che entrambe le mani piene, con travaglio”. – 4:6.

     ● “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l’uomo”. – 12:15.

   Nello sviluppo del suo tema, l’autore – come afferma lui stesso – ha raccolto molti proverbi che immette artisticamente nel suo schema. Ora li raccoglie, ora li discute, sottoponendo la sapienza tradizionale a una critica molto valida, anche se non raggiunge la drammaticità di Giobbe.