Ciò che i lettori della Bibbia conoscono come “Legge” è nel testo biblico תֹורָה (toràh). Contrariamente a ciò che comunemente si pensa, la parola toràh (תֹורָה) nella lingua ebraica non significa “legge”, ma “insegnamento” o “istruzione”. Il padre che esorta: “Figlioli, ascoltate l’istruzione di un padre”, dice loro: “Non abbandonate il mio insegnamento” (Pr 4:1,2). Chi parla qui non è Dio, ma un padre umano. “Il mio insegnamento” è nel testo ebraico תֹּורָתִי (toratì), la “mia toràh”. La stessa identica parola è usata da Dio riguardo al suo insegnamento.

“Il Signore disse a Mosè: “Sali da me sul monte e fèrmati qui; io ti darò delle tavole di pietra, la legge [תֹּורָה (toràh)] e i comandamenti che ho scritto, perché siano insegnati ai figli d’Israele”. – Es 24:12.

   La parola ebraica תֹורָה (toràh) trae origine dal verbo יָרָה (yaràh) che indica il porre un fondamento: da qui – nel concretismo ebraico – il senso traslato si “insegnare”. Quando, nel passo citato, Dio dice a Mosè che vuole dargli il suo “insegnamento” (תֹורָה, toràh), dice che ha scritto i suoi “comandamenti” lehorotàm (לְהֹורֹתָֽם), “per insegnare loro”; in questa forma verbale del verbo יָרָה (yaràh) è presente la radice stessa di yaràh che si trova anche in toràh:

להורתם (lehorotàm) – ירה (yaràh) – תורה (toràh).

  Come si è giunti dal significato biblico di “insegnamento” alla parola “legge”? Per questo passaggio dobbiamo dir grazie (in senso ironico, perché dovremmo dire per disgrazia, in verità) alla traduzione greca della Settanta (LXX). Nel passo di Es citato, i traduttori della LXX, ad esempio, usarono la parola greca νόμος (nòmos) che indica qualcosa di stabilito, una legge, un comando. Fece un grave torto la LXX sostituendo al biblico “insegnamento” la parola “legge”. I giudei del 1° secolo usavano questa traduzione greca della Bibbia, e così pure la prima congregazione dei discepoli di Yeshùa. Ecco perché troviamo anche nelle Scritture Greche la parola “legge” (νόμος, nòmos) riferita all’“insegnamento” o toràh di Dio.

   È davvero un peccato che i traduttori moderni della Bibbia abbiano seguito l’errore della LXX. Capita così di leggere: “Beato l’uomo che tu correggi, o Signore, e istruisci con la tua legge” (Sl 94:12), dove l’agiografo aveva detto: “Beata la persona che tu correggi, o Yah, e istruisci con il tuo insegnamento [תֹורָה (toràh)]”.

   Oltre il 70% delle Scritture Ebraiche non ha nulla a che fare con la legislazione. La Bibbia è soprattutto “vangelo” (= buona notizia), annuncio dell’amore di Dio, promessa, storia della salvezza. È insegnamento (toràh) di Dio. È questo ciò che la Scrittura significava per gli ebrei e significava per l’ebreo Yeshùa.

“Tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza”. – Rm 15:4.

   Sebbene, quindi, nell’uso siamo spesso costretti a usare la parola “Legge”, occorre essere consapevoli che si sta parlando dell’Insegnamento di Dio e che Toràh significa proprio “insegnamento”.

תֹורָה

Toràh

Insegnamento