“Se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge”. – Gal 5:18.

 

Leggendo questo passo biblico, i detrattori della Legge di Dio gioiscono. Eppure, basterebbe solo un po’ di buon senso per comprendere che Paolo non dice ciò che molte religioni vorrebbero dicesse. Infatti, la parola “legge”, che si riferisce alla Legge di Dio, è il greco νόμος (nòmos) e traduce la parola ebraica תֹורָה (toràh) che significa “insegnamento”. Si sta quindi parlando dell’Insegnamento di Dio. Ora, si provi a leggere così la dichiarazione di Paolo: ‘Non siete sotto l’insegnamento di Dio’. Detta così la dichiarazione appare blasfema. È quindi del tutto evidente che c’è una cattiva comprensione di ciò che Paolo dice davvero. È proprio il caso di andare a fondo.

Non essere “sotto la legge” significa che chi è guidato dallo spirito santo non è più tenuto a osservare la Legge? No, in realtà significa l’esatto contrario. La Toràh (Legge, Insegnamento) è un dono e una benedizione di Dio. Come potremmo non osservarla? Per introdurre la spiegazione delle parole di Paolo ci avvaliamo di un esempio: se viviamo nella società civile guidati dallo spirito di Dio, non viviamo con noncuranza e in dispregio delle leggi, quindi non saremo soggetti alle sanzioni civili e penali per aver infranto le leggi. La stessa cosa vale per la vita del credente: se obbediamo alla Legge di Dio, non siamo sotto la minaccia delle sanzioni della Legge divina.

Lo spirito santo di Dio non conduce alla trasgressione della Toràh di Dio. Sempre in Gal e sempre al cap. 5, più avanti, ai vv. 22 e 23, Paolo dice che “il frutto dello spirito è amore, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé” (TNM). Poi, sempre al v. 23, conclude: “Contro queste cose non c’è legge”. Ora è più chiaro che ‘se siamo guidati dallo spirito, non siamo sotto la legge’? Se poi non fosse ancora chiaro, portiamo un esempio tratto dalla nostra vita. Il nostro codice penale punisce i reati, come la rapina e l’assassinio; se una persona si comporta bene, non sarà mai punita per aver infranto il codice penale; parafrasando l’espressione paolina, potremmo dire che se una persona è guidata dalla rettitudine, non è sotto codice penale. Ciò ovviamente non significa che è libero di infrangerlo, ma – al contrario – che lo rispetta.

Per definizione, se si è guidati dallo spirito, non s’infrange la Toràh. Come si può essere guidati dallo spirito? Prima di tutto occorre aver fede in Yeshùa ed essere battezzati (Gv 3:5-8; Rm 8:14-17,23; Tit 3:5; Eb 6:4,5; cfr. At 2:38); lo spirito è un dono di Dio e va chiesto a lui in preghiera (Lc 11:9-13). Occorre ovviamente vivere poi in ubbidienza a Dio (At 5:32), praticando la sua santa Legge. – At 7:51-53; 1Ts 4:8; cfr. Is 30:1,2.

   Il passo di Gal 5:18 è forse il più controverso delle Scritture Greche per ciò che riguarda la Legge, insieme al suo parallelo di Rm 6:14: “Il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia”.

   È davvero strano che la stragrande maggioranza degli esegeti cristiani comprendano questi passi paolini esattamente al contrario rispetto a ciò che Paolo dice. Eppure, la loro comprensione secondo cui non saremmo più tenuti a osservare la Legge di Dio non ha senso, poiché i precetti della Toràh sono soprattutto morali. Per la verità, se si ponderasse bene il soggetto e quindi si limitassero le definizioni di conseguenza, la comprensione sarebbe alla fine evidente nel suo contesto: la scelta delle parole di Paolo è stata trascurata dai critici che non le hanno poste nei nel loro contesto.

   Sarebbe ora di esaminare le parole di Paolo in Gal 5:18 e vederne gli aspetti tecnici:

 

Gal 5:18 – Testo originale greco (Westcott and Hort)

Greco

εἰ

δὲ

πνεύματι

ἄγεσθε,

οὐκ

ἐστὲ

ὑπὸ

νόμον

Traslitterato

èi

de

pnèumati

àghesthe,

uk

estè

üpò

nòmon

Traduzione

Se

poi

dallo spirito

siete guidati,

non

siete

sotto

legge

Parola

εἰ

δὲ

πνεῦμα

ἄγω

οὐ

εἰμί

ὑπὸ

νόμος

Traslitterato

èi

de

pnèuma

àgo

u

eimì

üpò

nòmos

N. Strong

1487

1161

4151

71

3756

1510

5259

3551

Significato

se

poi

spirito

condurre

non

essere

sotto

legge

N o t e

1

2

3

4

5

6

7

8

N o t e

1. Congiunzione, una particella primaria di condizione. Significa “se”.

2. Congiunzione, una particella primaria (avversativa o continuativa). Quando è avversativa può avere il significato di “ma”; quando è continuativa quello di “anche”, “e”, “poi”. Qui è continuativa, perché la frase è a sé stante.

3. Sostantivo neutro, di cui πνεύματι (pnèumati) è dativo singolare. Indica un movimento di aria (un vento gentile), uno spirito, cioè un’essenza semplice priva d’aspetto fisico. La parola è usata, come qui, anche per indicare la forza attiva di Dio.

4. Verbo, di cui ἄγεσθε (àghesthe) è indicativo passivo presente, seconda persona plurale. Significa “condurre / guidare / dirigere”. Nella sua forma passiva, come qui, significa “essere condotti /guidati / diretti”.

5. Avverbio negativo. La forma οὐκ (uk) è eufonica e si usa al posto di οὐ (u) quando, come qui, la parola che segue inizia per vocale. Significa “non”.

6. Verbo, di cui ἐστέ (estè) è indicativo attivo presente, seconda persona plurale. Significa “essere”.

7. Una preposizione primaria. Se è seguita da genitivo significa “con”; se, come qui, è seguita da accusativo, significa “sotto”.

8. Sostantivo maschile che indica qualcosa di stabilito dall’uso, dal costume, da una legge o da un comando. Essendo la parola greca scelta dalla versione greca della LXX per tradurre la parola ebraica תֹורָה (toràh), che significa “insegnamento”, i primi discepoli di Yeshùa (che usavano la LXX greca) la usarono pure per riferirsi alla Toràh. È con quest’ultimo significato che qui è usata da Paolo.

   Dall’esame del passo risulta che esso non presenta particolari difficoltà: è sintatticamente perfetto. Le singole parole sono comprensibili e in linea con il loro significato greco e biblico. C’è però una parolina su cui è bene porre la nostra attenzione. Si tratta della preposizione ὑπὸ (üpò) seguita dall’accusativo (nota n. 7). Sarà utile vederne il senso nella Bibbia stessa. Ovviamente indagheremo solo i testi in cui ὑπὸ (üpò) è seguita dall’accusativo, come in Gal 5:18.

   La prima volta appare in Mt 8:9, in cui un centurione dice a Yeshùa: “Anch’io sono un uomo sottoposto [ὑπὸ (üpò)] ad autorità, che ho soldati sotto [ὑπὸ (üpò)] di me, e a questo dico: ‘Va!’ ed egli va, e a un altro: ‘Vieni!’ ed egli viene, e al mio schiavo: ‘Fa questo!’ ed egli lo fa” (TNM). Qui è evidente che essere “sotto” (ὑπὸ, üpò) significa essere sotto un’autorità, e che violare questa autorità implica delle sanzioni per la disubbidienza. Nel nostro codice penale militare si chiama “disubbidienza a un superiore”. Questo importante significato è ben diverso da quello che assume la stessa preposizione ὑπὸ (üpò) presente nel versetto precedente: “Signore, non sono degno che tu entri sotto [ὑπὸ (üpò)] il mio tetto” (Mt 8:8, TNM). Qui “sotto” indica la posizione fisica, non quella subordinata all’autorità.

   La parolina greca è usata anche da Paolo in Rm 3:9: “Sia giudei che greci sono tutti sotto [ὑφὸ (üfò); forma eufonica di ὑπὸ (üpò)] il peccato” (TNM). Qui la parola “sotto” indica essere non solo sotto l’autorità ma anche sotto la condanna del peccato: nello stesso versetto Paolo, infatti, parla di “accusa” quando dice: “Abbiamo già fatto l’accusa che sia giudei che greci sono tutti sotto il peccato” (TNM). “Per mezzo di un solo fallo risultò a uomini di ogni sorta la condanna” (Rm 5:18, TNM). Essere “sotto” il peccato significa essere sotto la sua condanna.

   In Rm 6:14 Paolo dice: “Il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto [ὑπὸ (üpò)] la legge ma sotto la grazia”. Qui il senso è molto chiaro. Il peccato non ha potere sul credente non perché sia stata abolita la Legge: ciò sarebbe oltremodo ridicolo e assurdo, perché non è abolendo i comandi di non peccare che il peccato diventa permesso; ma il peccato perde il suo potere perché non si è più sotto la condanna della Legge, avendo Dio donato la grazia. Paolo è consapevole del rischio di essere frainteso, per cui subito spiega: “Che dunque? Commetteremo peccato perché non siamo sotto la legge ma sotto l’immeritata benignità? Non sia mai!” (v. 15, TNM). Poi dice: “Eravate schiavi del peccato e siete divenuti ubbidienti di cuore a quella forma d’insegnamento alla quale siete stati affidati. Sì, essendo stati resi liberi dal peccato, siete divenuti schiavi della giustizia” (vv. 17,18, TNM). Ben lungi dall’essere liberi dalla Legge, i credenti sono stati liberati dalla condanna e ora devono essere ubbidienti alla giustizia. Che, ovviamente, è definita nella Legge di Dio.

   In armonia con questo significato di ὑπὸ (üpò), quando Paolo dice che non siamo più “sotto [ὑπὸ (üpò)] la legge” (Gal 5:18), intende dire che non siamo più sotto la condanna e la sanzione della Legge. Non perché la Legge sia stata abolita, ma perché “chiunque rimane in lui non persiste nel peccare” (1Gv 3:6). “Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge” (1Gv 3:4). “Questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti”. – 1Gv 5:3.

   Ecco ora alcune utili citazioni tratte dal lavoro di studiosi della Bibbia:

  • Una lettura attenta della lettera [ai galati] deve indicare l’emancipazione non dalla Legge come standard di condotta morale, ma dalla maledizione o di una penalità della Legge. – L’antologia Pink Arthur, capitolo 41, La Legge e il Santo.
  • Una questione importante per i primi cristiani era fino a che punto gli obblighi di Israele si applicassero a loro, tanto più che la Bibbia era letta e veniva  studiato e l’Antico Testamento . . . parti del Nuovo Testamento sembrano sostenere coloro che desideravano continuare a vivere in accordo con le leggi del Vecchio Testamento (ad esempio, passi di Matteo e Giacomo, insieme ad alcuni eventi registrati negli Atti). Queste lettere di Paolo hanno un accento diverso: sottolineano come è ampiamente riconosciuto che il NT supporta la conservazione della Legge dell’AT. I galati avevano solo l’AT e non possono aver avuto problemi con gli insegnamenti successivi del NT . . . Un passaggio istruttivo è in Galati 5:18. Dal momento che Paolo dice che tutti i cristiani sono guidati dallo spirito (Rm 8,14-15), ne consegue che non credeva che potessero essere applicate le sanzioni della Legge. Qualche sottinteso va riconosciuto, come “non siete più sotto un’errata interpretazione legalistica della legge” oppure “non siete più sotto la condanna della legge. – Una teologia biblica del Nuovo Testamento, pag. 276.

   Paolo non ha mai insegnato contro la Legge di Dio. Sono sue queste parole:

 

“La legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono”. – Rm 7:12.

“La legge è spirituale” . – Rm 7:14.

“La legge è dunque contraria alle promesse di Dio? No di certo” . – Gal 3:21.

“Noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne fa un uso legittimo”. – 1Tm 1:8.

“Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge” . – Rm 3:31.