Molti anni prima dei giudei (circa 135), gli israeliti furono condotti in esilio. Avvenne dal 722/1 a. E. V., con la caduta di Samaria, capitale del Regno di Israele. La Bibbia dice: “Il re d’Assiria invase tutto il paese, marciò contro Samaria, e l’assediò per tre anni. Nel nono anno di Osea il re d’Assiria prese Samaria; deportò gli Israeliti in Assiria, e li collocò in Ala e sull’Abor, fiume di Gozan, e nelle città dei Medi” (2Re 17:5,6), dandone anche le motivazioni: “Infatti non avevano ubbidito alla voce del Signore, loro Dio, e avevano trasgredito il suo patto, cioè tutto quello che Mosè, servo del Signore, aveva comandato; essi non l’avevano ascoltato, né messo in pratica”. – 2Re 18:12.

   Nella loro deportazione, gli assiri non avevano veramente mire di schiavitù: volevano piuttosto uomini per fornire dei coloni alle loro terre. Gli israeliti godevano quindi di una libertà relativa, potevano darsi al commercio e anche intraprendere viaggi. Ciò lo deduciamo dal libro apocrifo di Tobia (capp. 1 e 4), che – pur non essendo ispirato – è pur sempre una testimonianza.

   Dal punto di vista spirituale la situazione era infelice: il popolo israelita era disperso tra popoli idolatri che s’infiltravano con i loro costumi pagani tra gli adoratori del vero Dio. Considerato che la loro fede era già debole per tutte le disubbidienze commesse e che li avevano portati all’abbandono da parte di Dio, si può ben immaginare quale fosse il loro grado di spiritualità. Ciò, comunque, non significa che buoni esempi di ubbidienza e di devozione non potessero fiorire al tempo e nel luogo dell’esilio. Un esempio è proprio quello di Tobia, anche se va preso con le pinze. L’omonimo libro apocrifo narra la storia di un devoto ebreo di nome Tobi, della tribù di Neftali, che viene deportato a Ninive e diventa cieco a causa degli escrementi di uccello cadutigli negli occhi. Questo Tobi manda il figlio Tobia in Media per riscuotere un debito. Tobia viene assistito da un angelo. Lungo la strada si procura il cuore, il fegato e il fiele di un pesce. Incontra poi una vedova che – sebbene abbia avuto sette mariti – è rimasta vergine (ogni marito è stato ucciso la notte delle nozze da Asmodeo, spirito del male). Incoraggiato dall’angelo, Tobia sposa la vergine vedova e scaccia il demonio bruciando il cuore e il fegato del pesce. Tornato a casa, ridona la vista al padre mediante il fiele del pesce. Le superstizioni abbondano, come si vede. E ci sono anche errori storici: vi si afferma che Tobi vide la rivolta delle tribù settentrionali, avvenuta dopo la morte del re Salomone (Tobia 1:4,5) e poi fu deportato a Ninive con la tribù di Neftali (Tobia 1:11-13); cosa impossibile perché i due avvenimenti distano tra loro ben 200 anni, mentre di Tobia si dice che morì a 102 anni (Tobia 14:1-3). È più che evidente che siamo di fronte ad un racconto fantastico. Comunque, qualcosa ci dice in merito alla devozione che poteva esserci in quel periodo.

   La storia di questi israeliti deve attirare la nostra attenzione, e vedremo perché.

   “Il re d’Assiria fece venire gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Camat e da Sefarvaim, e le stabilì nelle città della Samaria al posto dei figli d’Israele; e quelle presero possesso della Samaria, e abitarono nelle sue città” (2Re 17:24). In pratica ci fu uno scambio: gli assiri deportarono gli israeliti in Assiria, e nel territorio dello sconfitto Regno di Israele (la Samaria) misero gente della Babilonia. Va da sé che tale gente portasse con sé le proprie religioni pagane: “Ogni popolazione si fece i propri dèi nelle città dove abitava” (2Re 17:29). “Quando cominciarono a risiedervi, non temevano il Signore; e il Signore mandò contro di loro dei leoni, che facevano strage fra di loro” (2Re 17:25). Abituato com’era al politeismo, il re d’Assiria immaginò, superstiziosamente, che ‘non conoscessero il modo di servire il Dio del paese’ (Ibidem). “Allora il re d’Assiria diede quest’ordine: ‘Fate tornare laggiù uno dei sacerdoti che avete deportato di là; vada a stabilirsi in quel luogo, e insegni loro il modo di servire il Dio del paese’” (2Re 17:27). La conclusione fu che “così temevano il Signore, e servivano al tempo stesso i loro dèi, secondo le usanze delle regioni da cui erano stati deportati in Samaria”. – 2Re 17:33.

   A noi interessa però la storia degli israeliti.

   Non tutti gli israeliti erano stati deportati in Assiria. Al tempo del buon re Giosia (640-609), 16° re di Giuda (2Re 22:1) – quindi circa un secolo dopo la deportazione assira -, in Samaria c’erano ancora degli israeliti, tanto che Giosia, nella sua opera di bonifica spirituale, “nelle città di Manasse, di Efraim, di Simeone, e fino a Neftali: dappertutto, in mezzo alle loro rovine, demolì gli altari, frantumò e ridusse in polvere gli idoli di Astarte e le immagini scolpite, abbatté tutte le colonne solari in tutto il paese d’Israele” (2Cron 34:6,7). Evidentemente, Giosia si preoccupava degli israeliti, che erano pur sempre popolo di Dio. Ciò è ulteriormente provato dal fatto che, per restaurare il Tempio di Gerusalemme, fu usato anche denaro “raccolto in Manasse, in Efraim, in tutto il rimanente d’Israele” (2Cron 34:9). Questi israeliti rimasti a Samaria erano detti samaritani. Tale termine compare per la prima volta nella Bibbia dopo la conquista del regno delle dieci (in effetti, nove, come vedremo) tribù di Samaria ed è riferito agli abitanti del regno settentrionale che erano lì prima della conquista; ciò per distinguerli dagli stranieri che vi furono portati in seguito da altre parti dell’impero assiro (2Re 17:29). Diversi di questi “samaritani” (ebrei, in effetti) erano indubbiamente figli di matrimoni misti. In seguito il nome “samaritani” assunse un significato religioso: samaritano era chi apparteneva alla setta religiosa che anticamente era sorta nei pressi di Sichem e Samaria, setta con credenze nettamente diverse dal giudaismo. Gv 4:9, al tempo di Yeshùa, annota: “i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani”. I samaritani accoglievano solo i primi cinque libri della Bibbia, la Toràh o Pentateuco, ma nella loro recensione e scritti coi loro caratteri: il Pentateuco Samaritano, appunto. Tale loro Pentateuco differisce da quello giudaico in circa 6.000 punti. Tra i più notevoli c’è Dt 27:4. Qui, nella Scrittura, si legge: “Quando dunque avrete attraversato il Giordano, innalzerete sul monte Ebal queste pietre”; la lezione samaritana ha invece “Sul monte Gherizim”, evidentemente per sostenere la loro convinzione religiosa, ricordata da una samaritana: “I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare”. – Gv 4:20.

   Non si confonda la Samaria con il distretto romano (pure chiamato Samaria) che si trovava all’incirca fra la Galilea a nord e la Giudea a sud e che dal fiume Giordano si estendeva a ovest fino alla costa del Mediterraneo; tale distretto includeva la maggior parte del territorio che un tempo apparteneva alla tribù di Efraim e alla mezza tribù di Manasse. Yeshùa, passando da quel territorio (Lc 17:11; Gv 4:3-6), evitava di predicarvi. Ai suoi apostoli disse: “Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 10:5,6). Si noti: quelli da ricercare erano “le pecore perdute della casa d’Israele”.

   Quindi una parte di quegli israeliti del Regno di Israele erano ancora presenti in Samaria al tempo di Yeshùa, sebbene ormai con sangue misto.

   Ma la maggior parte degli israeliti che fine fecero? Costoro sono noti come le tribù perdute della Casa di Israele. Si tratta delle tribù che avevano formato il Regno o Casa d’Israele. La Bibbia cessa bruscamente di dare informazioni su di loro a partire dall’esilio. L’interezza del popolo di Dio verrà però restaurata, come profetizzato da Ez 37:21-28:

“Così parla il Signore, Dio: ‘Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni dove sono andati, li radunerò da tutte le parti, e li ricondurrò nel loro paese; farò di loro una stessa nazione, nel paese, sui monti d’Israele; un solo re sarà re di tutti loro; non saranno più due nazioni, e non saranno più divisi in due regni. Non si contamineranno più con i loro idoli, con le loro abominazioni né con le loro numerose trasgressioni; io li tirerò fuori da tutti i luoghi dove hanno abitato e dove hanno peccato, li purificherò; essi saranno mio popolo e io sarò loro Dio. Il mio servo Davide sarà re sopra di loro ed essi avranno tutti un medesimo pastore; cammineranno secondo le mie prescrizioni, osserveranno le mie leggi, le metteranno in pratica; abiteranno nel paese che io diedi al mio servo Giacobbe, dove abitarono i vostri padri; vi abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli per sempre; e il mio servo Davide sarà loro principe per sempre. Io farò con loro un patto di pace: sarà un patto perenne con loro; li stabilirò fermamente, li moltiplicherò, e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre; la mia dimora sarà presso di loro; io sarò loro Dio ed essi saranno mio popolo. Le nazioni conosceranno che io sono il Signore che santifico Israele, quando il mio santuario sarà per sempre in mezzo a loro.’”

   “Avranno tutti un medesimo pastore”: sono le stesse parole usate da Yeshùa nel parlare delle “pecore perdute della casa d’Israele”: “Ho anche altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore”. – Gv 10:16.

   È un dato di fatto che la Bibbia ad un certo punto non menziona più le tribù degli israeliti, le tribù che costituivano il Regno o Casa di Israele. Ciò accadde in corrispondenza di un evento storico: la deportazione. Tuttavia, il dissolvimento delle tribù non significa la sparizione delle persone. In verità, ci fu un’evoluzione sociale.

   Mentre i giudei mantennero la loro identità di ebrei, gli israeliti la presero. È possibile rintracciare il percorso delle tribù della Casa di Israele durante i secoli? Non è facile ma sicuramente è possibile. Però, perché mai dovremmo farlo? Vero è che Dio ci ha dato decine e decine di profezie descrittive della Casa di Israele negli ultimi giorni, ma solo il proselitismo dei religiosi è interessato a convertire le persone. È Dio che chiama le persone (Rm 8:28;9:11; cfr. Eb 5:4; Gv 3:27), e “il Signore conosce quelli che sono suoi”. – 2Tm 2:19.

   Da un punto di vista strettamente conoscitivo è interessante sapere qualcosa di più di quelle “tribù perdute”. Le perdute tribù furono: Ruben, Dan, Neftali, Gad, Aser, Issachar, Zabulon, Efraim e Manasse. Se ne contano nove. La Casa di Giuda era costituita dalle tribù di Giuda e di Beniamino. La tribù di Levi era in effetti una tredicesima tribù, ma non avendo ricevuto una porzione di territorio in quanto tribù sacerdotale, le tribù assegnatarie di territorio erano 12. Due costituirono la Casa di Giuda, nove quella di Israele; per un totale di 11. Quella che manca è la tribù di Simeone. Questa tribù non aveva ricevuto un territorio autonomo, suo, ma città isolate all’interno del territorio di Giuda, in adempimento della profezia pronunciata da Giacobbe morente. – Nm 34:16-20; Gs 19:1-9; cfr. Gn 49:5-7.

   Si tenga presente che la promessa di Dio ad Abraamo era: “La tua discendenza sarà come la polvere della terra e tu ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a meridione, e tutte le famiglie della terra saranno benedette in te e nella tua discendenza” (Gn 28:14). Tale dislocazione geografica non avvenne certo al tempo in cui gli ebrei occupavano la Palestina. E neppure può riguardare la Casa di Giuda, tuttora identificabile con l’odierno stato d’Israele. Vi sono quindi implicate le nove tribù della Casa di Israele “scomparse”.

   Cercando di ricostruire la sorte di quelle nove tribù della Casa di Israele, la Bibbia ci guida. Prima di morire, Giacobbe, mettendo “Efraim prima di Manasse” (Gn 48:20), li benedisse dicendo: “Anch’egli [Efraim] diventerà un popolo; anch’egli sarà grande; nondimeno il suo fratello più giovane [Manasse] sarà più grande di lui e la sua discendenza diventerà una moltitudine di nazioni” (Gn 48:18). Evidenze storiche indicano che i discendenti di Efraim e di Manasse s’insediarono nelle Isole Britanniche. I discendenti di Efraim si sparsero poi in tutto il mondo, “a occidente e a oriente, a settentrione e a meridione” (Gn 28:14), ovvero in Canada, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda. È così che divennero “una moltitudine di nazioni”, come Dio aveva promesso ad Abraamo (Gn 17:4). All’inizio gli efraimiti includevano i rimanenti della tribù di Manasse (Efraim e Manasse erano fratelli, Gn 48:9); questi discendenti di Manasse iniziarono a popolare in massa l’America del Nord nei secoli 15° e 16°. Gli Stati Uniti d’America sono oggi costituiti da molti dei discendenti di Manasse. Efraim divenne così “un popolo” “grande”, l’attuale Regno Unito, mentre Manasse divenne “una moltitudine di nazioni”, gli attuali Stati Uniti d’America (Gn 48:18). I numerosi nomi ebraici biblici che tali popolazioni conservano sono una piccola evidenza della loro provenienza (solo per ricordarne alcuni: Aaron, Abel, Abner, Abraham, Absalom, Adam, Amos, Bartholomew, Benjamin, Caleb, Daniel, Eli, Elijah, Emmanuel, Ezekiel, Ezra, Gabriel, Gideon, Isaiah, Ishmael, Issac, Jacob, Jeremiah, Jeremy, Jericho, Jesse, Jethro, Joel, Johnathan, Jonah, Jonathan, Jonny, Joseph, Joshua, Josiah, Judah, Kaleb, Kam, Levi, Malachi, Matthew, Matthias, Micah, Michael, Micheal, Nathan, Nathaniel, Oz, Raphael, Samuel, Timothy, Titus, Zachariah, Zacharias, Zachary; Abigail, Ada, Ann, Anna, Anne, Daniella, Danielle, Debora, Deborah, Debra, Delilah, Dina, Dinah, Elisa, Elisabeth, Elise, Eliza, Elizabeth, Esther, Eve, Hannah, Judi, Judie, Judith, Judy, Lea, Leah, Magdalen, Magdalene, Mariah, Marianna, Martha, Michaela, Michayla, Myriam, Oprah, Rachael, Racheal, Rachel, Raphaela, Rebecca, Rebeccah, Rebeckah, Ruth, Ruthie, Sarah, Susanna, Susannah).

   Per ciò che riguarda le altre tribù della Casa di Israele, è possibile – tramite lo studio delle vicende storiche e perfino tramite lo studio del DNA – rintracciare dove esse siano attualmente. Si tratta, comunque, non di tribù perse, ma disperse, dato che quegli antichi israeliti si sono mischiati nel corso della storia con altre nazioni. Giacomo usa il termine greco ἐν τῇ διασπορᾷ (en te diasporà), “nella dispersione”. – Gc 1:1.

   Ovunque si trovino nel mondo d’oggi, sparsi per il globo terrestre (in realtà, in tutte le nazioni), i discendenti di Israele

sono invitati a pentirsi e a ritornare al Dio di tutta Israele. Oggi Dio sta chiamando questi israeliti. “Colui che protegge Israele non sonnecchierà né dormirà” (Sl 121:4).

“’Torna, o infedele Israele’

, dice il Signore;

“io non vi mostrerò un viso accigliato,

poiché io sono misericordioso’

, dice il Signore, ‘e non serbo l’ira per sempre.

Soltanto riconosci la tua iniquità:

tu sei stata infedele al Signore, al tuo Dio,

sei andata di qua e di là con gli stranieri,

sotto ogni albero verdeggiante,

e non hai dato ascolto alla mia voce’, dice il Signore.

‘Tornate, o figli traviati’, dice il Signore,

‘poiché io sono il vostro Signore;

vi prenderò, uno da una città, due da una famiglia,

e vi ricondurrò a Sion’”.

Ger 3:12-14.

   Dio dice di sé: “Io annuncio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non ancora avvenute; io dico: Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà” (Is 46:10). Ed ecco cosa egli annuncia, qual è il suo piano per Israele:

Raccoglierò il rimanente delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho scacciate, le ricondurrò ai loro pascoli”. – Ger 23:3.

   Le leggi astronomiche che regolano i corpi celesti e la luce possono venir meno? “Così parla il Signore, che ha dato il sole come luce del giorno e le leggi alla luna e alle stelle perché siano luce alla notte; che solleva il mare in modo che ne mugghiano le onde; colui che ha nome: il Signore degli eserciti. ‘Se quelle leggi verranno a mancare davanti a me’, dice il Signore, ‘allora anche la discendenza d’Israele cesserà di essere per sempre una nazione in mia presenza’”. – Ger 31:35,36.

   Il piano di Dio per Israele e l’esistenza stessa di Israele sono collegati alle leggi che regolano, dall’inizio dei tempi, il cielo e la terra. Sole, luna, stelle, giorno, notte, l’universo intero fa da cornice a questo piano eterno di Dio. E Israele scandisce le ore di Dio.