I cosiddetti palestinesi, come tutti gli arabi, discendono da Ismaele, il figlio di Abraamo avuto dalla schiva egiziana Agar (Gn 16:1-4,11-16). Non sono ebrei, ma sono loro fratellastri, covando verso gli ebrei un odio che dura da millenni. Con le loro invasioni gli arabi hanno cercato di appropriarsi della Palestina. Secoli addietro costruirono perfino una loro moschea dove prima c’era il Tempio di Dio. Ora pretendono che quella terra sia loro. Gli ebrei erano però già lì migliaia di anni prima di loro, quando gli arabi neppure esistevano.

   Nella Bibbia è riportato un patto che Dio fece con Agar, il che spiega la grande fortuna degli arabi.

“Abraamo si alzò la mattina di buon’ora, prese del pane e un otre d’acqua e li diede ad Agar, mettendoglieli sulle spalle con il bambino, e la mandò via. Lei se ne andò e vagava per il deserto di Beer-Sceba. Quando l’acqua dell’otre finì, lei mise il bambino sotto un arboscello. E andò a sedersi di fronte, a distanza di un tiro d’arco, perché diceva: «Che io non veda morire il bambino!» E seduta così di fronte, alzò la voce e pianse. Dio udì la voce del ragazzo e l’angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del ragazzo là dov’è. Àlzati, prendi il ragazzo e tienilo per mano, perché io farò di lui una grande nazione». Dio le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua e andò, riempì d’acqua l’otre e diede da bere al ragazzo. Dio fu con il ragazzo; egli crebbe, abitò nel deserto e divenne un tiratore d’arco. Egli si stabilì nel deserto di Paran e sua madre gli prese per moglie una donna del paese d’Egitto”. – Gn 21:14-21.

   Va precisato che i veri palestinesi sono gli ebrei. Pochi sanno che fino al 1920 questa parola designava unicamente gli ebrei viventi in Palestina. Dopo il 1920 si iniziò a parlare di “arabi palestinesi”, che sarebbe un po’ come dire marocchini italiani, intendendo i marocchini che abitano in Italia. Sempre pochi sanno che in diversi paesi arabi i palestinesi non godono alcun diritto e vivono come apolidi in capi riservati ai profughi. Ciò mostra quanto siano amati dai loro stessi confratelli arabi.

   Ma da dove traggono origine coloro che oggi sono chiamati “palestinesi”? Dietro di loro non c’è alcuna storia né chissà quali antiche origini. Essi sono arabi di cultura e di lingua araba. La loro stessa storia è araba. Dalle nazioni arabe questi cosiddetti “palestinesi” si trasferirono in Palestina nel secolo scorso al solo scopo di impedire l’immigrazione ebraica che iniziava a compiersi in adempimento delle profezie bibliche. Nella famosa “guerra dei sei giorni”, nel 1967, Israele sconfisse completamente ben nove stati arabi coalizzatisi contro di lei, in meno di una settimana, difendendo legittimamente la propria terra. Dopo tale schiacciante sconfitta, gli arabi che si erano trasferiti in Israele fecero una scoperta che ignoravano del tutto solo pochi giorni prima: erano “palestinesi”! Così dovettero pure inventarsi una storia. Con la tipica mentalità araba della conquista, dell’arraffare tutto e trasformare in proprio ciò che non lo è (si pensi, solo per fare un piccolo esempio, a tutte le chiese cattoliche europee trasformate in moschee), rubarono la storia altrui per farla propria, inventandosi di essere discendenti degli antichi filistei. Una vera e propria assurdità storica. In verità essi sono solo arabi trasferitisi in Israele da nazioni arabe lo scorso secolo, e che neppure gli arabi rivogliono più.

   La diaspora ebraica dalla Palestina non avvenne dopo il 70, ma nel secondo secolo, quando i romani sconfissero l’ultima resistenza ebraica a Masada, presso il Mar Morto. L’imperatore romano Adriano era così inferocito verso il popolo ebraico che non si piegava, che voleva non solo cancellarlo dalla faccia della terra ma estirpare anche qualsiasi cosa che li ricordasse, perfino il nome di quella terra. Sapendo che anticamente era stata abitata dai filistei, la chiamò Palestina, che è la versione latina di Filistea.

 

“Tramano insidie contro il tuo popolo

e congiurano contro quelli che tu proteggi.

Dicono: «Venite, distruggiamoli come nazione

e il nome d’Israele non sia più ricordato!»”. – Sl 83:3,4.

 

   Sia l’imperatore Adriano, sia quello psicopatico rabbioso che guida ora l’Iran e sia gli attuali “palestinesi” sono perfettamente rappresentati dai genocidi descritti nel salmo. Non sanno, poverini, ciò che la Bibbia dice per bocca del profeta Zaccaria: “È per rivendicare la sua gloria che egli [Dio] mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda; perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell’occhio suo”. – Zc 2:7.

   Nel Corano coloro che oggi vogliono chiamarsi palestinesi non sono neppure nominati: semplicemente non esistevano. La pretesta palestinese che la terra d’Israele fosse stata la loro è assolutamente contraria non solo alla storia ma alla stessa storia islamica. Il medesimo nome arabo di Falastìn, che i “palestinesi” usano per la terra ebraica deriva da quello latino dato dai romani, e non dall’arabo. La loro misera e breve storia, motivata solo dall’odio verso il popolo di Dio e dalla ruberia della terra altri, inizia nel 1967.

   Ecco una dichiarazione fatta dal dittatore siriano Assad a Yasser Arafat, capo dell’OLP: “Tu non rappresenti la Palestina come piace a noi. Non dimenticare mai questo unico punto: Non esiste un popolo palestinese, vi è solo la Siria. Siete parte integrante del popolo siriano”.

   Ecco una dichiarazione fatta da Zuhair Mushin, comandante militare dell’OLP e membro del suo Consiglio Esecutivo: “Non ci sono differenze tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Siamo tutti parte di una nazione. È solo per ragioni politiche che abbiamo sottolineato la nostra identità palestinese che serve solo a fini tattici. La fondazione di uno stato palestinese è un nuovo strumento nella lotta continua contro Israele”.

   Qualcuno fa notare che i cosiddetti palestinesi hanno in comune con gli ebrei Adamo, Abraamo e soprattutto il Creatore. Questa è un’ovvietà. Potremmo dire allo stesso modo che noi abbiamo in comune con satana una certa propensione alla frutta, specialmente se proibita. Oppure che abbiamo in comune con gli arabi il gusto per le salse piccanti. E con i cinesi l’andare in bagno. Chi più ne ha, più ne metta.

   Anche fare un paragone – per distinguere i buoni dai cattivi – con gli italiani ritenuti ingiustamente tutti crociati conquistatori o mafiosi, non regge. I “palestinesi”, che non sono una nazione, sono proprio conquistatori di terra altrui al solo scopo di cacciare gli ebrei. È questo che indica la loro vera e brevissima storia “palestinese”.

   Gli ebrei non hanno colonizzato la terra d’Israele. Essa è degli ebrei da millenni, e l’ONU ha decretato nel secolo scorso di ridargliela. Lo stato di Israele è legittimo e riconosciuto. I “palestinesi” sorsero solo nel 1967, e non arano altro che arabi trasferitisi lì da nazioni arabe nel secolo scorso al solo scopo di impedire che gli ebrei vi tornassero. Tutta la dominazione araba in terra di Israele è ridotta a una ventina d’anni nel settimo secolo, quando i “palestinesi” neppure esistevano.

   L’ONU ha forse sbagliato ad assegnate la terra d’Israele ai loro legittimi proprietari? E a chi doveva lasciarla, forse agli inglesi che l’avevano colonizzata? In verità sono state adempiute le profezie.

   I cosiddetti palestinesi – che non sono altro che arabi di stati arabi andati in Israele nel secolo scorso per impedire agli ebrei di tornarvi, e che si sono perfino appropriati di un nome che fino al 1920 designava i veri palestinesi (gli ebrei di Palestina) – se ne avessero i mezzi, farebbero peggio dei romani, e lo dimostrano con i loro vili attentati, spalleggiati da quel farneticante che capeggia gli iraniani. “Tramano insidie contro il tuo popolo e congiurano contro quelli che tu proteggi. Dicono: «Venite, distruggiamoli come nazione e il nome d’Israele non sia più ricordato!»”. – Sl 83:3,4.

   Il profeta di Dio rassicura però il suo popolo, amato da Dio con amore eterno: “Chi tocca voi, tocca la pupilla dell’occhio suo”. – Zc 2:7.

   Qui non stiano facendo la catalogazione dei popoli, dividendoli tra buoni e cattivi. Stiamo solo precisando vera storia della terra d’Israele.  “Dio non ha riguardi personali”, perché “in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito”. – At 10:34,35.

   Per Dio contano i singoli, indipendentemente dalla loro nazionalità. Quanto ai popoli, Dio se ne formò uno suo, suscitandolo da Abraamo, che Dio stesso definì suo amico. Tutte le nazioni saranno giudicare con una verga di ferro e frantumate come vasi d’argilla (Ap 2:27), annientate, dopo il ritorno di Yeshùa. “Dio non ha riguardi personali”, “in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito”. I singoli di tutte le nazioni, i singoli che lo temono e operano giustamente gli sono graditi e Dio concede loro l’accesso al suo popolo.

   C’è una storia millenaria d’inimicizia tra ebrei e arabi. La Bibbia la spiega e ne dà le ragioni. Iniziò con Ismaele, da cui discesero gli arabi, che fu espulso dalla casa di Abraamo. Gli ismaeliti erano per lo più beduini che abitavano in tende. Erano famosi per la loro violenza e bellicosità; persone intrattabili, come il loro antenato Ismaele, del quale fu profetizzato da Dio: “Egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti”. – Gn 16:12;21:20,21;25:16,18.

   L’ostilità di Ismaele nei confronti di Isacco è stata tramandata ai suoi discendenti al punto che arrivarono a odiare il Dio di Isacco; la dimostrazione è che il salmista include gli ismaeliti tra coloro che odiano Dio e vogliono annientare Israele: “Tramano insidie contro il tuo popolo e congiurano contro quelli che tu proteggi. Dicono: «Venite, distruggiamoli come nazione e il nome d’Israele non sia più ricordato!» Poiché si sono accordati con uno stesso sentimento, stringono un patto contro di te: le tende di Edom e gl’Ismaeliti”. – Sl 83:3-5.

   Sarebbe ora di smetterla di fare discorsi qualunquisti e buonisti. Gli arabi come popolo sono quello che sono: degni discendesti del loro antenato Ismaele, bellicoso e arrogante. Ciò non toglie che Dio ne abbia fatto una grande popolazione, in adempimento al patto che fece con sua madre Agar (Gn 17:20;16:10). Ciò non toglie neppure che singoli arabi possano avere l’approvazione di Dio. Come popolo rimangono però quello che sono, col il perdurare del loro antico odio per Israele.

   Dopo la diaspora ebraica nel secondo secolo, avvenuta perché i romani (dominatori in casa altrui) cacciarono gli ebrei, la Palestina passò sotto l’impero bizantino. Poi vide l’invasione araba per un breve periodo nel 7° secolo, poi cadde sotto il controllo delle tribù nomadi dei Banū Kalb e dei Banū Kilāb. Poi vennero le crociate papali che fecero la loro parte dominando. Poi arrivarono gli ottomani. Poi i mamelucchi, che vi rimasero fino alla prima guerra mondiale. Sconfitti loro, la Società delle Nazioni (poi diventata ONU) assegnò la Palestina all’Impero Britannico. La popolazione ebraica si era ridotta a circa 10.000 persone, all’inizio del 19° secolo e iniziò ad aumentare con l’immigrazione alla fine del secolo. La corona inglese si era impegnata a ridare la Palestina agli ebrei quale loro patria naturale, tanto che continuò l’afflusso degli ebrei e nel 1936 erano arrivati a 400.000. Gli arabi si rivoltarono perché quella terra la volevano loro. Nel 1939, per arginare la grande rivolta dei paesi arabi, i britannici posero un freno all’immigrazione ebraica. Gli orrori nazisti fecero però riprendere il flusso ebraico verso la Palestina. Nel 1948 l’ONU decretò l’assegnazione agli ebrei della loro terra e i britannici se ne andarono. Immediatamente, Egitto, Siria, Libano, Iraq e Transgiordania attaccarono lo stato d’Israele. Israele si difese e la guerra terminò con la totale sconfitta araba. Approfittando dell’armistizio, l’Egitto occupò la striscia di Gaza e la Transgiordania occupò la zona che divenne Cisgiordania, assumendo quindi il nome di Giordania, che è quello attuale. Nel 1956 ci furono nuovi attacchi arabi e scoppiò la seconda guerra arabo-israeliana, nuovamente vinta dagli ebrei. Nel 1967 gli arabi ci riprovarono e ben nove stati arabi si coalizzarono contro Israele prendendo una sonora batosta ed essendo completamente sconfitti in meno di una settimana. Nel  1973 Egitto e Siria attaccarono a sorpresa Israele approfittando del Giorno delle Espiazioni in cui gli ebrei digiunavano; le truppe israeliane ricacciarono egiziani e siriani; fu la quarta guerra arabo-israeliana. Il resto è storia contemporanea.

   Ci sono persone che per loro ideologia sembrano proprio scegliere sempre la parte sbagliata. I tossicodipendenti? Poverini, vanno aiutati legalizzando la droga. Gli omosessuali? Poveretti, vanno compresi legalizzando i matrimoni gay. Immigrati clandestini? Poveracci, vanno accolti a braccia aperte, dando loro cittadinanza e casa. I palestinesi? Poverini anche loro, vanno aiutati a mantenere la terra (altrui).

   Tutta la simpatia, particolarmente e tipicamente italiana, verso i palestinesi, nasce dalla totale disinformazione dell’immaginario collettivo che crede (del tutto erroneamente) che i palestinesi siano lì da secoli e secoli e che poi siano arrivati gli ebrei a cacciarli. La verità è che non è mai esistito un popolo palestinese. I palestinesi veri erano gli ebrei, così chiamati fino al 1920. Poi arrivarono in massa degli arabi dalle nazioni arabe che si presero il nome e arrivarono con l’unico scopo di impedire che gli ebrei formassero il loro stato.

   Occorre forse distinguere tra arabi e arabi? La scrittrice italiana Oriana Fallaci non la pensava così. Per lei non c’erano arabi buoni e arabi cattivi. Generalizzazione? Ci sono generalizzazioni stupide, è vero, ma ci sono anche quelle con fondamento. Che si può dei cretesi? Ecco cosa ne pensava Paolo: “Vi sono molti ribelli, ciarloni e seduttori delle menti … uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non dovrebbero, per amore di un guadagno disonesto. Uno dei loro, proprio un loro profeta, disse: «I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri». Questa testimonianza è vera” (Tito 1:10-13). Paolo generalizzava? Certo che sì. Ma non si sbagliava. Ciò non toglie però che egli lasciò Tito a Creta per occuparsi della comunità locale, fatta di cretesi che erano discepoli di Yeshùa.

   Esiste una certa propensione in ogni popolazione. Anche gli arabi hanno la loro propria propensione. Un settentrionale non è molto propenso a fare comunella con i vicini di casa e si sente offeso, oltre che infastidito, se un meridionale suo vicino di casa gli bussa continuamente alla porta. Quel meridionale però lo giudica freddo e presuntuoso. Se si va al mercato nel meridione è del tutto normale vedere gente che tocca la merce e sceglie. Se lo si fa a Milano, spezzano le dita, per modo di dire. Se si va nel quartiere ebraico di Gerusalemme, si trova tutto pulito e ordinato. Se si va in quello arabo si trova sporcizia, che gli spazzini israeliani ripuliscono ogni sera, versando ettolitri di cloro sulle strade. È così, si tratta della propensione acquisita con il modo di vivere.

   Non si può fare di tutta l’erba un fascio, è vero, ma occorre anche stare attenti a non fare d’un filo d’erba un fascio. Le eccezioni ci sono, senza dubbio. Ma la propensione generale resta. La prudenza e la cautela sono d’obbligo, e non devono essere dirette dal pregiudizio. Yeshùa catalogò i farisei come sepolcri imbiancati, che non era proprio un complimento carino, ma poi scelse uno dei più duri farisei a cui affidò le sue altre pecore, quelle non giudee. Quel fariseo, Paolo, divenne il più zelante dei discepoli di Yeshùa. Gli altri rimasero quello che erano: sepolcri imbiancati, con propensione alla necrofilia spirituale.

   Ci sono di fatto propensioni negative degli arabi verso gli ebrei, propensioni che hanno una storia di millenni, spiegate anche nella Bibbia.

Riassumendo si può dire che:

1.     La lotta millenniale tra ebrei e arabi ha origini antiche.

2.     È esposta nella Bibbia e perfino profetizzata.

3.     Israele è rientrata nella sua terra in adempimento delle profezie bibliche.

4.     Ci rimarrà finché subirà l’attacco finale per annientarla, alquanto prossimo, e a quel punto Yeshùa tornerà e i giudei lo riconosceranno come loro Messia. Così sta scritto.

5.     Oggi Dio sta raccogliendo le pecore sperdute della Casa d’Israele e alla fine tutta Israele sarà salvata e le due Case torneranno a essere un solo popolo.

6.     Dio chiama i singoli senza riguardo alla loro nazionalità. Anche i cosiddetti palestinesi? Certo che sì. Anche gli arabi? Indubbiamente.

7.     Dio ha rispettato il patto fatto con l’egiziana Agar, e i suoi discendenti, i popoli arabi, sono stati benedetti con grande prosperità.

8.     Le nazioni, tutte, saranno frantumate con una verga di ferro.

9.     Alla fine, “tutti quelli che saranno rimasti di tutte le nazioni venute contro Gerusalemme, saliranno di anno in anno a prostrarsi davanti al Re, al Signore degli eserciti”. – Zc 14:16.

 

“Riguardo a Giuda e a Gerusalemme.

Avverrà, negli ultimi giorni,

che il monte della casa del Signore

si ergerà sulla vetta dei monti,

e sarà elevato al di sopra dei colli;

e tutte le nazioni affluiranno a esso.

Molti popoli vi accorreranno, e diranno:

‘Venite, saliamo al monte del Signore,

alla casa del Dio di Giacobbe;

egli ci insegnerà le sue vie,

e noi cammineremo per i suoi sentieri’.

Da Sion, infatti, uscirà la legge,

e da Gerusalemme la parola del Signore.

Egli giudicherà tra nazione e nazione

e sarà l’arbitro fra molti popoli;

ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro,

e le loro lance, in falci;

una nazione non alzerà più la spada contro un’altra,

e non impareranno più la guerra”. – Is 2:1-4.

 

   Yeshùa tornerà a Gerusalemme come re immortale di tutta la terra (Zc 14:4). Prima, però, dovrà accade ciò che profetizza Zc 12:2,3:

“Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei”.

   Si prospettano tempi tragici per Gerusalemme: la città santa diverrà il centro del prossimo conflitto mondiale. Sarà attaccata da molte nazioni e distrutta. Tuttavia, il suo destino, decretato da Dio, è di diventare centro di pace per tutta la terra: “Io torno a Sion e abiterò in mezzo a Gerusalemme; Gerusalemme si chiamerà la Città della fedeltà, il monte del Signore degli eserciti, Monte santo”. – Zc 8:3.

   “Così parla il Signore degli eserciti: ‘Ci saranno ancora vecchi e vecchie che si sederanno nelle piazze di Gerusalemme, ognuno avrà il bastone in mano a motivo della loro età molto avanzata. Le piazze della città saranno piene di ragazzi e di ragazze che si divertiranno”. – Zc 8:4,5.

   Gerusalemme è molto più di una città: essa ha un valore altamente spirituale, è la Città di Dio.